La scala di ferro La scala di ferro

La scala di ferro

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«Hai ucciso tuo marito perché volevi me, e io l'ho sempre saputo Non ti ho detto niente. Perché ti amavo Ho vissuto qui, con te, per quindici anni. Abbiamo fatto di tutto perché i nostri due corpi non fossero che un corpo solo, perché la tua saliva fosse la mia, perché il tuo odore e il mio odore fossero il nostro odore Adesso stai uccidendo me, è venuto il mio turno»: questo vorrebbe gridare Étienne Lomel alla moglie Louise, che lui sospetta di desiderare un altro uomo e di avvelenarlo lentamente. Chiuso nella sua stanza, collegata da una scala di ferro alla cartoleria che lei ha ereditato dal marito, Étienne comincia a spiarla, ad ascoltare le sue telefonate, a cercare delle prove



Recensione della Redazione QLibri

 
La scala di ferro 2016-02-07 14:17:29 silvia t
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silvia t Opinione inserita da silvia t    07 Febbraio, 2016
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La scala di ferro


Una finestra affacciata su un ampio terreno filtra le luci e i suoni di un luna-park; quelle stesse luci illuminano, con tutta la loro frenetica vitalità una camera da letto, intrisa di un plumbeo profumo di sonno.
Il chiarore emanato dai lampioni delle giostre lascia il posto, durante l'inverno, al rossore del neon di un club notturno che dipinge di una scarlatta atmosfera quelle quattro pareti.
La stanza da comune e spaziosa si fa sempre più piccola e claustrofobica, l'odore di sonno diviene odore di sospetto e di paura.
Quell'unica via di fuga, la scala di ferro, complice e traditrice allo stesso tempo, diviene la migliore amica del protagonista, nascondendo agli occhi dei dipendenti i suoi baci rubati, nascondendolo agli occhi della moglie mentre cerca di spiarla.
In un crescendo di tensione, Simenon, gioca col lettore ponendolo sulla strada giusta per poi fargli rendere conto che aveva capito male, non si trattava di quello che pensava.
Un po' come quelle giostre che volteggiano nell'aria, per poi tornare a terra per tornare ancora in aria, così anche il lettore si trova a balzare dalla sedia di fronte all'evidenza lapalissiana dei fatti che vengono smentiti in modo altrettanto evidente.
Non è possibile staccare gli occhi dalle pagine, non si riesce a d arrendersi al sonno, non si trova il coraggio si lasciare il protagonista da solo, come lui vogliamo sapere, dobbiamo sapere, perché dobbiamo emettere il nostro giudizio, dobbiamo formulare la nostra sentenza.
A lasciare le pagine si ha quasi la sensazione di perdere i personaggi tra le pagine o peggio di trovarli morti, per questo non ci è possibile non concludere.
Una storia a tratti insopportabile, per il tema, per la naturalezza con cui i personaggi sono caratterizzati, per come lo svolgersi della vicenda non possa che portare alla conclusione che non si vuole accettare, che non si può credere, ma che risulta la realtà crudele e ingiusta.
Ogni singola parola di questo romanzo è al posto giusto, tessera di un mosaico che nella sua totalità risulta essere perfetto.
Senza dubbio, per il momento, il miglior Simenon che abbia mai letto.

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La scala di ferro 2017-02-14 16:07:09 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    14 Febbraio, 2017
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Niente è come appare

Amore, sospetto e tragedia sono gli elementi alla base di questo noir ambientato nella Parigi degli anni Cinquanta. In poche pagine caratterizzate da una prosa essenziale, da descrizioni semplici ma efficaci e, soprattutto, da una sottile e indovinata introspezione psicologica, Simenon racchiude un piccolo capolavoro letterario che mette allo scoperto zone buie e angoscianti della mente umana. L'amore è quello che da sedici anni lega il quarantenne Etienne alla moglie Louise, più vecchia di lui di sei anni, titolare di una cartoleria e già vedova del primo marito. Una storia apparentemente felice, fatta di una passione mai sopita, di piccole abitudini e premure, di tanto lavoro, pochi amici e qualche piccolo svago. Il sospetto è quello che nasce nella mente di un marito che sa di essere stato la causa di un delitto ma ha sempre preferito far finta di non sapere, finché non si ritrova lui stesso nella posizione di possibile vittima di un crimine analogo. La tragedia è la conclusione inevitabile di questa intrigante sfida psicologica in cui Etienne e Louise si sfidano a colpi di cose non dette, di sotterfugi, di bugie. Il racconto parte in sordina, la vita dei due coniugi appare semplice, banale, quasi metodica. Niente però in questo libro è come appare, l'aria si fa sempre più cupa, panico e diffidenza prendono pian piano il sopravvento, piccoli flashback aiutano a chiarire un po' le idee. Etienne è costretto a letto, sotto pesanti coperte, in una camera soffocante, collegato al mondo soltanto da una scala a chiocciola, quella che dà il titolo al libro e che unisce la sua stanza da letto alla cartoleria della moglie. Attraverso questa scala l'uomo spia la consorte, ne studia i movimenti, ne ascolta le telefonate. I sospetti crescono, gli indizi si accumulano fino a diventare prove. La partita diventa sempre più accesa, le carte cominciano a scoprirsi, ma se da un lato la potenziale vittima non può fare a meno di indagare, dall'altro appare incapace di avere una concreta reazione, come se fosse immobilizzato dalla paura, dall'incredulità, dall'amore saldo e disperato che, nonostante tutto, continua a legarlo alla sua subdola anima gemella. La tensione sale in un crescendo di suspense ed emozioni che incolla il lettore alle pagine portandolo verso un finale straziante e drammatico. "Erano stati due solitari, che, cercando di scavare sempre più oltre la loro solitudine, avevano ridotto il loro universo al loro appartamento, alla loro camera, al loro letto, battendovisi disperatamente contro l'impossibilità di integrarsi più profondamente l'uno nell'altra di quanto non sia concesso a un maschio e alla sua femmina. Aveva deciso di vivere. Non voleva ritornare sulla sua decisione. Aveva anche deciso di tenersi Louise".

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La scala di ferro 2016-12-18 03:38:19 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    18 Dicembre, 2016
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Il sospetto

E’ difficile arrivare all’ultima pagina senza essere presi dall’ansia di chi vuol sapere, di chi paventa una fine che magari non sarà come quella immaginata, perché La scala di ferro è un vero e proprio thriller che riserva non poche sorprese e l’ultima di certo è quella meno prevedibile, anche se logica. Étienne, entrato nel cuore di un’avvenente, ma più anziana donna, che sospetta aver avvelenato e in tal modo ucciso il marito, poco a poco si convince che la prossima vittima designata non potrà che essere lui. Certi atteggiamenti della moglie, che ha sposato dopo un anno della sua vedovanza, e soprattutto le analisi di un medico gli confermano la fondatezza dei suoi sospetti. Già accusa dei disturbi causati dall’arsenico che gli viene propinato gradualmente in alcuni piatti ed Etienne, invece di andarsene, rimane perché senza quella donna non può più vivere e anche perché la nuova situazione rende più attiva la sua vita. Il tema del sospetto é un classico in questo genere di letteratura ed é stato introdotto con notevole successo nel cinema da Alfred Hitchcock, tanto da dirigere una pellicola intitolata appunto Il sospetto con interpreti Cary Grant e Joan Fontaine. E come nei film del grande regista inglese, nelle pagine di La scala di ferro troviamo una progressiva e crescente tensione che nel caso specifico non direi causata dalla paura perché ciò che si instaura fra Etienne e la moglie è un conflitto, con lei che procede nel suo disegno omicida e lui che cerca di salvare la pelle; inoltre, se lui sa dei propositi del coniuge, non è improbabile che anche lei si sia accorta che il marito nutre dei sospetti. É quasi una partita a carte scoperte, i cui contendenti tuttavia preferiscono nascondere, proprio per il sottile piacere provocato dalla tensione. Chi uscirà vincitore? Ovviamente non dico nulla lasciando a chi leggerà l’affannosa ricerca della verità.
La trama é particolarmente avvincente e l’analisi psicologica dei personaggi è assai approfondita, come è d’uso con Simenon; si entra piano in questa spirale di sospetti, ma poi tutto scorre rapidamente sotto ai nostri occhi, con sullo sfondo sempre quella scala di ferro, quella che porta dal negozio all’appartamento, l’ideale congiunzione fra la vita pubblica di tutti i giorni e le violente passioni private, che i protagonisti si sforzano di occultare.
Da leggere, ovviamente.

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La scala di ferro 2016-07-27 18:27:39 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    27 Luglio, 2016
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Ah...l'incomunicabilità.



Sono al mio terzo Simenon (dopo "La camera azzurra" e "Lettera al mio giudice") e ancora una volta il buon vecchio Georges ha fatto centro.
Ho ritrovato quell'atmosfera cupa, un po' torbida e fumosa che tanto mi piace nei suoi romanzi, quel turbinio di pensieri che si aggrovigliano nella mente del protagonista, che ti trascina nel suo delirio, nella sua angoscia, nei suoi sospetti...unito ad una forte sensualità e passionalità che diventa motore di tutte le azioni che ne conseguono.
Qui ci troviamo di fronte ad una coppia sposata da una quindicina d'anni: lei bella, giunonica e sensuale, lui più remissivo e gracile (non solo fisicamente).
Fra loro un grande "non detto" che piano piano, lentamente, li porterà a vivere una vita isolata dal resto del mondo, chiusa fra le mura domestiche e quelle della cartoleria, di cui lei è proprietaria, e a cui si accede dalla casa attraverso una scala di ferro, appunto.
Un'esistenza votata a cercare di diventare un'unica cosa, un'unico corpo, grande intesa sessuale e poche parole.
Poi, il "sospetto" inizia ad impossessarsi di lui, fino quasi a farlo impazzire...
E qui mi fermo nella trama...perché la storia si basa tutta su questa grande tensione emotiva, capace di legarti a doppio nodo, meglio di un thriller...senza esserlo, mantenendo i connotati di un romanzo psicologico, di grande introspezione.
Simenon ci dipinge una figura femminile pazzesca: sicura di sé, erotica, dominante, strategica, manipolatrice...il trionfo di una seducente anima nera.
Lui è, invece, un uomo solo, ansioso, vulnerabile...la cui debolezza e la cui solitudine vengono fuori in tutta la loro potenza.
Un finale mozzafiato.
Un libro sulla "incomunicabilità"...simboleggiata proprio dalla scala di ferro, che, paradossalmente, mette in comunicazione due ambienti, due mondi, due verità, due persone vicine, eppure lontanissime.
Superare quella scala di ferro significherà raggiungere la libertà/verità o precipitare nell'abisso???
Leggetelo...

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La scala di ferro 2016-03-30 18:07:56 siti
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siti Opinione inserita da siti    30 Marzo, 2016
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Viraggi

Una coppia vive in un appartamento al primo piano, la camera da letto, situata al mezzanino, è collegata al piano inferiore tramite una scala a chiocciola, in ferro. Nata in altri tempi con la precisa funzionalità di permettere una comunicazione più immediata tra i due livelli, anche tramite l’ausilio di un tubo acustico che sbocca in cucina, è diventata attraverso Louise, la figlia dei vecchi proprietari, ora padrona di casa e del negozio di famiglia, il mezzo per esercitare un controllo assoluto della sua proprietà. Tra i suoi beni un marito: Étienne, ancor prima quello defunto...
L’appartamento, composto inoltre da una sala e da un bagno, è proteso verso l’esterno con l’affaccio della finestra della camera da letto alle luci e ai rumori di un luna park e di un locale notturno. I suoi abitanti vivono invece un’esiliante solitudine creatasi col tempo e con le circostanze; essere subentrato troppo presto alla vedovanza ha creato condizioni ottimali per isolare i due . Una volta alla settimana un’altra coppia di amici va a trovarli per cenare e giocare a carte. Quando Étienne e Louise escono, lo fanno con la precisa intenzione di evitare imbarazzanti tempi morti nella loro relazione che peraltro si nutre di una sessualità spinta, forte quasi disturbata e con una leggera componente voyeuristica. Il loro rapporto è simbiotico e al tempo stesso di estremo individualismo: lui nutre sospetti di avvelenamento da arsenico ad opera della moglie, lei lo controlla dopo averlo depauperato di ogni libertà, compresa quella finanziaria. Lui ascolta dall’alto, spia, anticipa le mosse, prevede, suppone. Lei agisce, compare, scompare, controlla; entrambi a letto sono consapevoli l’uno dell’altro. Lentamente Étienne prende coscienza di tutto: analizza la situazione, valuta, pondera, agisce.
Già sperimentate, nella lettura di Simenon, altre situazioni di sospetto coniugale - “Il gatto” in particolare- mi ritrovo stavolta stanca e affaticata da un romanzo interamente giocato sull’ambivalenza del rapporto amoroso. Ho trovato, pur nella genialità dell’impianto narrativo e delle atmosfere descritte, un già letto che mi porta tristemente a constatare una visione dei rapporti amorosi declinata al nero che non riesco affatto ad apprezzare. Consigliato quindi agli amanti del genere, io preferisco il viraggio seppia.

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La scala di ferro 2016-03-14 09:50:07 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    14 Marzo, 2016
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La scala verso l'abisso

Una scrittura piacevolissima, un incalzare di scene in un crescendo di eventi che compongono una storia con tutta la suspense di un giallo senza avere la connotazione classica di questo genere.
La storia di un amore, di più amori, Étienne e Louise marito e moglie in una casa attigua ad un negozio, una scala di ferro a fare da divisorio, fra due vite, fra due porzioni di ogni giornata: il lavoro, e la privacy di una dimora. Una scala, doppio gioco di un sali e scendi, come gli alti e i bassi della vita di ogni giorno, un separé indiscreto che copre e allo stesso scopre i segreti.
Simenon è un maestro di queste dualità, un artista della parola pensata, calibrata in ogni suo significato, un direttore d’orchestra di piccoli eventi che creano quella grandiosa sinfonia che è la vita. Sentiamo tutto il dolore dei malanni di Étienne, la sua paura, l’ansia e la disperazione di essere in parte co-artefice di tutto. Percepiamo un senso di inquietudine di una Louise passionale e volubile, attenta alle cure per il marito e scaltra a celare il mistero.
Una prima parte introduttiva vista in prevalenza dall’appartamento in cima alla scala, da dove è possibile percepire solo in parte la realtà, Simenon sale e scende quella scala svariate volte per avere una visione completa del quadro, nella seconda parte ci porta con lui ai piedi di questa scala e ci fa vedere un altro dipinto, ci lascia sempre un dubbio, fino alla fine. Étienne scende dalla scala insieme a noi e questa trama si dipana, un salto in basso verso l’abisso.

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La scala di ferro 2016-03-05 07:07:27 68
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68 Opinione inserita da 68    05 Marzo, 2016
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La certezza di un inganno

Quanto un matrimonio duraturo, un piccolo mondo duale apparentemente perfetto, una simbiosi di intenti, di gusti, di tempi e di modi, costruita su un solido legame erotico-sentimentale, quasi maniacale nel quotidiano ripetersi di gesti e parole, può' rivelarsi d' improvviso ingannevole, fasulla, costruita sulla menzogna, farci dubitare dell' altro, persino di noi, spingerci a seguire, scrutare, mentire, depistare, ricercare in un passato scomodo e nebuloso, vivere il presente come un incubo, progettare un futuro senza speranza?
In " La scala di ferro " assaporiamo e ci immergiamo nel vuoto del protagonista, Etienne, che intraprende un viaggio tormentato ed ossessivo, venato di attesa, alla ricerca della verità', da lui immaginata e presunta, cercando di sviscerare la vera identità' della moglie Louise, che accusa, dopo quindici anni di matrimonio, di volerlo cinicamente e chirurgicamente avvelenare oltre che di tradimento.
L' idea e' costruita nel tempo ed accompagna il protagonista in un percorso investigativo ricostruttivo ed autocritico, ricercando e negando evidenze e speranze, pensieri e parole.
La narrazione e' verticale, vissuta prevalentemente in interni, tra un appartamento ed un negozio contigui collegati e separati da una scala di ferro, così' come la relazione matrimoniale, morbosa quanto distaccata, in quei soliti gesti ripetuti ( la proverbiale cena settimanale con una coppia di amici ) e scanditi dalla routine di una famigliarita' apparente, negata di fatto, esistente solo nel proprio mondo immaginifico, con una miscela erotico-sentimentale che è' calma apparente, idea di certezza, perfetto mondo coniugale.
Il racconto scorre su un duplice piano, la realtà' oggettiva che vive della quotidianità' dei protagonisti, e, per contro, l' interiorità' ed il tormento di Etienne, precipitato nell' abisso del se' e non se', che scava ossessivamente nei pensieri, nelle parole, nella psicologia, nel proprio io, facendo riemergere una storia parallela, già' scritta e vissuta in un lontano passato e comunque ancora presente, visibile, anche se fino ad ora nascosta ad occhi ingenui o in altro affaccendati ( i suoi ).
Ed allora è' un crescendo di suspance, dubbi, frammentarieta', egli si immagina una realtà' parallela, si pente, vorrebbe redimersi, fino al dramma accertato di una cruda obiettivita' senza possibilità' di ritorno.
È' una trama intessuta di ricordi, di supposizioni, di flussi e tensioni spazio- temporali, che accentua e rimarca il contrasto interiorita'-esteriorita', visto non visto, da leggersi prevalentemente in chiave psicologica, un' autoanalisi, un monologo che si colora di certezze e ricerca verità' negate, recitato su un palcoscenico semi-deserto da un attore inquieto ed inquietante che rivive e ripropone in primis a se stesso il proprio passato losco, misterioso, con un' idea nella testa pronta a colpire ed annientare, per sempre, presente e futuro.
Il racconto ribalta continuamente ruoli ed intenti, sorprende per come riesca, con essenzialita' e tocchi sapienti, a legarci ad una narrazione non particolarmente sofisticata, scandita da lentezza ed attesa, e che dosa dialoghi, personaggi, erotismo, descrizione di interni.
I tempi narrativi miscelano ed alternano accadimenti reali e presunti, passato , presente, futuro, personaggi esistiti e immaginari, storie già' vissute e ripercorse, le stesse, creando un thriller psicologico arricchito strada facendo dei pezzi mancanti.
Ci addentriamo in un percorso minimale insondabile, inseguendo ed introiettando i pensieri ed i tormenti ossessivi di Etienne che diventano i nostri, anche noi, come il protagonista, incerti, dubbiosi, meditabondi, in attesa in un angolo, di ansia vestiti, lo sguardo posatosi su quella fredda e cupa scala di ferro, sondando ogni accennato brusio, interrogandoci su movimenti e voci indistinte provenienti dal basso, in attesa di un finale a sorpresa o forse già' scritto....

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A chi apprezza l' attesa e l' introspezione dei personaggi di Simenon oltre che lo stile asciutto, essenziale.
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La scala di ferro 2016-02-28 15:35:30 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    28 Febbraio, 2016
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Il tarlo del sospetto

Ho letto diversi romanzi di Simenon e, a oggi, posso confermare da parte mia il notevole spessore narrativo di tali romanzi non finalizzati alla serie del famoso commissario Maigret.

La vicenda ha luogo nella Parigi degli anni cinquanta ambientata in un negozio di articoli di cancelleria in boulevard de Clichy i cui protagonisti fondamentali sono Etienne Lomel, quarantenne, e sua moglie Louise di sei anni più anziana di lui; una scala di ferro, quasi eretta come una barriera di confine, separa il negozio dall’appartamento dei coniugi Lomel, in particolare dalla stanza da letto dove si svolgono, per buona parte del romanzo, le varie vicissitudini della vita della coppia.

Etienne e Louise sono ormai sposati da quasi sedici anni, senza figli, e per Louise si tratta del secondo matrimonio dopo la morte del primo marito avvenuta per malattia ma in circostanze che inducono a riflettere; detto questo c’è da aggiungere che già da alcuni mesi Etienne è soggetto a malesseri ricorrenti per i quali, nonostante le visite presso diversi medici, egli sospetta un piano ben articolato e pianificato dalla moglie che lo faccia deperire lentamente fino a portarlo alla morte.
Tale sospetto è dovuto anche al ricordo di Etienne inerente l’incontro con Louise quando ancora era sposata al primo marito, Guillaume, anch’egli all’epoca malato di una misteriosa patologia che lo portò in breve tempo alla sua dipartita. Ai tempi attuali della vicenda, Etienne sembra avere occupato il posto del primo marito in quella stanza, separata dal negozio di cancelleria da questa scala di ferro a similitudine di un baluardo spazio-temporale tra la realtà vissuta e il mondo esterno, da dove è possibile origliare e malamente spiare ciò che avviene in altra dimensione.

In particolare i malesseri sempre più acuti di Etienne si presentano subito dopo aver mangiato…per questa ragione il sospetto è indirizzato a qualche forma di avvelenamento a dosi basse e protratte nel tempo. Il dubbio e l’incubo hanno ben presto il sopravvento sulla psiche di Etienne che immagina scenari tragici simili a quanto già accaduto in passato.

Escogita quindi diversi e sempre più artefatti modi di agire al fine di poter scoprire le vere intenzioni della consorte; è un susseguirsi di appostamenti, finte telefonate, pedinamenti compiuti in modo discreto e con arguzia fino ad arrivare a un epilogo che spiazza il lettore per l’amarezza e la tristezza intrinseche in una vita all’apparenza comune.

Un romanzo che si legge volentieri particolareggiato nelle descrizioni di persone e ambienti.

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Altri romanzi di Simenon non inerenti la serie di Maigret.
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