Luis Roldan né vivo né morto
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Recensione della Redazione QLibri
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Cercando Roldan
Non conoscendo Moltalban mi aspettavo un Camilleri spagnolo, una lettura facile, piacevole, poco impegnativa. Invece, niente di tutto questo.
"Mi lascerete vedere Gerusalemme?Potrò uscire dalle fogne?"
"Ubbidisco agli ordini ma capisco il suo desiderio. Gerusalemme è una città spirituale, aerea levitante ...il contrario delle fogne. Ha mai letto Saul Bellow?"
"Non ricordo se l'ho letto, ma di certo ho bruciato qualcuno dei suoi libri. Herzog, credo di ricordare."
"Per antisemitismo?"
"Odio i libri ... soprattutto quelli che ho letto..."
"Bellow ha scritto un bel libro:Gerusalemme andata e ritorno, di cui conosco interi brani a memoria: Gerusalemme...il pensiero è nell'aria, l'aria pura nutre in Gerusalemme:lo dicono persino i saggi. L'universo interpreta se stesso davanti ai suoi occhi nella franchezza della valle, formata da un groviglio di rocce che finisce in acqua morta. Ovunque muori e ti disintegri, qui muori e ti mescoli"
"Sono molto individualista, non mi piace mescolarmi nemmeno da morto"
"Si tratta solo di una bella metafora".
Spero di aver dato l'idea del tipo di scrittura, piena di citazioni e di ammiccamenti colti, ironica, con metafore culinarie, sesso ma non troppo e volgarità ben dosate con il contagocce. Il linguaggio è così preponderante che resta difficile seguire la storia che non scivola via come in un libro di Camilleri (nonostante l'ampio uso del dialetto) ma bisogna stare concentrati e rileggere certe parti perchè la comprensione della trama è faticosa (almeno per me lo è stata). Questo è il principale neo del libro, perchè il tipo di linguaggio ha sicuramente i suoi estimatori. Credo che quella fascia di lettori che hanno apprezzato l'eleganza del riccio potrebbero trovare piacevole questo modo di scrivere un po'artificioso e intellettuale che ammicca al lettore colto così come fanno i personaggi l'uno con l'altro nei dialoghi spesso improbabili. Così Pepe persuade l'antagonista a sputare il rospo non a suon di pugni, non con qualche fine ricatto ma a suon di dialettica e di metafore.
In questo romanzo Pepe Carvalho e l'insoddisfatto Biscuiter vanno alla caccia di Roldan, personaggio politico poco limpido. Nel corso della ricerca, che ci dà l'occasione di osservare il mondo politico spagnolo, molto simile al nostro in tutto, pure nei vizi e nelle abilità amatorie dei protagonisti, verranno trovati molti Roldan, fino ad arrivare all' ultimo Roldan che fa concludere l'autore dicendo nella post fazione del libro:prima o poi potrà apparire, vivo o morto, un Roldan che verrà considerato ufficialmente quello autentico. Non sarà vero. Roldan rimane per sempre nè vivo nè morto.
Al lettore lascio scoprire il perchè: la conclusione del romanzo è sicuramente la parte più bella della storia.
L'idea veramente notevole di Montalban,è quella di costruire i suoi romanzi mescolando alla fantasia una buona dose di fatti e personaggi della vita politica spagnola. Nel suo paese questo fatto dà al romanzo un enorme valore aggiunto anche se l'intento dell'autore non credo sia morale ma intellettuale. Penso che questa operazione renda la lettura appetibile per tutta la gente che legge i giornali, almeno al suo paese.
Non so come faccia a scrivere i suoi libri senza finire in galera, ma l'idea mi pare veramente interessante e credo che potrebbe solleticare qualche scrittore nostrano (la nostra storia politica è piena di gialli e di indagini su cui fantasticare).
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Montalban sul Mar Morto
Tre aragonesi contattano Pepe Montalban: “Tre riccastri di Saragozza incaricano un detective privato in decadenza di rintracciare un uomo che è il segreto più importante di questo stato…”
L’incarico che gli conferiscono è una delle poche cose chiare del romanzo: “Vogliono che trovi Roldàn prima che lo facciano la Guardia Civil o il CESID… e lo costringano a scucire i nomi di chi si nasconde dietro le iniziali in questione”.
Scena e indagine per il ritrovamento sono complicate dalla proliferazione dei cloni/sosia di Roldàn: perché qualcuno li ha ingaggiati per confondere le idee non soltanto al detective, ma anche e soprattutto ai poveri lettori (“Se lei assomiglia all’ex direttore generale della Guardia Civil e parla con accento aragonese, scriva e spedisca una sua foto alla Casella Postale…”).
A un certo punto della storia le strade di Pepe e del suo assistente Biscuter divaricano: il primo finisce a Damasco e, dopo una grottesca puntata erotica nell’harem del ricercato (“Mi sono lasciato accogliere dall’ospitalità del provvidenziale Hafez al-Assad…”), viene rapito dagli agenti del Mossad che gli fanno fare un volo turistico sul Mar Morto (!). Intanto il secondo investigatore insegue i sosia nel sistema fognario di Saragozza (“Biscuter si avvicinò all’ingresso della fogna di Saragozza dal quale era scomparso il presunto Roldàn…”) perché “Saragozza era piena di sosia di Roldàn e le fogne della città erano diventate una rete di incontri e scontri di misteriose genti” (!!).
Francamente mi sfugge il motivo per il quale qualcuno dovrebbe interessarsi a complicate vicende politiche camuffate in un poliziesco indecifrabile: trovo più lineare, per gli interessati, leggere un bel saggio di approfondimento. O più semplicemente, la cronaca… Nonostante qua e là, nella narrazione, si colga qualche meritoria preoccupazione metastorica: “I giovani vanno spontaneamente verso il fascismo senza sapere cosa sia il fascismo”.
Ho letto pagina dopo pagina sempre accarezzando l’idea di scaraventare il libro fuori dalla finestra, ma alla fine hanno prevalso la mia pazienza e la curiosità di capire le cause del successo, commerciale e non, di questo autore. Cause che non ho né individuato né compreso!
Sconsiglio la lettura di questo romanzo, se posso, anche agli intellettuali.
Bruno Elpis