La ragazza della porta accanto
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Imparate questa lezione, ragazzi...
Era dai tempi di "Trilogia della città di K" (di Agota Kristof) o "Dei bambini non si sa niente" (di Simona Vinci) che non provavo questa sensazione di gelo assoluto, spaesamento e mancanza di parole di fronte a questo foglio bianco, solo che stavolta è tutto moltiplicato per mille...perché la storia qui raccontata è maledettamente vera!!!
O forse di parole ne avrei anche, e tante, ma sono così pesanti e oscene, che sarebbe molto meglio tacerle.
Ma non posso neanche fare questo.
Devo sciogliere il grumo che ho dentro...
Non pensavo neanche che il mio organismo potesse riuscire a contenere così tanta rabbia, frustrazione, sbigottimento...credevo realmente di crollare, di spaccarmi, di non arrivare illesa alla fine.
(...e forse tanto illesa non sono)
Ed invece non solo ce l'ho fatta, ma l'ho fatto anche in fretta...e ancora non so dire se il motivo sia stato la bravura di Ketchum nell'incollarmi alle pagine o la voglia di chiudere questo libro e fuggirgli via lontano, per dimenticarlo in fretta (cosa assolutamente impossibile!!!) e poter ricominciare a respirare.
"Imparate questa lezione, ragazzi. Ricordate, è importante".
"Adesso vi spiego cosa significa essere donna in questo mondo".
"Se ho dato il permesso, vuol dire che si farà".
Prendete un figura femminile adulta, amata e rispettata, madre single di tre figli maschi, e molto benvoluta dai ragazzini del vicinato...che però in realtà è una donna pericolosissima e perversa.
Prendete un gruppo di adolescenti degli anni '50, in piena tempesta emotiva e ormonale.
Prendete due sorelle di 14 e 11 anni, orfane di entrambi i genitori ed affidate alla cure della simpatica e generosa donna di cui sopra.
Prendete ora un "eroe" troppo piccolo, troppo debole e troppo in conflitto con i propri sentimenti per poter fare la differenza.
Aggiungete due frasi fondamentali, dette da un adulto: "Non ditelo a nessuno" e "Avete il permesso".
Ora mescolate tutti questi ingredienti...e otterrete la storia più agghiacciante, disturbante e morbosa che abbiate mai letto in vita vostra.
Una storia vera.
Realmente accaduta nel mondo in cui noi viviamo.
Bestialità messe in atto da persone che respirano la nostra stessa aria.
Una storia che io non vi racconterò, perché non ci riesco e perché non voglio.
Ci ha già pensato Ketchum a farlo, e lo ha fatto benissimo.
Vi dirò solo che quando vengono coinvolti dei ragazzini in episodi di immane crudeltà e follia adulta e di fronte al consenso a procedere da parte di questi ultimi, lo scenario che prenderà forma sarà disumano, perché, nella maggior parte dei casi, il ragazzino "autorizzato" ad essere crudele, diventerà il peggior aguzzino immaginabile, privo di qualsiasi coscienza, moralità e pietà umana.
"È un libro che non si limita a promettere terrore al lettore, glielo consegna dritto a domicilio", dice Stephen King nella nota finale al libro.
Io dico che siamo oltre il terrore.
Ma Ketchum ha la capacità di tirarti dentro e farti assistere a tutto senza darti la possibilità di scappare, di andar via...sei lì inerme e sofferente che guardi le scene impotente, esattamente come succede a David, il ragazzino protagonista e voce narrante.
Libro duro, al limite del sostenibile, ma forse necessario.
Indicazioni utili
- sì
- no
Ho il permesso.
Questo è difficile.
(Si tratta di una storia vera, di cui racconto diversi dettagli e parte dell’epilogo. Essendo reale, il termine “spoiler” mi pare fuor luogo).
Viene banalmente definito “romanzo horror” e vorrei anche vedere. Quello che non sempre viene chiarito è che si basa (purtroppo) su una storia vera che l’autore rimaneggia al minimo.
Anni ’60, stato dell’Indiana. Comincia una lunga estate senza scuola per il solito gruppo di ragazzini che abbiamo imparato ad amare con “The Body” di King (da cui il film “Stand by me”).
Ore larghe e vuote, amici, festicciole, fuochi d’artificio, qualche avventura e qualche trasgressione. Proprio all’inizio di questa estate piena di promesse, pronte ad essere deluse, David, il nostro protagonista incontra Meg. Che è “nuova”, carina, simpatica ed anche abile a fare cose “da maschi”, come catturare gamberi con una lattina.
David apprende poco dopo che Meg e la sorellina minore Susan sono ospiti di Ruth, sua vicina di casa e madre di due dei suoi più cari amici. I genitori delle ragazze, lontani parenti di Ruth, sono morti in un incidente stradale e la donna accoglie le due sorelle. Ruth è una sorta di “mito” per David perché non è una madre assillante ed apprensiva e “copre” i piccoli segreti dei ragazzi, permettendo persino loro di bere qualche birra a casa sua.
Ruth, invece, è una donna pericolosa, una sociopatica silente, mai ripresasi completamente dall’abbandono del marito e che, per qualche motivo, inizia a sviluppare un odio viscerale per le ragazze e in particolare per Meg. Comincia con piccole punizioni, castighi e vessazioni, che velocemente diventano torture. Ma non basta. Ruth “dà il permesso” ai suoi figli e ai loro amici di partecipare alle punizioni di Meg e successivamente, di impartirne a loro volta. Arriva a permetterne lo stupro e pone come unica condizione che i due figli non procedano “uno dopo l’altro” perché sarebbe incestuoso. Non sarà la cosa peggiore.
La storia finisce male, malissimo esattamente come è finita malissimo la storia vera.
La lettura è disturbante, non c’è bisogno di dirlo.
Spesso Ketchum viene considerato morboso o “compiaciuto” di quello che (de)scrive.
In realtà, secondo me, quello che fa Ketchum è semplicemente negarti il minimo “sconto”, sia pure una boccata d’ossigeno o uno spiraglio di luce. Né si capisce perché dovrebbe, in fondo.
Mentre leggevo non ho potuto fare a meno di ripensare all’”Esperimento di Stanford” di Zimbardo (giovani universitari di ottima estrazione, ingaggiati per un “esperimento” in cui vengono divisi arbitrariamente in “carcerati” e “carcerieri”. Esperimento sospeso dopo cinque giorni dagli stessi organizzatori per l’aggressività e la violenza, assolutamente fuori controllo, che erano scaturite).
Ketchum dice questo.
Che se un’autorità qualunque (in questo caso un adulto) “dà il permesso” dei normali ragazzini, tanto come dei normali universitari, si trasformeranno in animali (per brevità, molto peggio, in realtà).
E per tutto il tempo che leggi tu stai lì e speri che qualcuno li fermi. Che qualcuno SI fermi.
Però non lo fa. E non lo fa neanche chi vorrebbe, perché “c’è un permesso”, un’autorità ha dato un benestare, ci sarà un motivo, qualcosa succederà. Come non lo faresti neanche tu?
Il “disturbo” e il “morboso” di Ketchum è proprio questo.
Ti dice com’è stato in quel preciso, orribile caso e anche com’è in genere, di solito, spesso, gli esempi non mancano.
È un libro che fa piacere mettere giù e cercare di ricondurre ai canoni di “storia horror” per non pensarci. Ma anche qui l’autore non è che te lo permetta più di tanto.
Indicazioni utili
- sì
- no
Inutile dire che l'effetto è assolutament disturbante.
Terribile
Pare che il racconto sia tratto/ispirato ad una storia vera, e questo gli evita il minimo in tutti i punteggi.
Se siete appena appena impressionabili, delicati di stomaco o vi turba la violenza evitate questo libro come la peste: è tremendo, ho fatto fatica a finirlo tra stupore, rabbia e fastidio.
Due ragazzine rimaste orfane dei genitori in seguito ad un incidente stradale si trasferiscono da una loro parente che ha già tre figli più o meno coetanei. Nella piccola cittadina vi sono altri ragazzi e ragazze con cui condividere quelli che potrebebro essere bei momenti dell'adolescenza:niente di tutto questo, la parente in breve mostra un'odio ingiustificato per le ragazzine (odio frutto di una sua turba psichica scatenata dall'abbandono del marito), le sottopone ad ogni tipo di privazione, di umiliazione fino a coinvolgere in questa macabra e sadica persecuzione anche i ragazzi del quartiere, resi complici, corrotti sfruttando le loro debolezze. Il grido di aiuto delle giovani Meg e Susan rimane inascoltato ma anzi, coloro i quali dovrebebro indignarsi per il trattamento loro riservato diventano presto complici della folle donna che le tortura, "comprati" con una birra, una falsa sensazione di potere e la truce soddisfazione dei loro peggiori istinti. Le vicende sono parecchio forti ma quello che fa davvero impressione , per non dire schifo, sono i ragazzini, autentici paladini dell'omertà, quante volte da ragazzini abbiamo almeno sognato di essere dei piccoli eroi anche se poi giustamente ci è mancato il coraggio per fare certi gesti e aiutare qualcuno in difficoltà sapendo di non poter compiere un'impresa oltre le nostre forze, i protagonisti del romanzo nemmeno lo sognano, sono corrotti dentro. ad un certo punto immedesimandomi nella storia mi sono chiesto non tanto che fine avrebbero fatto le ragazzine vittime dei soprusi e delle violenze ma che razza di uomini sarebbero diventati un giorno i loro vigliacchi coetanei. Ketchum dipinge un quadro di disvalori sconvolgente. Non voglio fare il "bacchettone", ho letto cose peggiori soprattutto da giovane ma leggere questo libro mi ha dato sensazioni davvero brutte, al di là della delicatezza del tema trattato c'è un che di morboso.