La trappola di Maigret
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Una trappola perfetta
Siamo a Parigi e Maigret è chiamato a indagare su una serie di misteriosi morti: negli ultimi sei mesi sono state uccise ben cinque donne da un omicida che ne ha lacerato i corpi e gli indumenti ma senza mai stuprarle. Per ogni vittima il modus operandi è il medesimo; eppure, non sembra esservi nessun collegamento fra loro. Ogni tentativo per risolvere il caso è stato esperito ma non sembrano esserci possibilità per venirne a capo. Poi, il bottone. Un bottone che siglerà la svolta e che porterà a una risoluzione del caso.
«Gli individui come quello che state cercando sono spinti, a loro stessa insaputa, dal bisogno di farsi prendere. Si tratta anche in questo caso di una forma di orgoglio. Non sopportano l’idea che la gente attorno a loro continui a considerarli come degli esseri comuni. Devono poter gridare al mondo quello che hanno fatto, quello di cui sono stati capaci.»
“La trappola di Maigret” è un giallo molto interessante, perfettamente lineare dal punto di vista della trama e dell’intreccio narrativo nonché elaborato dal punto di vista stilistico e dei dialoghi e di caratterizzazione dei personaggi. Ho ravvisato in questo testo molti tratti comuni di Simenon quali, ad esempio, il ruolo femminile in tutte le sue peculiarità. Forse un poco rapida la conclusione e la risoluzione dell’enigma ma in ogni caso titolo piacevole e con il quale trascorrere diverse ore in ottima compagnia.
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Caccia allo psicopatico
Parigi, XVIII distretto (Montmartre), in sei mesi sono state uccise a coltellate cinque donne: l’omicida, oltre a compiere i delitti, ne ha lacerato gli indumenti, anche quelli intimi, ma senza stuprarle. Le modalità sono sempre le stesse: agguato alla vittima non appena cala il buio della sera: nessun testimone, nessun indizio, nessun collegamento fra le cinque assassinate, tranne che per la corporatura, piuttosto robusta a fronte di una modesta statura. Il Quai des Orférvres e Maigret hanno esperito ogni tentativo per giungere alla soluzione, ma senza risultato e allora il commissario, memore di una conversazione avuta poco tempo prima a una cena a casa del suo medico con un luminare della psichiatria, architetta, estremo tentativo, una trappola. E come sperava, il colpevole ci casca, ma riesce a fuggire, lasciando fra le mani della vittima designata, che per fortuna ne esce incolume, un bottone di un abito e una descrizione approssimativa del suo volto. La caccia può così iniziare e la polizia mette le mani sull’omicida, ma mentre, fra un interrogatorio e l’altro durante i quali non confessa, è in una cella del Palazzo di Giustizia viene commesso un altro omicidio, con modalità analoghe. Tutto da rifare, quindi? Potete star certi che nulla è impossibile per un Maigret questa volta accaldato, stanco e nel terreno minato della psichiatria. Infatti troverà la soluzione, logica, inoppugnabile, tanto che può arrivarci anche un lettore attento.
La trappola di Maigret è un giallo perfettamente congegnato in cui Simenon sembra aver privilegiato la trama, la caratterizzazione dei protagonisti, l’atmosfera di paura di una grande città mezza vuota per le villeggiature estive, tralasciando un po’ l’ambientazione, così che la metropoli sembra anonima, quasi una metafora delle follie che possono nascere nei grandi agglomerati urbani. Francamente questo mio appunto non è che incida più di tanto sulla valenza dell’opera, ma è una semplice constatazione del fatto che cercare di penetrare nei meandri di una mente contorta esige all’autore in contropartita una minor attenzione per la scena o le scene in cui si svolge la vicenda. Tensione ed emozioni non mancano in questa caccia dapprima a un’ombra e poi alla stessa ombra dai contorni sempre meno vaghi, così che poco a poco si viene a delineare la figura di questo assassino psicopatico.
La lettura, quindi, è senz’altro coinvolgente e appagante e pertanto mi sembra ovvio che ve la consigli.
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La trappola di Maigret
Uno dei Maigret più suggestivi, più profondi; forse meno intimista e psicologico, ma senza dubbio intrigante e stimolante.
Fin dalle prime pagine Simenon riesce a creare un'atmosfera così reale, così plumbea da far immergere subito il lettore in quel tempo e in quella situazione; un serial killer darà filo da rocere al nostro commissario e lo farà in un modo così sottile, ma al tempo stesso naturale che non si può non leggere quest'avventura tutta d'un fiato.
Oltre alla solita maestria di Simenon che non si smentisce neppure questa colta, c'è da sottolineare un ritmo straordinario che incatena e costringe a continuare a leggere, quasi che il lettore fosse preda di un incantesimo, quasi che se la lettura si interrompesse una vittima potrebbe essere sacrificata.
Così pagina dopo pagina in un climax quasi insostenibile Maigret riesce a farsi un'idea e il lettore con lui, fino alla conclusione che seppur semplice appare magnifica.
Magnifica appare la fine perché i personaggi che vi ci conducono non solo sono caratterizzati benissimo, ma la loro completa comprensione avviene solo dopo che ogni velo della personalità è descritto e questo avviene con una lentezza esasperante, ma con un ritmo incalzante, creando così questo contrasto che non può non tenere incollati alla pagine.
Così quello che rimane di questa straordinaria lettura non è più la bellissima prosa di Simenon che si avvale di un lessico ricco e ricercato, ma la trama che non trascura niente, né l'intrigo, né l'analisi comportamentale del serial killer, anche se non ne viene dato un vero e proprio profilo, ne viene comunque ipotizzata la personalità.
Un insieme di fili che non si annodano, ma si intrecciano in modo perfetto a creare una trama credibile con protagonisti vivi e coinvolgenti.
Il miglior Maigret letto finora, ma sono certa che ancora molte sorprese mi attendono!
Lettura, come ovvio, consigliata per non perdere un'occasione di sfatare il mito del giallo come letteratura di genere.