Morte di uno scrittore
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QUALCOSA DI IRRISOLTO
Primo libro della trilogia dell’intrigo, che parte in modo quatto, con due rebus paralleli che sembrano essere parimenti intriganti. Il protagonista è un traduttore che riconosce in una registrazione audio un colpo di tosse della moglie che credeva scomparsa e parte alla sua ricerca. E chiediamoci prima di tutto come si fa a riconoscere qualcuno da un colpo di tosse in una registrazione di un concerto di musica classica… Il secondo rebus è correlato al suo lavoro: riceve un incarico top secret, da uno scrittore che viene poi ritrovato morto, di tradurre il suo romanzo, senza farlo uscire in lingua originale. E chiediamoci il motivo di questa richiesta comunque così strana. La storia, di per sé comunque abbastanza breve, prosegue con questo protagonista che si ritrova come un ragno al centro della tela, pedinato e pedinatore, preda e cacciatore. Al di là del colpo di scena finale, il tutto mi ha però lasciato qualcosa di irrisolto, che non so se troverà spiegazione e spazio nel proseguo della trilogia. La parte che mi ha più interessato è stata l’avvicinarmi al mondo di un traduttore che, quando affronta un lavoro, può avere più modalità di approccio. Quella prescelta dal nostro protagonista è quella di riempire la tabula rasa che ha di fronte gradualmente e sistematicamente, pagina dopo pagina, colorando di mano in mano quello che all’inizio è solo un campo di neve candida. Credo che farei anche io nello stesso modo. E’ un modo per essere condotti per mano dall’autore che si sta traducendo. E’ poi stato interessante scoprire che quando si traduce, l’aspetto essenziale è trovare l’intonazione giusta, perché poi le singole parole ed espressioni possono essere scelte con una certa libertà. Come sempre, dietro ad ogni mondo a cui ti avvicini, c’è un universo da scoprire.
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Dubbio protratto ed insoluto
Ecco un noir dai risvolti complessi, piani di lettura diversi ed un finale enigmatico e controverso.
L’ incontro di due tracce separate, parallele, sovrapposte, la scomparsa di un famoso scrittore, di cui un traduttore è chiamato a tradurre l’ ultimo romanzo non pubblicato in lingua originale su precisa volontà’ dell’ autore e quella di una donna, Ewa, avvenuta tre anni prima, moglie del traduttore stesso, la cui presenza si manifesta in un colpo di tosse da lui percepito durante l’ ascolto di un concerto.
Se da un lato si immagina un probabile suicidio e le indagini, su precisa segnalazione, ipotizzano e danno per certo l’omicidio intenzionale, dall’ altro si insegue l’ enigmatica Ewa in una città del nord, sede del lavoro di traduzione e della ricerca che lentamente riconsegnerà il vero, parzialmente acquisito e volubilmente complesso.
Il ritmo del racconto e’ una presentazione ed interpretazione soggettivata da parte del traduttore che insegue le proprie domande, gran parte delle risposte celate nel manoscritto, pesante ed enigmatico, che nulla ha da spartire con quello che l’ autore aveva scritto in precedenza.
La verità, o supposta tale, ci dice che poco sappiamo di ciò che si nasconde nell’ animo delle persone che ci stanno vicine e delle loro motivazioni più profonde, in quella deplorevole commedia della vita che sembra rivelarsi un giuoco in cui il ruolo del protagonista cambia continuamente trascinandosi egli stesso nella netta sensazione di essere manipolato.
Un ritmo serrato, senza dubbio, e volutamente psicologico, laddove immaginazione e probabilità spesso superano fatti e parole, intrecciando un thriller psico-emozionale.
Il filo del racconto lascia intendere, ed interpretare, verità e menzogna, alcuni elementi rimangono insoluti o diversamente reali, di certo la penna di Nesser tesse egregiamente la ragnatela di dubbi ed incertezze, lasciandoci ad attimi di tensione protratta,
La debolezza risiede nella spoglia asetticità del racconto, un lungo ed eccessivo monologo interiore, i fatti ridotti all’ osso, le indagini anche, nascosti dietro parole essenziali ed attimi di pura illusione.
Forse, per un noir, è un po’ poco, mancando di una costruzione all’ altezza, fosse stato altro sicuramente intrigante, perché la scrittura è notevole, l’ idea interessante, alcuni dialoghi e profondità intellettive anche.
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Mistero nel mistero
Hakan Nesser pubblica Morte di uno scrittore, un libro che vede ben due scomparse. Una più diretta che è quella di uno scrittore, e l’altra, più sullo sfondo, è quella della moglie di un traduttore. Un mistero nel mistero. Ma andiamo con ordine.
German Rein, scrittore famoso, misantropo in lotta con il mondo, lascia una lettera d’addio e scompare con la sua barca. Lascia l’ultimo manoscritto spedito ad una casa editrice differente da quella con cui ha sempre pubblicato, con l’impegno di editarlo soltanto in traduzione. Lo scrittore non viene più ritrovato, e a David Moerk viene chiesto di compiere questa operazione. Lui che da tre anni soffre per la scomparsa nel nulla della moglie, che lo aveva tradito con il proprio terapeuta, vive una vita da vegetale, problematica ed introversa, immerso totalmente dal suo lavoro di traduttore e di poco altro. Ma si accolla l’onore ed accetta l’incarico. Parte per andare a lavorare in una città del Nord, quando ascoltando alla radio un concerto di Bethoveen è convinto di sentire la moglie tossire in quel luogo. Parallelamente incomincia la traduzione, accorgendosi che qualcosa non quadra. Il manoscritto è noioso, ambiguo, problematico, ma nel prosegue il traduttore avverte che Rein teme qualcosa, e si convince che lo scrittore è stato ucciso da qualcuno. E’ sconvolgente, così le due scomparse si intrecciano tra di loro, in un connubio che va dipanandosi con molta lentezza fino all’epilogo finale, curioso ed inaspettato.
Un libro dall’intreccio complicato e particolarmente elaborato, atmosfere tese e misteriose. A tratti è intrigante ed avvincente, altre lo è meno. Nel complesso un libro insolito, a tratti dissonante, inconciliabile e molto complicato.
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