La strategia di Bosch La strategia di Bosch

La strategia di Bosch

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Due ‘cold cases’ che, dopo anni di stasi, diventano improvvisamente urgenti. Uno perché la vittima muore con dieci anni di ritardo rispetto alle intenzioni dell’aspirante omicida. Era riuscita a resistere tutto quel tempo con un proiettile nella schiena, senza che si riuscisse a trovare chi glielo aveva piantato, ma la sua morte riporta il caso alla ribalta. L’altro perché un nuovo elemento apre d’improvviso una finestra sulla strage di bambini avvenuta nel corso di un incendio doloso. E chi gli danno come partner? Una giovane ‘rookie’ senza nessuna esperienza di omicidi, a cui Bosch deve fare da tutore. Una bella sfida.



Recensione della Redazione QLibri

 
La strategia di Bosch 2016-06-11 18:24:45 Fr@
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Fr@ Opinione inserita da Fr@    11 Giugno, 2016
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Quando la pensione è un nuovo inizio.

Questo libro non mi ha lasciato nulla.
Non voglio fare una critica spietata perché il romanzo, nel complesso, non è scritto male; la storia è anche interessante. Tuttavia, conclusa la lettura (che in alcuni punti ho faticato a portare avanti) è come se non avessi letto nulla.

Hieronymus “Harry” Bosch è il protagonista di questo romanzo di Michael Connelly, l'ultimo della serie del detective più esperto dell’Unità Casi Irrisolti della Polizia di Los Angeles.
Nonostante sia un detective che indaga su casi “freddi”, questa volta Bosch deve indagare su un caso “caldo”, caldo come il cadavere del Mariachi che muore per avvelenamento del sangue a causa del proiettile che l'ha colpito dieci anni prima e l'ha paralizzato.
A questa indagine si sovrappone quella che Bosch conduce in segreto con la sua nuova partner Lucia Soto, una giovane di origini messicane soprannominata “Lucky Lucy”, arrivata al dipartimento per merito: i due indagano su un misterioso incendio di un asilo in cui morirono molti bambini.

Nonostante non abbia letto gli altri romanzi della serie, a parte alcuni riferimenti al passato del protagonista, non ho avuto problemi nella lettura.
Ammetto che è il primo romanzo che ho letto di questo autore: spero davvero che gli altri testi non siano così. Avevo già sentito parlare di Connelly e del suo detective, quindi quando mi è stata proposta questa lettura ho accettato più che volentieri.
Mi avevano parlato di un detective tormentato, arrogante, sfacciato, che si impegna totalmente per risolvere i propri casi, rischiando anche la propria pelle. Invece ho trovato un uomo rassegnato, triste, ormai prossimo alla pensione. La carriera del grande detective sta ormai volgendo al termine e non si capisce se per Bosch sia un dispiacere o un sollievo.

La lettura di questo romanzo è stata una leggera delusione. Non per la storia, non per lo stile: è un romanzo che non colpisce, scorre lento in più punti, a volte è anche ripetitivo.
Non esalta, non stupisce, non crea suspence come invece un thriller dovrebbe fare.
Non c'è nemmeno una vera analisi psicologica del protagonista: nei libri gialli e thriller in genere l'autore cerca di presentare al meglio il proprio protagonista.
In questo romanzo invece, probabilmente perché l'ultimo pubblicato di una serie, Bosch sembra quasi una marionetta priva di emozioni: parla, agisce, ma, a parte alcuni casi isolati, non sembra essere davvero consapevole delle sue azioni e delle sue emozioni.

Leggerò sicuramente un altro libro della serie: spero (e voglio) ricredermi su Connelly e la sua creatura. Se qualcuno ha già letto altre avventure di Bosch e sa quali sono le migliori, me lo dica perché vorrei davvero leggere un thriller americano avvincente.
Probabilmente questo romanzo è solo una fase di passaggio (mi sembra che negli Stati Uniti sia già uscito il seguito): è una transizione tra il passato e il futuro del detective. Può darsi che sia un modo per preparare il lettore alle nuove avventure di un Bosch ormai pensionato.
Purtroppo, se è così, si tratta di un esperimento poco riuscito.
Quindi, che dire se non “buona lettura?” :)

"Restarono in silezio per qualche minuto. Bosch ripercorse tutti i punti chiave del caso ancora una volta, e non riuscì a demolirli. Era solo una teoria, ma stava bene in piedi. Anche se non significava che per forza fosse andata davvero così. Ogni caso presentava domande senza risposta e capi sciolti, quando si arrivava ai moventi e alle azioni. Bosch pensava sempre che, partendo dal fatto che l'omicidio fosse un'azione irrazionale, non poteva essere spiegato da un'ipotesi del tutto ragionevole. Era quella comprensione che gli impediva di godersi i film e le serie televisive sui detective. Li trovava poco realistici per il fatto che davano al pubblico ciò che chiedeva: tutte le risposte".

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Consigliato a chi legge libri gialli/thriller americani e a chi ha già letto e apprezzato altri libri dello stesso autore.
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La strategia di Bosch 2016-09-13 04:47:31 violetta89
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violetta89 Opinione inserita da violetta89    13 Settembre, 2016
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finale amaro

Eccoci qua: al detective Bosch manca solo un anno alla pensione, quando viene affiancato ad una giovane recluta Lucia Soto o "Lucky Lucy" come è stata soprannominata per il sangue freddo mostrato durante una sparatoria. Nonostante sia alle prime armi, si rivela molto portata: è molto scrupolosa, perspicace, instancabile, insomma una Bosch in gonnella. L'indagine risale a un fatto avvenuto 20 anni prima anche se la vittima è deceduta da poco, a questo si aggiunge un'altra indagine su un incendio doloso avvenuto anch'esso 20 anni prima, pallino fisso della giovane Soto, visto che lei stessa ne è uscita viva per miracolo.
Il thriller è veramente ben strutturato, un indizio dopo l'altro, una volta iniziato non si vede l'ora di sapere come va a finireLo stile di Connelly è come al solito efficace: non si perde in inutili ragionamenti, è chiaro, diretto, ottimo per un thriller. Bosch è Bosch, chi come me è un suo accanito fan, è sicuramente rattristito dall'idea del suo prossimo pensionamento. Vedendo poi com'è andato a finire questo libro, non si può che intristirsi ancora di più e provare una profonda amarezza per il sistema e per come vanno le cose a volte. Bosch ci sarà ancora nella prossima indagine?
Forse è un'idea assurda ma non so se l'introduzione del detective Soto, così in gamba così simile e Bosch, sia un modo per dare avvio a una nuova serie con una nuova protagonista che forse non ci farà rimpiangere il precedente. Non posso però nascondere che l'idea che presto o tardi dovrò salutare Bosch, personaggio che mi ha accompagnato in molti anni di lettura, mi metta una profonda tristezza!

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