La regina dei castelli di carta
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Trilogia in calando
Non posso dire che si tratti di un brutto libro, ma rispetto al primo della trilogia è tutt'altra cosa. Come spesso succede trovo che l'autore si sia fatto prendere la mano, col legittimo desiderio di mantenere il successo dei volumi precedenti. La storia è costruita molto bene. ricca di dettagli, logica e coerente. Ogni cosa, anche la più folle, ci viene spiegata in modo tale da renderla plausibile. Ciò nonostante trovo che sia troppo. Troppo folle il disegno che sta dietro a tutta la storia, troppe le persone coinvolte per avere avuto successo fino ad allora, troppe le variabili e le cose che potrebbero andare male e che invece si incastrano. Doppi, tripli a volte anche quadrupli giochi, insomma tutto piuttosto incredibile. Detto questo la scrittura è gradevole, la storia ha un suo filo logico. Lo scrittore qui è più che altro un giocoliere che davanti ai nostri occhi tiene in aria innumerevoli palline nessuna delle quali smette mai di girare o cade per terra. E la storia? E' quella in cui si dice basta a una ingiustizia vecchia di anni e ci si mette in campo per salvare Lisbeth: una ragazza piccola, che sembra una ragazzina, incapace di avere rapporti umani e di interagire con gli altri. In grado senza battere ciglio di entrare in qualsiasi computer, svuotare conti correnti o sparare in faccia a chi la minaccia. Ma capace di una grande umanità e capace di mettere in moto tutta una serie di persone che che mettono in gioco la loro carriera, e la la loro vita stessa per combattere contro un drago all'apparenza invincibile. Una storia fatta di intrighi, di misteri indagini e colpi di scena, Ma anche una storia di riscatto, amicizia e speranza.
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Giustizia è fatta
Se prima di tre anni fa, quando mi avvicinai timidamente a “Uomini che odiano le donne”, mi avessero detto che avrei finito per innamorarmi di “Millennium”, molto probabilmente sarei scoppiata a ridere liquidando la cosa come impossibile.
In verità, per innamorarmi della trilogia in questione è stato sufficiente il primo volume e ora che ho chiuso anche il terzo so già che della prosa accattivante di Stieg Larsson sentirò una forte mancanza. Una prosa, quella del compianto autore svedese scomparso a soli cinquant'anni nel 2004, che si rivela capace di appassionare anche chi, come la sottoscritta, non legge abitualmente gialli, polizieschi o thriller. Come nel precedente “La ragazza che giocava con il fuoco”, anche ne “La regina dei castelli di carta” continua a essere al centro della narrazione la vicenda di Lisbeth, la giovane hacker che odia gli uomini che odiano le donne, riprendendo il racconto dal punto esatto in cui era stato interrotto nel secondo libro. E se in quest'ultimo niente e nessuno avevano potuto bloccare una Lisbeth braccata dalla polizia dell'intero Paese e non solo, stavolta nemmeno una pallottola in testa riuscirà a fermarla: il complotto ordito ai suoi danni, fin da quando era ragazzina, giunge al capolinea e finalmente le porte delle patrie galere svedesi, anche grazie all'aiuto dello scaltro giornalista Blomkvist, si spalancheranno all'improvviso per i responsabili, i quali hanno giocato il tutto per tutto pur di non soccombere e far calare di nuovo il buio attorno allo spinoso affare Zalachenko. Una trama, pure in queste pagine, tutt'altro che avara di colpi di scena che catturano il lettore sino alle battute finali, mentre la scrittura particolarmente scorrevole, in pieno stile Larsson, induce a “divorare” in tempi piuttosto rapidi un volume ancor più corposo dei precedenti.
Mi è stato raccontato che, da qualche tempo, un altro autore svedese ha aggiunto alcuni titoli alla trilogia, ma per me “Millennium” finisce qui, anche perché la penna di Stieg Larsson, come nel caso di ogni grande scrittore, è unica e irripetibile. Lisbeth, Mikael, Erika e tutti gli altri personaggi mi mancheranno, e non poco.
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Il complotto è servito!
Con “La regina dei castelli di carta”, la trilogia di Millennium giunge al suo terzo ed ultimo capitolo.
Se “Uomini che odiano le donne” era incentrato sulle vicende del giornalista Mikael Blomkvist e “La ragazza che giocava con il fuoco” su quelle dell’efebica e “disagiata” Lisbeth Salander, il terzo episodio si presenta molto più corale: il personaggio attorno a cui ruota è sempre Lisbeth – costretta in un letto d’ospedale (dopo il “regolamento di conti” familiare che ha chiuso il volume precedente) e ancora in guerra con la metà delle istituzioni svedesi – ma la storia è incentrata sul gruppo, estremamente eterogeneo, di persone che tentano di scongiurare la sua segregazione in un istituto di cure psichiatriche.
Al centro della vicenda c’è la preparazione del processo a porte chiuse nel quale stabilire la sanità mentale della ragazza, e il suo pirotecnico svolgimento. Ma è il contesto storico-politico a giocare un ruolo ben preciso: gli eventi vanno a toccare gli anni della “guerra fredda” (con una penisola scandinava geograficamente sin troppo vicina all’Unione Sovietica), il ruolo e i metodi dei servizi segreti e, ancora una volta, la ragion di Stato.
Arrivati all’ultima parte della storia, è forse utile soffermarsi sul suo significato complessivo.
L’argomento forte della trilogia di Stieg Larsson è la violenza sulle donne, nei suoi aspetti sia psicologici che fisici (sino agli abusi sessuali più crudi e umilianti). Come lo stesso autore si prende la briga di dimostrare – soprattutto nel primo libro – le statistiche ci dicono che nella civilissima Svezia (al pari di tante altre nazioni del Vecchio Continente) episodi di violenza a danno del genere femminile si consumano con una certa frequenza.
Da un punto di vista letterario, la carta vincente di Larsson è l’inserimento di tale argomento all’interno di una trama precisa e ben costruita: al rigore del primo libro (che tende più verso il giallo), fa seguito nel secondo una decisa virata verso l’azione, sino al suggello del terzo volume, che apparecchia gli ingredienti classici della “teoria del complotto”. Il tutto con acume e una straordinaria capacità di appassionare senza stancare (per quanto riguarda l’ultimo volume, siamo a circa 850 pagine!)
E al termine Lisbeth Salander, minuta ma non indifesa, asociale nella realtà quanto protagonista nella rete virtuale, apparentemente anaffettiva ma in verità appassionata bisessuale, si ritaglia di prepotenza (in ogni senso) un posto nell’immaginario letterario della nostra epoca.
Tre libri da leggere (con una sicura preferenza per il primo della serie).
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La fine...o forse no?
Dopo aver lasciato “sedimentare” un po' i primi due capitoli, dopo aver preso in mano ed abbandonato l'ultimo capitolo “La regina dei castelli di carta” attratta da altro, un po' per il poco tempo, un po' per chissà che cosa, finalmente qualche settimana fa ho ripreso tutto in mano e ho deciso fermamente di arrivare alla fine.
Tirando le somme, posso dire senza indugio che il primo capitolo resta il migliore in assoluto.
Abbiamo lasciato la nostra hacker Lisbeth Salander ferita gravemente con una pallottola alla testa, ferito anche il famigerato Alexander Zalachenko (alias Alex Bodin). Dopo violenze di ogni tipo, sparatorie e inseguimenti vari i due antagonisti vengono portati in ospedale e ricoverati a poche porte uno dall'altra, mentre lo psicopatico Ronald Niedermann è in fuga e lascerà dietro di sé un'agghiacciante scia di sangue.
Artefice del salvataggio di Lisbeth è il solito Mikael Blomkvist, che come tutti gli eroi che si rispettino è sempre al posto giusto al momento giusto, cosa che lo aiuta molto visto cheè è un giornalista d'assalto oltre che amico di Lisbeth.
Posso affermare che in questo volume, dalla ragguardevole mole di più di 600 pagine, non accade granché. Si passa dal ricovero dei due antagonisti, all'assassinio di Zalachenko per mano di un agente segreto sotto copertura (che ben presto viene smascherato e che non è chiaramente il delirante psicopatico malato terminale che sembrerebbe essere), per arrivare sino al processo che vede imputata Lisbeth, assistita dalla sorella di Mikael, processo in cui tutti i vecchi amici di Lisbeth si danno un gran da fare per smascherare la cospirazione ai suoi danni, incriminando la famigerata “sezione speciale” dei servizi segreti svedesi.
Non c'è nulla di più ma il brodo viene allungato (direi al limite della sopportazione) nella prima parte e con un salto indietro di anni per spiegare la nascita della sezione, tanto che il volume è difficilissima digestione almeno sino a pagina 250.
Poi si riprende grazie all'introduzione nella vicenda di un nuovo personaggio oltre al duo Salander-Blomkvist: l'agente Moniga Figuerola, un'altra sorta di wonder-woman dal fisico scolpito, che già al primo incontro con il nostro reporter d'assalto finisce nel suo letto mettendo a rischio tutta l'inchiesta e portando avanti una storia di sesso (o forse amore?) con il nostro allegro reporter...allegro perchè nel frattempo lui continua la sua relazione anche con la ex redattrice di Millenium Erika Berger, amante storica, che è sposata da anni ma da anni tiene anche il piede in due scarpe.
La narrazione prende un po' di vita, se non altro per il fatto che accade almeno qualcosa.
Si arriva al processo, che a differenza di tutto quanto accade prima viene descritto quasi frettolosamente, anche se in modo efficace, e grazie al cielo senza perdersi in miriadi di digressioni, e senza colpo ferire si arriva alla sentenza e all'epilogo.
Nel frattempo Niedermann è sparito dalla faccia della terra e ricompare nelle ultime 30 pagine per fare una fine alquanto scontata.
Ovviamente non vi dirò se la nostra Lisbeth sarà dichiarata colpevole o innocente, ma non serve essere dei geni per intuirlo.
Nel mezzo indagini complicate, pedinamenti, appostamenti, telefoni sotto controllo, scandali vari, Blomkvist che si muove come un moderno James Bond che non si fida di nulla e di nessuno e riesce a seminare i cattivi (che ricordiamolo, fanno parte dei servizi segreti) come se fossero teppistelli alle prime armi.
I buoni sono buonissimi e integerrimi, i cattivi sono cattivissimi e idioti, ricordiamolo, fanno parte dei servizi segreti, ma vengono messi nel sacco esattamente, idem come sopra, come se fossero dei teppistelli alle prime armi.
Il tutto in un ambiente torbido e alquanto mafioso per essere nalla ridente e civilissima Svezia.
Finalmente assistiamo alla fine di innumerevoli e tristissimi pasti tipici svedesi a base di tramezzini e caffè. E a dialoghi intricati, notizie scottanti, rivelazioni più o meno scabrose, la cui conclusione finale è sempre la stessa laconica risposta: “Aha”.
Che posso dire: non mi è piaciuto, ma non mi è nemmeno dispiaciuto, lo stile è quello solito di Larsson, freddo, efficiente, lineare, allunga il brodo molto bene, le pagine avvincono, ma alla fine non resta molto.
Diciamo che in questo romanzo la storia è in funzione dei personaggi, se non ci fossero stati Lisbeth e Mikael sarebbe rimasto ben poco, personaggi comunque sempre e molto uguali e se stessi: il nostro reporter d'assalto che ha una fortuna, ma una fortuna...è sempre nel posto in cui accadono i fatti, ed è immischiato fino alla testa, anche troppo e anche in modo poco credibile.
La nostra hacker con un palmare e un cellulare in mano è in grado di entrare in tutti i computer del mondo, carpire indagini secretate dei servizi segreti, manco fosse Mandrake.
Va letto giusto per arrivare alla fine della trilogia.
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- no
Millennium #3
“La regina dei castelli di carta” è il terzo ed ultimo capitolo della celebre trilogia Millennium, scritta dal compianto Stieg Larsson.
Lisbeth Salander è in ospedale in seguito al violento scontro con il gangster ed ex sicario dei servizi segreti russi, nonché suo padre, Alexander Zalachenko.
Il giornalista Mikael Blomqvist è al corrente dei fatti, ha finalmente intravisto un barlume di luce nella fitta nebbia che avvolge il passato di Lisbeth ed è deciso a scoprire tutta la verità.
Ma è una verità scomoda, che coinvolge i servizi di sicurezza ed il governo svedesi.
Se dal punto di vista dell’intrattenimento il romanzo conferma lo status di eccellenza imposto dai due episodi precedenti, Larsson ha compiuto un ulteriore passo in avanti quanto a numero dei personaggi e complessità della trama.
Il primo capitolo, che resta il migliore secondo il mio personale giudizio e l’unico dove, seppur per brevi tratti, la narrativa di genere ha incontrato la vera letteratura, è stato un connubio incredibile di thriller moderno e giallo classico sottoforma di enigma della camera chiusa. Il secondo ha spostato l’attenzione sul formidabile personaggio di Lisbeth e ha posto nuovi interrogativi sul suo tormentato passato. Il terzo romanzo ha confermato la direzione intrapresa dal precedente episodio, con un mix di generi e vicende narrate incredibilmente ricco tra spionaggio, servizi segreti e giornalismo d’inchiesta investito del potere di deus ex machina capace di smascherare crimini e reati con testardaggine e coraggio.
Anche stavolta i personaggi, originali e carismatici, si confermano essere il punto di forza principale del romanzo. 857 pagine in cui, come spesso capita nella narrativa di genere di ottimo livello, l’intrattenimento e la finzione letteraria sono soltanto il pretesto per denunciare efficacemente alcune storture della realtà che ci circonda.
“La regina dei castelli di carta” è un romanzo eccellente, capace di concludere degnamente, e con un filo di malinconia, una serie che avremmo voluto durasse più a lungo.
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Il gran finale... purtroppo!
Già, purtroppo questo è l'ultimo! L'ho divorato letteralmente in tre giorni, durante una vacanza. Non riuscivo a staccarmi, ce l'avevo continuamente davanti! Nonostante all'inizio possa sembrare un po' lento, mi ha comunque appassionato, sia per l'intricata trama, che Larsson riesce comunque a legare con un filo logico impeccabile, sia per la suspance sempre più alta. E alla fine trionfa la giustizia! Sembrerà banale da dire, ma dopo tutte le disavventure di Lisbeth, si tifa letteralmente per lei.
Invidio fortemente chi deve ancora cimentarsi nella lettura di questi tre libri, libri che comunque a breve riprenderò in mano.
Ovviamente consigliatissimo.
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Peccato sia l'ultimo!
Degna conclusione della trilogia Millenium: Lisbeth ottiene l'agognata giustizia e "i cattivi" finiscono come meritano!
Lati negativi: trama molto intricata, con troppi nomi e troppi personaggi secondari che fanno talvolta perdere il filo della storia e la rallentano un po'. Ma grazie allo stile di Larsson, difficilmente si riesce a finire un capitolo senza la voglia di cominciare subito il successivo!
Peccato che non abbia avuto il tempo di scrivere un sequel, che, secondo me, si sarebbe potuto sviluppare dal finale; nonostante la trama della trilogia sia compiuta, la storia dei protagonisti avrebbe potuto progredire ancora (almeno, a me sarebbe piaciuto!).
Rispetto ai precedenti della trilogia è decisamente il libro più pesante ed impegnativo, ma se avete letto gli altri due, non potete non avere la curiosità di sapere come si chiudono le peripezie della signorina Salander e del suo eroe Kalle!
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La ragazza che giocava con il fuoco
TROPPO TROPPO BELLO!!!
troppo troppo bello!!!! non in particolare questo libro, ma tutta la trilogia, non ho voluto inserire una recensione ai singoli libri, ma sentivo il bisogno di esternare il mio pensiero dopo il terzo!!!! mi piange il cuore pensando che il mio autore preferito in questo genere è morto e non potrà regalarci altri capolavori come questo!!! rispetto ai due libri che lo precedono questo è forse più pesante e lento, penso che risulti tale perché Stieg Larsson nel suo ultimo romanzo abbia tirato le somme sui personaggi, sulla loro crescita e maturazione, Lisbeth finalmente si è riscattata dal suo passato e nonostante la personalità eccentrica e un po' scorbutica (alla quale non puoi fare a meno di affezionarti) riuscirà a dare più fiducia alle persone che le sono vicino. Mikael diventa più maturo e grande arriva a pensare all'Amore, con la A maiuscola! è stato un epilogo epico!!!! l degna conclusione per qualcosa di per sé già perfetto!!!
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Un finale perfetto
Continua a raccontare senza soste tutta l'avventura di Mikael e Lisbeth, e aggiunge anche un tocco di "spy story" e alcune scene che si svolgono dentro il tribunale che danno quel tocco in più al libro.
Azione continua, e quando non c'è azione non se ne sente la mancanza perché l'autore ti fa proprio immergere nel libro. I personaggi introdotti nel precedente libro vengono studiati ancora più nei dettagli e il finale è più che degno di quella che a mio avviso è una delle più belle trilogie del giallo.
L'unico rammarico? La morte improvvisa di Stieg, che aveva già cominciato un quarto e un quinto libro con Mikael e Lisbeth, e che ha definitivamente concluso questa magnifica storia.
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Epilogo di un capolavoro...
E' il momento di tirare i fili di questa intricata storia...
Avvincente, bella, al punto da stordire chi legge, che si catapulta nel libro...uno spattatore muto che vorrebbe esserne uno degli attori.
Siamo Mikael, vorremmo essere Lisbeth.....forse invidiamo il menage a trois di Herika...
Un libro assolutamente da leggere, e non solo per conoscere l'esito della storia, ma perchè prende molto sul lato umano, forse perchè specialmente negli ultimi anni ci sono troppi "uomini che odiano le donne" e ripeto spesso vorremmo essere Lisbeth, ed erigerci a giustizieri.
Ed ora capisco la tristezza che aveva nel cuore mio figlio quando stava per finirlo... leggi le ultime pagine con lentezza perchè sai che sta finendo....e che non ci sarà un quarto libro...
Questi tre libri sono l'eredità di Larssen, grande scrittore.