Mr. Mercedes Mr. Mercedes

Mr. Mercedes

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All’alba di un giorno qualsiasi, davanti alla Fiera del Lavoro di una cittadina americana colpita dalla crisi economica, centinaia di giovani, donne, uomini sono in attesa nella speranza di trovare un impiego. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una rombante Mercedes grigia, che spazza via decine di persone per poi sparire alle prime luci del giorno. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto da poco in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che compia la prossima strage. Nella disperata corsa contro il tempo e contro il killer, il vecchio Hodges può contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico.



Recensione della Redazione QLibri

 
Mr. Mercedes 2014-10-15 09:17:22 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    15 Ottobre, 2014
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Il Re compiace il popolo

Schematico, è il primo aggettivo che mi balena in mente durante e dopo la lettura di "Mr. Mercedes", ultima fatica letteraria di Sua Maestà Stephen King.
Che il nostro abbia perso lo smalto dei tempi d'oro è cosa da tempo assodata, seppur in questo caso riesca con l'arcinota e inconfondibile impronta stilistica ad appagare (parte) dei fans di vecchia data e a catturare l'attenzione di potenziali neofiti.
Sicuramente il nuovo bestseller partorito dalle fervida mente dell'autore non è certo un romanzo improponibile, semmai è piuttosto convenzionale, rispettoso di una classicità narrativa corrispondente a King e dalla quale molto raramente lo scrittore del Maine prende le distanze.
In parole povere l'autore rischia il minimo indispensabile, non si rinnova conoscendo bene i gusti dell'affezionato pubblico.
Elabora in modo fittizio personaggi, figure e location equivalenti a stereotipi ben camuffati nell'ennesima contrapposizione manichea tra male e bene. Nella prima fazione milita un serial killer di crudeltà quasi ottusa, nella seconda i soliti personaggi la cui rettitudine (e la simpatia sapientemente tratteggiata a tavolino) portano direttamente a guadagnarsi una porzione di paradiso e ad ingraziarsi la sintonia con il lettore.
Si avverte un'evidente mancanza di sfumature in buona sostanza, ma King, pur non cesellando di fino, riesce comunque a strutturare qualcosa di discretamente rielaborato.
Non è un horror con presenze soprannaturali, trattasi di una crime story in cui l'assassino mostra problemi comuni a tanti "colleghi" deviati ormai ben noti al grande pubblico: infanzia difficile con traumi annessi, rapporto morboso con la madre, assenza della figura paterna e chi più ne ha più ne metta.
Di certo è il modus operandi a fare la differenza, piuttosto calcolatore, anomalo nell'eclatante "mise en scène", tanto da risultare un personaggio non proprio banale.
Viene contrapposto a tre figure più convenzionali: Holly, anch'essa affetta da turbe mentali e vessata da una madre dispotica, il giovane Jerome dalla parlata sciolta e dalle utili conoscenze informatiche e quindi il protagonista, paradossalmente il più scontato della combriccola, ovvero Bill, ex detective sovrappeso, depresso e sull'orlo del suicidio.
Solito Ka-Tet versus Male atavico e incommensurabile, una costante di King, comunque ancora capace di inquietare e tenere sulla corda. Lo fa sbizzarrendosi mediante una Mercedes lussuosa, un veleno per talpe, un camioncino giocattolo; tutti elementi particolari sfruttati alla grande, peccato si perda in digressioni romantiche improbabili e soprattutto in lungaggini (solito viziaccio!) poco utili all'economia del racconto.
C'è anche uno sguardo al sociale, l'incipit notevole per crudeltà ci sbatte in faccia il lato più tremendo della crisi economica divoratrice di ogni sicurezza rinnovata (ma non troppo) a fatica dopo l'11 Settembre. Ci sono anche l'ossessione per la tecnologia con il desiderio di restare al passo coi tempi, e il fanatismo dei teenager per band musicali di dubbio valore artistico.
L'epilogo è di discreta fattura, nulla da tramandare ai posteri.
Zio King sa ancora farsi voler bene, le sue storie difficilmente deludono (anche se negli ultimi anni i casi non sono mancati e qui siamo vicini al precipizio), da qualche tempo però - penso a "Doctor Sleep" e in misura maggiore a "Joyland"- sembra aver ritrovato una discreta vena creativa, ben lontana dai fasti del passato ma sufficiente per assicurargli ancora a lungo la corona di Re del brivido sul capoccione.
Pare sia il primo romanzo di una trilogia.

Buona lettura.

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Mr. Mercedes 2016-03-01 20:54:47 Marta*
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Marta* Opinione inserita da Marta*    01 Marzo, 2016
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INCONSUETO

Questa volta King ci regala un thriller poliziesco nudo e crudo, senza fantasmi, senza spiriti né strani personaggi terrificanti (o almeno, non terrificanti in stile Pennywise) ma con una coppia di protagonisti che lasciano ugualmente il segno, chi in senso positivo e chi, al contrario, in senso decisamente negativo.
A volte, quando Stephen King esce dalla sua comfort zone dell’horror soprannaturale, scrive cose bellissime. Le tre novellette in Stagioni diverse, tre capolavori assoluti, non hanno un briciolo di horror soprannaturale. Misery è più un thriller giocato sulla suspense che un horror. 11/22/63 è un romanzo di fantascienza.
Mr. Mercedes è comunque un romanzo scritto bene e ben curato, che dosa i momenti di tensione e suspense combinandoli con quelli di crescita dei personaggi. Ma l’idea di fondo è che ci sia qualcosa che manchi. Non al punto di dire che Stephen King questo romanzo qua l’ha scritto così tanto per, ma di sicuro Mr. Mercedes è una storia meno ispirata rispetto a molte altre.
Che poi uno dice, vabbè, con una media di due libri pubblicati all’anno ogni anno, qualche ciofeca ci può anche stare – come del resto si è già visto in passato. Il problema è un altro. Sarà forse per via di tutto quel parlare di computer, social network e cultura pop moderna che si fa nel romanzo, ma per la prima volta leggendo un libro di Stephen King ho avuto l’impressione che a scriverlo fosse un vecchietto che parla di qualcosa al di fuori della sua sfera di conoscenze.
In pratica, Stephen King è un vecchio. Il che non è affatto un problema. Il problema nasce invece quando questa vecchiezza traspare al lettore. Ed è la prima volta che mi capita, con Stephen King, per il quale sono sempre stata pronta a sospendere l’incredulità e dire, ok, credo in quello che mi stai raccontando.
Ma al di là di tutto, Mr. Mercedes non è un brutto romanzo. È un thriller che avrebbe potuto benissimo scrivere Michael Connelly. I personaggi non sono malvagi e ho apprezzato l’approfondimento nella psiche sia di Bill Hodges che del suo avversario, il criminale noto alle cronache come Mr. Mercedes. La caratterizzazione dei personaggi, al di là di Hodges e Brady che, veramente, impariamo a conoscere nei minimi dettagli, è quasi perfetta e Jerome ed Holly diventano ben presto complici e parte di una combriccola alla quale probabilmente non daresti due lire ma che, porca miseria, è un'insieme di personalità incredibili. Il tutto coronato da un ritmo narrativo che un po' si discosta dal King che ho letto in passato
C’è qualche coincidenza di comodo che aiuta a fare avanzare il plot, è vero, così come un po’ troppi momenti, specie durante il climax finale, in cui avrei voluto urlare “ma chiama la polizia, no?!”, ma tutto sommato ho gradito sia la parte un pochino più investigativa all’inizio che quella più tesa alla fine. Il fatto resta sempre che certe cose vanno bene in un thriller di Michael Connelly. Da Stephen King pretendo di più.
Mr. Mercedes è un romanzo un po’ inconsueto nella produzione di Stephen King, perché osa troppo poco. È un semplice thriller adagiato sugli allori.

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King
Thriller investigativi
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Mr. Mercedes 2015-09-10 18:54:57 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    10 Settembre, 2015
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Mr. Skoda

Quella copertina. Mi aveva lasciato immaginare un thriller con tinte horror da urlo.
Quelle recensioni. Mi hanno lasciato immaginare un flop di proporzioni bibliche.
Alla fine mi sono azzardato a leggere "Mr. Mercedes", e posso dire che il mio personale responso è: nessuna di queste due impressioni è veritiera.
Partiamo dal principio. Potrà anche toppare, ma lo stile di King è unico e non si discute. Le quasi 500 pagine di questo libro vengono via in maniera decisamente scorrevole, si leggono con una facilità inaudita, scadendo raramente nella banalità stilistica. Ultimo ma non meno importante, questo contribuisce a una buona piacevolezza di fondo.
Il vero punto debole (e lo si capisce già solo leggendo la trama) è il plot. Quasi completamente privo di originalità, prevedibile, e in cui i colpi di scena non si contano, perché semplicemente non ci sono. Tutto è ordinario e abbastanza scontato, con qualche esagerazione di troppo in punti in cui non era necessario (anzi, forse controproducente) esagerare.
Detto sinceramente però, ho letto thriller molto peggiori, perciò prima di mandare il caro Re al patibolo, ci penserei su più di due volte.

Un certo Marty Hart, ex detective co-protagonista di una acclamatissima e meravigliosa serie TV, parlando dei detective in pensione, li considera come soggetti ad alto rischio suicidio. "Volete un consiglio? Se volete stare vivi, tenetevi occupati", dice, concludendo la sua riflessione.
Queste considerazioni descrivono perfettamente quello che è il protagonista di questa storia, William Kermitt Hodges, detective in pensione che si è lasciato andare e medita il suicidio. L'adrenalina del lavoro sul campo gli manca troppo, anche se ne è quasi inconsapevole. A "salvarlo", la lettera di uno psicopatico criminale che Hodges non è mai riuscito a beccare, l'autore di un pluriomicidio avvenuto pochi anni prima. L'arma del delitto? Una Mercedes grigia rubata.
Lo psicopatico lo contatterà per indurlo a compiere quel gesto che fino ad allora l'ex detective ha solo meditato, senza forse mai esserne veramente convinto. Otterrà l'effetto diametralmente opposto, regalandogli un nuovo motivo per cui vivere.
Perché Mr. Mercedes vuole spingerlo al suicidio? Per quel motivo che dá una spiegazione incontestabile a tutto: è completamente pazzo. Inverosimilmente pazzo, al punto da risultare, in certi momenti, poco credibile.
Nella caratterizzazione di questo personaggio Stephen King si è preso un grosso rischio; certo, i serial killer fuori di testa sono certamente i più intriganti, ma Mr. Mercedes è pazzo al punto da risultare banale. E arriva il momento in cui ti chiedi, se ti sei preso il rischio di dar vita a un personaggio folle fino a questo punto, non sarebbe stato meglio provare almeno a renderlo un po' più "ambizioso"?
Folli potenzialità sprecate.
In conclusione, non un thriller memorabile, ma poteva anche andare molto peggio.

"L'unica verità è il buio. E conta solo entrarci dopo aver fatto qualcosa di importante. Dopo aver ferito il mondo, lasciando il segno. In fondo, la Storia è nient'altro che una grande, profonda cicatrice."

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Jeffery Deaver
Michael Connelly
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Mr. Mercedes 2015-01-17 20:23:35 Cinzia
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Opinione inserita da Cinzia    17 Gennaio, 2015

Chi vuole un buon gelato?

Dopo la delusione di "Joyland", ecco il King che non ti aspetti. Dopo un inizio col botto, arranca per alcuni paragrafi, indugiando in una trama che sembra perdere la consistenza promessa nelle primissime pagine. Poi ecco, che lucidamente e con il cinismo che lo contraddistingue, ci svela l'identikit del folle della porta accanto, che potrebbe essere anche il nostro vicino. Colui che cela dietro alle apparenti buone maniere e al rispetto della legge, la più folle e crudele mente omicida. Turbe psichiche e traumi infantili lo hanno reso un pazzo disposto a tutto, pur di lasciare la propria cicatrice nella storia. E diventa una caccia del gatto col topo, ma non è ben chiaro chi sia il gatto e chi il topo: il poliziotto in pensione con manie suicide e il folle omino dei gelati non si fronteggiano mai apertamente, si fiutano e si cacciano a vicenda, con la consapevolezza che la fine è prossima. Il finale è al cardiopalma, avvincente come si conviene Non manca il post-finale in perfetto stile del maestro, che ci fa capire che non sarà mai finita.

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Mr. Mercedes 2014-12-06 16:09:11 FabCat
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FabCat Opinione inserita da FabCat    06 Dicembre, 2014
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Sapete chi è l’assassino, non fate finta di niente

La sotterranea lotta tra bene e male è il tema classico di King che in questa occasione si muove sulle gambe di personaggi reali e in carne e ossa, in una caccia all’uomo che effettivamente è abbastanza lineare e forse poco originale. Considerando che il filone poliziesco, tra letteratura e serie tv, è ampiamente saccheggiato, cosa rende speciale questo romanzo?

C’è la classica e indiscussa capacità di King di costruire ad arte personaggi attraverso le loro emozioni, le loro debolezze, le loro aspirazioni. E naturalmente attraverso le loro paure. I suoi personaggi hanno loro stessi una storia, e sono sempre l’elemento fondamentale del racconto. È lo stile di King: ti prende per mano e ti fa entrare nella testa, nei pensieri delle sue creature, buone o cattive, reali o fantasiose che siano, senza giudicarle, e sembra suggerirti che quei mostri non sono poi tanto distanti da te. Anzi, in questo caso forse sono l’effetto collaterale di un mondo reale sempre più diviso tra poveri e ricchi, tra privilegiati e sfortunati.

Questo è secondo me l’elemento disturbante e attuale di Mr. Mercedes: la disuguaglianza sociale genera mostri. Un aperto razzismo e uno sfacciato disprezzo verso i disabili dettati dalla paura della povertà e dell’anonimato. La paura dell’indifferenza sociale. Sono elementi che possono portare ad atti di follia assassina, perfino a un infanticidio. Non è certamente casuale che la strage iniziale di disoccupati sia compiuta utilizzando un simbolo eloquente del benessere, una Mercedes SL500, la cui ricca proprietaria a cui è stata rubata è solo preoccupata che le sia restituita al più presto e ben ripulita.

Oltre che una avvincente caccia all’uomo, mi piace pensare che Mr. Mercedes contenga un sottotesto di denuncia sociale: l’autore sceglie di rivelare subito l’identità dell’omicida al lettore, come a volerlo allarmare, oppure a responsabilizzare, invitandolo implicitamente a non comportarsi con sbrigativa indifferenza, ma a fare più attenzione a quello che gli succede intorno.

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Mr. Mercedes 2014-11-22 14:39:39 catcarlo
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catcarlo Opinione inserita da catcarlo    22 Novembre, 2014
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Mr. Mercedes

*** Attenzione, spoiler ***
Una volta chiuso il volume, non stupisce che questo libro abbia fatto storcere il naso a molti. Agli appassionati del King più classico sarà dispiaciuta la totale (o quasi) eliminazione del sovrannaturale in questa incursione nell’universo noir sottolineata dalla dedica a James M. Cain in esergo; i cultori di quest’ultimo genere saranno rimasti perplessi di fronte ad alcune svolte della trama francamente indifendibili (lasciando stare una storia d’amore inverosimile, come può un poliziotto esperto – seppur in pensione - come Bill Hodges intestardirsi a non chiamare i suoi ex colleghi rischiando una strage di innocenti?). Se si aggiunge, per il lettore italiano, una traduzione non particolarmente incisiva, tutto parrebbe congiurare per la seconda delusione consecutiva dopo ‘Doctor Sleep’ e invece il Re riesce nell’impresa di accentuare la sospensione d’incredulità costringendo a voltare le pagine sulle tracce di un’appassionante caccia all’uomo. Posto che il miglior King è ormai, con ogni probabilità, dietro le spalle, il libro in ogni caso funziona grazie anche a un classico del genere come il montaggio alternato tra i buoni e il cattivo (che ha il pregio, oltretutto, di non impancarsi a filosofo come troppi serial killer di fantasia) e a uno dell’autore come la costruzione di un piccolo gruppo eterogeneo, ma, a sorpresa, funzionale. Hodges langue a casa con strani pensieri per la testa quando viene stuzzicato da un assassino che non è riuscito a catturare: la pensata pare a quest’ultimo tra il divertente e il geniale, ma ben presto gli si rivolta contro perché l’ex detective azzanna l’osso e non lo molla più, specie quando viene ad aggiungersi un (non dichiarato) desiderio di vendetta. Con l’aiuto dell’assai (troppo) sveglio ragazzo di colore che gli taglia il prato e di una freak quarantenne che nel percorso passa da crisalide a forse farfalla, l’anziano detective riesce a fermare i piani dell’avversario malgrado l’atteggiamento incosciente di cui sopra: entrambi ne escono ammaccati, ma pronti a ricominciare perché il romanzo è il primo di una trilogia dedicata ai personaggi. Il che riduce anche lo spoiler contenuto nel paragrafo precedente, visto che il carattere seriale è conosciuto fin dall’inizio: anzi, il finale indovina la cadenza e sviluppa la giusta tensione per numerosi capitoli, affermazione che non si può fare per altri libri di uno scrittore che, è risaputo, ha nelle conclusioni il suo tallone d’Achille. La conoscenza, almeno a grandi linee, di ciò che succederà non va comunque a inficiare la scorrevolezza del racconto di cui King (che si autocita tra Pennywise e Christine) è riconosciuto maestro: intessendo la narrazione dei soliti, mille riferimenti alla vita quotidiana, il motore si avvia forse un po’ lento, ma, una volta riscaldatosi, procede implacabile facendo passare in secondo piano i difetti di assemblaggio.

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Mr. Mercedes 2014-11-02 20:48:17 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    02 Novembre, 2014
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Horror sta per “orrendo”?

Mr. Mercedes di Stephen King ha suscitato la mia perplessità (in alcuni punti tinta di sdegno) nei confronti di un autore tanto acclamato.

Un pazzo scaraventa una Mercedes sulla folla che – in piena crisi economica – si assembra in cerca di lavoro al City Center. Il sangue di ignari malcapitati scorre abbondante e gli inquirenti non possono che constatare le modalità assurde con le quali lo stragista ha realizzato il proprio scellerato intento: “L’assassino… si era tolto la maschera, l’aveva imbevuta di candeggina ed era sceso dall’auto, infilandosi guanti e retina dei capelli probabilmente sotto il giubbotto.”
La Mercedes è stata rubata a Olivia Trelawney (ribattezzata dai detective “signora Nervosetti”), che in qualche modo si sente responsabile dell’accaduto (“Un mese dopo.. la Trelawney si era suicidata con un’overdose di antidolorifici”).
Kermit William Hodges, “detective di primo grado” in pensione che non disdegna metodi persuasivi (“Estrae il Castigamatti dalla tasca destra”), viene provocato dall’assassino e quindi indaga in proprio, intrecciando nel frattempo una relazione con Janey, l’affascinante sorella di Olivia.
Secondo il cliché più scontato dei romanzi violenti, il folle responsabile dei delitti è nell’ordine: fratricida, incestuoso, (“Lui e la madre condividono un segreto macabro e complesso, qualcosa a cui è meglio non pensare se non assolutamente necessario”), matricida, attentatore e kamikaze. Ma nasconde i suoi rigurgiti efferati sotto una scorza di normalità e rivestendo il ruolo dolce del gelataio.

La storia è un déjà vu, è terrificante per la disinvoltura con la quale espone le peggiori atrocità con prosa qualunquista (il mio sdegno si è impennato di fronte alla narrazione di un infanticidio che ha come vittima il fratellino handicappato), ai limiti dell’umana sopportazione nonostante qualche tentativo ammiccante, neanche troppo scaltro, neanche troppo sorprendente (“Se qualcosa può andare male, lo farà… Si tratta della legge di Murphy… un ingegnere aeronautico…”).

Di fronte a questa saga, mi sono chiesto, possiamo fare qualcosa? Forse sì. Boicottiamo (da quanto tempo non ricorrevo a questo termine anni settanta?) questo romanzo!

Bruno Elpis

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Mr. Mercedes 2014-10-27 09:12:00 McLennon
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McLennon Opinione inserita da McLennon    27 Ottobre, 2014
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Tutti amano l'omino dei gelati...

Libro inconsueto questo, per il Re.
Da praticamente ogni punto di vista ci troviamo di fronte a un romanzo dai contenuti, dallo stile, dalle tematiche e dalle atmosfere assai differenti a quelle a cui King ci ha abituato; di misterioso, di paranormale, di terrorizzante qui non c'è quasi nulla, a parte la follia omicida del personaggio da cui il titolo prende il nome...c'è casomai un macabro e scabroso rapporto che lega quest'ultimo alla madre.
E' strano pensare che una storia del genere scaturisca dalla penna dell'autore di It e Shining - solo per citarne due - in quanto appare più verosimile pensare che a scriverla sia stato un Deaver o un Connelly e forse per questo tante recensioni sono state di medio livello, forse con King si crea un'aspettativa sempre consona al marchio di fabbrica col quale è sempre stato contraddistinto, ovvero l'horror/thriller a sfondo paranormale.
A mio parere il libro è comunque piacevole e merita, in quanto garantisce ottimi livelli di suspance ed è popolato da una serie di personaggi ben caratterizzati e credibili: questo è uno dei tanti aspetti tipici della genialità del Re ossia avere una capacità innata e unica di rendere mostruosi e inquietanti personaggi e situazioni perfettamente anonimi e quotidiani.

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Mr. Mercedes 2014-10-14 10:37:09 alexmai
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alexmai Opinione inserita da alexmai    14 Ottobre, 2014
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Sulla Mercedes di zio Steve

Ho appena finito di leggere Mr. Mercedes, l'ultima fatica di Stephen King. Un romanzo anomalo, per lui. Si tratta di una storia poliziesca, campo nel quale il Re non si è quasi mai avventurato. La storia ti prende alla gola da subito: c'è un ex poliziotto in pensione, che guarda la trash tv del pomeriggio giocherellando con la pistola, pronto a chiudere quella vita orribile dopo quaranta anni di emozioni. Proprio nel momento ideale, gli arriva della posta. L'ultimo plico è stato inviato da Mr. Mercedes, uno dei suoi casi irrisolti, che abbiamo conosciuto nel prologo. A questo punto, seguiamo l'indagine... ed è un vero piacere farci accompagnare dal Re per oltre 400 pagine. Il finale, pezzo temuto perchè King lo sbaglia spesso, è abbastanza diverso da quello che ci si aspetta, rendendo la lettura ancora più piacevole!

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Mr. Mercedes 2014-10-13 15:42:23 Sydbar
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Sydbar Opinione inserita da Sydbar    13 Ottobre, 2014
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Siamo sicuri???

Siamo sicuri? Dico, siamo davvero sicuri? Siamo davvero sicuri che sia opera del King?
Osservo il libro, copertina con un ombrello su sfondo bianco con pioggia di sangue e la scritta rossa MR. MERCEDES, sotto THRILLER. Wow il libro che attendevo...negativo su tutta la linea.
Una trama inconsistente, impropriamente definibile thriller, senza alcun colpo si scena, di thriller non ha praticamente nulla. Interessante solo il primo capitolo. Suspance assolutamente inesistente, neanche il poliziesco di terza serie mi avrebbe potuto deludere così tanto.
Abituati a leggere dei libri appassionanti del Re del Brivido, questa sua ultima opera sembra essere stata scritta da qualcun altro, non posso crederci ho dato ad un libro di King voto 1 in piacevolezza...è la fine del mondo, una catastrofe...ehy un attimo ma non sarà mica questa la sua vera intenzione? Quella di avermi fatto credere che questo libro non valesse la pena di leggerlo tanto da farmi pensare a qualche evento in arrivo di tipo apocalittico???
Naaa non posso assolutamente credere che un artista del calibro di Stephen King mi possa tirare un colpo basso.
Buona lettura a tutti, ma leggetevi altro...fidatevi del Syd.

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Può leggerlo chiunque voglia annoiarsi
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