La rivoltella di Maigret La rivoltella di Maigret

La rivoltella di Maigret

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Erano tutti troppo disinvolti, troppo sicuri di sé. Il più esasperante era il responsabile della reception, con la sua marsina impeccabile e il colletto duro non sciupato dal sudore. Aveva preso in simpatia Maigret, o forse provava pena per lui, e di tanto in tanto gli rivolgeva un sorriso di complicità e insieme di incoraggiamento, come se, al di sopra del viavai degli anonimi clienti, gli dicesse: «Siamo tutti e due vittime del dovere professionale. Posso fare qualcosa per lei?».Maigret gli avrebbe volentieri risposto: «Portarmi un panino».Aveva sonno, caldo e fame. Quando, pochi minuti dopo le tre, aveva chiesto un altro bicchiere di birra, il cameriere si era mostrato scandalizzato come se l’avesse visto entrare in chiesa in maniche di camicia.«Mi dispiace, sir. Il bar è chiuso fino alle cinque e mezzo, sir!».



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La rivoltella di Maigret 2016-03-20 14:14:40 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    20 Marzo, 2016
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Un Simenon sottotono

Credo che questa volta Simenon si sia lasciato prendere la mano privilegiando l’aspetto intimistico rispetto alla trama gialla che si presenta nel complesso esile. L’idea, di per sé, è interessante, con una vicenda di ricatti in cui anche uno degli estorsori finisce per essere una vittima, plagiato dal capo banda. Ma se le indagini per scoprire cosa si celi dietro l’omicidio di un deputato conosciuto per le sue continue interpellane e interrogazioni è il fil rouge attorno a cui ruota tutto, l’aver voluto, al di là di qualsiasi pratica investigativa, descriverci un Maigret quasi paterno finisce con lo squilibrare la struttura, smorza la tensione del poliziesco e in buona sostanza fornisce un prodotto che senz’altro non è in linea con l’eccellenza degli altri dell’autore belga. E’ un peccato, poiché l’indagine del noto commissario, alle prese con un giovane angosciato dal comportamento del padre, avrebbe aggiunto tensione alla tensione vera e propria del caso, ma purtroppo quella che latita è quest’ultima, perché già da quasi subito si sa chi è il colpevole di un omicidio, mentre quello che c’è ancora da scoprire è il movente. Intendiamoci, La rivoltella di Maigret non è romanzo da buttare, ma ha una certa caduta di tono che peraltro ci può anche stare in una produzione così vasta. E visto che allora Simenon ha inteso privilegiare il rapporto fra Maigret e questo giovane angosciato c’è anche da dire che il comportamento paternalistico del commissario è sì interessante, ma presenta la spiacevole sensazione di un qualcosa di precostituito, come se non fosse spontaneo, ma agisse così secondo un calcolo ben preciso per arrivare alla verità. Forse è solo una mia impressione, ma ci sono delle forzature negli atteggiamenti che, per quanto pietoso si possa considerare in certuni casi il commissario, qui sono un po’ eccessivi e certamente non in linea con quello che può essere il comportamento di un uomo che è coniugato da tempo, ma senza figli.
Detto questo, nulla toglie che l’opera sia meritevole di lettura, ma per chi è abituato ai gialli di Maigret potrà forse riuscire una delusione.

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La rivoltella di Maigret 2013-06-26 04:32:42 maria68
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maria68 Opinione inserita da maria68    26 Giugno, 2013
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per colpa di un pastis

Se qualcuno mi chiedesse un consiglio su quale genere di lettura indirizzare l'attenzione in queste giornate estive, la mia risposta senza alcun indugio sarebbe un bel giallo, come quelli di una volta, dove il protagonista indiscusso è il commissario Maigret, con la passione per la pipa, il buon cibo e soprattutto un buon bicchiere di birra.  
I racconti sono nati dalla fantasia di Simenon, negli anni 30', e ben si conciliano con le calde giornate estive.  
La storia ha inizio con la telefonata della signora Maigret che lo avvisa della visita di un giovanotto che ha da discutere di una faccenda personale con il famoso commissario. Nulla di insolito, se da questa visita non fosse sparita la rivoltella, una "smith & wesson" automatica a canna corta, regalo di alcuni colleghi americani, custodita in salone.   Se a questa scomparsa aggiungiamo il ritrovamento di un grosso baule presso l'ufficio depositi della stazione Gare du nord con dentro il cadavere di un politico famoso, Andrè Delteil, noto per i suoi intrallazzi, il gioco è fatto...abbiamo ottenuto una bella storia con le peculiarità essenziali per tenere incollato il lettore alle pagine del libro.
L'indagine si dipana tra Parigi e Londra. Una Londra straordinariamente assolata.  
La maestria di Simenon  è tale che riesce a fare emergere il lato umano del commissario, il quale dall'espressione "comprendere, non giudicare" ne ha tratto un valore. Egli infatti non si limita ad assicurare il colpevole alla giustizia ma cerca di approfondire l'aspetto psicologico dei personaggi coinvolti nel caso. In ultimo desta particolare interesse la pazienza che possiede Maigret, fondamentale per la risoluzione dell'indagine.  

P.s. Il mio suggerimento è di accompagnare la lettura con un buon mojito rigorosamente analcolico. Vi scrivo la ricetta:  

Ingredienti:
succo di lime 20 ml
foglie di menta
zucchero di canna
5/10 acqua tonica
5/10 lemonsoda
ghiaccio tritato a piacere per guarnire delle fettine di lime
Preparazione: In un bicchiere alto mettete il succo del lime, 3 cucchiaini di zucchero di canna e foglioline di menta. Schiacciate bene con un pestello, poi riempite il bicchiere di ghiaccio e riempite per metà di acqua tonica e per metà di lemonsoda.
Girare il tutto, servire con del ghiaccio e...buona Lettura.

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