La farfalla nell'uragano
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Un ritorno pesante al passato
Walter Lucius, nome d’arte di Walter Goverde, teatrante e sceneggiatore olandese, scrive La farfalla nell’uragano, in cui si parla di Afghanistan, delle sue tradizioni, ma soprattutto di pedofilia maschile. Un testo che si legge in preda alla nausea e allo sconcerto, che racconta di bacha bazi, ovvero dell’abuso pedosessuale, che si giustifica letteralmente con “giocare con i maschietti”, ovvero con bambini dai cinque anni in su, venduti dai signori della guerra in cambio di poche centinaia di dollari. Vestiti con un particolare abbigliamento per distinguerli a vecchi bavosi ed orrendi. Ed è proprio quel costume che Farah Hafez riconosce indosso ad una bambina investita alla periferia di Amsterdam. Lei è una giornalista che con Calvino, ispettore di polizia che fa coppia con Marouane Diba, inizia una indagine che porta con sé soltanto raccapriccio e violenza.
Una indagine:
“ad alto rischio verso il cuore di una potente organizzazione criminale che da Mosca attraversa l’Europa e si estende fino a Johannesburg, alimentata dalla smisurata corruzione che dilaga negli ambienti politici e finanziari.”.
Una trama complessa, ricca di forti caratterizzazioni sociali, per un testo molto lungo e pesante. Una narrazione che suscita disgusto per le vicende narrate, che non mi ha convinto per nulla. Ma con grande attinenza con la realtà attuale del mondo.