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legal connelly
Se non avessi visto la copertina e non conoscessi già Bosch avrei potuto confondere questo libro per un di quelli di Grisham. Pur con uno stile e con una ambientazione diversa, infatti si tratta di un libro che ci fa entrare nell’ambiente giudiziario americano puntando soprattutto su magie legali e strategie avvocatesche. Il famoso detective uscito dalla penna di Connelly invece qui è poco più di una comparsa. Ingombrante, sempre pronto all’azione, sempre dalla parte giusta, ma questa volta pronto a il passo a un altro personaggio. Mickey Haller è un avvocato abile, ma che ha dovuto subire un brusco arresto nella sua carriera e un rallentamento per quel che riguarda la sua vita. La morte di un suo collega e amico, lo getto all’improvviso nuovamente nella mischia. Diventa infatti “l’erede” dei clienti dell’amico e si trova da subito a lavorare ai livelli più alti. La storia si presenta come un legal thriller dove veniamo presi per mano da Haller che ci spiega che cosa succede in un’aula di tribunale americano, ci fornisce le prove, ci fa ascoltare le testimonianze, inoltre ci mette a parte di tutti i traffici sottobanco per influenzare la giuria, per portare dalla propria il giudice e per abbindolare la controparte. Due sono le storie che ci vengono raccontate in parallelo: la morte dell’amico di Haller, che in realtà è un assassinio su cui indaga il detective Bosch e la storia del principale cliente che l’avvocato ha ereditato. Ho trovato questo romanzo abbastanza coinvolgente, semplice di seguire, ma ricco di dettagli sui protagonisti e denso di avvenimenti. Solo il finale mi è sembrato un po’ troppo frettoloso. Quasi buttato lì tanto per farla finita.
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Il processo
Walter Elliot, magnate dell’industria cinematografica, è accusato dell’omicidio della moglie e dell’amante di lei. La scena del crimine è una splendida villa a Malibu, a picco sul mare ed avvolta dalla privacy. Gli indizi portano a Elliot, ma prove schiaccianti non ce ne sono. Oltre ogni ragionevole dubbio, è proprio lui il colpevole? Starà all’avvocato Haller far emergere la verità processuale; è per questo che lottano i difensori in aula, non tanto per l’assoluta verità, ma per ciò che gli atti dimostrano e c’è una netta differenza fra le due cose. A volte, si conosce solo la menzogna.
Un legal thriller ben studiato. Si assiste ad un processo nei mini particolari ed è interessante vedere come funziona la giustizia americana, cosa succede in aula, le parti in causa, la composizione della giuria, l’accusa e la difesa. Viene presentata sotto vari aspetti la figura dell’avvocato, con i pro e i contro, al lettore pare di indossare toga e pettorina (in Italia è così, ma non credo che a Los Angeles siano d’uso).
La prima metà del romanzo manca di mordente e vi sono dei punti inverosimili, dei passi falsi che non donano credibilità alla storia. Poi, l’attenzione e l’interesse aumentano per la meticolosità con la quale l’autore espone lo svolgimento del processo. Il tutto è scritto con semplicità ed ampiamente spiegato, un quadro criminale chiaro.
I personaggi, compreso il protagonista, e gli ambienti non sono descritti, qualche informazione viene fornita ma non se ne ha una conoscenza piena.
La voce narrante è l’avvocato Haller. La figura famosa del detective Bosch in questo romanzo è marginale, la parola è lasciata alla difesa.
Concludendo, una lettura interessante e piacevole per calarsi nei panni dell’avvocato del diavolo e ricordate che a volte è meglio non conoscere la verità.
“Tutti mentono. La polizia mente. Gli avvocati mentono. I clienti mentono. Mentono persino i giurati”.
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RIUNIONE DI FAMIGLIA
In questo thriller legale Connelly fa incontrare tutti i suoi personaggi, c'è l'avvocato Mickey Haller (vero protagonista della storia), il detective Bosch (suo personaggio più celebre) e, in un ruolo molto marginale, il giornalista Jack McEvoy (protagonista del Poeta e apparso in altri libri). Sulla carta la cosa è entusiasmate, ma alla fin fine bisogna convenire che Connelly ha scritto anche di meglio.
L'ambientazione legale, nonostante sia gestita in maniera briosa, pesa sullo scorrimento del libro e non è secondo me paragonabile alle atmosfere dei libri in cui Bosch agisce da solo o con altri poliziotti del LAPD. Haller, che in questo libro è la voce narrante, è un personaggio simpatico e a lui si devono alcuni passaggi del libro molto divertenti, però se si è abituati a lasciarsi guidare dalla voce amara di Bosch qui non ci si ritrova proprio a casa.
Chiaramente di pregi ce ne sono, i thriller di Connelly sono sempre appassionanti e anche se qui c'è poca indagine la voglia di andare avanti non cala mai, le rivelazioni sono ben dosate e i passaggi più emozionanti sono inframezzati da momenti presi dalla vita quotidiana dei personaggi (piuttosto stereotipata, ma tant'è). Il personaggio migliore del libro a mio parere è l'imputato Walter Elliot, ben descritto e sempre ambiguo.
Il finale non lo svelo, perchè rovinare i finali dei gialli è un delitto, ma mi permetto di dire che Connelly alla fine la vuole sparare un po' troppo grossa, il passaggio che chiude il libro e che dovrebbe emozionare a me ha lasciato un po' interdetto, avrei preferito che Bosch e Haller si salutassero da amici, sarebbe già stato emozionante così senza aver bisogno per forza del carico da 11.