Misery
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La sindrome di Shehrazade
Paul Sheldon riemerge da uno stato di incoscienza: si trova in una camera che non ha mai visto, accudito da una donna che non conosce, ha un intenso dolore alle gambe. Piano piano comincia a ricordare: era andato a finire di scrivere il suo nuovo libro in Colorado e, arrivato alla conclusione del romanzo, aveva deciso d’impulso di prendere la macchina e viaggiare verso ovest, invece di salire sul solito aereo per New York. Ma si era messo alla guida dopo aver bevuto troppi bicchieri di champagne e, per giunta, era incappato in una bufera di neve. Aveva avuto un brutto incidente stradale: era ridotto davvero male. E adesso perché non era in ospedale? E quella donna che l’aveva tirato fuori dall’auto, alimentato con flebo e imbottito di antidolorifici a base di codeina, chi era? E cosa voleva da lui?
Nel corso di un racconto intenso, che vi porterà nel climax di angoscia, paura e disperazione provate da Paul, potrete avere la risposta ad ognuno di questi interrogativi.
“Misery”, capolavoro dell’horror pubblicato nel 1987, è un romanzo che riesce a tenere il lettore incollato alla pagina dall’inizio alla fine della narrazione. In un primo momento vogliamo capire cosa è successo, vogliamo conoscere Annie, vogliamo sapere fin dove si può spingere il suo essere psicopatica. In seguito ci schieriamo con Paul, personaggio estremamente convincente: coraggioso e anche vigliacco, vizioso e capace di resistere, vittima che però riesce a reagire, scrittore popolare che sa padroneggiare perfettamente la sua arte. Come non rimanere affascinati dall’uomo che, chiuso in una micidiale spirale di terrore, cerca di ricavarsi un passaggio verso la salvezza scrivendo una storia che sia in grado di piacere alla sua aguzzina? Ci troviamo catapultati lì vicino e ci immaginiamo di sussurrargli: “Paul, Puoi! Non lasciarti distruggere dall’orrore, non smettere di provarci, non arrenderti anche se è quasi impossibile!”
“Misery” è un romanzo veramente avvincente, scritto in modo magistrale da Stephen King. Contiene anche interessanti riflessioni sulla scrittura, sulla letteratura e più in generale sull’arte popolare. Non lasciamoci allontanare da quest’ultima a causa di un atteggiamento troppo snob. Non sottovalutiamo il suo potere sulla vita delle persone.
Buona lettura!
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Come nacquero le fanfiction
Andando contro la mia TBR -approssimativa è vero, ma che prevedeva tutt'altro- e la mia abitudine di lasciar stagionare i libri sullo scaffale prima di affrontarli, ho iniziato la lettura di "Misery" appena me n'è stata regalata una copia. Ho ceduto alla tentazione sia perché si tratta di uno dei titoli del caro Stephen che ero più curiosa di recuperare, sia per la sua presenza fissa nella maggior parte delle classifiche sui migliori romanzi kinghiani: volevo verificare di persona se meritasse tante lodi.
Lo spunto narrativo è abbastanza noto, e ben si adatta a creare un intrigante thriller psicologico: il noto scrittore Paul "Paulie" Sheldon rimane vittima di un incidente d'auto che gli causa gravissime ferite alle gambe; l'uomo viene soccorso da Anne "Annie" Marie Wilkes, che lo porta a casa sua e gli confessa di essere una sua grande ammiratrice, nonché ex-infermiera. Quello che potrebbe sembrare il più clamoroso colpo di fortuna di sempre si rivela però l'inizio di un incubo, perché la donna soffre di vari problemi psicologici non diagnosticati (tra i quali probabilmente il disturbo borderline e la sindrome di Polle) ed è intenzionata a tenerlo prigioniero, specialmente dopo aver scoperto che nel suo ultimo romanzo Paul ha "ucciso" Misery Chastain, il personaggio preferito di Annie.
Fin dalla prima pagina, ho capito che chi aveva redatto quelle classifiche non sbagliava affatto: questo è effettivamente uno dei libri più riusciti del caro Stephen. Perché proprio dalla prima pagina? perché l'inizio in medias res catapulta il lettore nella tragedia che Paul sta vivendo, senza indorare in alcun modo la pillola e senza preparare il terreno raccontando l'antefatto, che viene invece sviscerato pian piano nei capitoli successivi. Una partenza decisamente d'impatto che approvo in pieno, così come mi sento di promuovere lo stile di King, qui particolarmente ispirato: ho amato in particolare l'utilizzo convincente delle metafore, come l'immagine dei piloni spezzati che rappresentano le gambe rotte dello sfortunato scrittore.
Il mestiere che accomuna l'autore al suo protagonista è importante anche per il tono dato alla storia e per come viene posta particolare attenzione all'ispirazione letteraria, alla curiosità morbosa di chi legge ed ai dettagli tecnici legati a questo lavoro; il risultato è una storia a tratti metaletteraria, decisamente originale. L'aspetto che però mi ha colpito di più è la caratterizzazione dei due protagonisti: ho adorato immergermi nella storia per scoprire come Paul tenti di liberarsi dalle costrizioni fisiche e mentali che lo imprigionano, sfruttando ogni minuzia a suo vantaggio; Annie invece mi ha convinto soprattutto per il modo in cui viene delineata, raccontando un tipo di carattere per nulla scontato in un'antagonista, eppure a dir poco perfetto.
Ma non ci sono proprio difetti in questo romanzo? certo, però sono del tutto trascurabili. L'unico davvero evidente credo sia la premessa, che poggia su una serie di coincidenze poco verosimili; c'è anche della misoginia randomica, ma che in parte mi sento di giustificare vista la situazione in cui si trova il protagonista, nonché nostro POV quasi esclusivo, e anche il periodo in cui il libro è stato pubblicato. Molto più fastidiosi i refusi, specialmente quelli presenti nei momenti meno opportuni, che non si possono ignorare e spezzano purtroppo la tensione.
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UN ROMANZO DECISAMENTE URCOSO
Non sono una persona particolarmente sensibile e non mi sono mai fatta intimorire da mostri e altri elementi horror, nella lettura, nei film invece il miei limiti sono tutto ciò che riguarda esorcismo e tortura umana.
Detto questo, un romanzo di King come sappiamo bene tratta l'oscurità in tutte le sue forme e in questo in particolare si parla di un uomo letteralmente tormentato.
Devo dire che la lettura è stata davvero raccapricciante, non mi sono mai trovata davanti ad un libro che mi abbia fatto orrore, che allo stesso tempo mi chiamava e mi disgustava, una lettura terribile e devo dire che una notte ho fatto anche un brutto incubo.
Lo scrittore Paul Sheldon dopo un grave incidente in macchina viene "salvato" da Annie Wilkes, una sua grande fan e lettrice assidua della serie di thriller avvincenti con protagonista Misery.
Quello che salta subito alla mente di Paul e anche al nostro occhio è: perchè Annie non ha portato Paul all'ospedale? Perchè ha preferito curarlo in casa, lei ex infermiera, invece che chiamare un ambulanza e nel frattempo fare solo qualche operazione di primo soccorso?
Durante la lettura scopriremo il motivo..
King ci descrive un nuovo lato oscuro della psiche umana, quello delle persone mentalmente instabili che all'apparenza ad un occhio disattento possono sembrare normali ma che in realtà nascondono pulsioni e perversioni al di là della nostra immaginazione.
Paul subirà supplizi in vari modi, nel corpo e nell'anima.
L'aggettivo della mia recensione, "urcoso", è un termine di Annie Wilkes che descrive con termini assurdi tutto quello che la disturba.. e ci sono moltissime cose che la infastidiscono come scoprirà Paul Sheldon.
Un capolavoro da mal di pancia, il più terribile romanzo del re che io abbia letto.
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King non delude mai!
Come spesso accade, King racconta la storia di uno scrittore: Paul Sheldon ha appena terminato di scrivere il suo ultimo romanzo ("Bolidi") e con la valigetta piena di fogli scritti a macchina sul sedile del passeggero, intraprende tranquillo un viaggio con la sua Camaro. La strada è ricoperta di neve e la sua auto precipita rovinosamente in un dirupo. La fortuna, o forse la sua disgrazia più grande, è che a estrarlo dalla trappola delle lamiere dell'auto, è la sua ammiratrice numero uno, Annie Wilkies. Annie è una (ex) infermiera che vive da sola in una casa isolata nel Colorado, dove porta Paul dopo l'incidente. Qui Annie si prende cura di lui, e anche se inizialmente sembra che voglia davvero il bene del suo scrittore preferito, quando scopre che la protagonista del suo romanzo preferito, Misery Chestain, muore, Annie è pronta a tutto per assicurarsi che Paul faccia risorgere la sua eroina in nuovo libro, e forse "Il ritorno di Misery" è l'unico motivo per cui Annie tiene in vita Paul, ed è l'unico mezzo con cui Paul tiene in vita sé stesso.
Misery è un romanzo claustrofobico: è interamente ambientato nella casa di Annie e in particolare nella stanza dove sistema Paul per predisporlo a una pronta guarigione (o morte). L’unico modo per uscire dalla casa è leggere quello che Paul scrive ne "Il ritorno di Misery", così King costringe la nostra mente in un solo luogo, trasmettendo perfettamente il senso di immobilità del protagonista con le gambe spezzate dall’incidente e che per mesi non vede altro che la sua stanza, con la porta, una finestra, e la scrivania con la macchina da scrivere.
L’univocità del romanzo è confermata anche dai personaggi: Annie e Paul, sono solo due, ma anche mille. Il Paul scrittore, il Paul vittima, il Paul con la voglia di morire e quello che si aggrappa alla vita, quello che medita un omicidio, ma che si sente estremamente fragile e dipendente dalla donna che vorrebbe uccidere, ma che ne sarebbe di lui senza di lei, se ogni via d’uscita è sbarrata? E poi c'è Annie, la Annie sadica, violenta, furba, ma anche ingenua e devota di fronte alle pagine del romanzo che Paul sta scrivendo per lei.
La profondità con cui i due personaggi vengono descritti è disarmante; dopo aver letto Misery conosco bene Paul, sento la sua paura e la sua forza e ovviamente conosco bene Annie sento la sua follia e posso prevedere come reagirà a ogni ribellione di Paul.
La suspense è tenuta alta da delle voci fuori campo, le più intime voci di Paul, dai ricordi della sua infanzia, che diventano metafore del suo dolore, come quei piloni spezzati che vedeva da piccolo, che sporgono dalla spiaggia, lentamente sommersi e poi scoperti dalla marea. Tutto ciò rende la storia reale, completamente priva di elementi fantastici, frequenti nei libri di King, questa volta non ci sono, tutto è estremamente vero, tutto potrebbe accadere nella vita di chiunque, non c’è nessun particolare “impossibile”, ed è proprio questa magistrale autenticità a rendere Misery un romanzo da brividi.
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Ironia della sorte
Ho letto questo libro conoscendone la fama e quindi con un'alta aspettativa che è stata pienamente soddisfatta.
La storia mi fa venire in mente la canzone "Stan" di Eminem dove un fan sfegatato del cantante si spinge ben oltre i limiti del consentito.
Misery è l'eroina dello scrittore Paul Sheldon, a cui ha donato popolarità e successo. Dopo una serie di volumi tuttavia lo stesso Paul si sente intrappolato dalla sua stessa creatura e decide di farla morire nel suo ultimo romanzo.
Paul ha chiaramente bisogno di un cambiamento che non tarderà a presentarsi il giorno in cui esce fuori strada durante una tempesta di neve e la sua macchina viene catapultata sulla scarpata di una montagna. Per fortuna Anni Wilkes, una ex infermiera nonché sua fervida ammiratrice, passava di lì e lo trae in salvo portandolo a casa sua.
Paul non avrebbe comunque avuto possibilità di scelta perché sarebbe morto nella tempesta se non fosse stato scovato da Annie che al principio si mostra molto gentile ed efficiente nei suoi confronti. Pian piano però comincia a rendersi conto che c'è qualcosa che non va in quel donnone che abita da sola in una casa sperduta del Colorado. Annie è molto religiosa e si scandalizza udendo delle parolacce ma d'altra parte scatta in accessi d'ira furibondi quando la si contraddice o si fa qualcosa che non le sta bene. Quando viene a sapere che lo scrittore ha riservato una brutta fine per il suo personaggio preferito va su tutte le furie e la psicopatica che è in lei viene fuori. A questo punto Paul è terrorizzato e si vede senza scampo, ma è abbastanza intelligente da capire con chi ha a che fare e asseconda la sua salvatrice per quanto gli è possibile. Uscire da li è molto improbabile perché non è in grado di camminare e riesce a gestire il dolore delle gambe spezzate solo tramite il Novril, un farmaco che Annie gli somministra e da cui diventerà dipendente.
La dipendenza da farmaci rientra spesso nelle storie di King come ad esempio ne "L'incendiaria", visto che lo stesso Stephen ha dovuto combattere contro di essa nella sua vita reale e probabilmente Misery rappresenta una delle sue paure da scrittore di best seller che è divenuto al momento in cui lo scrive.
Raccontare una storia ambientata interamente in una casa non sembrerebbe una facile impresa ma King ci riesce e la descrizione della casa ci fa capire molto della proprietaria Annie. Alle porte ci sono serrature e chiavistelli di ultima generazione e in salotto un album di ritagli racchiude tutte le misfatte compiute dall'ex infermiera che a dispetto dell'apparenza da sempliciotta è estremamente attenta e perspicace.
Nel corso della storia Annie a volte esce di casa per fare delle commissioni e in quei frangenti è possibile percepire la tensione provata da Paul che come un bambino che teme di essere scoperto mentre compie una marachella si aggira per la casa tentando di trovare una soluzione a quella situazione surreale.
Da una parte mi viene da pensare come sarebbe evoluta la storia se Paul non avesse ucciso Misery. Annie lo avrebbe sequestrato e maltrattato allo stesso modo? Gli chiede a di riscrivere il romanzo senza uccidere Misery e paradossalmente questo è l'unico elemento positivo della faccenda tanto che Paul comincia a prenderci anche gusto. La scrittura per King è terapeutica come lui stesso ha più volte affermato e aiuta Paul a distaccarsi temporaneamente da una condizione che altrimenti lo avrebbe fatto impazzire. D'altra parte non si capisce bene dove voglia andare a parare Annie che già non gode di una buona fama in paese ma non può pensare di passarla liscia: qualcuno prima o poi verrà a cercare Paul.
Quest'ultimo si rende conto che Annie è una completa squilibrata, che ha difficoltà a distinguere la fantasia dalla vita reale e che probabilmente è disposta ad arrivare a molto più di una sonora sgridata. Ed infatti arriverà a fare molto di più ma non voglio rovinare la sorpresa a chi non ha ancora letto il libro.
Con Misery King ci fa entrare nel mondo di una psicopatica, ci rende partecipe del suo modo di vivere e di pensare e contrariamente a quanto avviene in Shining ad esempio, qui è assente qualsiasi elemento appartenente al paranormale. La storia infatti è immersa concretamente nella realtà che tuttavia viene deformata dalla fantasia di Annie, la quale è seriamente convinta che quello che sta facendo sia giusto. È Dio a guidarla e qui mi fa venire in mente il modo di ragionare che potrebbe essere quello di un terrorista.
Paul dovrà fare il doppio gioco, entrare nel mondo di Annie e combatterla sul suo stesso livello. Indubbiamente uno scenario interessante che vi consiglio di esplorare.
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Miseryaccia
Forse il libro più raccapricciante che abbia letto di King (difficile a credersi, ma forse anche più di It). Il Re dell'orrore nella sua accezione più pura, capace di rendere al meglio il senso di impotenza del protagonista, confinato nelle pareti di una stanza con le gambe rotte, incapace di camminare e ribellarsi.
Lo stile di King è inconfondibile, pur dando la sensazione di cambiare da libro a libro: ha quel tocco di unicità che cogli in qualsiasi caso, in qualsiasi salsa. Credo che vada annoverato tra i grandissimi scrittori del nostro tempo, perché seppure le sue storie facciano dell'intrattenimento un punto focale, credo che non si possa limitare l'autore in questo settore. King è un vero e proprio artista, non c'è molto altro da dire, anche solo per come caratterizza i suoi personaggi: basti guardare subito dopo la lettura il film tratto da "Misery", e ci si renderà conto del lavoro immane fatto dal Re. L'attrice che ha interpretato Annie Wilkes ha vinto l'Oscar per quella interpretazione, e pensate che il personaggio cinematografico non ha nemmeno il trenta per cento della caratterizzazione del suo alter ego letterario; per non parlare del protagonista Paul Sheldon, che nel libro è un tornado di emozioni e riesce a rendercene partecipi con empatia. Insomma, il lavoro dell'autore si vede ed è molto importante.
Ma già soltanto il riuscire a rendere avvincente un romanzo completamente ambientato nelle quattro mura di una stanza, è un'impresa in cui credo siano riusciti in pochi.
Mostruoso.
Paul Sheldon è uno scrittore di successo, diviso dalla sua voglia di voler lasciare un segno nella letteratura e lo sfruttare il suo personaggio più rappresentativo, Misery, protagonista di un romanzo che non ha certo le potenzialità per segnare la storia della letteratura, ma che in fondo lo ha reso ricco.
Ormai deciso a liberarsi di questo peso per dedicarsi alla letteratura che gli piace, nel suo ultimo libro Paul Sheldon uccide Misery, per poi dedicarsi a un nuovo romanzo che considera una svolta della sua carriera.
Una volta terminata la scrittura, lascerà l'hotel in cui lo ha scritto per recarsi a casa, proprio durante una bufera. Mezzo ubriaco, avrà un incidente e si spezzerà tutte e due le gambe, e solo il fato (un fato abbastanza sadico) manderà in suo soccorso Annie Wilkes, ex infermiera che lo ricovererà nella stanza degli ospiti e che il caso vuole sia la sua ammiratrice numero uno. O meglio, l'ammiratrice numero uno della sua Misery. Già palesemente instabile di primo acchitto, Annie peggiorerà sempre più, prima leggendo il nuovo romanzo di Paul zeppo di volgarità, poi scoprendo che la sua eroina Misery è stata uccisa dal suo creatore nell'ultimo libro che non aveva ancora letto. Da qui, la sua follia sarà una parabola ascendente: costringerà Paul a rimanere recluso in casa sua e poi, a riportare in vita la sua eroina in un nuovo romanzo: Il ritorno di Misery.
Da qui, ha inizio un incubo che perseguiterà Paul Sheldon per sempre.
"Come batte il suo cuoricino! Come lotta per liberarsi! Come noi, Paul. Proprio come noi. Noi crediamo di sapere tante cose, mentre in realtà non ne sappiamo più di un topo in trappola... un topo con la schiena spezzata che crede di avere ancora voglia di vivere."
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La"sua" ammiratrice numero uno.
Impossibile per la mia generazione non pensare a Annie Wilkes con il volto di Kathy Bates! Assurda eppure verosimile la storia narrata. Una storia nella storia. Uno scrittore che parla della sua professione svelandone i retroscena. Una lettrice, molto più che appassionata, letteralmente ossessionata da un personaggio letterario, ma anche dai suoi innumerevoli problemi psichici. Una storia di dipendenze: lo scrittore di bestseller, Paul Sheldon, dipendente, prima dall'alcol, cui non riesce a porre un limite, poi dal Novril, un farmaco antidolorifico dai numerosi effetti collaterali; l'ex infermiera, Annie Wilkes, dipendente dal suo personaggio inventato, Misery Chastain, ma anche dagli atti efferati che compie impunitamente da quasi tutta la sua vta.
È un romanzo che si evolve in un crescendo di suspense. Bravissimo Stephen King: nel delineare gli effetti allucinatori delle droghe sulla mente umana; nel parlare dell'essere scrittore, dal momento creativo sino alle aspettative dei lettori, dalle ansie correlate all'atto creativo, meglio note come "blocco dello scrittore", all'euforia e agli impulsi impellenti della stesura. Ma Stephen King è stato bravissimo in molto altro. Ogni elemento o dettaglio nella narrazione trova una sua speciale collocazione nel disegno complessivo.
Basti pensare anche al personaggio di Annie Wilkes, non un semplice tipo, quello della psicopatica, ma un personaggio a tutto tondo, dalla psicologia complessa e multi sfaccettata. Annie Wilkes è nata nel 1987, ma è attuale ancora oggi. A distanza di trent'anni, sia nei romanzi sia nei film, sono tante le Annie Wilkes proposte e spesse volte anche la cronaca sembra svelare episodi criminali parzialmente in comune con i suoi efferati delitti.
Lo stile di King nel tempo forse è un po' cambiato, ma sicuramente nel 1987 era al massimo livello. Ritengo che MISERY sia la sua opera più riuscita.
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la fan numero uno
L'aveva pensata bene Paul Sheldon: così tranquillamente davanti a tutti uccidere all'improvviso e senza ragione Misery. Le sue appassionati lettrici se ne sarebbero fatte una ragione, avrebbero trovato un'altra abitante di libri rosa/erotici per riscaldare le loro tristi serate. Lui, il grande scrittore le avrebbe lasciate col loro cuore straziato e si sarebbe tranquillamente dedicato a volumi più importanti. Forse le cose sarebbero andate così se non avesse bevuto troppo, non avesse sottovalutato una tormenta in arrivo e non fosse finito in un fossato con le gambe fratturate in più punti. Invece ecco l'angelo salvatore nelle vesti di Annie una quarantenne dall'aspetto di uno spaccalegna, ma col cuore che batte in sincrono con quello di Misery. Una combinazione che potrebbe essere divertente se non fosse accompagnata da un'abbondante dose di follia. Follia che la mette perfettamente a suo agio nell'infliggere punizioni agghiaccianti a Paul quando fa il cattivo bambino, e la fa arrossire come una scolaretta quando il suo scrittore preferito la gratifica con un complimento. E dura e inflessibile, però sull'obiettivo da raggiungere: riportare in vita Misery costi quello che costi.
In realtà noi non sapremo mai che cosa passa per la testa di Annie, se ha pensieri coerenti, se i momenti in cui il suo sguardo si annebbia corrispondono a black out della sua materia grigia, se si rende conto della diferenza tra bene o male. Il nostro punto di vita è quello di Paul Sheldon. Con lui rabbrividiamo in attesa della punizione, con lui osserviamo di nascosto Annie e ci chiediamo dove andrà a parare. Con lui, o forse da soli, riflettiamo che è meglio non sapere che cosa c'è nella testa di quella folle. folle donna. Quella è una di quelle scatole dentro cui è meglio non guardare.
Trovo che questo sia uno dei libri migliori di King. Le descrizioni delle torture sono agghiaccianti, ma credibili e mai fini a se stesse. le informaizoni su Annie ci vengono fornite poco alla volta così che la tensione cresca poco alla volta, fino a raggiungere il culmine nelle ultime pagine. Accurata anche la descrizione dello stato fisico e psicologico di Paul Sheldon.
Due soli personaggi, un solo ambiente, ma il risultato è un gran romanzo. Quando uno è bravo gli serve poco per mettere assieme una bella trama.
MISERY DEVE MORIRE
Paul Sheldon è un noto scrittore di romanzi; Misery, protagonista dei suoi libri, lo ha reso famoso... ha tante ammiratrici che lo seguono a distanza, che gli scrivono lettere chilometriche, pazze che hanno ricreato nei minimi dettagli gli arredi del salotto della sua invenzione... nulla però in confronto a lei, Annie Wilkies, la sua ammiratrice numero uno.
Annie ha salvato Paul da un incidente, lo ha portato nella sua isolata dimora e qui, con le sue reminiscenze di infermiera, lo cura, o quanto meno ci prova...
E fin qui non sembrerebbe un horror per niente... se non che Annie ha letto l'ultimo romanzo in cui Misery muore e si mette in testa che Paul deve assolutamente farla tornare in vita; ha inotre trovato il suo ultimo lavoro e lo reputa un fiasco totale... insomma nella sua testa c'è una sola missione: riportare in vita la sua eroina Misery.
In un crescendo di ansia e terrore psicologico il romanzo prosegue descrivendo i mesi di congedo forzato dal mondo che Paul si ritrova ad affrontare, le angherie della pazza ex infermiera, le piccole vittorie quotidiane, le dipendenze che lo tengono in vita, fino all'epilogo, tutt'altro che scontato.
Non mi dilungo sulla trama, già troppe recensioni lo hanno fatto prima di me; vorrei sottolineare proprio l'angoscia e il crescente terrore che pagina dopo pagina aumentano fino a creare quello stato di sognante attesa al preludio del finale; difficilmente ho trovato un libro così, dove nulla è dato per scontato e se provi a pensare o sperare che possa succedere una cosa, beh non accadrà che il suo contario... buona lettura!
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Un gelato con Annie,Paul,Stephen (e Madame Bovary)
Paul si sta svegliando. È un risveglio faticoso, lungo e nebuloso. Stenta a ricordare che cosa sia successo, a capire dove si trovi ed anche di essere sveglio. Viene persino rianimato e poi lentamente emerge dal sonno. Ha dormito a lungo e non “naturalmente”, è ferito, ogni movimento gli costa tremende sofferenze; giornate intere mancano all’appello della sua memoria.
Infine arrivano le spiegazioni: ha avuto un incidente stradale, alcune settimane prima.
E Annie Wilkes, che gli fornisce le spiegazioni, lo ha trovato e soccorso.
Ma non ha chiamato un’ambulanza e neppure la guardia medica.
Lo ha portato a casa sua e lo ha curato lei stessa.
È un’infermiera.
Un’ex infermiera, per essere precisi.
Ma Annie è molto di più. È la fan “numero uno” di Paul.
Perché “Paul” è Paul Sheldon scrittore molto popolare che stava – con successo – cercando di grattar via quell “popolare” dall’etichetta di “scrittore”.
“Popolare” è dovuto in gran parte dalla sua creatura letteraria più famosa, Misery Chastain, eroina ottocentesca sexy e virtuosa.
Ma Paul è, e sa di essere, uno scrittore di razza, quindi, nell’ultimo episodio della serie, ha fatto fuori (con il parto) la dolce Misery e ha scritto un libro nuovo che mette davvero in luce le sue doti.
Misery è andata bene per pagare i conti, ma adesso Paul vuole fare sul serio.
E ha scritto “Bolidi”.
Da questo momento in poi la trama è un crescendo di tensione ed orrore.
Annie è una psicopatica con un passato da serial killer, ed avrà modo di aggiornare il curriculum prima della fine delle pagine.
E Annie ancora non sa della morte della sua eroina.
Non appena ne verrà a conoscenza le cose per Paul si metteranno molto male.
Dovrà resuscitare Misery con il solo aiuto di una vecchia macchina da scrivere a cui manca la lettera n, e dovrà anche farlo in modo onesto e plausibile. Dovrà distruggere il suo nuovo romanzo. Sarà costretto a sopportare fame, sete e dolore. Dovrà assistere impotente alla follia di Annie; sarà torturato e mutilato.
Ma se fosse tutto qui, sarebbe una “banale” storia dell’orrore.
Invece in Misery i protagonisti sono altri due: la lettura e la scrittura.
La scrittura è il “demone” in cui precipita Paul quando trova “il buco” nella pagina e la storia della resurrezione di Misery comincia a girare nel verso giusto (tanto che quando arriva l’inaspettata salvezza, per un piccolo istante il nostro è seccato di dover smettere di scrivere).
La storia si può leggere quasi come un “canto d’amore” alla scrittura, che – di fatto – salva Paul dalla follia.
Ma oltre a ciò è anche un ritratto piuttosto realistico della figura dello scrittore con le sue nevrosi, paure, miserie e sofferenze. Artigiano ed imbalsamatore delle storie che racconta lo scrittore può ben poco, oltre l’essere sempre perfettamente consapevole di quello che sta facendo.
Non può fare a meno di rispondere Sì! Al Gioco del “Puoi”, ma questo non toglie consapevolezza, anzi. Sa se sta venendo un buon lavoro o una schifezza. Se può funzionare o no. Sa se non ha idea di dove andare a parere («"non essere del tutto sicuro" era uno degli angoli meno graziosi del purgatorio riservato agli scrittori che filano a tavoletta senza la più pallida idea di dove stanno andando.»).
Chi abbia scritto anche solo un tema sa perfettamente di cosa si sta parlando.
Come la Scrittura “salva” Paul, allo stesso modo, la gemella Lettura condanna Annie.
La prende alla lontana e ci mette il suo tempo, ma di fatto è il bovarismo di Annie a permettere a Paul di salvarsi (fra l’altro il modo in cui avviene – non voglio spoilerare – quanto è potentemente evocativo e quanto ribadisce l’assoluta “colpevolezza” della Lettura?).
In definitiva in Misery c’è una storia pazzesca, scritta alla perfezione e il tutto quasi in secondo piano di fronte all’inno alla scrittura.
Chi non lo avesse letto, ponga rimedio!
PS
So che – almeno nel nostro miserrimo paese – King la fama di “scrittore popolare” non se l’è ancora grattata via di dosso. Come, in genere gli scrittori “di genere” siano essi di fantascienza, di gialli, di horror, di noir, di fantasy o – tout court – donne.
Baggianate.
Chi avesse dubbi vada a leggersi l’inizio di «E Johnny prese il fucile» e quello di «Misery».
Non lo scopro io e King non ha bisogno della mia perorazione.
Però, dal momento che anch’io mi chiamo Annie, e non è un caso… meglio stare buoni.
:)