La ragazza del treno
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Recensione della Redazione QLibri
La vita non è un paragrafo, e la morte non è una p
Ogni giorno lo stesso tragitto, il medesimo treno, i soliti pensieri. Puntuale come un orologio, alle 8.04 la donna è sul convoglio che la porterà da Ashbury a Londra e su quello che inesorabilmente alle 17.56 la ricondurrà a casa. Non ha più un lavoro Rachel, non ha altra certezza nella vita se non l'alcool e nonostante abbia poco più di trentanni si sente inutile, non ha più scopi.
La separazione dal marito è stato un colpo troppo grande da poter affrontare, gestire e tollerare; si è dimostrato essere un qualcosa che la donna ha vissuto come il fallimento non solo della relazione ma anche della sua stessa vita, si è sentita svuotata, persa, tradita da quell'uomo a cui ha dato tutto e che non ha esitato un attimo a scegliere un'altra, una donna che senza remore ha preso il suo posto nella vita di Tom donandogli perfino una figlia. Il passaggio da depressione ad alcolismo è stato inevitabilmente rapido.
Ma non riesce ad ammettere nemmeno con sé stessa quanto grave sia divenuta la situazione, anche il solo confidare all'amica nonché coinquilina Cathy di aver perso il proprio impiego perché ubriaca è un qualcosa che non può esporre.
E così ogni mattina fa finta di andare al lavoro e in quel breve tragitto è preda di pensieri sulla vecchia Rachel grintosa e determinata e sulla nuova arrendevole ed superflua. Il percorso le consente di osservare anche la zona in cui un tempo abitava con Tom al 23 di Blenheim Road ma la sua attenzione è rivolta al civico 15 dove Jess e Jason vivono quella che agli occhi della protagonista è l'esistenza perfetta. Lui è moro e robusto, un tipo protettivo con una bella risata argentina, lei è minuta, graziosa, con la carnagione chiara e i capelli biondi, corti.
Ma non sempre “il giardino del vicino” è migliore del nostro, non sempre quella perfezione che immaginiamo negli altri esiste davvero. Un giorno come tanti, di Jess si perde ogni traccia.
Ed è così che Rachel apprende che Jess è in realtà Megan e Jason, Scott; che la loro relazione era problematica come quella di chiunque altro ed assiste ad un qualcosa a cui mai avrebbe pensato di dover far fronte. Le sue parole sono vane, chi crederebbe mai ad un'ubriacona? Soprattutto quando Anna, la nuova moglie dell'ex coniuge, non fa altro che buttare “carne al fuoco” per screditare quella che crede essere una minaccia.
Megan non può essersi volatilizzata, deve esserle accaduto qualcosa. Un motivo, una ragione per la quale si è allontanata da casa, per la quale ha rinunciato a tutto. E se non se ne fosse andata volontariamente? Se qualcuno o qualcosa l'avesse costretta? E se le fosse stato fatto del male?
Gli inquirenti sono in stallo, non hanno prove per fermare alcun sospettato ne una vera e concreta idea di quel che potrebbe essere successo; per Rachel, colei che all'inizio del componimento è percepita dal lettore quale una persona sgradevole, inavvicinabile, rude, venire a capo del mistero è un (nuovo) obiettivo dalla portata tale da significare anche un beneficio inaspettato , volendo una rinascita...
Stilisticamente il romanzo è accattivante, solletica la curiosità di chi legge spingendolo a risolvere egli stesso l'enigma. Scritto sotto la forma del diario alternando più voci narranti (Rachel, Anna, Megan) ed avvalorato da un ben costruito intreccio, il testo scorre rapido giungendo celermente a conclusione e giustificando il successo avuto. Un fenomeno da 2 milioni di copie in 5 mesi, piacevole e dalla ben ponderata suspence.
“La vita non è un paragrafo, e la morte non è una parentesi”.
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Gioco di scambi
Tre donne che incrociano lo stesso uomo: lo amano, non possono credere alla fortuna di essere oggetto delle sue attenzioni, e sono talmente accecate da lui da non accorgersi di non essere delle fortunate elette, ma piuttosto delle vittime. Anche questo è la ragazza del treno, il fenomeno letterario da cui è stato tratto anche un libro. La parte del thriller mi è sembrata piuttosto debole: la scelta di dell'autrice mi è sembrato che abbia pagato troppo. Se all'inizio poteva essere intrigante avere solo qualche dettaglio con la scusa che la protagonista in preda a delirio alcolico si dimenticava tutto e non sapeva mai che cosa fosse reale e che cosa un'allucinazione, col passare delle pagine questa scelta è diventata abbastanza irritante. Più interessante invece la storia che sta dietro al giallo: una cosa del tipo prendi una donna bella, sicura di sé e piena di qualità, approfittati delle sue fragilità e trasformala in un involucro vuoto e privo di aspettative. Nel complesso un volume da leggere, purché non ci si aspetti un grande giallo, lavoro investigativo o grossi misteri da risolvere, perché in effetti non ci sono sorprese.
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Fuori dal mio solito binario
"È un sollievo essere di nuovo sul treno delle 8:04... Voglio soltanto affondare nel morbido schienale di velluto, sentire il calore del sole che filtra dal finestrino, cullata dal dondolio del vagone, al ritmo confortante delle ruote che corrono sui binari. Preferisco stare qui, a guardare le case che sfilano una dietro l'altra, più che in qualsiasi altro posto".
Abbandonare ogni pensiero, lasciare che il treno ti conduca a destinazione mentre lo sguardo, fuori dal finestrino, abbraccia paesaggi, case, persone, coglie alcuni momenti della vita di due sconosciuti e li plasma al punto da dare a quella "coppia perfetta" un nome, Jason e Jess, e a immaginare delle loro vite ciò che l'occhio non vede. Fino al giorno in cui qualcosa irrompe a spezzare quella perfezione.
Accade questo a Rachel Watson, la principale voce narrante, che ogni giorno prende il solito treno per recarsi al lavoro o almeno così crede chi la conosce. Rachel, nella sua solitudine, si affeziona agli abitanti del civico 15 di Blenheim Road.
Poco più in là, al numero 23, c'è la casa in cui lei ha vissuto con Tom: qui il suo ex marito (del quale Rachel continua a usare il cognome) abita ora con la nuova moglie Anna, (seconda voce narrante), con cui l'aveva tradita. E con Evie, la loro bambina, quel figlio che Rachel non era riuscita ad avere.
Rachel, Anna e Megan (la cui voce si intreccia con le due precedenti), una donna, a detta dei suoi amici, " meravigliosa, divertente, bella, generosa. Amata." Ma Megan, la Jess di Rachel, "non era la ragazza attraente e spensierata che vedevo seduta in terrazza. Non era la moglie amorevole, e nemmeno una bella persona. Era una bugiarda, un'imbrogliona. E un'assassina."
Quando Megan scompare l'unica certezza che prende piede è che non ritornerà.
Una cortina di nebbia e una fragilità, ora più manifesta ora più latente, attraversano le vite delle tre donne.
Superare quell'angoscia in cui il suo segreto la ingabbia, portarlo alla luce raccontandolo finalmente a qualcuno diventa un bisogno impellente per Megan ma lei lo sa che non può confidarsi con suo marito Scott (il Jason di Rachel): inizierebbe a guardarla con occhi diversi, non la perdonerebbe.
Confusa, sconnessa, inattendibile: la mente di Rachel non riesce a recuperare quei ricordi in cui, lei lo sente, si nasconde la chiave per scoprire la verità ma l'alcol le rende difficile recuperarli. Le ricadute non mancano, ma Rachel sente di dover fare qualcosa "In un modo o nell'altro, ormai, faccio parte di questa storia e non sopporto di rimanerne esclusa. Devo sapere che cosa sta succedendo. Ho elaborato un piano".
"Non riesco a smettere di pensare al fatto che Rachel era qui la sera della scomparsa di Megan; era sbronza, fuori di sé, poi di colpo è sparita.": l'opprimente presenza di Rachel, la sua instabilità, proteggere Evie, il pensiero di aver affidato per qualche tempo la sua bambina a Megan, la paura di vivere vicino a quella casa sono le nubi che si addensano ora attorno ad Anna.
Un libro fuori dal mio solito binario, ma in un modo o nell'altro, proprio come Rachel, nel corso della lettura mi sono ritrovata parte della storia: l'intreccio e il piglio incalzante della narrazione portano a seguire il flusso di pensieri delle tre protagoniste (quelli di Rachel, soprattutto, sono solo vaneggiamenti?) per giungere a quell'inevitabile punto di rottura e di svolta. Da lì ritrovarsi all'epilogo è un attimo.
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Quella coppia era l'incarnazione del vero amore
Rachel prende il treno per Londra ogni mattina e, per sfuggire alla routine, guarda fuori dal finestrino scorgendo la casa in cui un tempo viveva con Tom, suo ex marito ora sposato con Anna, e alcune case più in là un’allegra coppia che non conosce. Rachel ogni mattina riesce a scorgere qualcosa della vita familiare della coppia dal finestrino del treno, appassionandosi alla loro vita e arrivando a dar loro nomi inventati (Jess per Megan e Jason per Scott). Tuttavia una mattina vede qualcosa di strano che la porta a far crollare tutte le sue certezze sulla coppia, e da allora ha inizio per lei la ricerca della verità, passando per amicizie, ex amori, conoscenze e sconosciuti.
Racconto molto suggestivo di Paula Hawkins che mi ha tenuto con il fiato sospeso fino alla fine. La storia è una sorta di diario con le date ed i momenti della giornata in cui avvengono i fatti, ed è narrata in prima persona da Rachel, Anna e Megan. Tale scelta è risultata a mio parere un’arma a doppio taglio: l’ho apprezzata perché, quando si fa riferimento alla storia di due personaggi narranti lo stesso giorno, si possono seguire gli avvenimenti da più punti di vista. Tuttavia non mi è piaciuta questa scelta perché più volte mi sono ritrovato a chiedermi quale dei tre personaggi avesse compiuto determinate azioni, essendo che la narrazione, talvolta, segue un certo personaggio per molto tempo e si fatica a ricordare le ultime vicende accadute agli altri.
I capitoli sono abbastanza corti e scorrevoli; quelli narrati da Megan fanno riferimento al passato quindi il lettore viene messo a conoscenza degli antefatti avvenuti, consentendo di delineare i personaggi secondari, al pari di quelli principali che sono ben caratterizzati e tutti utili al fine della narrazione. Non ci sono stati, personalmente, cali di interesse nella lettura perché la scrittrice è stata capace di farmi entrare nel suo racconto e vivere ciò che leggevo, attraverso un racconto scorrevole e scritto con un linguaggio semplice.
Consiglio questo libro perché dentro vi è un racconto interessante ed intelligente allo stesso tempo: la storia di tre donne, nonché le narratrici, che combaciano alla perfezione tra amore, odio, paura e disgrazie. Questo racconto ci fa prendere consapevolezza del fatto che molte volte la vita perfetta che crediamo gli altri abbiano è in realtà pura illusione.
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Se Il diario di Bridget Jones fosse un thriller
Nonostante questo romanzo sia estremamente popolare, tanto da aver ottenuto anche un adattamento cinematografico di successo, ammetto che non ero particolarmente interessata a leggerlo, ma avendo ricevuto una copia come regalo mi sono decisa a dare una chance a Paula Hawkins. Pur ritenendolo un valido thriller nell'insieme, devo dire che difficilmente mi fionderò a recuperare altre opere di questa scrittrice... anche se ai regali libreschi non dico mai di no!
La storia ci viene narrata attraverso tre POV: quello principale è affidato alle parole della trentenne Rachel, una donna che ha rovinato la sua vita personale e lavorativa a causa di un grave problema di alcolismo, al punto da dimenticare intere giornate quando è ubriaca. Per svagarsi dalle preoccupazioni quotidiane, Rachel si diverte ad immaginare la vita perfetta di Jess e Jason, una coppia che sbircia dal finestrino del treno su cui viaggia ogni giorno; e proprio dal quel finestrino, la donna finirà con l'assistere ad una scena che farà crollare le sue illusioni sul loro idillio, e le cose peggioreranno ulteriormente quando Rachel si troverà coinvolta perfino in un'indagine.
Affiancanti ai capitoli di Rachel, troviamo quelli di altri due personaggi che per non entrare troppo nella trama preferisco non nominarvi; personalmente ho trovato questi POV funzionali in alcune scene, in particolare per la costruzione del colpo di scena finale, ma completamente inutili in altre, soprattutto quando vanno a ripetere dei concetti già ben chiari al lettore.
Come accennato prima, il romanzo svolge appieno la sua funzione di intrattenimento per quanto riguarda la parte thriller grazie ad una narrazione dal ritmo serrato e ad uno stile estremamente scorrevole nel suo essere diretto; forse anche troppo, se consideriamo che a più riprese il narratore di turno rivolge delle domande al lettore stesso, anche se il registro narrativo non diventa mai un vero diario personale. Altro punto a favore del libro è l'alternanza tra due linee temporali, non troppo lontane tra loro ma bilanciate in modo ottimo per creare tensione e far crescere l'interesse per la vicenda.
Vicenda che per contro si rivela nulla più di un (tristemente) banale caso di cronaca nera, come ne sentiamo tanti nei notiziari; a rendere la narrazione più movimentata sono i buchi neri nella memoria di Rachel ed il suo ricorrere continuamente alla menzogna, sia nei confronti degli altri personaggi sia di se stessa, e di conseguenza del lettore. Un buon espediente con un solo, grave difetto: questi blackout che la affliggono da anni, svaniscono miracolosamente nel finale, per permetterle dare una risoluzione alla storia. Perfino nell'epilogo non si menziona in modo serio come lei abbia risolto il suo problema di dipendenza o se questo l'affligga ancora, puntando l'attenzione su altri elementi della trama.
Ad esclusione di Rachel, penso che i personaggi non vengano approfonditi abbastanza; inoltre, essendo pochi, fanno sì che la shockante rivelazione finale non sia poi così shockante. Per quanto riguarda la protagonista, ho apprezzato il suo essere una narratrice decisamente inaffidabile, ma di certo non mi ha conquistata a livello emotivo, nonostante l'autrice faccia di tutto per renderla patetica e farci empatizzare con le sue sfortune. Sarebbe stato forse più facile apprezzarla se avessimo assistito a qualche sforzo concreto per migliorare la sua situazione, anziché vedere tutti i suoi problemi magicamente risolti (o ignorati) nel finale.
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Il Sabato sera che ti cambia la vita per sempre
Periferia di Londra, Luglio 2013.
Rachel è una ragazza sola e senza amici che ogni giorno prende lo stesso treno alla stessa ora per andare a lavoro. Un pendolo di noia e dolore che passa per l'attimo fugace del piacere di una sosta lungo il tragitto, grazie alla quale può curiosare dal finestrino nella vita di Jason e Jess, 'una bella coppia, praticamente perfetta', che abita una villetta lì vicina. La routine scivola via senza alcun sussulto degno di nota, quando una mattina nota Jess che sta baciando appassionatamente un uomo che non è Jason. Il senso di scoramento che le suscita questa visione non è che l'inizio di un autentico uragano che sta per abbattersi sulla vita della protagonista e che finirà per coinvolgere anche perfetti sconosciuti e persone del suo passato che non vogliono più sapere nulla di lei.
Autodistruzione, alcolismo, amnesie, bugie, instabilità, ossessioni: queste le parole-chiave, in rigoroso ordine alfabetico, che riassumono la vita di Rachel, che ammette di aver 'perso il controllo di tutto. Anche dei luoghi che si trovano dentro la mia testa' e che è rimasta ancorata al lontano 2005. Un matrimonio da favola con Tom, una bella casa non distante dalla ferrovia e dai treni che adora, una bella compagnia e un lavoro di tutto rispetto: un quadretto idilliaco che, a sorpresa, va in frantumi. Ed è qui che, ancora più inaspettatamente, va in frantumi anche l'unicità della narrazione: da una voce narrante, tre voci narranti. Tre profili, tre ritratti, tre caratterizzazioni psicologiche mai così distanti fra loro e mai così accomunate dal dolore, dal senso della perdita e dal desiderio di riscatto.
Un romanzo metapsicanalitico scritto in modo leggero, pulito, lineare e dalla trama ricca di cambi di ritmo, con flashback, flashforward, suspance e pause amalgamate in modo sapiente. Il tutto mentre, tra un ipermercato Tesco e qualche vetrina di JD Sports sparsa qua e là, le identità dei personaggi si intorbidiscono a tal punto che una vittima non è altro che un carnefice sapientemente camuffato.
«... se scoprirò il segreto per concentrarmi sulla felicità del presente e godere dell’attimo […] allora andrà tutto a posto.»
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Un best-seller un po' troppo acclamato
Un giallo con venature thriller senza infamia e senza lode.
Rachel è una donna disoccupata in preda all'alcolismo causato dalla fine del suo matrimonio con Tom. Ogni giorno però, per far contenta Cathy, l'amica che la ospita, prende il treno facendo finta di andare a lavoro, il che le permette di passare quotidianamente di fronte alla casa di una coppia, a cui ha dato i nomi Jess e Jason, moglie e marito idealizzati come una coppia da sogno che vivevano la vita che Rachel non poteva più avere.
Un giorno però, Rachel vede nella solita casa e dal solito finestrino qualcosa che le sconvolgerà la vita.
Narrato secondo tre punti di vista; Rachel, Megan, ovvero la Jess vista dal finestrino del treno, e Anna, la nuova moglie di Tom, "La ragazza del treno" si presenta come un giallo modestamente avvincente.
Con una confusione mentale di Rachel che a volte confonde anche il lettore, l'intera storia procede in modo abbastanza piatto, con qualche picco nei colpi di scena discretamente telefonati obbligatoriamente presenti nella storia.
Ho definito questo romanzo però "senza infamia e senza lode" perché comunque presenta aspetti positivi che evidentemente hanno superato quelli negativi, rendendolo di fatto un best-seller: personaggi ben caratterizzati anche se dimenticabili, azzeccato metodo di narrazione e buona rappresentazione scritta del concetto e degli effetti dell'alcolismo.
Per il resto, è un libro che non lascia molto al lettore: quando si raggiunge l'ultima pagina si chiude il libro senza troppi problemi.
Come si può evincere dal centro nevralgico di questa mia modesta recensione, ho apprezzato non molto il racconto nella sua interezza, consapevole di dichiarare qualcosa di evidentemente impopolare.
Appena appena passabile in quanto, rischiando di essere ripetitivo, al me lettore e al me persona non ha lasciato nulla.
Voto unico dato nel complesso 5/10
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La testa nel forno, proprio come Sylvia
Rachel, La ragazza del treno di Paula Hawkins (“La mattina prendo il treno delle 8.04, la sera ritorno alle 17.56. È il mio treno, l’unico che prendo. Tutto qui”), dopo la cocente delusione di un matrimonio fallito, si costruisce una vita parallela: si fa ospitare da un’amica e, ogni giorno, si reca a Londra (“Penso al mucchietto di vestiti lungo i binari, mi sembra di soffocare”), anche se in realtà ha perso il lavoro a causa dell’etilismo (“Come non ho fretta di arrivare a Londra la mattina, non ne ho nemmeno di tornare ad Ashbury la sera”).
Il pendolarismo quotidiano le consente di fantasticare – osservando Jess e Jason dal finestrino - su una coppia che incarna l’ideale della felicità. Poi Jess sparisce e della scomparsa in un primo tempo viene sospettato l’amante, lo psicoterapeuta Kamel Abdic, poi il marito (Jason che in realtà si chiama Scott), infine la stessa Rachel, che patisce un’amnesia causata da crisi etilica e che stalkerizza l’ex marito Tom e la sua seconda moglie (“Io penso a Ted Hughes che ha portato Assia Wevill a vivere nella casa che aveva diviso con Sylvia Plath… Voglio chiamare Anna per dirle che Assia è finita con la testa nel forno, proprio come Sylvia”).
Giudizio finale: avvincente, teso, pendolare.
Bruno Elpis
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Tre donne ed una storia.
La Ragazza del Treno è l'ottimo romanzo di esordio della scrittrice Paula Hawkins.
La storia parte da un elemento semplice e quasi banale: quanti di noi viaggiando su un treno si sono soffermati a guardare le case che scorrono lungo i binari? E quante volte guardando quelle case ci siamo immaginati le storie che si svolgevano all'interno? Ebbene, è questo quello che fa la protagonista della storia, Rachel, donna dalla vita difficile e problematica che ogni mattina prende il treno per Londra e, durante la fermata del treno presso un semaforo, si perde nell'immaginare la vita di una graziosa coppietta che osserva in una casa lungo i binari. La vita di Rachel, quindi, si lega pian piano a quella della giovane coppia che lei immagina essere una coppia felice e senza problemi, sin quando - una mattina - non vede (sempre dal finestrino del treno) la donna che bacia un altro uomo.
Da questo momento in poi la storia inizia a farsi ricca di suspense e colpi di scena ed il racconto diventa corale. Infatti la scrittrice utilizza la efficace tecnica di far raccontare la storia da tre donne che man mano raccontano i singoli episodi su cui ruotano tutti gli eventi, ciascuna dal proprio punto di vista.
Questa tecnica di narrazione, che a prima vista potrebbe sembrare rendere più ostica la lettura, finisce con il diventare il punto di forze di un romanzo capace veramente di incollare il lettore alle pagine.
Alla fine del racconto, infatti, tutti i nodi vengono al pettine e tutti tasselli si sistemano come in un puzzle perfetto.
Tra tutti personaggi quelle meglio tratteggiate sono, ovviamente le tre donne. Gli altri personaggi sono un po' più meno definiti e dai contorni più vacui.
La storia, come detto, funziona e trascina, anche se ad un certo punto (ben prima della fine del libro) ad un lettore attento non sfuggirà la soluzione finale.
La narrazione è agile (grazie anche alla suddivisione in capitoli ed in paragrafi anche molto brevi).
In definitiva un romanzo consigliato, una lettura piacevole e coinvolgente. Non è un best seller, ma sicuramente è da leggere.
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Tre donne e un mistero
Quando ho cominciato a leggere questo libro ci ho messo un po' ad abituarmi allo stile dell'autrice per tre motivi: la storia è raccontata in prima persona in forma di diario da tre narratrici, le riflessioni delle tre donne si somigliano fra loro, ci sono continui salti temporali. Le riflessioni hanno un ritmo molto incalzante, e descrivono flussi di pensieri frenetici e anche per questo motivo la lettura richiede una certa dose di concentrazione. Una volta abituatisi però la storia diventa piuttosto coinvolgente sia per via del personaggio principale, Rachel, una donna con un matrimonio fallito alle spalle che ha perso il lavoro ed è diventata un'alcolizzata; e sia per il curioso punto di partenza: la stessa Rachel prende il treno tutte le mattine e osserva una coppia sul balcone del loro appartamento durante il tragitto. Una mattina la donna che lei osserva viene dichiarata scomparsa dalla polizia e questo consentirà a Rachel di ritrovare uno scopo nella vita aiutando la polizia nelle indagini. Il tutto si fa confusionario perché l'ex marito di Rachel si è risposato con una donna e i due sono i vicini di casa della donna scomparsa, che allo stesso tempo era stata ingaggiata da quest'ultimi come tata. Inoltre, per puro caso la notte della scomparsa Rachel è stata avvistata nei pressi dell'abitazione, ma lei non ricorda nulla perché era ubriaca. Dovrà quindi cercare di ricomporre i pezzi di un puzzle per ritrovare la memoria e risolvere il caso. Quando è uscito questo libro ha avuto un grandissimo successo e tutti ne parlavano. Forse come ho letto in altre recensioni la storia non è cosi sensazionale da giustificare un successo così esagerato ma a mio parere è comunque un libro piacevole e che vale la pena di essere letto.
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Tra giallo e sentimenti
Se “La ragazza del treno” è stato a lungo, ed è tuttora, uno dei maggiori bestsellers di sempre, lo si deve senza dubbio alle aspettative che esso soddisfa in pieno e ai contenuti che ogni thriller che si rispetti dovrebbe possedere: un’eccellente scrittura in prima persona che coinvolge ben tre protagoniste, fornendo così una visione complessiva e ben riuscita dell’insieme, che crea un intreccio coinvolgente, colpi di scena e depistaggi narrativi continui incapaci di far chiudere il libro fino alla risoluzione del tutto.
Il vero punto di forza, però, risiede nella caratterizzazione dei personaggi, in particolare in quello di Rachel: una donna depressa, con seri problemi di alcolismo, incapace di accettare la fine del proprio matrimonio, che si tuffa in una personalissima indagine che coinvolge persone che apparentemente con lei non hanno niente a che fare, ma ai quali lei si è involontariamente affezionata, vedendo in loro la rappresentazione della perfezione, l’incarnazione di una felicità che lei non ha potuto ottenere. In questa ricerca, Rachel intravede la possibilità di aiutare qualcuno, di fare del bene, ma anche di diventare parte di qualcosa che vada al di là della propria squallida vita, di avere un ruolo di rilievo per qualcuno, di emergere dal suo torpore.
La componente gialla si mischia così alla descrizione di sentimenti che accomunano tutti coloro che popolano il romanzo: la repulsione per la noia e l’insoddisfazione, il disgusto per il vuoto e il non far niente. Ogni personaggio è alla ricerca di un barlume di vita e vivacità che illumini una routine monotona e stancante. Una routine colma per ognuno di bugie e segreti che a poco a poco vengono a galla, rompendo quella tanto odiata immobilità esistenziale.
“La ragazza del treno” è quindi un vivido ritratto di una realtà umana da cui cerchiamo tutti invano di sottrarci, spesso con esiti tragici, e, al tempo stesso, uno dei thriller più belli degli ultimi anni, consigliabile anche a chi di solito non legge romanzi di questo genere.
Rimarrà piacevolmente sorpreso e coinvolto.