La foresta del male
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Una foresta maledetta.
E’ una delle ultime avventure di Mike Bennett, il poliziotto di New York già protagonista di una quindicina di gialli: chi lo segue sa che è vedovo, padre di una numerosa figliolanza e nipote di un anziano pastore di una chiesa locale. Si batte contro gli spacciatori che infestano la città, ha un figlio minorenne che si droga e, nell’indagine per scoprire i fornitori di droghe, ne uccide uno. Il figlio va in galera, colpevole di spaccio, gettando nella disperazione la famiglia e il nonno, appena ripresosi da un infarto. Queste vicende occupano quasi metà del romanzo: stanco e sfiduciato, Mike propone un periodo di vacanza alla famiglia, affittando una villa nel Maine, isolata ai margini di una foresta e sulle rive di un lago.
La vacanza si trasforma in un incubo: lo spaccio prospera anche nella cittadina più vicina, dove lavora una vecchia collega di Mike, e la scomparsa di due giovani induce i due poliziotti ad indagare, scoprendo nella foresta sepolture di individui morti per abuso di droghe o fatti fuori per regolamento di conti tra spacciatori. Il boss dello spaccio, temuto e protetto, viene alla fine individuato e arrestato, grazie anche alla collaborazione di una giovane solitaria e stravagante, cresciuta in un ambiente malsano ma ansiosa di redimersi.
E’ la traccia di un giallo ovviamente più complesso ma prevedibile in tutti i suoi momenti e abbastanza banale. Lo stile è essenziale, senza particolari approfondimenti, a parte l’ovvia condanna dello spaccio come vera piaga diffusa della società a tutti i livelli, le ripetute preghiere pre e postprandiali del vecchio nonno e la strana condanna del vegetarianismo (“Grazie al cielo, non siamo vegetariani e mangiamo carne a mezzogiorno e sera”).
Detto ciò, il giallo è l’ennesima produzione di un “brand” ormai funzionante a meraviglia: romanzi a palate, centinaia di milioni di copie vendute, uno staff editoriale ben oliato, uno stuolo di collaboratori e di coautori che, dal 2002, scrivono per l’autore: sembra infatti che da tale data solo il 20% dei romanzi sia opera esclusiva di Patterson, diventato ormai soprattutto amministratore del suo marchio.
Un romanzo pieno di buoni sentimenti ma privo di ambizioni letterarie. Premio i buoni sentimenti, con un bel 3 complessivo.