La scatola nera
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Un thriller… nella norma
Michael Connelly è uno di quelli che in libreria ce lo hai sempre sotto agli occhi: vuoi perché commercialmente appetibile, vuoi perché ha sfornato una marea di libri, vuoi perché effettivamente bravo. Questo autore ha un po’ di tutte queste cose; è bravo, ha sfornato una marea di libri, e il suo genere è molto apprezzato dai lettori contemporanei, un genere nel quale Connelly è notevolmente preparato. A dire la sincera verità però, con “La scatola nera” non ha sfondato. Forse a causa di una scrittura non proprio fluida (soprattutto all’inizio), o forse per una trama un po’ scarna e priva di colpi di genio o di passeggiate fuori dagli schemi. Diciamo che questo è un thriller di buon livello, ma rispetto al quale non si possono avere enormi pretese o aspettative. E' vero, l'autore in certi tratti ha dei buoni spunti, dovuti anche alla grande esperienza da scrittore di genere, ma ho la sensazione che avrebbe potuto proporci qualcosa di più anche per come ha lasciato cadere alcune situazioni senza dar loro una conclusione. Non so se vorrà farne un seguito, ma forse sarebbe stato più efficace chiudere ogni cerchio in questo libro specifico, anche se comunque ciò che viene lasciato in sospeso non riguarda il caso al centro di questa storia. Magari qualcuno non se ne accorgerà nemmeno, ma a un lettore pignolo queste cose non sfuggiranno.
Nel 1992 a Los Angeles scoppiano dei tumulti, la città viene messa a ferro e fuoco e diventa scenario di saccheggi, distruzione e addirittura di omicidi e regolazioni di conti. Tra i morti, una giornalista danese, Anneke Jespersen, del cui caso si occupa inizialmente il nostro protagonista, il famigerato Harry Bosch. Nel caos generato dai tumulti però, molti di quei casi vengono archiviati, compreso quello della povera giornalista, che verrà ripreso solo vent’anni dopo dallo stesso Harry Bosch, che la considererà una sorta di sfida personale contro le ingiustizie del mondo. In queste pagine lo accompagneremo nelle sue accurate ricerche da detective esperto e appassionato, e nel corso della sua indagine si troverà di fronte ad avversità di ogni sorta: dal rischio di essere espulso dal corpo di polizia a quello di perdere la vita faccia a faccia con i suoi avversari.
Tra ex militari dal dubbio passato, poliziotti burocrati e interessati soltanto alle statistiche e un protagonista che probabilmente contribuisce da solo a mantenere vivo l'interesse, ci troveremo davanti a un thriller che in fin dei conti è nella norma e, come recita la copertina, è diventato best-seller N°1 negli USA. Ora la vera domanda è: basta davvero così poco?
"Bosch annuì. Abbassò lo sguardo sulla scrivania, sulle foto infilate sotto il piano di vetro. Casi e volti. Guardò la foto di Anneke Jespersen e di alcune altre vittime. Quelle delle quali ancora non aveva parlato."
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meglio tardi che mai
Bosch è convinto che ogni caso abbia una scatola nera. Si tratta di una persona, un esperto o di qualche fatto in grado di spiegare l'inspiegabile. In sostanza si tratta di quel qualcosa che fa accendere la lampadina nella testa dell'investigatore e gli fa mettere assieme tutti i pezzi fino a portarlo alla soluzione del caso. Quando dopo vent'anni si ritrova per le mani le foto di "Biancaneve" una ragazza svedese assassinata durante i disordini razziali del 1992 a Los Angeles, ha poco da cui partire, se non dalla ricerca della scatola nera. Proprio lui è stato chiamato in quell'occasione a fare i primi rilievi e si sente particolarmente coinvolto e quindi adesso che si trova nella sezione che si occupa dei vecchi casi irrisolti decide di non farsi fermare dalle pressioni che lo spingono a chiudere definitivamente le indagini. Impulsivo, sempre sul filo del rasoio della legalità, ma guidato da un proprio spirito di giustizia non sempre condiviso ai superiori Bosch si getta a capofitto in un'impresa che sembra disperata. Con pazienza e qualche colpo di fortuna riesce a ricostruire una vicenda che parte dalla guerra del golfo, passa a attraverso i disordini di Los Angeles e che si avviava a continuare indenne la sua corsa verso l'assoluzione dei colpevoli di una catena di gravi delitti. Romanzo curato nei dettagli e credibile, come tutti quelli di Connelly. mi sono piaciute le indagini: metodiche, precise e sempre giustificate. Buono il ritmo: lento dove sono necessarie delle spiegazioni in più e rapido e incalzante quando ci troviamo di fronte a qualche cambiamento di rilievo. Fortunose e troppo ricche di imprevisti favorevoli all'eroe di turno le scende di azione. Nel complesso comunque ho trovato questo libro una compagnia gradevole per un pomeriggio di pioggia: leggero quanto basta con l'aggiunta di qualche spruzzatina di adrenalina qui e là.
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Un crimine di guerra
Quando un autore di thriller crea un personaggio carismatico, nel lettore si innesca un meccanismo particolare, perché si crea sia aspettativa per il nuovo caso che, di libro in libro, è al centro della scena, sia curiosità per la vita del detective che, di libro in libro, evolve e ci permette di conoscere il personaggio, e forse anche l’autore, sempre meglio. Connelly è un maestro in questo. Ha ideato la figura di Harry Bosch, che è un protagonista d’eccellenza con cui compiere questi viaggi all’interno dell’universo dell’autore. In questo libro, il caso è la risoluzione di un cold case, su cui vent’anni prima aveva indagato lo stesso detective e per cui ancora prova un senso di rimorso per la mancata giustizia per la vittima. Il caso è riapribile grazie all’evoluzione scientifica e tecnologica che permette nuovi metodi di analisi delle prove, ma soprattutto ciò che fa la differenza è la caparbietà del detective, che cerca di arrivare a quella scatola nera che, come negli aerei custodisce i segreti e permette di capire le cause, anche negli omicidi può essere quello scrigno da cui far emergere la verità. Una mano dal passato risale dalle profondità, si apre un varco in superficie e ghermisce un gruppo di soldati che pensavano di essere ormai esenti da qualsiasi pena. Bello l’attaccamento ideale del detective alla vittima, Biancaneve. Bella la sua storia personale parallela, che vede nella figlia un personaggio minore, a completamento della personalità del protagonista. Forse in alcuni tratti un po’ dispersivo o forse un po’ troppo dettagliato nelle descrizioni, al punto di rallentare la suspence in modo altalenante.
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Nozze d'argento per Michael Connelly
Venticinquesimo romanzo di Michael Connelly che ci ripropone Harry Bosch in forma smagliante.
Il solito detective dai metodi poco ortodossi e refrattario alla tecnologia. Padre amorevole ma che si rimprovera di non esserlo abbastanza. Insomma, un uomo tutto d'un pezzo. Adesso fa parte dell'unità Casi Irrisolti ed ha rispolverato un omicidio avvenuto nel 1992 a Los Angeles durante dei tragici tumulti.
Un romanzo che parte un po' lento ma credo che questo sia voluto per dare maggiormente l'idea di un indagine ripresa dopo vent'anni. Infatti il romanzo diventa sempre più interessante man mano che il mistero si infittisce.
Un libro che tocca l'autore da vicino e questo fa assumere al romanzo un certo spessore. Noi lettori viviamo della fantasia dei nostri autori preferiti ma quando un romanzo fa riemergere vicende e paure realmente vissute sulla propria pelle, allora tutto questo mi tocca profondamente. Almeno è questo che ho provato leggendo questo romanzo, Shantaram di Gregory David Roberts e Made in Sweden di Stefan Thunberg.
Inutile infine elogiare le doti ormai note di Connelly. Insomma, un romanzo da leggere per chi ama i gialli polizieschi.
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Biancaneve
Dopo "La caduta", romanzo in cui Connelly raccontava le trame politiche che manovrano le persone per ottenere sempre il loro tornaconto, con "La scatola nera" ritroviamo Bosch dedito a un'indagine molto intrigante.
Si tratta di un caso che lo aveva colpito particolarmente: nel lontano 1992 durante la sommossa che colpì Los Angeles per il caso Rodney King, Bosch fu chiamato sulla scena del crimine dove trovò il corpo di una giovane giornalista straniera freddata con un colpo di pistola come una vera e propria esecuzione. Purtroppo l'eccezionalità degli eventi, la violenza che si scatenava ad ogni angolo e le continue chiamate da parte della centrale, fecero sì che Bosch a malincuore potesse dedicarle solo qualche minuto utile appena per raccogliere pochissimi indizi, prima di dover passare alla scena del crimine successiva.
Venti anni dopo Bosch lavora all'unità dei Crimini Irrisolti, a seguito di nuovi controlli viene fuori che il proiettile usato per uccidere la ragazza appartiene ad un'arma che ha ucciso ancora negli anni seguenti. Così nonostante la contrarietà dei superiori che non vogliono che prosegua le indagini perché si trattava di una ragazza bianca, Biancaneve appunto, e nonostante il suo superiore cerchi di mettergli i bastoni fra le ruote denunciandolo persino agli Affari Interni, il detective Bosch non si ferma davanti a nulla e continua a indagare. Quella che sembrava una morte conseguente ai disordini che flagellavano la città in quei giorni, si rivela ben altro, partendo dalla ricerca dell'arma si ritrova a scavare nei meandri della prima Guerra del Golfo e nei crimini di guerra commessi in quel periodo. Riuscirà Bosch ad avere giustizia per Biancaneve?
Col passare dei libri, Bosch è sempre lo stesso acuto investigatore, testardo, dedito al lavoro e anche un po' sprezzante delle regole e del pericolo, ma la sua sete di giustizia non può che coinvolgerci e farci sentire che stia facendo la cosa giusta, soprattutto in nome delle vittime. Vediamo anche come la figlia Maddie stia crescendo e maturando, sembra che voglia seguire le orme del padre, forse presto leggeremo di una detective Bosch.
I libri di Connelly non hanno bisogno di presentazioni, sono ottimi thriller, intricati, spesso dal finale un po' amaro, come sempre li divoro in pochissimi giorni. Cosa si può volere di più?