La gabbia dorata
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Recensione della Redazione QLibri
Donne parecchio arrabbiate...
Dopo “Donne che non perdonano” Camilla Lackberg, tra le autrici scandinave più lette al mondo e con oltre ventitré milioni di copie in sessanta paesi, imprenditrice di successo, fondatrice di Invest in Her, società che investe nell’imprenditoria al femminile, impegnata in prima linea per l’abbattimento delle disparità tra uomo e donna in particolare in ambito salariale, torna in libreria con “La gabbia dorata”, romanzo che ci presenta per la prima volta Faye una protagonista letteralmente imprigionata in una vita di lusso e apparenze.
Facciamo un salto nel passato. È il 2001 e Matilda ha appena lasciato Fjällbacka, un luogo fatto di vuoto e di brutti ricordi, di una vita dolorosa e capace di condizionarla in ogni aspetto, di circostanze devastanti e deleterie fatte di violenza e morte. È una giovane donna ambiziosa che dopo tanta fatica e tanti sforzi è riuscita ad entrare all’università e ad intraprendere quel sentiero per il futuro così bramato e per quel riscatto tanto cercato. È proprio per tutti questi sforzi che abbandona il suo vecchio essere, rinuncia al suo primo nome e adotta ufficialmente il secondo, Faye. È qui che conosce Chris, compagna di scorribande ma amica brillante e intraprendente che non la abbandonerà nemmeno nei momenti di bisogno. Ed è sempre qui che incontra Jack Adelheim, nobile e benestante uomo, fondatore della Compare e socio di Henrik, di cui non può che innamorarsi follemente.
Torniamo nel presente. Faye è una donna sposata, madre di Julienne, la bambina di cinque anni nata dall’amore con Jack. Per lui ha rinunciato al suo sogno, ha interrotto i suoi studi nonostante il suo talento e la sua indiscussa intelligenza e arguzia per gli affari e si è confinata ad interpretare il ruolo di compagna perfetta, attenta ad ogni esigenza del marito, sottomessa e comprensiva. Tuttavia, qualcosa non va nel loro rapporto. All’inizio pensa che ciò possa essere determinato dal suo mutamento di fisico essendo passata, dopo la gravidanza, da una taglia xs/s ad una m, oppure, ancora, ipotizza che questa freddezza, lontananza e distanza possa essere dettata dai tanti impegni che costantemente l’imprenditore ha per reggere l’imponenza della società di cui è a capo.
È prigioniera Faye, di un mondo frivolo e fatto di superficialità, di un castello di carte che da un momento all’altro potrebbe crollare. E di fatto, basta una piccolezza affinché questo venga meno: il tradimento da parte di Jack, la sua volontà di divorziare ad ogni costo, il trovarsi letteralmente sulla strada della nostra eroina a causa di una convenzione matrimoniale precedentemente firmata che la esclude da ogni bene, da ogni forma di sostentamento anche minimo. Che fare? Come ripartire? Ma soprattutto, come vendicarsi? Perché a un primo momento di sgomento, di pianto, di disperazione per quell’esistenza che si è vista portare via, per lei non esiste altro che la vendetta, un piatto che va servito freddo ma che quando arriva non manca di mostrarsi in tutta la sua devastante brutalità.
Quello di Camilla Läckberg è un romanzo che ha molte tematiche in comune con il precedente “Donne che non perdonano” e che da esso non riesce a distanziarsi totalmente. È un elaborato che si legge rapidamente, che non impegna, che mantiene una linea costante che segue senza troppi colpi di scena dall’inizio alla fine, che parla di donne vendicative e arrabbiate, pronte a tutto pur di raggiungere gli obiettivi prefissati. È anche uno scritto “sporco”, con molto sesso e scene di sesso, alcol, sigarette, droga e libertà di costumi che sono spinti fino ai massimi livelli. La protagonista si evolve, muta, passando dall’essere asservita al compagno a ritrovare il suo vecchio essere in una versione più rinnovata.
Ad ogni modo, nonostante questa rapidità di lettura questa trama lineare, qualcosa manca a questo, e a questi ultimi testi, a firma Läckberg, libri che si distanziano dai suoi precedenti lavori ma che al contempo seguono tutti il medesimo filone. Il risultato è che, o questa tematica si ama, o al contrario si finisce con il restare sdubbiati e col chiedersi se dietro questo atteggiamento non vi sia qualche motivazione personale. Bello e apprezzabile il proposito di parlare di donne, di diritti, di parità di sessi, bello e apprezzabile ancora il messaggio di invitare le donne vittime, plagiate o sottomesse a ribellarsi alla propria gabbia dorata, ma a mio modesto parere ci sono tanti modi per farlo, modi che esulano e prescindono dalla vendetta personale.
In ogni caso, un libro parzialmente piacevole, non indimenticabile, non eccelso, che si esaurisce in breve tempo, adatto agli amanti del genere e a chi cerca contenuti di questo tipo. Per chi ama componimenti più eruditi, il suddetto certamente non risulterà essere adatto.
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Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
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chi si piglia si somiglia
Ho trovato questo romanzo gradevole, ma nulla di più. Un tema così drammatico, come quello della violenza domestica dovrebbe essere trattato secondo me con minore leggerezza. La follia della protagonista, mi sembra poi sia lasciata passare un po' troppo alla leggera. Non per quello che ha fatto al marito che di certo si meritava ben altro, ma per quello che ha fatto anche ad atri uomini che hanno messo in discussione i suoi piani. Come tutti i libri ai quali si affida il compito di trattare argomenti drammatici anche questo ha corso il rischio di banalizzarli. Anzi direi che li abbia proprio banalizzati.
Comunque detto questo il romanzo ci racconta di una donna con un passato dapprima oscuro, e poi piano piano svelato, succube del marito che si annienta per farlo felice, giustificando qualsiasi suo sopruso sia fisico che psicologico. Quando lui la caccia di casa per iniziare una vita con una ragazza più giovane decide di distruggerlo sia finanziariamente che socialmente. Come solo nei romanzi può succedere la donna tira fuori risorse insospettabili, capacità sia manageriali che di criminale eccezionali, e una fortuna al di la di ogni ragionevole aspettativa.
Il modo di scrivere dell'autrice è chiaro, ordinato, facile da seguire, anche quando la trama tende a divagare in diverse direzioni.
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Una vendetta costruita
Camilla Lackberg ne La gabbia dorata tratta un tema a lei molto caro: la violenza sulle donne. Lo fa scrivendo una storia dai contenuti assai raccapriccianti. Una storia di vendetta, sortita, pensata e messa in atto con forte perspicacia e vivida consapevolezza.
La gabbia dorata è quella in cui vive Faye: un marito tanto bello quanto impegnato, una figlia da crescere, lussi di ogni sorta. Per lei, che ha un passato importante e pesante di cui non parla mai, che però le torna in mente ad ogni piè sospinto, è stato naturale rinunciare a tutte le ambizioni per dedicarsi esclusivamente alla famiglia. Ma qualche crepa inizia a staccarsi all’interno di un quadro perfetto; e quando sorprende il marito con un’altra nello stesso letto è una caduta pesante di ogni illusione. Con forza decide di risollevarsi, ma per farlo deve attuare un piano strategico che ha dell’incredibile.
Ne emerge in questo testo un ritratto vivido e preciso delle donne ferite e delle loro caratteristiche:
“Eppure hanno sempre taciuto.Hanno stretto i denti. Si sono mostrate generose e comprensive, e l’hanno giustificato. Hanno consolato i figli quando lui non si è presentato come aveva promesso. Minimizzato, quando lui ha pronunciato frasi sprezzanti. (…) Perché è così che fanno le donne, indirizzano la rabbia verso l’interno, verso se stesse. Non si impegnano e non pretendono giustizia. (…)le donne accolgono, appianano, si assumono la responsabilità di tutti i rapporti, mandano giù l’orgoglio e si sminuiscono fino a sparire.”
Un testo che riguarda un tema di grande attualità, che invita alla riflessione con un linguaggio crudo che non concede spazio ad inutili sentimentalismi. Una lettura che si divora con passione. Un invito duro a mutare mentalità, e a proporre un cambiamento che prima di tutto è culturale, oltre che di carattere. Una comunicazione forte al rispetto, che deve essere reciproco, dei sessi, che colpisce nell’intimo, costruito con particolare perspicacia e conoscenza letteraria dell’argomento stesso.
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RIVOGLIO LA VECCHIA LACKBERG
Camilla Läckberg è cresciuta molto dalla pubblicazione del suo primo libro che risale al 2003, le sue storie sono cambiate e così anche i temi di cui tratta nei suoi romanzi. Lei stessa ha detto, che ora che è diventata famosa, sta "sfruttando" la sua popolarità per parlare degli argomenti che le stanno più a cuore, come la violenza sulle donne in ogni sua forma, ma in particolare dal punto di vista psicologico.
Penso sia normale che dopo sedici anni l'autrice sia cambiata e questo si rispecchia nei suoi libri, ha avuto mille esperienze, ha conosciuto altre persone ma quello che ho letto non mi è piaciuto più di tanto. Non c'è sentore di autenticità, di spontaneità ma solo la voglia di cambiare e di allontanarsi da un genere che l'ha resa una delle più grandi autrici di gialli svedese.
Il prologo di questo libro è molto forte e il lettore si aspetta una grande storia thriller.
Faye è una protagonista complessa, molto fragile in alcune situazioni, ma anche forte, combattiva e sicurà di sè. E' animata da un solo pensiero vendicarsi. E' questa la parola chiave del libro, la vendetta che Faye cerca e che vuole a tutti i costi.
Nel passato della donna c'è molto dolore e sofferenza e inizialmente Camilla alterna i capitoli al presente e quelli ambientati nel 2001, anno in cui Faye si trasferisce a Stoccolma da Fjällbacka, creandosi una nuova vita.
"Quella sera Jack sarebbe rientrato da un viaggio d'affari a Londra o era Amburgo? Non si ricordava. Sarebbe stato teso e stanco, ma ci avrebbe pensato lei a farlo rilassare per bene."
Faye si umilia, mette da parte la sua dignità, quello che sente veramente per far funzionare il suo matrimonio e per andare d'accordo con un uomo che ha idealizzato ma che in realtà non è come lei ha sempre pensato. Fa di tutto per farlo star bene, capisce i suoi silenzi, le sue arrabbiature ma ad un certo momento, succede qualcosa che segna un punto di svolta. Faye scopre il tradimento del marito, inizialmente vuole recuperare il rapporto con lui ma di fronte all'ennesimo rifiuto, ha una reazione forte.
"Quelle occhiate confidenziali, quei piccoli attimi, irrilevanti e rilevanti, su cui si basava un rapporto."
La rabbia, la sofferenza, l'ennesima umiliazione porta la donna a covare un forte risentimento nei confronti dell'uomo. Faye è concentrata solo sull' ex marito, tanto da dimenticare anche la figlia, l'ho vista molto concentrata su quello che lei provasse e non si è preoccupata molto di come stia la sua bambina. Almeno questa è stata la mia impressione per la durata della narrazione.
"Non era cambiato lui, ma lei. E non era forse così che la voleva la maggior parte degli uomini? Nel loro esclusivo quartiere di Ostermalm non c'era spazio per invecchiamento e aumento di peso. Almeno non tra le donne."
Inoltre l'intera storia è molto prevedibile, si intuisce come andrà a finire e si capisce anche cosa è successo nel passato di Faye e questo purtroppo fa scendere la valutazione del libro.
Inoltre non ho riconosciuto la Läckberg nell' aver inserito molte scene hot, credo che questa storia in alcuni punti sia eccessivamente enfatizzata e che Faye utilizzi molte volte la sua bellezza e il suo corpo per ottenere i suoi scopi.
"[...]«Che sembri tenerti dentro un dolore, La trovo una cosa bella. Chi è sempre allegro mi annoia, Non siamo fatti per essere felici tutto il tempo, altrimenti il mondo si fermerebbe.»"
La donna, inizialmente, è accecata dall'amore per il marito, per l'ammirazione che ha per lui e ha una sorta di dipendenza, che continua anche quando decide di vendicarsi. Un rapporto di amore-odio che porta all'inevitabile distruzione.
Credo però che ogni persona reagisca in maniera diversa di fronte ad un tradimento, che sia in amore o in amicizia, c'è chi si demoralizza, chi soffre e chi reagisce e fa del male.
Le reazioni sono imprevedibili e dipendono da persona a persona e per questo non mi sento di giudicare Faye, però credo che tutto quello che ha fatto in realtà non sia stato dettato dalla rabbia ma bensì dal fatto di essere ferita nel suo orgoglio di donna, di moglie e di madre. La parola giusta in questo caso è umiliazione, ha sacrificato la sua vita per la famiglia e suo marito ha distrutto tutto.
L'uomo crede di essere furbo, di aver in pugno la situazione e di sfruttare i sentimenti delle persone come vuole, per lui la parola fedeltà non esiste e per ottenere il successo ha usato ogni mezzo.
La Läckberg in un certo modo vuole mettere a confronto la forza di una donna che sa anche rialzarsi da sola a quella di un uomo che invece cerca sempre degli aiuti o delle giustificazioni a quello che ha fatto.
Lo stile dell'autrice è sempre scorrevole e appassionante e non possiamo dire che questo libro non si legga velocemente, ma purtroppo per me la costruzione di questo personaggio è troppo estrema e tutte quelle scene piccanti non servono a nulla.
Quello che manca è la tensione, la suspense nel capire cosa succederà ai protagonisti, la storia è molto scontata.
Se non conoscete questa autrice non iniziate da questo libro, la serie dedicata ai delitti di Fjällbacka è sicuramente più interessante e secondo me quella è la migliore Camilla. La vera e autentica Läckberg. Inoltre se vi aspettate un giallo rimarrete delusi, perché questo romanzo è un noir con alcune sfumature di thriller psicologico.
E' un vero peccato, vogliamo la vecchia Läckberg!
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Donne che odiano gli uomini
Mi rendo conto di essere leggermente contro corrente nel giudicare mediocre per contenuto e piacevolezza questo romanzo della Lackberg. Ammetto che la mia opinione è altamente condizionata dal pregresso, avendo avuto modo di apprezzare i precedenti lavori dell'autrice svedese, da "La principessa di ghiaccio" a "Donne che non perdonano" tutti di buon ed ottimo livello. Questo ultimo romanzo non mi convince per una serie di motivi per carità opinabili: in primis la protagonista (che come molti personaggi della Leckberg parte da un'infanzia tragica) la quale di per se si chiude volontariamente nella gabbia dorata, sposando un emerita carogna e illudendosi di essere amata da un uomo evidentemente egoista, donnaiolo e mediocre. E' francamente inverosimile la tenacia nel perseverare nel ménage da parte di Faye, succube e inerte nel mondo multi milionario e di apparenze auto costruito. Jack è totalmente negativo: orbene la lei che a tutto ha rinunciato si separa solo al palese tradimento e , sorpresa, si trova senza più un soldo perché lei credeva (??) nell'amore.....Ancor più inverosimile la rinascita economica e sociale (tramite un profumo?...) che come sottofondo ha certamente la cavalcata delle Valkirie e la consapevolezza che le donne sono molto meglio degli uomini, che una quarantenne si diverte molto più con un toy boy che con il marito (esplicitamente). Tutto questo percorso pare una sorta di vendetta privata che sospetto lateralmente autobiografica (l'autrice è stata sposata tre-quattro volte) e il genere del romanzo alla fine risulta un non giallo, un non thriller, un non verista, un non narrato sociale... Ne emerge un conflitto dal quale si salvano soltanto la figura della molto più genuina e "vera" Chris che non teme di godersi la vita e i piaceri connessi, e una galleria di comprimari che danno comunque una immagine assai mortificante dei rapporti tra donne e uomini nella Svezia attuale, sinceramente molesta. Se come pare questo romanzo apre un ciclo, spero nei successivi capitoli onde rinnovare i prodromi che nel villaggio di Fjallbacka avevano trovato equilibrio e originalità nei precedenti personaggi ben riusciti e molto meno forzati di questi ultimi. Rimane lo stile molto personale della svedese, ma ben poco altro.
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