Morte a Pemberley
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Omicidio nel bosco
A Pemberley fervono i preparativi per il gran ballo annuale di Lady Anne, l’evento mondano più importante della stagione, così chiamato in onore della defunta Lady Anne Darcy, madre dell’attuale proprietario. Nulla può andare storto, tutto è programmato fin nei minimi dettagli e neanche l’inquietante apparizione del fantasma della signora Reilly, che si dice compaia nelle notti di luna piena per annunciare una tragedia imminente, può mettere in crisi la macchina di Pemberley, che con armonia, decoro ed eleganza va avanti trionfalmente da generazioni, nonostante qualche lieve sbavatura. Ad esempio, il matrimonio tra Fitzwilliam Darcy ed Elizabeth Bennet, che con le sue poche centinaia di sterline di dote e un nome pressoché sconosciuto all’alta società ha portato a Pemberley e ai Darcy soltanto una ventata di arguzia, intelligenza e buon umore. Sei anni e due bambini più tardi, l’evento non ha cessato del tutto di fare scalpore e, in mancanza di interessanti novità, è ancora oggetto di chiacchiere e pettegolezzi tra i vicini.
Una novità decisamente interessante arriva a Pemberley la sera prima del ballo, insieme a Lydia Wickham, sorella minore di Elizabeth. Sconvolta e scarmigliata, Lydia piomba nella tenuta in una carrozza da nolo e annuncia che nel bosco si è consumata una tragedia: il signor Denny, ufficiale dell’esercito e amico fidato di suo marito, è stato ucciso mentre era in viaggio con i coniugi Wickham. E il peggio per i Darcy deve ancora arrivare: George Wickham, ritrovato nel bosco in lacrime, il corpo dell’amico tra le braccia, mentre ripete «È colpa mia», è accusato dell’omicidio e rischia la forca. Non è certo la prima volta che il bel Wickham, ambizioso seduttore, tanto gradevole e affascinante quanto falso e disonesto, getta nel caos la famiglia Darcy e la famiglia Bennet, ma in questa occasione la sua vita sregolata rischia di distruggere forse per sempre il buon nome dei Darcy, coinvolgendo la maestosa e onorata Pemberley in uno scandalo irreparabile.
"Morte a Pemberley", opera della famosa e apprezzata giallista P.D. James, è stato pubblicizzato come “il sequel di Orgoglio e pregiudizio”, uno scopo indubbiamente (troppo) ambizioso che forse non rientrava nei reali propositi dell’autrice, data la profonda diversità di genere e stile che separa "Morte a Pemberley" dall’originale. Questa presentazione, forse, ha finito con il danneggiare il romanzo, che si rivela non all’altezza di tale ruolo (ma quale romanzo potrebbe mai esserlo?). Considerato come sequel di uno dei maggiori capolavori della letteratura inglese, "Morte a Pemberley" sbiadisce al confronto con l’opera originale e non merita un giudizio che vada oltre la netta insufficienza. Forse, però, sarebbe più giusto considerarlo per quello che effettivamente mostra di essere durante la lettura, un giallo storico di ambientazione Regency e al tempo stesso un omaggio a una grande autrice da parte della James, che sceglie di collocare una vicenda mystery nei luoghi e tra i personaggi di "Orgoglio e pregiudizio". In questa chiave, "Morte a Pemberley" fa abbastanza bene il suo lavoro. La trama è ben congegnata, sebbene non particolarmente complessa, e grazie allo svelamento graduale dei dettagli tiene viva la curiosità fino alle ultime pagine. Lo stile, piuttosto analitico e descrittivo, non ha nulla di speciale e non resta impresso nella mente del lettore, ma riesce a delineare con grazia e leggerezza l’atmosfera aristocratica e serena che si respira tra le mura e nei boschi di Pemberley, arricchita da un elegante tocco di mistero.
Elizabeth, Darcy e gli altri personaggi austeniani sono tracciati con una buona fedeltà agli originali e dove ci sono dei cambiamenti, come nel caso del colonnello Fitzwilliam, essi sono ben giustificati. Alcuni hanno osservato che Elizabeth manca della vivacità e del brio che la caratterizzano in "Orgoglio e pregiudizio", ma nel romanzo della James si racconta una vicenda drammatica e se avesse scherzato o fatto dell’ironia con un cadavere a Pemberley e un accusato di omicidio in famiglia sarebbe stato fuori luogo. In fondo anche nei momenti più bui di Orgoglio e pregiudizio la sua consueta vivacità di spegne. I nuovi personaggi, invece, sono poco profondi e non avrebbe guastato donargli qualche sfumatura in più.
Probabilmente i fan accaniti di Jane Austen, quelli che rileggono periodicamente i suoi romanzi e conoscono a memoria "Orgoglio e pregiudizio", troveranno superflue e un po’ noiose le pagine dedicate a riassumere e spiegare gli eventi passati, ma la James si rivolge anche a un pubblico che non ha mai letto "Orgoglio e pregiudizio" e ogni lettore deve essere messo in condizione di conoscere il quadro generale degli eventi. E in ogni caso, qualche pagina in più scritta con brio e leggerezza non può certo gettare discredito sul romanzo intero. I rimandi ad altri protagonisti del mondo austeniano (la famiglia Elliott, i coniugi Knightley) sono una strizzata d’occhio a chi ama così tanto questi personaggi da sentire un tuffo al cuore nel trovarsi davanti di colpo i loro nomi, ma forse è un espediente che sa un po’ troppo di fan fiction e sarebbe stato meglio risparmiarselo.
In conclusione, leggete questo libro, se vi va, come un giallo storico di qualità discreta e al tempo stesso come un piccolo omaggio a una grande autrice, ma senza aspettarvi di trovare in esso qualcosa che vi riporti alla grandezza e alla profondità di "Orgoglio e pregiudizio", perché nel secondo caso resterete inevitabilmente, prevedibilmente delusi.
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Pemberley si tinge di giallo
Ammetto che sono sempre curiosa ogni volta che esce un nuovo sequel di Orgoglio e Pregiudizio (il mio libro preferito) di Jane Austen, questo perché mi piace scoprire cosa si sono inventati gli autori dopo il matrimonio di Lizzie.
Il problema sorge quando il sequel non riesce ad eguagliare il romanzo a cui si è ispirato, cosa che accade molto spesso quando si tratta di mostri sacri della letteratura come in questo caso.
Se qualcuno non avesse letto Orgoglio e Pregiudizio, non abbiate timore perché l'autrice riassume tutto (le prime pagine in special modo e ulteriori cenni qua e là nelle restanti pagine).
La storia è ambientata alcuni anni dopo il matrimonio di Lizzie e Darcy, hanno due figli e vivono felici a Pemberley (una dimora che improvvisamente diventa misteriosa e maledetta) fino a quando una sera Lydia, moglie di George Wickham, si presenta in piena crisi isterica gridando che il marito è morto nel bosco.
Devo ammettere che mi aspettavo Lizzie e Darcy vestire i panni degli investigatori invece si limitano ad essere solo dei testimoni degli eventi.
Non ho mai letto nulla di P.D. James per cui non sapevo proprio cosa aspettarmi, ma sapendo che è conosciuta soprattutto per i suoi gialli, devo ammettere che questo mi è sembrato alquanto banale.
Senza dubbio si nota la sua esperienza di scrittrice ma il romanzo risulta un po' lento e poco coinvolgente nonostante si diverta a fornire dettagli che la Austen aveva tralasciato nel suo romanzo (per esempio lo strano rapporto tra Wickham e Mrs Younge) e un collegamento con altri suoi romanzi. Inoltre, devo ammettere che ho stentato a riconoscere Lizzie (manca di spirito e vivacità), Darcy ma anche altri personaggi come il colonnello Fitzwilliam.
Consoliamoci col fatto che l'autrice era conscia che sarebbe stato difficile scrivere un sequel di un romanzo come questo, però mi riservo di leggere qualche altro libro di P.D. James.
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