Morbide guance
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Lontano
Fugge lontano dalla casa in Hokkaido la giovane Kasumi, verso quella Tokyo cosmopolita che offre molto e pretende altrettanto.
Scappa dalle incertezze di un lavoro precario, in sposa ad un tipografo serio e gentile, lontano da quell’impeto felino che la spinge a tradire il suo uomo, pronta ad abbandonare le figlie in nome di una passione clandestina e irruenta.
E siamo di nuovo lontano, in Hokkaido, due famiglie riunite in uno chalet di montagna e la tragica scomparsa di una bimba.
Il romanzo offre uno spaccato di Giappone contemporaneo attraverso l’analisi psicologica di vite comuni che sbandano, a volte si rialzano, a volte crollano accasciate su se stesse dopo averne travolte altre. Kasumi sopravvive, ma ogni giorno si trascina un poco piu’ moribonda alla ricerca di quella figlia a cui non puo’ rinunciare. Un’espiazione dolorosa, trafitta dai sensi di colpa e dall’impotenza.
La vicenda non presenta elementi originali e la mancanza di una vera e propria indagine la allontana dal filone giallo. L’autrice tende a dilungarsi ed un colpo di cesoia avrebbe probabilmente impreziosito il bilancio, in ogni caso i connotati tipicamente giapponesi della penna della Kirino sono il punto di forza del romanzo. Il timbro di scrittura e lo spoglio dei protagonisti conferiscono un taglio ameno ed accattivante.
“ Le quattro casalinghe di Tokyo” continua a volare tre metri sopra il cielo di Natsuo Kirino, in ogni modo il genere a me piace anche in prove non eccellenti. Buona lettura.
Indicazioni utili
Morbide guance
Dopo il grottesco e urticante "Le quattro casalinghe di Tokio" Natsuo Kirino ci prova con le morbide guance di Kasumi e di Yuka, decisamente diverso nei contenuti ma sostanzialmente accomunate dal disagio disperato dei protagonisti. Come una lama affilata penetra docilmente nell'anima utilizzando strumenti o strategie che non faranno spargere sangue ma che ugualmente feriscono e fanno male. Il mistero della scomparsa della piccola Yuka ha fatto cambiare molte persone, si scava nelle vite di ognuno e da ciascuno emerge qualche presagio. Rimango sempre di più affascinata da questa autrice, così onirica e "chirurgica".
Mi viene in mente una frase di J. Lee Burke: "per quando orrendo o crudele possa essere un crimine, nel modo in cui lo commettono, gli esseri umani sono convinti di non avere scelta".