La donna in gabbia
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Sezione Q #1
In principio era la Svezia con Henning Mankell, l’irraggiungibile Stieg Larsson e gli eredi, o presunti tali, tra cui spiccano per successo commerciale Camilla Lackberg e Lars Kepler. Poi è stato il turno della Norvegia con Anne Holt e soprattutto Jo Nesbo. L’Islanda è teatro dei romanzi di Arnaldur Indridason. In termini geografici, al freddo Nord manca soltanto uno scrittore di crime finlandese che salga alla ribalta. Intanto, nella vicina Danimarca, c’è un autore nativo di Copenaghen che recentemente si è trovato sotto la luce dei riflettori. Si tratta di Jussi Adler-Olsen, e “La donna in gabbia” è il primo romanzo incentrato sulla cosiddetta Sezione Q, cui ne sono seguiti fino ad ora altri tre.
Merete Lyngaard è una parlamentare danese, una giovane donna in carriera occupata dal lavoro e dal prendersi cura del fratello Uffe, rimasto disabile in seguito ad un incidente stradale nel quale hanno perso la vita entrambi i genitori.
Nel 2002 Merete scompare mentre si trova a bordo di un traghetto, in procinto di concedersi una vacanza che da tanto tempo progettava di fare con il fratello.
Le indagini non portano ad alcun risultato, fino a quando cinque anni dopo un poliziotto di nome Carl Morck torna ad occuparsi del caso.
Reduce da un’operazione in cui ha visto morire un collega ed un altro costretto a vivere paralizzato in un letto d’ospedale, Carl cerca con fatica di ricostruirsi una vita.
Complice il carattere brusco e scontroso, viene allontanato dai piani alti della centrale di Polizia e messo a capo della sperimentale Sezione Q, con il compito di indagare su vecchi casi irrisolti di interesse politico.
Ad una sola condizione: lavorerà da solo, isolato da tutto e da tutti, con il solo aiuto di Assad, curioso individuo di origini siriane che si scoprirà essere ben più di un uomo delle pulizie.
La storia è divisa in capitoli appartenenti a due epoche temporali diverse.
L’autore alterna il 2002, anno della scomparsa di Merete, al 2007, il presente nel quale si muovono le indagini di Carl.
Grazie a questo tradizionale stratagemma Jussi Adler-Olsen mantiene alto il livello di attenzione del lettore, un aspetto basilare in una storia che non fa del colpo di scena improvviso il principale marchio di fabbrica.
Oltre alle affascinanti ambientazioni di Copenaghen, i personaggi sono l’elemento più intrigante di questo piacevole romanzo. Su tutti, spicca l’alchimia tra il malinconico Carl ed il misterioso Assad. Una coppia originale, suggestiva, che credo sprigionerà il suo potenziale nei racconti successivi.
Indicazioni utili
UN BUON GIALLO
Gli ingredienti ci sono tutti per strutturare un bel thriller: un detective poco diplomatico, Carl Mork, con un passato recente che ancora non ha superato, inerente all’uccisione durante un’azione, di un collega, ed un altro rimasto tetraplegico di cui si sente responsabile; la decisione “dall’alto” di rendere il poliziotto innocuo mettendolo a capo di una nuova sezione che deve indagare su tutti i crimini rimasti irrisolti denominata sezione Q; la scelta di riprendere in mano un caso archiviato riguardante la scomparsa da un traghetto di Merete Lynggaard, giovane parlamentare di cui si sono perse le tracce, tutte le piste seguite all’epoca non hanno portato a svelare nulla sul tipo di evento che ha portato a questo epilogo drammatico. Merete è una giovane donna single, dedita al lavoro ed alla cura del fratello, rimasto gravemente menomato ,in seguito ad un incidente stradale avvenuto molti anni prima, nel quale rimasero uccisi entrambi i genitori. Non ci sono apparenti motivi che spingano a credere ad un suicidio. Cosa è successo quindi a Merete? Possibile che sia scomparsa in mare improvvisamente?
Questo caso risveglia in Mork il desiderio di tornare ad investigare. Questo desiderio viene anche aiutato dall’intervento di un personaggio molto particolare e curioso, inizialmente, il suo ruolo dovrebbe essere quello di addetto alle pulizie degli spazi occupati dalla sezione Q, ma in realtà, da subito, legge i documenti dell’inchiesta ed esprime le sue opinioni a Monk; Assad siriano, di religione musulmana viene ben descritto ed integrato nella storia dall’autore.
Siamo in Danimarca, equilibrata la descrizione dei luoghi, dei personaggi, con i dialoghi presenti tra le varie figure; i capitoli si aprono con la visualizzazione di un anno, alternando il 2002 con l’anno 2007 così da dare l’opportunità al lettore di collocare subito le vicende nel passato o nel presente.
Mi piace l’approccio con il lettore, non ci sono grandi picchi di tensione, anche se il filo dell’attenzione viene mantenuto alto, non ci sono descrizioni truculente e nemmeno un pluriomicida, anche se l’idea di fondo e le dinamiche psicologiche sono a mio dire molto buone ed originali, sono entrata subito nella storia… Mi piace il modo stesso di scrivere, che lascia spazio anche ad episodi spassosi e leggeri che fanno spuntare il sorriso, se vogliamo, non certo caratteristica predominante di un giallo. Insomma, mi è piaciuto sì! Il livello, per intenderci ,non è di un Connelly o un Deaver , ma questo autore danese mi ha convinto. Terrò il libro nella mia biblioteca e leggerò sicuramente altro.
Indicazioni utili
traduzione terribile
Bellissimo, non banale. Probabilmente ben scritto. Peccato per la traduzione che in certi passaggi sembra fatta con il traduttore di google. E in altri manda all'aria le più elementari regole di sintassi. Timo: l'aveva fotografata il giorno prima che è scomparsa....