Miserere di Jean Christophe Grange
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io lo consiglio...
al primo impatto ho pensato: ecco un altro imitatore di dan brown che viene fuori con il doppione del codice da vinci. e invece mi ha stupito! storia inaspettata, che mi ha portato in palmo di mano fino alla fine, lasciandomi inebetita a pensare e rimettere a posto i pezzi del puzzle come il protagonista Kasdan. veramente carino, soprattutto perchè non mi aspettavo una storia così complessa e ramificata.
bravo Jean!
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Di tutto un pò
Mestiere difficile quello dello scrittore di thriller, se non ci metti un pò di verve e colpi di scena sei noioso, se ti fai prendere la mano diventi inverosimile...
Grangé ci mette parecchio mestiere e riesce a costruire un trhiller molto scorrevole, che tiene alto l'interesse del lettore , grazie ad un'idea intrigante e a due poliziotti parecchio fuori dal comune .
Nelle chiese di Parigi muoiono maestri del coro e preti, uccisi da un'arma misteriosa che non lascia tracce e provoca un dolore ...che uccide appunto! Indagando sulla prima delle vittime i due poliziotti ufficialmente non incaricati delle indagini , uno (Kasdan) perchè già in pensione e l'altro (Volokine) sospeso per problemi di droga, scoprono una fitta ragnatela di collegamenti che li porta fino al Cile della dittatura di Pinochet dove la tortura era un mezzo quotidiano per ottenere risposte e piegare la volontà delle persone oltre che per punire. Da li di nuovo in Francia all'inseguimento di un killer che , seppur ignoto nell'identità, ha dei tratti ormai definiti con certezza dagli elementi raccolti nel corso delle indagini. I due agenti devono anche lottare contro i loro stessi preconcetti , la loro morale messa a dura prova da vite difficili, per ammettere di stare seguendo la pista giusta per quanto dolorosa e improbabile possa sembrare . Certo c'è qualche esagerazione tipica dei thriller : Volokine, ex tossicodipendente da eroina supera i giorni di astinenza e i relativi incubi , dolori eccetera manco fosse Robocop conservando una capacità di azione incredibile; lui e il collega indagano tranquillamente e ottengono tutte le risposte che gli occorrono con una facilità quasi disarmante senza tra l'altro che per 350 pagine nessuno dei poliziotti incaricati dell'indagine faccia una piega per tali ingerenze...e via discorrendo . Nonostante questo la trama è ben articolata e la tesi sull'arma dei delitti e il movente è a dir poco originale , il finale è rapido ma non affrettato perchè le spiegazioni che servono arrivano quasi tutte e per quelle che mancano è bravo Grangé a non darci la possibilità di porci troppe domande... , un discreto trhiller in sostanza con parecchi dei pregi e dei difetti del genere.
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Perfetto
Un thriller perfetto, crudo e ai limiti dell'esoterismo nell'idea, un puzzle praticamente senza errori, in cui i tasselli sono rivelati con un ritmo incalzante e aggiungono tensione, una pagina dopo l'altra, unisce erudizione alla solita efferatezza lancinante di Grangé, che ha definitivamente scardinato i limiti del thriller tradizionale.
Lo stile di scrittura è diretto e attanaglia alle viscere per la sua crudezza, ma è poetico nella descrizione dei luoghi, delle atmosfere e delle emozioni dei personaggi.
Semplicemente IL thriller.