Le conseguenze dell'odio
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Recensione della Redazione QLibri
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TERMINE DI CONFRONTO PER I SANI
“Le conseguenze dell’odio” è il 19° caso dell’aristocratico e compassionevole ispettore di New Scotland Yard, Thomas Linley, eroe dei romanzi di Elizabeth George, apprezzata autrice di romanzi gialli. Il corposo libro non rappresenta una sorpresa per chi ama la scrittrice: se ogni evento delittuoso è l’inevitabile conseguenza di un determinato contesto familiare è lì che l’attenzione del narratore deve concentrarsi, è lì che vengono gradualmente alla luce i sintomi della patologia psichica che latente per anni finirà per scaturire nell’atto violento. Ne “Le conseguenze dell’odio” la ricerca della verità sull’assassinio di una nota scrittrice femminista Clare Abbot viene condotta dall’ispettore Linley e dalla sua squadra, il rude sergente Barbara Havers e il salutista Winston Nakata nel puro rispetto delle convenzioni del genere, fra i patemi interiori dei poliziotti relativi alla loro vita privata e gli indizi che ingarbugliandosi rendono ardua la sfida. Qui però conclusa l’indagine il vero inquietante mistero, ovvero la malattia psichica, sfugge alla spiegazione logica: la personalità ingombrante di Coraline, l’assistente della donna assassinata, occupa il centro della scena come possibile assassina o come potenziale vittima. La George le affida sicuramente il ruolo di prima donna, motore degli eventi, le sue azioni hanno conseguenze irrimediabilmente tragiche, è madre snaturata, moglie inqualificabile, suocera crudelmente intrigante, ricattatrice, tuttavia un epiteto atto a qualificarla moralmente non ha molto senso. Caso clinico o amore deviato che sia, meglio consentirle d’essere il termine di confronto salvifico per il mondo dei “sani”
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Opinioni inserite: 1
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Non è un giallo, ma un bel romanzo
Ho l'impressione che alla signora George non piacciano poi così tanto i gialli. Ha sempre avuto la tendenza, che a me piace, a dilungarsi molto sui personaggi, raccontandoci i retroscena anche di quelli secondari. Direi che con questo romanzo ha fatto un notevole passo avanti, relegando il delitto ai margini. Un omicidio c'è. anzi ce ne è anche un tentativo, ma arriva nel romanzo dopo oltre cento pagine. A quel punto il lettore è già coinvolto nelle vicende sia personali sia in quelle degli altri comprimari. il delitto diventa quasi un pretesto per raccontarci tutt'altra storia. Quindi niente a che vedere con il giallo classico, con sangue cadaveri e chi più ne ha più ne metta. Più una indagine psicologia dentro la tranquilla follia di un paese di campagna. E di follia in questo romanzo ce n'è da vendere. però l'autrice è talmente abile da renderci esporci tutto in modo chiaro e da dargli una sua assurda logica. Dire non un romanzo per chi si aspetta un giallo con tanto di tensione, ma un libro gradevole da leggere, ben scritto e originale.