La stella di Strindberg
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Opinioni inserite: 7
mah!
L'ho voluto leggere per forza dopo aver letto le recensioni negative...... che dire, inizia bene, potrebbe contenere una bella storia, ma poi diventa noioso e soprattutto da' l'impressione che l'autore vada avanti senza idee. Arrivi alla fine con grossa fatica e, non capisci cosa l'autore avesse in testa. Boh? Non sono una amante di Dan Brown, ma il paragone mi è sembrato davvero inesistente. Non perdete tempo a leggerlo
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Stieg Larsson era un'altra cosa ...
L'autore è un giornalista e uno scrittore svedese che è stato paragonato a Dan Brown, quello de Il codice da Vinci. Secondo Pupottina, il paragone reggerebbe meglio con Stieg Larsson, autore della trilogia Millennium. Entrambi giornalisti. Entrambi creano personaggi di donne forti e combattive. Per Larsson, soprattutto Lisbeth Salander. Per Wallentin, Elena (con poteri paranormali ed elevate capacità di autodifesa), Eva (meglio non rivelarlo qui cosa sa fare e chi e cosa è) e Bube (nonna che ha vissuto l'Olocausto).
Il personaggio principale, Don Titelman è un uomo debole, dedito agli psicofarmaci, ma con una grande intelligenza e una notevole cultura. Questi i suoi punti di forza, da unirsi a una grande umanità e a un'infinita sete di conoscenza che lo porterà a voler risolvere la vicenda nel modo migliore. In questo libro, niente è come sembra e nessuno è chi dice di essere.
Il finale è stato un po' troppo "fantastico" e forzato. E' comunque una lettura rilassante e senza pretese che perde un po' di mordente nel finale, nelle ultime 80 pagine circa.
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E questo sarebbe il Dan Brown svedese?
Quando ho letto che l'autore è stato paragonato a Dan Brown mi aspettavo un libro ricco di colpi di scena, con una storia particolare e coinvolgente, personaggi quanto meno intelligenti e intraprendenti. Non ho trovato niente di tutto ciò.
La storia è piatta e poco appassionante e i personaggi sono quasi sempre abbozzati, senza una storia o pensieri precisi. Risultano quasi delle maschere.
Insomma un libro assolutamente da non leggere.
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Non tutte le stelle brillano
Ancora una volta un lancio mediatico riservato ad un libro che aspira ad essere qualcosa che non potrà mai diventare. Bella copertina, trama intrigante, ottimi presupposti per scegliere di acquistarlo, dopodichè quando lo si legge si scopre che di interessante c'è poco. La storia che dovrebbe essere in parte thriller ed in parte fantastica scorre lentamente, priva di colpi di scena, fra personaggi quasi insignificanti. Eppure le basi erano buone, interessante il ritrovamento in una miniera abbandonata di una croce oggetto dal passato misterioso, intriganti le incisioni che il sub scopre nelle gallerie, dove porteranno? Da nessuna parte. Trovata la croce, dimenticate le gallerie. Forse allora l'arrivo del personaggio principale darà vita all'avventura, ma Don Titelman professore di origini ebree esperto di miti e simbologia, non ha nulla dell'eroe. E' uno psicotico farmaco dipendente che si ritrova suo malgrado coinvolto in una storia dove la sua specializzazione non fornisce nessuno spunto (dove sarebbe il paragone con il Prof Lindon di Dan Brown me lo dovrebbero spiegare), se non per l'elenco infinito di psicofarmaci che assume per tutta la durata della storia. A che serve una simile figura se nel momento in cui si ritrova nelle mani la croce, guarda i simboli che la ricoprono e non favella? Viene il dubbio di essere stati troppo frettolosi, forse il collegamento con la seconda guerra mondiale, con la Germania nazista ed i suoi personaggi, con la ricerca disperata del culto ariano, argomenti vastissimi ci permetteranno di entrare finalmente nella storia, niente. Qualche accenno, un paio di Fondazioni segrete, qualche collegamento con i servizi segreti e la storia continua a navigare su un mare piatto, senza muoversi, preda di una bonaccia infinita. Forse quando si ha a disposizione così tanto materiale bisognerebbe decidere se usarlo tuto e bene o tagliarne almeno una parte, diversamente il rischio di creare un polpettone è altissimo, ma tanto contenuto e poca qualità non affascinano, riempiono solo le pagine. Questo libro ne è un esempio.
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Deludente
Le distese dell’Artico alla fine dell’Ottocento. Tre esploratori svedesi scompaiono dopo un avventuroso viaggio in pallone. Sono in pochi a sapere che a bordo di quel pallone Nils Strindberg aveva con sé una stella e una croce di origine sconosciuta. Ma nessuno sa dove sono finite. Più di cento anni dopo, immergendosi in una vecchia galleria mineraria di una remota regione della Svezia, un sommozzatore scopre un corpo che la miniera custodisce da lunghi anni, con il suo segreto: una croce ansata che rappresenta il simbolo egizio della vita. Potrebbe trattarsi dello stesso oggetto gelosamente conservato da Strindberg? Ma dove si nasconde la stella?
Don Titelman, uno storico eccentrico esperto di miti e simboli religiosi, viene coinvolto e trascinato suo malgrado nella ricerca dell’altra metà della chiave: braccato da una misteriosa e potente Fondazione segreta, Titelman fugge attraverso l’Europa inseguendo l’antico mistero che lo porterà a ripercorrere le tracce di Strindberg tra i ghiacci del Polo e a scoprire il vero scopo della sua spedizione. In parte thriller, in parte romanzo d’avventura,
La stella di Strindberg è una disperata caccia alla conoscenza, un racconto fantastico attraversato dall’oscura storia dell’Europa del ventesimo secolo, che fonde abilmente immaginazione e precisione realistica e unisce le virtù di un’ingegnosa trama ricca di suspense a quelle di un vero romanzo.
Così descrive la trama il risvolto di copertina per chi prenderà in mano questo libro di 491 pagine. Un libro scritto dall’autore/giornalista svedese Jan Wallentin che a detta di molti critici è ormai il Dan Brown del paese nordico.
Sulla copertina invece c’è una citazione a margine, che secondo me rovina l’illustrazione particolarmente suggestiva, con scritto:
“Una storia grandiosa, che vi lascerà senza fiato” Folkbladet
Senza fiato? Bha sinceramente non sono d’accordo. Io il fiato non l’ho mai trattenuto, anzi ammetto di essermi annoiata per buona parte del libro, aspettando il famoso colpo di scena che mi potesse scrollare dal torpore della storia.
E poi chi che o chi caspita è Folkbladet? Almeno mettimi un cenno a fondo copertina per capire chi sta “dicendo” una cosa del genere! In pratica vengo a scoprire che è un giornale periodico che di autorevole mi da ben poco.
Per carità non è che se mi commenta “Il Post” stia ad ascoltarlo di più, però un minimo di credenziali le ha!
Comunque in pratica la trama già dice tutto sul percorso del libro. Il ritrovamento di un oggetto, la scarsa presa di considerazione da parte dei media, il furto della scoperta e una lunghissima sequela di spostamenti, che dovrebbero essere il “viaggio verso la conoscenza”, compiuti da questo professore preso in causa, drogato di farmaci con un carattere pari ad un paramecio, e di questa “avvocato” che prende in mano la situazione manovrandolo a suo piacimento.
La rosa dei personaggi è mal descritta e poco avvincente. Ci fosse una controparte decente in tutta la schiera di nomi. Forse forse se ne salva una, che viene demonizzata per tutto il libro facendoti credere capace di quali stregonerie, senza che poi venga fuori niente.
L’unica cosa che mi ha interessato un pochino è la sottile vena storica legata all’Olocausto e alla follia nazista, vena che sembra debba avere degli sfoghi e invece vieni a scoprire che c’entra ben poco col romanzo.
E allora cosa ti vai a impelagare in un fatto storico così potente, mi domando!? Che poi con qualche sprazzo di citazione qua e là, in lingua non tradotta oltretutto da nessuna nota a piè di pagina, mi vai anche a sminuire un argomento che non si merita questo trattamento.
Non parliamo del finale poi… una vera delusione. L’Autore mena il torrone fino all’inverosimile, senza far accadere in pratica nulla per tutto il libro, a parte qualche scoperta ovvia per il procedere della storia, e tu Lettore attendi ormai con “disperazione” che l’evento straordinario si compia e invece niente. Rimani a bocca asciutta perchè “l’umanità non è pronta”.
Ma per favore!
Ah Jan Wallentin… tutto questo scalpore da dove arriva!?
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ZZZ...
Un romanzo lento, noioso e poco avvincente; anche i colpi di scena (se così si possono definire)conciliano gli sbadigli. Il libro non ha confermato la pubblicità positiva che lo ha preceduto.
Tutti i capitoli sono di una staticità disarmante e non stimolano affatto il lettore alla prosecuzione; la trama, seppur originale, non risulta abbastanza coinvolgente ed anche il ritmo della stessa non aiuta a stendere un giudizio positivo dell'opera.
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La stella "de-cadente" di Strindberg
Salve, sono un giornalista e appassionato del genere.
Purtroppo dal mio punto di vista ho trovato questo libro una grande delusione per come era stato presentato e sponsorizzato.
Noioso e assolutamente imparagonabile a Dan Brown per trama e scorrevolezza. Non che Dan Brown sia di una bravura inarrivabile, ma ha sicuramente una penna più divertente e appassionante. Jan Wallentin non scrive assolutamente male e il libro è buono dal punto di vista della descrizione, ma troppo lenta la trama e poco interessante, anche se di fondo l'idea poteva essere intrigante. In più ho trovato non poco seccanti i tanti modi di dire e le frasi non tradotti da svedese e tedesco.
Scusate se sono stato didascalico. Concludo dicendo che, per i miei gusti, non è un libro in cui "investire" 20 euro.