Le memorie di Maigret
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un’occasione mancata
Capita frequentemente che i protagonisti di fortunate serie romanzesche appaiano senza età, o meglio quella che hanno è come cristallizzata. Il commissario Maigret, anche per effetto dei numerosi telefilm imperniati su di lui, è una figura che il tempo non scalfisce, che pare perfino non abbia avuto un passato, un trascorso d’infanzia o addirittura che non sia nato da un rapporto sessuale, in quanto frutto della copula creativa del suo autore. E’ pertanto con una certa sorpresa che mi trovo per le mani questo volume intitolato Le memorie di Maigret, i ricordi di una vita del celebre investigatore dalla cessata attività e con ai piedi le pantofole del pensionato. L’idea di Simenon è stata ottima, perché francamente sapere che Maigret ha avuto un passato lo rende ancor più umano di quello che non sia, visto che sovente è velato da certi atteggiamenti burberi che nascondono un po’ di timidezza. Altro aspetto interessante del libro è dato dal fatto che Maigret incontra il suo autore, un ancor giovane Simenon che cerca nel celebre poliziotto idee per scrivere romanzi gialli, il cui protagonista sarà immancabilmente proprio il commissario. E’ del tutto originale questo incontro, questa conoscenza graduale che fanno i due personaggi, quello di fantasia e quello reale. Purtroppo, dopo un avvio così scoppiettante, con delle invenzioni che colpiscono, desiderosi di altre novità si finisce con il restare delusi perché la narrazione si appiattisce, perché il rapporto di Maigret con Simenon passa in secondo piano e la narrazione rientra nei canoni di assoluta normalità, così che il lettore, scemato il più che giustificato entusiasmo iniziale, comincia ad annoiarsi, tanto che quello che avrebbe potuto essere un “signor” metaromanzo si affloscia, perde di energia e, detto francamente, si trascina stancamente alla fine. E’ un vero peccato, perché Simenon ha perso una grande occasione per scrivere un capolavoro assoluto e ha invece finito con il dare alle stampe un romanzo scialbo che, senza essere ingenerosi, può essere definito nulla più che discreto.
Indicazioni utili
- sì
- no
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Alla scoperta del vero Maigret
Tra tutte le numerose opere che Simenon ha dedicato a Maigret, il nr. 34 (secondo la numerazione adottata da Adelphi nel pubblicare le inchieste del celebre commissario), merita sicuramente una degna attenzione in quanto “Le memorie di Maigret” è un capitolo a sé stante, una vera “pietra miliare” che qualsiasi vero appassionato dovrebbe leggere. Questa volta infatti il narratore è lo stesso Commissario Maigret ormai in pensione, che decide di affidare ai posteri le sue memorie e soprattutto decide di prendersi la sua personale rivincita compiendo una piccola vendetta personale nei confronti di quel Simenon, scrittore spocchioso e un po’ arrogante che
“fumava la pipa con solennità, come se volesse dimostrare dieci anni di più per mettersi sullo stesso piano dell’uomo già maturo che io ero a quell’epoca”.
In definitiva Simenon adotta l’astuta trovata di dare una legittimazione a Maigret, inventandosi un “vero commissario”, una persona reale che rappresenta l’io narrante, un’autentico funzionario del Quai des Orfèvres dal quale ha tratto ispirazione per scrivere i suoi romanzi. Il Maigret di quest’opera si toglie qualche sassolino dalle scarpe, confessa che nonostante l’amicizia poi saldatasi negli anni, questo Simenon non gli sta particolarmente simpatico. Un bel giorno infatti costui è entrato nella sua vita, ha cominciato ad osservarlo ed a prendere nota del suo lavoro, creando un personaggio pubblico che sotto certi aspetti rappresenta una caricatura un po’ stereotipata del funzionario di polizia, inventandosi tra l'altro anche tratti fisici non proprio corrispondenti a lui: “…ero diventato più grosso, più pesante di quanto non fossi in realtà..”.
Oltretutto il “vero Maigret” denuncia le furbate di Simenon, il quale avrebbe un po’ troppo mescolato le carte nel raccontare le indagini svolte nel corso degli anni, non rispettando l’esatto ordine cronologico di numerosi eventi.
Simenon dimostra di avere uno spiccato senso dell’umorismo con questa storia, riesce innanzitutto a prendersi in giro da solo e soprattutto riesce con leggerezza a ridimensionare la figura di Maigret, come a volere evitare di rimanere schiacciato dalla popolarità del suo personaggio (chiedete in proposito a Sir Conan Doyle…). Allo stesso tempo costruisce un passato per il suo Commissario raccontandone l’infanzia, la giovinezza trascorsa a Parigi, l’incontro ad una festa con quella che diventerà la sua futura moglie, ed ovviamente la gavetta compiuta prima di diventare funzionario di polizia: gli inizi per strada con una bicicletta, quindi come guardia ai grandi magazzini, fino al periodo trascorso presso la “buoncostume”. Tutte esperienze sufficienti a formare il futuro commissario, favorendo lo sviluppo di quella intuizione ed introspezione psicologica così caratterizzante e permettendogli altresì di incontrare quell’umanità varia fatta di criminali incalliti, semplici ladruncoli, protettori, prostitute, frequentatori di locali notturni, che si troveranno copiosamente nelle pagine dei vari romanzi.
Indicazioni utili
intervallo
Trentacinquesimo della serie sul celebre commissario, si è rivelata una lettura molto gradevole. Necessitavo infatti di un intermezzo leggero, prima di passare ad altre opere, e ho trovato esattamente quello che stavo cercando.
Questo libro, scritto in 8 giorni, è molto particolare. La voce narrante è quella di Maigret, che si sostituisce al suo artefice, raccontando del suo "incontro" con George Sim, della sua infanzia e del suo lavoro. Il personaggio esce quindi dalle righe, mettendosi sullo stesso piano del proprio autore. Spontaneo, mi viene il parallelo con "Sei personaggi in cerca d'autore" o "Il mondo di Sofia", dove i protagonisti prendono letteralmente vita, cercando e creando un loro spazio vitale che sia fisico e non solo letterario.
Un Pincopallino qualsiasi si ritene molto soddisfatto. Ha fatto una piccola e piacevole pausa, ed ora può in altre faccende affaccendarsi.