Mildred Pierce
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“Dillo ancora, un'altra volta sola”
“Rincaserai per la cena?”
Il viso sporco di cioccolata, intenta a completare una delle torte che vende per mandare avanti la famiglia, Mildred rivolge la domanda al marito con tono pacatamente aggressivo.
Ci appare così per la prima volta, inflessibile e agguerrita, mentre decide una volta per tutte di mettere alla porta il consorte fedifrago.
E' una brusca virata nella sua vita, un'esistenza spesso in salita che la donna affronta con il passo spedito delle sue gambe voluttuose:
“Era implacabilmente decisa a farsi in qualche modo strada”.
Ma Mildred non è tutta d'un pezzo come si potrebbe credere, e la parte tenera del suo cuore si rivelerà il suo punto debole, la falla di un sistema che avrebbe tutte le carte in tavola per sfondare nel mondo degli affari.
Vorrebbero divorarsela, quella parte tenera, gli uomini infidi e inetti che si sceglie per amanti, ma ad una sola persona lei la consegnerà con totale abnegazione: la figlia Veda, amata con una passione cieca.
Veda ha la musica nell'anima - ammesso che un'anima ce l'abbia - è bella, intelligente, superba e non ama che se stessa. Il suo personaggio salta fuori dalle pagine e ruba quasi la scena alla madre, che al suo cospetto ingrigisce, patetica e adorante.
Veda è una “cattiva” a tutto tondo e solo quello che di amaro esce dalla sua bocca corriponde a ciò che in realtà pensa. Tutto il resto è pura e calcolata finzione, nel desiderio “freddo, crudele, volgare, di torturare sua madre, di umiliarla, soprattutto di ferirla”.
Ma sarebbe riduttivo e banale ritagliare a Mildred solo il ruolo di vittima, perché la figlia rappresenta la sua parte oscura, ciò che lei – non abbastanza sicura di sé – ammira nel profondo pur condannando in apparenza.
Del resto, tra il demone e l'angelo che il destino le toglie prematuramente la donna avrebbe comunque scelto il demone, per il quale ha sempre avuto una predilezione.
Ed è un sollievo colpevole quello che prova al momento della perdita della sua bambina più buona, un senso inconfessabile di gioia per avere ancora accanto l'altra, quella dal portamento altero e dai capelli ramati.
Il romanzo cattura fin dalle prime battute l'interesse del lettore per la sua immediatezza, e lo stile un po' approssimativo di certi passaggi non ne pregiudica la scorrevolezza.
Lo scrittore statunitense ribalta il cliché della sacralità insita nell'amore materno, trasformandolo in un sentimento morboso impregnato di egoismo e fragilità:
“Ti voglio tanto bene mamma. Sul serio”.
“Dillo ancora, un'altra volta sola”.
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Prendi una donna trattala male…
Mildred Pierce, pubblicato nel 1941 è il frutto di un’elaborazione di James M. Cain, scrittore giornalista e scenografo statunitense che ha voluto rappresentare, attraverso la tenacia e le vicissitudini di Mildred, il rovescio della medaglia del sogno americano negli anni trenta, un incubo raccapricciante che al risveglio vede in faccia e scruta in profondità i dannati, le vittime della propria intraprendenza e della subordinazione al lavoro di chi vuole sfondare il lunario e migliorare il proprio stato economico e sociale.
Vittime e carnefici che si rincorrono e si fanno male, il male fisico e il male dell’anima.
Mildred è una giovane donna che non si arrende di fronte al tradimento del marito e alla bancarotta, si scalda le mani e si butta nella ristorazione, costruisce quasi un impero e se da un lato i suoi conti aumentano, dall’altro rimane radicata nella sua indole di “donnina” che non riesce ad odiare a piangersi addosso, nemmeno di fronte alla sua consapevole e sofferta presa visione di donna-bancomat come diremmo oggi.
Madre premurosa verso le figlie, soprattutto è legata a Veda la maggiore, ragazza difficile e conturbante che si accanisce sulla madre come un demone, un attaccamento deleterio e morboso che porterà la nostra Mildred a toccare il fondo fino all’apoteosi di una spietata sconfitta.
«Il suo unico delitto, se ne aveva commessi, era di aver amato troppo quella creatura».
Mildred si ama da subito e contemporaneamente commette alcune sciocchezze che verrebbe voglia di scrollarla e cantagliene quattro, è difficile metterla in guardia da un bel po’ di gente spendacciona che le sta accanto e che la ama per quello che ottiene dal sudore del suo lavoro, perché ha belle gambe voluttuose, perché cucina divinamene il pollo fritto con le cialde e sforna la miglior crostata di mirtilli di tutta la California.
Ma Mildred è solo questo?
La lettura è fluida, scorre veloce quasi ipnotica, nella mente mi sono passati molteplici pensieri perché aleggia il sapore della suspense e del dramma imminente, lo sfondo dell’America di Roosevelt e della Depressione sono solo accennati, il punto di forza sono i dialoghi perfetti, quasi teatrali, i personaggi impeccabili nel loro ruolo e naturalmente fino alla fine si tifa per Mildred e per il suo riscatto per una giustizia degna di chi ha sacrificato la propria vita per gli altri.
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Ritratto di donna
Libro ambientato nell'America della Grande Depressione, con protagonista una donna che cerca, con le proprie forze, di raggiungere un qualche benessere. Mildred è un pò enigmatica, ha uno sguardo un pò provocatore, è orgogliosa e caparbia, ma non è un personaggio positivo. Così come non sono positivi i personaggi minori che ruotano nella sua vita, Monty e Veda, che la conducono ad un brusco, vertiginoso crollo del suo mondo, dopo momenti anche di selvaggia esaltazione. In particolare la figlia Veda, che gode dell'infelicità che infligge, si rivela una creatura demoniaca. E' un libro che non ho apprezzato, soprattutto a causa del ritratto che viene fatto di questi abietti personaggi. Ma forse l'intento dell'autore era proprio quello di disegnare questo realistico spaccato di società, suscitando nel lettore queste sensazioni.
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La piccola infame.
Un controverso,nevrotico,insofferente,agghiacciante rapporto madre-figlia rappresenta il fulcro narrativo di questo strano romanzo.
Mildred e Veda:una madre che tenta invano di conquistare il legittimo amore della sua bambina,una figlia che condurrà consapevolmente e volontariamente la madre verso il baratro.
E’ un libro freddo questo. Ghiaccio puro tra le dita.
Vi trasformerà(si spera solo per il tempo di lettura)in persone cattive.
Avete mai avvertito il desiderio viscerale di picchiare una bambina?
Immagino stiate rispondendo di no.La vostra etica vi impedisce anche solo di pensarlo.
Beh qui vi pruderanno le mani.
Veda è un diavolo.
Non in senso giocoso.Per nulla.
Leggendo vorrete umiliarla,schiaffeggiarla,punirla,insegnarle cosi sia il rispetto.
Vi sentirete in colpa provando questi desideri?
Nemmeno un poco.Perchè sarete entrati nel mondo senza moralità di M.Cain.
Questo è un romanzo emotivamente scorretto.
Tutti cattivi,avidi,insofferenti e indifferenti.
Tutti distaccati,tendenzialmente immorali,egoisti e usurpatori.
Un insieme di personaggi con cui appare impossibile trovare una linea empatica.
Un groviglio di avvenimenti in cui non puoi in alcun modo immedesimarti.
Eppure....sono rimasta profondamente affascinata da questa storia “bastarda”.
L’autore ha uno stile quasi elencativo degli accaduti,sembra piatto,imperturbabile,ma proprio per questo è perfettamente consono a un racconto in cui i sentimenti ,se e quando ci sono,sono negativi.
Ti fa arrabbiare,ti fa rabbrividire,ti stupisce per la sua freddezza.
Una gran brutta storia.
Ma mi costringo ad ammetterlo:mi ha conquistata.