Lettera ai miei assassini
Letteratura straniera
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E se un giorno bussassero alla tua porta?
È un giorno qualunque, l’ennesimo alla ricerca della scusa da propinare al tuo editore per i ritardi sulle consegne e per avere l’alibi con te stesso sull’assenza d’ispirazione.
Alla porta bussa qualcuno. È il tuo amico Charlie. Non lo vedi da anni e ora è qui, davanti a te, concitato e ferito. Qualcuno lo sta inseguendo, lungo la rampa di scale che porta dritto a casa tua. Charlie ha fretta e non è il momento delle spiegazioni. E lui a chiederti qualcosa: un favore. Dalle sue mani scivola una busta di plastica. C’è una cassetta digitale e il tuo compito è quello di custodirla, costi quel che costi. Per precauzione ti lascia un numero, con un’unica avvertenza sull’uso: l’emergenza. Poi ti chiede di usare l’uscita di sicurezza – il balcone che dà sui tetti delle abitazioni vicine – e scompare con la stessa rapidità con cui è entrato nella tua vita.
È un giorno qualunque quando la polizia irrompe nella tua quotidianità e ti conduce in caserma come un comune malfattore. Tu sei soltanto un romanziere e i gialli neanche hai mai pensato di scriverli. Come puoi convincerli della tua innocenza? A stento riescono a battere la tua deposizione senza errori!
Non lo sai neanche tu, ma alla fine sei fuori. Nessuna prove è lì ad incastrarti, se non quella striscia di sangue che corre vicino alla ringhiera.
Torni a casa turbato, con il pensiero rivolto a quell’oggetto che hai ficcato nel primo nascondiglio sottomano: la pianta di oleandro. L’appartamento è completamente in disordine e un po’ sei sconcertato, sebbene non c’è da sorprendersi sulle maniere degli agenti. Decidi di rimandare le pulizia di casa e ti dirigi verso il balcone, lì dove, soltanto poche ore prima, hai salutato il tuo amico e hai raccolto la sua eredità.
La pianta è intatta. Ti avvicini e affondi le dita nel terreno, rovesciandolo in parte sul pavimento. Dovrebbe essere lì, oltretutto è l’unico posto in cui la polizia non ha rovistato!
È un attimo. Ti è sembrato di percepire qualcosa, un rumore, oltre la finestra che si affaccia nella tua cucina.
Qualcun altro è lì, in casa tua. Qualcuno che forse ti ha preceduto…
René Frégni, seguendo le orme di Jean-Claude Izzo, scrive un noir mediterraneo colorandolo di policrome sfumature che attingono ai cassetti dell’animo umano: ironia, liricità e passione. Al susseguirsi delle scene criminose e al pathos proprio dell’hard boiled, infatti, lo scrittore associa, spesso esagerandoli, gli espedienti cari anche ad altri generi letterari al fine di dipingere il ritratto di un uomo capace di adattarsi all’inspiegabile e all’irreversibile. Con uno sguardo attento, ricco di humor e poesia, il protagonista coinvolge il lettore nella sua surreale vicenda, donandogli parte dei suoi pensieri, commuovendolo al ricordo del suo primo bacio, colpendolo con la piega inaspettata che la sua vita ha preso ed emozionandolo con la sua profonda dichiarazione d’amore paterno. Frégni non risparmia sulle emozioni e il lettore, aspirato nel vortice della sua trama, non riesce a non affezionarsi al protagonista e a non staccare gli occhi dal libro. Purtroppo, però, a bilanciare quanto di bello vi è nel romanzo vi è, soprattutto nella seconda parte – quella che volge velocemente alla conclusione –, una riduzione dello smalto iniziale giacché la narrazione si fa alquanto ripetitiva e fin troppo debitrice – soprattutto per quel che concerne i dialoghi – verso il cinema pulp americano. A riscattare però il tutto un finale a sorpresa, dal forte sapore agrodolce.