Merrick la strega Merrick la strega

Merrick la strega

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Non c’è pace nell’oscuro mondo dei vampiri: Louis de Pointe du Lac, ossessionato dal ricordo della sua amata Claudia, drammaticamente scomparsa in un secolo ormai lontano e perduta in chissà quale universo dannato, è disposto a tutto pur di ritrovarla. Una sola persona potrebbe aiutarlo: una strega dai poteri straordinari, Merrick Mayfair. Affascinante, sensuale e misteriosa, Merrick discende dalle gens de couleur libres, una temibile casta nelle cui vene il sangue dei bianchi di New Orleans si è fuso a quello degli stregoni vudù originari di Haiti. Lei è l’unica che può evocare lo spettro di Claudia, l’ultima speranza per placare la pena di Louis. Ma «quando ti appelli ai mystères non sempre sai cosa otterrai»: nonostante i suoi grandi poteri, il gioco di Merrick è troppo pericoloso, e la danza di seduzione e di morte a cui ha dato inizio le sfugge ben presto di mano...



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Merrick la strega 2017-02-13 09:28:57 Nai_ve
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Nai_ve Opinione inserita da Nai_ve    13 Febbraio, 2017
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Merrik, l'inutile

Avendo letto altre cose di Anne Rice mi aspettavo di meglio. È un libro piccolo, d’accordo – e comunque più di 300 pagine… – ma questo non credo basti a giustificare la quasi totale assenza di trama.

Si parla di una strega, Merrick, che ci viene presentata – perlomeno nella quarta di copertina – come l’anello che lega la saga dei «Vampiri» a quella delle Streghe Mayfair. Eppure le Streghe Mayfair non c’entrano assolutamente nulla. Solo quel cognome, retaggio di un vecchio e lontano ramo di parentela, fine del contatto.

La storia è narrata da un personaggio pseudo-secondario – ma non è ben chiaro se sia lui il protagonista o se, al contrario, lo sia lei. In ogni caso, tale David Talbot è un vampiro e racconta al lettore la vicenda della sua vita con Merrick, quella pregressa e quella che sta che svolgersi. Tuttavia solo il pregresso, a mio parere, sembra dare un certo tono d’interesse alla narrazione: una parte composta da circa cento pagine, l’unica che valga effettivamente la pena di essere letta.

Merrick del resto è un personaggio interessante, ben tratteggiato e dotato di una certa presenza. Ma David rimane quasi solo ed esclusivamente un narratore e tende in genere a scomparire nel testo. Louis Pont du Lac, che ritorna dopo altre storie, appare e si comporta come una sorta di fantasma, ben poco importante in tutto quello che succede, nonostante si sappia sin dal principio che tutto punta a far «resuscitare» lo spirito di Claudia. Ma è una resurrezione perlopiù inutile, e tutto quello che si verifica a partire dalla fine del racconto di David – la suddetta vita pregressa con Merrick – e fino alla fine della storia appare in verità piuttosto inutile.

Ho impiegato quasi due settimane a terminare di leggere le ultime trenta ancora più inutilissime pagine dopo l’evocazione di Claudia. E leggendo sulla quarta… «nonostante i suoi grandi poteri, il gioco di Merrick è troppo pericoloso, e la danza di seduzione e di morte a cui ha dato inizio le sfugge ben presto di mano…»

…chissà cosa mi aspettavo! E invece è stata soltanto una grossa delusione.

Anche lo stile della Rice, che normalmente trovo molto seducente e scorrevole, in questo libro si è dimostrato terribilmente appesantito dal ricorso continuo a specialismi preziosi, «squisitamente» e «meravigliosamente» esagerati nella descrizione di ogni singolo – spesso banale – dettaglio. Il «virtuosismo di stile», insomma, ha sorpassato la storia e in questo modo l’equilibrio non regge affatto.

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