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Cracovia, ottobre 1939. Maria Kazimierza, madre superiora del monastero di Nostra Signora delle Sette Pene, viene trovata uccisa da un colpo di pistola nel chiostro del convento. La badessa è in odore di santità, le mani sono segnate dalle stimmate e le vengono attribuiti dei miracoli. Un'indagine spinosa attraverso cui conosciamo Martin von Bora, il giovane e aristocratico capitano diviso tra l'obbedienza a Hitler e il senso personale di giustizia coltivato da un’educazione umanistica. Una ingegnosa combinazione tra romanzo poliziesco e romanzo storico.



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Lumen 2018-11-26 07:47:16 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    26 Novembre, 2018
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Delitto al convento

A Cracovia, nel 1939, nella Polonia da poco invasa dall’esercito tedesco viene uccisa Madre Kazimierza, badessa del convento di Nostra Signora delle Sette Pene, religiosa in odore di santità, a cui vengono attribuite profezie e miracoli.
Le indagini sull’omicidio vengono svolte dal capitano Martin von Bora, dei Servizi Segreti dell’esercito di occupazione, e dal sacerdote americano di origine polacca padre John Malecki, che da tempo, su incarico del Vaticano, cerca di appurare se le straordinarie proprietà della suora siano o meno vere. Fra mille difficoltà, con la presenza opprimente delle famigerate SS che già stanno dando corso ai massacri per cui diventeranno tristemente famose, riusciranno alla fine a scoprire il colpevole.
Per sommi capi è questa la trama di Lumen, termine latino che tradotto in italiano significa luce, e che è il primo romanzo scritto da Ben Pastor della fortunata serie che vede come protagonista l’ufficiale tedesco Martin von Bora, personaggio complesso, ma affascinante, eternamente combattuto fra il senso del dovere e la sua coscienza. Benché si sia di fronte a un giallo storico, l’aspetto investigativo non è prioritario, anzi costituisce semplicemente il fil rouge per narrare le vicende di una certa epoca (quelle della seconda guerra mondiale) e le atmosfere che hanno caratterizzato questo periodo bellico, con l’aggiunta di riflessioni per nulla scontate e spesso assai profonde che sono proprie del protagonista e non di rado di personaggi utili alla trama, sovente esistiti veramente. In questa prima opera è già possibile apprezzare lo stile preciso, ma snello, dell’autore e la sua non indifferente capacità di attrarre progressivamente il lettore, la cui attenzione non è volta solo a conoscere l’esito dell’indagine, ma a svelare anche e soprattutto il carattere del protagonista.
La lettura, quindi, è particolarmente piacevole, ma non è solo svago, perché il coinvolgimento comporta frequenti considerazioni su temi primari, in primis su ciò che ci viene imposto di fare e su quello che invece è dettato dalla nostra coscienza.

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Lumen 2013-07-21 11:07:15 Melandri
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Melandri Opinione inserita da Melandri    21 Luglio, 2013
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MIRACOLI E SANGUE

Il termine latino "Lumen" ha molteplici significati, primo fra tanti "Luce". Le pagine che seguono questo fulgido titolo sono piuttosto intrise di una malinconia e di un umido malessere che mi hanno accompagnata sino all'ultima riga.

Polonia, termine degli anni Trenta, le brutalità dell'invasore tedesco disintegrano la vita di questo martoriato popolo. La stagione invernale durante la quale si svolge la storia, mette i brividi alle parole.
Ben Pastor partorisce qui Martin Bora, un capitano dei Servizi Segreti dell'esercito tedesco. Aristocratico e profondamente disciplinato nella vita e nel lavoro, viene incaricato di scoprire l'assassino di Madre Kazimierza, superiora del convento delle Sette Pene, portatrice di stimmate e profezie e oggetto di intensa devozione di un popolo smarrito.
Padre Malecki, curato americano, da mesi a Cracovia per studiare la veridicità dell'aura di santità che avvolge la superiora, diventerà appoggio e confessore di Martin, aiutandolo nelle indagini e ascoltando i primi vagiti della crisi di coscienza che lo stesso Martin si troverà a combattere dentro sè stesso.

La costruzione del giallo non mi ha coinvolta, troppo spesso al lettore vengono tenute nascoste conversazioni intraprese e indizi di cui il protagonista viene a conoscenza. Ciò che forse è stato ideato per creare suspance, blocca il ritmo e l'armonia della narrazione e personalmente mi ha creato un pò di nervosismo....

Al contrario la parte psicologica legata a Martin è completa e magistralmente raccontata. E' una scrittura ricchissima di metafore, sottili e geniali a volte. Il romanzo getta luce su uno degli aspetti più controversi dell'agire tedesco, la profonda separazione di intenti dell'esercito e delle SS, queste ultime descritte come una macchina di morte che agisce indipendente, un corpo impazzito che si nutre di sangue e che non si fa scrupoli nell'attaccare la sua stessa sostanza.

Adatto agli appassionati di questo periodo storico e agli amanti delle mille sfumature psicologiche, da evitare se si cerca un giallo ben congegnato.

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