La terra dei sogni
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Recensione della Redazione QLibri
Vivere o sognare? A te la scelta.
Premessa: recensire questa opera sarà complicato, molto complicato.
Infatti “La terra dei sogni” di Vidar Sundstøl non è un “singolo” romanzo: la casa editrice Einaudi ha deciso di pubblicare in un unico volume l’intera trilogia di questo autore norvegese.
Un unico romanzo di 837 pagine.
I 3 libri, nonostante abbiano lo stesso protagonista e affrontino la stessa storia, devono essere considerati uno per volta, in particolare perché sono tra loro molto diversi.
Mi scuso quindi già ora se la recensione sarà troppo lunga!
Prima di considerare ogni romanzo è necessario presentare il protagonista: Lance Hansen.
Essendo il protagonista di un romanzo giallo, Lance non poteva che essere un poliziotto.
Tuttavia non è un detective della omicidi né un agente speciale: è una guardia forestale sulle rive del Lago Superiore che passa le sue giornate a controllare che non vengano compiuti piccoli reati nei boschi.
Questa sua routine viene però sconvolta quando, una mattina come tante altre, trova due uomini: uno nudo, completamente ricoperto di sangue (ma ancora vivo) e il secondo orribilmente massacrato.
L’omicidio stravolge la vita di Lance che decide di dedicare anima e corpo alla ricerca della verità.
Arriva anche a scoprire una misteriosa relazione tra la terra in cui vive (il Minnesota) e la terra dei suoi avi (la Norvegia).
Lance, di origine scandinava, è un cultore della storia della sua contea: conosce vita, morte e miracoli di tutte le persone che hanno vissuto in quell’area.
Questa sua conoscenza lo aiuterà tantissimo nelle indagini ma lo porterà a soffrire molto: è proprio indagando che Lance scopre un possibile coinvolgimento della sua famiglia nell’assassinio (anche se, forse, questo omicidio non è il primo che interessa, più o meno direttamente, i parenti di Lance).
“La terra dei sogni”
Il primo romanzo (360 pagine) affronta il terribile omicidio e le relative indagini.
Lance, nonostante abbia trovato il cadavere del turista, non è coinvolto nelle indagini ufficiali, affidate all’FBI e a un detective norvegese arrivato in aiuto delle autorità locali.
Seguiamo le indagini da diversi punti di vista, sia le indagini ufficiali sia quelle di Lance.
Chi è interessato a una narrazione serrata, avvincente, ricca di colpi di scena, rimarrà leggermente deluso da questo romanzo: in certi passaggi la narrazione si fa piuttosto lenta.
Più che un romanzo giallo, “La terra dei sogni” sembra quasi un romanzo psicologico, una indagine su come il nostro passato e i nostri affetti possano influenzarci.
In più, nonostante l’omicidio sia il filo conduttore dell’intera trilogia, mi è sembrato che il primo volume si concentrasse quasi esclusivamente sulla presentazione di Lance e delle sue emozioni.
Ammetto di non aver apprezzato Lance Hansen: probabilmente era volontà dello stesso autore creare un personaggio che non fosse il tipico eroe. Lance ha innumerevoli difetti (sospetto abbia anche seri problemi nella gestione della rabbia) e, nonostante l’autore cerchi di portare il lettore quasi al compatimento del protagonista, in alcuni passaggi non riuscivo più a sopportarlo.
L’indagine psicologica di Lance è molto interessante e dettagliata, forse addirittura eccessiva: l’autore a volte si dilunga troppo nel presentare queste emozioni che, alla fine, la storia generale ne risente. Naturalmente ci sono anche tanti altri personaggi (all’inizio della lettura ho avuto anche a difficoltà a ricordarmi i nomi) ma, almeno in questo primo romanzo, tutti gli altri personaggi sono quasi uno sfondo, un contorno alla portata principale quale Lance Hansen.
Più che il romanzo giallo in sé, “La terra dei sogni” mi è piaciuto come romanzo “storico”: l’autore usa Lance per presentarci la storia di questa particolare area geografica, sia per quanto riguarda le sue relazioni con il “Vecchio Mondo” (sembra che le rive del Lago Superiore siano state colonizzate in particolare da scandinavi alla fine dell’800) sia per quanto riguarda le sue relazioni con i precedenti abitanti, ovvero gli indiani d’America. A me questa particolare attenzione per la storia locale è piaciuta, tuttavia non sono sicura che a lettori che non conoscono o non sono interessati alla storia americana possa piacere.
Comunque, nonostante la lentezza in alcuni passaggi, il romanzo è scritto con uno stile semplice, anche abbastanza scorrevole. La conclusione lascia intendere che fosse previsto un seguito.
“Da allora non aveva più sognato. Aveva letto che tutti gli uomini sognano, anche senza saperlo, ma a cosa serviva sognare se non se ne era consapevoli? Gli unici sogni che contano sono quelli che uno ricorda, e lui non aveva più sognato negli ultimi sette anni. […] Era una cosa di cui non aveva mai parlato con nessuno, tanto era strana e inverosimile. Lui non era come gli altri. Alcuni sognavano molto, altri rarissimamente, ma Lance Hansen non sognava affatto. Per lui dormire era un nulla che si ripeteva ogni notte, abitato solo dal medesimo sonno profondo senza sogni. E adesso l’onda stava di nuovo per inghiottirlo. I suoi pensieri erano una spiaggia dove era stato scritto qualcosa che le onde avevano ormai cancellato”.
“I morti”
Il secondo volume della trilogia (145 pagine) è ambientato pochi mesi dopo le vicende del primo romanzo. Della trilogia, è il romanzo più breve ma anche il più particolare: questo non è un romanzo per gli amanti dell’azione ma è adatto a chi vuole una storia che crea una profonda suspense.
L’intero racconto avviene in un’unica giornata nei boschi della contea e in scena ci sono solo due personaggi: Lance e il fratello Andy. I due fratelli non sono affiatati, anzi.
Molto probabilmente si odiano e nutrono un forte rancore l’uno verso l’altro per una complicata e delicata questione che ha segnato le loro vite durante il liceo.
Nonostante non si parlino e non si frequentino per quasi tutto l’anno, sono soliti passare una giornata insieme per dedicarsi completamente a una passione della famiglia: la caccia al cervo.
Eppure, leggendo anche solo i primi capitoli, appare evidente come in realtà non siano i cervi a essere le prede. Ben presto la caccia al cervo assume una vena inquietante e sinistra: i cacciatori di cervi ora sembrano cercare altro (o meglio, qualcun altro) da cacciare.
“I morti” è il romanzo della trilogia che mi ha colpito maggiormente: è a tutti gli effetti un thriller psicologico con una buona narrazione e una buona dose di suspense.
Infatti, nonostante siano due i protagonisti di questo romanzo, è possibile individuarne altri due: il primo è un lontano parente deceduto di Lance, la cui storia interrompe in più punti le scene di caccia (si capisce che cambiamo “storia” in quanto questi passaggi sono stati stampati in corsivo).
Il secondo personaggio da considerare è la Natura. E’ nella natura che ogni scena ha luogo ma questa non è solo un semplice sfondo: interagisce attivamente con i protagonisti (per esempio, il freddo sembra quasi avere le caratteristiche di un fantasma che tormenta Lance durante la battuta di caccia).
Rispetto “La terra dei sogni” questo romanzo è davvero molto più inquietante: il fatto che l’intera storia si svolga in tempi brevi, in uno spazio ristretto, crea quasi un senso di claustrofobia.
Anche Lance appare “meno eroe”: non lo era nel primo romanzo ma in questo libro compie delle azioni e ha dei pensieri che non si addicono minimamente ai cosiddetti “buoni”.
Non penso che la ridotta lunghezza del romanzo sia un problema: credo che invece proprio la brevità di questo riesca a rendere ancora più intensa la storia.
Naturalmente per comprendere il racconto è necessario aver letto il primo volume della trilogia: senza questa lettura, “I morti” non può che apparire come un thriller confusionario.
“Suo padre gli aveva insegnato a essere vigile quando non succede niente, a rimanere in ascolto quando c’è silenzio, e adesso Lance stava mettendo in pratica la sua lezione. Si alzò e si incamminò lentamente. Si fermava spesso. Stava immobile e in ascolto, ma non udiva nient’altro se non le gocce di pioggia sugli indumenti e qualche rara automobile che passava lungo la strada un po’ sopra di lui. Sapeva che, per avere qualche chance, non poteva permettersi la minima distrazione”.
“I corvi”
La trilogia si conclude con questo romanzo (326 pagine).
Il lettore può finalmente risolvere tutti i misteri che sono stati presentati nel primo volume.
Ambientato dopo la battuta di caccia del libro precedente, “I corvi” riprende in parte lo stile del primo romanzo, interessandosi particolarmente a ciò che Lance prova man mano che scopre la verità. Molti segreti vengono rivelati e, a conclusione di questa vicenda, la vita di Lance e dei suoi parenti non potrà mai più essere la stessa.
Il romanzo ha un inizio abbastanza lento ma la storia scorre velocemente: i capitoli sono davvero brevi (in genere non più di tre, quattro pagine) e a poco a poco la lettura si fa sempre più interessante. Fino alle ultime pagine non si è veramente sicuri di aver capito davvero chi sia il colpevole e cosa accadrà. Solo negli ultimi due capitoli il lettore può davvero risolvere il mistero.
Nonostante questo sia un bel modo di tenere vivo l’interesse dei lettori, la fine del romanzo mi è apparsa troppo frettolosa. Sembra quasi che l’autore non sapesse bene come concludere la storia e abbia deciso di interrompere la narrazione.
Concludendo la trilogia riusciamo a risolvere i nostri dubbi ma la fine me ne ha creati molti altri! L’autore non offre al lettore notizie su ciò che accade “dopo”. In pratica il caso è risolto e il romanzo (e quindi la trilogia) è così terminato.
Tuttavia, con tutta l’attenzione che è stata dedicata alla psicologia e alla vita dei personaggi (in questo romanzo l’autore non si interessa solo a Lance come nel primo ma approfondisce la psicologia di tanti altri, in particolare della nipote di Lance, Chrissy) immaginavo una conclusione leggermente diversa. Non sono rimasta delusa da come la trilogia sia terminata, speravo solo che l’autore potesse risolvere tante altre questioni lasciate in sospeso.
“-No, - sussurrò lui con voce roca, - Io e te siamo come i corvi che rimangono qui e riescono a sopravvivere all’inverno. Io e te sopravviviamo a tutto -
Debbie gli fece un sorriso che era più vecchio dei suoi anni e in cui lui lesse il naufragio del suo matrimonio, il periodo trascorso in California e il senso di fallimento per essere dovuta tornare nel luogo in cui era cresciuta.
- Noi non siamo corvi, - rispose lei. – Noi siamo le carcasse che loro banchettano per strada-“
Nel complesso, ho apprezzato la “Trilogia del Minnesota”. Molto probabilmente leggerò altro di questo autore norvegese, molto amato nel suo paese, in Europa e negli Stati Uniti ma da noi ancora sconosciuto. Spero davvero che verranno pubblicati altri suoi romanzi e che il fatto che questa trilogia sia stata pubblicata in unico volume non sia stata, alla fine, una “perdita”.
Quindi, che dire se non “buona lettura”? :)
Indicazioni utili
Più che agli appassionati dei noir scandinavi, consiglio la lettura agli amanti dei gialli di autori americani.