La falsa pista La falsa pista

La falsa pista

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Estate 1994. Gli svedesi siedono incollati ai televisori per seguire il campionato del Mondo di Calcio. Ma per Kurt Wallander, il commissario della squadra criminale di Ystad, la festa si trasforma in un incubo. Nella magnifica estate nordica una ragazza si cosparge di benzina e si dà fuoco. Poco dopo un ex ministro di grazia e giustizia, con un passato pieno di ombre, viene trovato sulla spiaggia con la spina dorsale spezzata e scotennato. È l'inizio di una serie di omicidi, in un crescendo di violenza sempre più feroce. Ma qual è il legame tra un ministro in pensione, un antiquario affermato e un comune ricettatore? Perché l'assassino scotenna le sue vittime?



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La falsa pista 2014-09-23 06:31:59 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    23 Settembre, 2014
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I processi psichici non cadono in prescrizione

Una serie di omicidi crudeli ed efferati mettono in crisi una tranquilla regione del sud della Svezia; anche questa volta il commissario Wallander riesce, grazie al suo acume e al suo sesto senso, a trovare il bandolo della matassa in un'indagine complessa di cui si seguono ragionamenti e piste sbagliate. Solo alla fine la verità verrà a galla in maniera sconcertante.

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La falsa pista 2013-02-24 19:55:26 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    24 Febbraio, 2013
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Il guerriero indiano

La struttura di questo giallo permette di scoprire l'assassino ed il movente abbastanza presto durante la lettura, ma è comunque piacevolissimo portarlo avanti e ad ogni capitolo sempre con interesse, per capire non solo come il commissario Kurt Wallander protagonista del giallo arriva a dipanare il bandolo della matassa, ma anche proprio per leggere nel pensiero di questo straordinario personaggio. La parte più interessante è proprio l'essere partecipe dei suo dubbi, delle sue intuizioni, del suo sesto senso ed anche delle sue inspiegabili paure. Originale è anche il costruire una trama con più omicidi, apparentemente slegati, che però alla fine si scoprono con un denominatore comune. Alcune descrizioni sono un pò forti, perchè un suicidio di una ragazza che si brucia viva e più omicidi con tanto di asportazione dello scalpo...non lasciano indifferenti nè Wallander nè il lettore...ma nessuno può dire come funziona un cervello malato...

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La falsa pista 2012-01-29 09:11:02 pirata miope
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pirata miope Opinione inserita da pirata miope    29 Gennaio, 2012
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QUALCUNO DEVE PUR FARLO

Per calarsi nello spirito dei romanzi gialli di Mankell occorre avere davanti agli occhi il paesaggio della Scania, Svezia, luogo ideale, secondo le guide turistiche, per un gita in bicicletta: campi sterminati, colline ondulate, foreste e orizzonti liberi, l’idilliaco dono di madre Natura agli uomini. Ma a deturpare l’amenità del panorama è il male portato dagli uomini e proveniente dalle zone più lontane e meno civilizzate del pianeta, qui la Repubblica Dominicana, in altri romanzi il Sud Africa o la Lettonia. La pioggia e le tempeste di neve, compagnia costante delle inchieste del commissario Kurt Wallander, sono un segno dell’ira del cielo nei confronti ella bassezza umana: così ne “La falsa pista” la bellezza dell’estate scandinava fa da beffardo controconto alla tragedia che si svolge in terra. Un’adolescente dandosi fuoco trasforma in un inferno un campo di colza e da quale ancestrale universo viene nell’evoluta Europa del Nord un assassino scalzo che con una ascia scotenna e cava gli occhi alle sue vittime: che senso ha il suo arcaico rituale e cosa lega gli assassinati e le loro repellenti abitudini segrete? Un percorso tortuoso per raggiungere la verità: ogni indizio e ogni intuizione costituisce una trappola, una falsa pista appunto. Ma gli esiti sono scontati fin dalle prima pagina del romanzo: la scoperta del colpevole è in fondo un dettaglio irrilevante, rispetto all’atmosfera permeata dalla certezza che non ci sarà mai giustizia in nessun luogo. “Com’ è prendere un assassino” chiedono all’eroe di Mankell e lui ha la risposta pronta: “Freddo, grigio e miserabile” Egli sa che non ci saranno trofei da esibire nella sua lunga carriera: lo sa perché la sua esistenza è una sequela di conflitti irrisolti con la ex moglie, con la figlia, con il padre, con il proprio lavoro, appena mitigati dalla dolcezza comprensiva della senilità,.
L’esperienza amara ha tolto a Wallander ogni arroganza filosofica: se gli si chiedesse in nome di chi o di che cosa egli combatte il male, non avrebbe risposte da dare. Si limiterebbe a rivolgere una sguardo triste, afflitto dicendo “Qualcuno deve pur farlo”.

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Consigliato a chi ha letto...
a chi è interessato alle seguenti tematiche: La fortuna del giallo nelle letterature del Nord Europa-la figura del detective nel giallo contemporaneo: Maigret e i suoi discendenti
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