Lockdown
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Recensione della Redazione QLibri
We - a re - fa mi lyyyy
Londra è sotto attacco, colpita dal virus influenzale H5N1 con un indice di mortalità pari all’80%.
Mentre si scavano le fondamenta di un grande padiglione ospedaliero dove isolare i malati, affiora un sacco contenente piccola ossa umane, ossa di bambino.
Lui urla, impreca, mentre i tonfi delle sue scarpe rimbombano sugli scalini verso il piano superiore.
Choy! La chiama e lei si fa sempre più piccola nello sgabuzzino, ma il battito del suo cuore è fragoroso, lui sente, gira la maniglia. E sorride.
Il manoscritto di questo romanzo risale al 2005, quando gli editori britannici lo rifiutarono vista l’idea troppo cupa e assolutamente poco credibile di una Londra in lockdown.
Avevano torto.
Certamente, affrontare oggi una narrativa ambientata durante una pandemia che miete centinaia di migliaia di vittime ha un effetto più suggestivo che nella suggestione scenica stessa. Si è consci, durante la lettura, che quello che era stato inventato per impressionare il lettore oggi non è altro che cronaca, la finzione è diventata quotidianità e tutto questo è spaventoso. Noi, oggi, rinchiusi di nuovo tra le quattro mura di casa, siamo quello che quindici anni fa era fiction.
Fluida e piacevole la scrittura di May, egli ha il pregio di dare un taglio approfondito ai suoi personaggi, che vantano un profilo molto realistico ed umano, è facile raggiungere un contatto empatico con loro che vivono, oltre quelle parole.
Ottimo l’intreccio ed il livello di suspense, il romanzo procede spedito ed accattivante a lungo, non fosse per le ultime pagine che debilitano un risultato eccellente. Forzatura eccessiva di un soggetto chiave ed un rapido finale prevedibile anche per il peggior detective del mondo – che io incarno alla perfezione -, ormai siamo tanto esperti in materia che non c’è intrigo irrisolvibile, quando ci si muove a volto coperto e guanti di lattice.
Non il miglior thriller dell’inglese, certamente il periodo storico che stiamo vivendo gli garantisce una marcia in più, potrebbe essere il momento giusto per trascorrerci qualche ora.
“… affinché noi ci rendiamo conto che le cose potrebbero andare molto, molto peggio.”