Narrativa straniera Gialli, Thriller, Horror Maigret e il ladro indolente
 

Maigret e il ladro indolente Maigret e il ladro indolente

Maigret e il ladro indolente

Letteratura straniera

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Adesso quelli li costringono anche a mentire! «Quelli» sono i magistrati della Procura e i signorini del ministero degli Interni, usciti freschi freschi dalle Grandes Écoles con i loro bravi diplomi e pronti a sputare sentenze e a dettare legge senza avere la benché minima idea di come va il mondo. Quanto alla Polizia, deve accontentarsi ormai di avere un ruolo subalterno, e soprattutto fare bene attenzione a rispettare i regolamenti, per quanto pletorici e contraddittori essi siano.



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Maigret e il ladro indolente 2014-03-09 12:31:12 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    09 Marzo, 2014
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Maigret e il ladro indolente

Può capitare di incontrare persone particolari, così particolari da risultare quasi incomprensibile e può capitare che queste giungano come un eco dal passato e che abbiano la capacità di restituire il colore dei bei tempi andati, regalare l'entusiasmo che le quotidiane vicissitudine e le moderne idee stanno spazzando via.
Questo accade un giorno a Parigi, questo accade un freddo mattino d'inverno a Maigret.
Un morto senza nome, su cui il commissario non deve indagare; egli deve, da ordini superiori, riempire scartoffie, adempiere ad obblighi burocratici, divenire un mezzo della procura, niente più; addio alle indagini personalizzate, addio ai metodi non convenzionali.
Maigret, però, non può, non riesce a pochi anni dalla pensione a sottostare a queste regole e così in modo del tutto autonomo e nascosto tra le indagini di un vecchio collega indaga su questo ladro indolente, sua vecchia conoscenza e la magistrale penna di Simenon ci porta a conoscere personaggi caratteristici, di una Parigi dimenticata, tinteggiata color ambra e polverosa, povera, ma dignitosa;
Chissà, viene da pensare, se davvero la capitale francese racchiudeva quella magia che le parole riescono ad emanare, chissà se davvero quei personaggi caratteristici vivano e popolavano le vie e i vicoli, le case e le catapecchie, chissà se quella dignità così forte e così austera e era reale o se esisteva solo nella mente del suo autore, forse non è neppure importante saperlo, quello che è certo è che il viaggio che il lettore fa è pieno di fascino e tocca corde che commuovono.
Ciò che, come al solito, colpisce non è la trama, non è il giallo e la sua risoluzione, che passa in secondo piano rispetto alle vite descritte e agli stati d'animo analizzati in modo mai ridondante o eccessivo; personaggi realistici e pieni di vita, i quali sembrano vivere anche a lettura finita.
Il commissario appare stanco, invecchiato, ma con ancora la sua voglia di scoprire, la sua volontà di combattere anche contro la gioventù miope che vuol cambiare il mondo distruggendo ciò che bello c'è e perpetuando e rafforzando ciò che di sbagliato inizia a germogliare.
Lettura che fa riflettere, che indice a fare paralleli coi giorni nostri, che dona una visione d'insieme insolita, che dal particolare riesce, come tutte le opere superiori, a farsi generale.

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