La fiamma nel buio
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Recensione della Redazione QLibri
L'alchimista del thriller
La coppia Ballard-Bosch è ormai super affiatata, e promette di tenerci compagnia ancora per un bel po'. Devo dire che, probabilmente, è proprio la capacità che Connelly mostra nel tratteggiare personaggi carismatici e molto vari a garantirgli il successo che ha, e probabilmente avrà ancora per un bel po' di tempo. Penso, oltre ai protagonisti, anche alla forza che ha un personaggio come l'avvocato Haller, che riesce a dare ai romanzi dell'autore quella sfumatura "legal" che rende il tutto più variegato. L’autore si è costruito un contesto super-dinamico, che non annoia mai e non risulta mai ripetitivo.
Connelly ha trovato la formula perfetta per sfornare un romanzo godibile dopo l'altro.
Attenzione però, perché forse è proprio in questo che sta anche il maggior difetto dei suoi romanzi. Sì, perché si percepisce che è un romanzo prodotto secondo una formula; seguendo uno schema che è sempre molto simile pur variando nei contenuti. Cosa implica questa osservazione? Che Connelly potrà sfornare tanti romanzi godibilissimi, ma sarà molto difficile che sforni un romanzo "capolavoro”; sempre restando nei limiti del genere.
“La fiamma nel buio", infatti, segue due o tre linee narrative come tutte le opere di intrattenimento moderne: vuole tenerti incollato a spingerti ad andare avanti, e ci riesce egregiamente. Tuttavia, nella corsa adrenalinica verso la risoluzione dei casi, il lettore non prova più l’ebrezza del coinvolgimento cognitivo, peculiare dei gialli classici; non gli è più possibile fare le sue supposizioni, e dunque deve solo lasciarsi trascinare dagli eventi e dai personaggi. C'era un tempo in cui i thriller provavano a mantenere un minimo di questa peculiarità giallistica: penso a "Il collezionista di ossa" di Jeffery Deaver, tanto per fare un nome. Ma a quanto pare il genere ha ormai preso questa direzione, e quantomeno posso dire che Connelly si è adattato a questa realtà meglio di altri.
Dunque, se cercate una lettura adrenalinica, veloce e coinvolgente, potete tranquillamente leggere “La fiamma nel buio". Seguirete Ballard e Bosch nella risoluzione di ben tre casi: l'omicidio di un giudice, di un vagabondo e di un ragazzo morto ormai da trent'anni.
Buon divertimento.
“Se prendi ogni caso sul personale, ti arrabbi. La rabbia è un fuoco che ti dà la forza di andare fino in fondo ogni volta.”
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Harry Bosch gioca su più tavoli
Harry Bosch è in pensione ormai da anni, ma, nonostante i numerosi problemi di salute, non ha smesso di occuparsi dei casi irrisolti.
Al ritorno dal funerale del suo mentore, John Jack Thompson, il poliziotto che gli ha insegnato tutto, la vedova gli fa avere un vecchio fascicolo d’indagine che il marito s’era portato a casa andando in pensione. Bosch, incuriositosi dopo aver esaminate le carte, si trova a farsi domande sull’omicidio di un ragazzo avvenuto oltre vent’anni prima e restato irrisolto, classificato come delitto nel giro della droga. Ma ci sono cose che non tornano affatto nella vecchia indagine, piuttosto affrettata, e, soprattutto, sul fatto che John Jack abbia, sostanzialmente, sottratto il fascicolo all’ufficio, senza nemmeno metterci mano.
Però, Harry ha anche altri casi da risolvere. Ha appena aiutato il fratellastro, l’avv. Mickey Haller, a far cadere le accuse per l’omicidio di un giudice mosse a carico di un suo cliente, ma non accetta che l’assassino resti impunito. Giacché i poliziotti incaricati del caso non intendono riaprire le indagini, convinti come sono che il colpevole sia proprio colui che Harry ha contribuito a liberare, si sente in obbligo, lui, di scoprire il vero autore del crimine.
Infine c’è pure la brutta storia di un ragazzo morto bruciato vivo nella sua tenda, in un accampamento di homeless. Le indagini preliminari le ha fatte la sua amica Renée Ballard, investigatrice del turno di notte a Hollywood. Parrebbe un tragico incidente: la stufetta che s’è ribaltata e ha incendiato tutto. Ma Ballard non ne è assolutamente convinta, tuttavia, ufficialmente, non ha l’autorità di investigare visto che il caso è stato trasferito al Dipartimento dei Vigili del Fuoco; però, ufficiosamente…
I due cocciuti detective si trovano così a collaborare in parallelo e “sotto traccia” su quei tre casi con la testardaggine che caratterizza entrambi. Le sorprese non mancheranno, salteranno fuori inquietanti connessioni, ed entrambi correranno seri rischi personali.
È assai difficile che Michael Connelly deluda. È un maestro dei gialli in particolare in quelli definiti police procedural, cioè quelli incentrati sulle minuziose attività che i poliziotti debbono seguire e dove i metodi e le tempistiche del Los Angeles Police Department vengono accuratamente osservati e descritti. Anche in questo caso la narrazione procede spedita come un meccanismo ben oliato, magari non abbiamo molta suspense e non sempre l’azione è travolgente, ma non si incappa mai in un calo di attenzione e la lettura è piacevole dalla prima pagina all’ultima.
Nonostante le storie siano sostanzialmente tre che si intrecciano tra loro e con le vicende personali e familiari dei due detective, è facile seguirne il dipanarsi e restarne attratti e coinvolti.
In passato, leggendo i romanzi di Connelly, ero rimasto affascinato dal fatto che, in essi, l’A. non dimenticasse mai di affrontare il lato umano delle questioni, sia approfondendo le personalità, le caratteristiche e le tortuosità dei protagonisti, sia sviscerando il lato psicologico anche dei delinquenti.
In questo romanzo, forse, questo aspetto è meno presente, ma, ormai, Hieronymus Bosch è oltremodo familiare ai lettori di Connelly, in quanto protagonista di decine di storie. Pure la detective Renée Ballard, la spigolosa poliziotta relegata al turno di notte (definito dai colleghi “l’ultimo spettacolo”) per il passato scontro con uno dei suoi capi, ormai è persona nota e ben delineata in passato, quindi si sente meno la necessità di una introspezione psicologica dei due.
Però le preoccupazioni di padre di Bosch non possono che renderci simpatico e decisamente umano il suo personaggio, mentre la scontrosa riottosità di Ballard, e principalmente, i motivi per i quali la donna è così dura con sé stessa e con gli altri. sono comunque elementi caratterizzanti e qualificanti della storia.
Insomma si tratta di un buon libro, ben scritto e piacevole a leggersi, del genere utile a “staccare la spina per qualche ora” per una immersione totale nell’indagine di polizia.
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un intreccio di casi
Ogni volta che esce un nuovo libro di Connelly non riesco a non leggerlo, una volta era uno dei miei autori preferiti per la sua capacità di tenerti col fiato sospeso e il naso incollato alle pagine del libro fino alla fine, ultimamente invece ci sono stati risultati un po' altalenanti, in particolare alcuni molto deludenti. Questo libro diciamo che si colloca a metà strada non è fra i più entusiasmanti ma decisamente meglio dei precedenti.
Un vecchio partner di Bosch muore, la vedova gli fa avere un quaderno dell'omicidio che lui aveva rubato anni prima e conservato in un cassetto. Bosch si mette all'opera insieme all'aiuto di Ballard per scoprire chi è il colpevole di questo caso freddo. Nel mentre altri filoni si intrecciano: la morte di un giudice, un senzatetto morto bruciato, una bambina suicida. La trama è interessante, gli intrecci ben architettati. Nulla a che fare coi fiati sospesi di un tempo ma comunque un buon thriller.
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Indagini degli agenti Bosch e Ballard su "casi fre
Ritorna Harry Bosch, forse il personaggio più amato da Michael Connelly, in una nuova avventura,”La fiamma nel buio”. E’ l’ultima fatica (2019) del famoso scrittore e giornalista, appassionato lettore dei romanzi di Raymond Chandler e creatore appunto della figura del celebre detective del Dipartimento di Polizia di Los Angeles (LAPD). Bosch è in pensione da tre anni, comincia a sentire il peso degli anni, si appoggia ad un bastone per guai al ginocchio ma, animato sempre da un innato e irrinunciabile amore per la giustizia, non esita a rendersi in qualche modo utile, collaborando attivamente (per la seconda volta, la prima nel romanzo “La notte più lunga”-2018) con un nuovo personaggio, la detective Renée Ballard: una singolare collega, che vive in una tenda sulla spiaggia con la compagnia di un cane, ama gli sport acquatici ed è relegata ai turni di notte, avendo avuto in passato qualche problema con un diretto superiore per molestie sessuali. I due si dedicano ai cosiddetti “cold cases”, inchieste non risolte, sepolte da anni di bugie e volute dimenticanze. Formano una coppia ben affiatata e decidono di riportare alla luce un vecchio caso di omicidio mai chiarito, risalente al 1990, quasi trent’anni prima: un giovane di 24 anni, Elvin Hilton, con precedenti penali e di droga, viene ucciso a colpi di pistola in macchina, e, quello che appare più strano, il suo fascicolo giudiziario viene ritirato e conservato per anni, senza ulteriori annotazioni o indagini, da un anziano detective, John Jack Thomson, che andrà poi in pensione e morirà nel 2000. I due indagano a tutto campo, dividendosi i compiti o agendo in coppia: recuperano il fascicolo, scovano i testimoni di allora, i parenti, gli spacciatori di quegli anni, procedono ad intercettazioni ed interrogatori incontrando difficoltà d’ogni sorta e verità amare, nascoste dalla polvere degli anni. Mentre portano a buon fine l’indagine, non trascurano altri casi, anche questi altrimenti destinati a finire irrisolti: l’atroce morte di un ragazzo nell’incendio doloso della tenda in cui viveva (ma era rampollo di una famiglia ricca, e c’era in ballo una cospicua eredità) e l’assassinio di un giudice da parte di un killer prezzolato. I due casi rivelano, alla fine di complesse indagini, un denominatore comune: le attività illecite di uno studio legale ed un insolito killer, un’avventuriera cubana. Gli ultimi capitoli del giallo sono avvincenti, un susseguirsi di colpi di scena spettacolari che mettono in pericolo la vita della coraggiosa partner di Bosch
E’ un thriller ben confezionato, con la giusta tensione emotiva: merito di uno scrittore che unisce ad una straordinaria e coinvolgente abilità narrativa, una particolare attenzione ai risvolti psicologici dei personaggi. A tale riguardo, particolarmente toccante il quarantesimo capitolo, tutto dedicato all’incontro di Bosch con la figlia Maddie.
C’è infine un particolare che ci fa supporre un proseguimento della collaborazione della coppia Bosch-Ballard: tra le carte trovate in casa dell’agente Thomson, Bosch scopre documenti sull’assassinio di una giovane nel 1982, sul quale si è indagato poco e male senza scoprire il colpevole. Sarà argomento per un prossimo thriller? Ce lo auguriamo, perché l’accoppiata Bosch-Ballard sembra funzionare alla grande.