La donna della cabina numero 10
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Chissà perché non ha fatto carriera...
Se errare è umano e perseverare è diabolico, allora chiamatemi Diavolina! non perché io abbia delle capacità pirocinetiche, ma per la frequenza con cui riesco ad incappare in libri pieni di elementi che so da principio finirò col detestare. È il caso de "La donna della cabina numero 10", il titolo più celebre di Ware, un'autrice britannica di suspense (il mio primo campanello d'allarme!); gli altri trigger per la sottoscritta sono la protagonista giornalista non troppo professionale (come nel terribile "Le sorelle" di Douglas), vittima di un recente shock (come nel discutibile "La ragazza di prima" di Delaney) e per questo considerata inaffidabile (come nel narcolettico "La moglie imperfetta" di Paris). A dispetto di questi e molti altri precedenti, la cara Ruth sarà riuscita a convincermi?
Per capirlo partiamo dall'intreccio, che ha a sua volta un celebre precedente -anche se positivo, in questo caso- con "Istantanea di un delitto" di Christie perché, come la svampita Mrs Elspeth McGillicuddy, la trentaduenne Laura "Lo" Blacklock è la sola testimone di un omicidio del quale non ha nessuna prova tangibile, motivo per cui non viene presa sul serio dagli altri personaggi. A differenza della personaggia creata dalla cara Agatha, Lo non ha per amica la formidabile Miss Jane Marple, quindi deve impegnarsi personalmente in quello che è anche un ambiente ostile a suo modo: la donna si trova infatti a bordo della lussuosa Aurora Borealis -una nave da crociera in scala ridotta per ricconi- dove, anziché scrivere articoli sul viaggio inaugurale come dovrebbe, cerca di capire se nella cabina vicina alla sua sia stato commesso un delitto.
Al termine di ognuna delle sette parti in cui il volume è suddiviso sono inoltre presenti dei documenti di diversa natura (si spazia dai commenti sui social alle e-mail, fino ad arrivare agli articoli dei quotidiani locali) che servono a fornire una sorta di prolessi; il lettore viene così informato che, dopo essersi imbarcata sulla Aurora Borealis, Lo non ha dato più notizie di sé a familiari ed amici, e per questo viene ritenuta scomparsa. Più del mistero sul delitto avvenuto a bordo della nave, questi brevi scorci nel futuro hanno giovato a tenere viva la mia curiosità verso la storia, e sono senza dubbio un escamotage narrativo valido.
Tra i punti di forza del romanzo annovero inoltre la prosa, che riesce a mantenere un buon equilibrio tra divertimento e tensione, e la costruzione del cast. Pur non andando ad approfondire troppo nessun personaggio, Ware riesce a rendere tutti un po' sospetti ed ambigui; ecco perché il lettore non arriva subito ad individuare il colpevole, anche se impiega sicuramente meno tempo di quanto ne serva alla protagonista. Promuovo inoltre il tentativo (non riuscitissimo, ma sorvoliamo) di includere delle tematiche meno superficiali e la scelta dell'ambientazione: trovo che un mistero risulti molto più interessante quando vengono limitati gli spostamenti degli indiziati, e per ottenere questo risultato la nave da crociera funziona ottimamente.
Purtroppo per me il volume non supera però il minimo sindacale, e mi sembra di essere stata perfino generosa se penso a quanto risulta anticlimatico e stucchevole l'epilogo, considerando che si tratta di una vicenda abbastanza cruda fino a quel punto. Ancor prima di arrivare al finale, avevo poi individuato dei difetti nel modo caotico in cui viene portata avanti l'indagine (forse per distrarre l'attenzione del lettore sugli indizi giusti?) e nella leggerezza con cui si sorvola su una scena di tentata violenza sessuale.
Come in molti altri titoli di questo genere, il vero scoglio insuperabile è stato però la caratterizzazione della protagonista. Penso che l'intenzione fosse quella di rendere Lo una personaggia un po' spiacevole -come capita spesso di leggere nei thriller psicologici degli ultimi anni- ma personalmente l'ho trovata solo estremamente miope (in tutti i sensi!) nonché molto svogliata ed inadatta al suo lavoro: qualunque giornalista avrebbe subito cominciato a buttar giù delle bozze per una dozzina di articoli da quanto le succede in questo libro! c'è davvero da meravigliarsi che Lo non abbia ottenuto alcuna promozione in dieci anni di "duro lavoro"?
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NON MI HA CONVINTA
ALL'INTERNO DEL TESTO E' SEGNALATO UNO SPOILER
Devo ammettere che avevo delle aspettative molto alte su questo libro che in parte sono state disattese, Ruth Ware è una scrittrice che riesce a creare delle scene di alta tensione e di suspense, ma qualcosa non ha funzionato.
La protagonista del romanzo è Laura Blackwood, detta Lo, una giornalista che lavora per "Velocity", che si sta preparando a partire per una crociera tra i fiordi norvegesi in uno yacht di lusso chiamato l'Aurora Borealis. Questo viaggio non è di piacere ma lavorativo infatti deve scrivere un articolo per il giornale in cui lavora.
Lo deve sostituire il suo capo Rowan, che è in maternità, questo viaggio calza a pennello in un periodo un po' così della vita della ragazza: è in crisi con il fidanzato e ha da poco subito un furto che l'ha veramente spaventata.
"Tuttavia era il ladro ad aver commesso il crimine. E allora perchè mi sentivo come se fossi io a essere interrogata?"
Lo, nonostante sia ancora scossa da quello che è successo a casa sua, decide di partire ugualmente, inizialmente tutto sembra perfetto fino a che una notte la ragazza vede un corpo finire in mare e trova del sangue sul separé del balcone della cabina affianco alla sua, la numero 10.
Il capo della polizia sulla nave, non crede a Lo, perché la cabina numero 10 è vuota e non c'è mai stato nessuno, eppure la protagonista la sera precedente a quella incriminata, ha visto nella stanza una donna con dei lunghi capelli neri che le ha anche prestato un mascara.
Laura ha dei problemi personali, è molto ansiosa e soffre di attacchi di panico, beve molti superalcolici e prende anche degli antidepressivi.
Questo sicuramente non aiuta molto la sua credibilità, tutto sembra essere contro di lei, tutti, o quasi, all'interno della nave pensano che Lo si sia inventata questa storia, per attirare su di sé l'attenzione.
L'autrice riesce a creare delle scene di alta tensione, il prologo come anche il primo capitolo sicuramente hanno suscitato il mio interesse, poi però ci sono alcuni passaggi del romanzo in cui narrazione si ferma, poi riprende e dalla seconda metà ho trovato che il climax fosse più costante.
Però credo che a questo thriller manchi qualcosa.
In primis, la protagonista non mi ha conquistata, Lo si lamenta troppo di tutto soprattutto nella prima parte, ma in realtà nessuno dei personaggi è stato convincente, forse verso la fine Laura si riscatta un po' e l'ho trovata più coerente.
La trama non è molto originale, leggendo molti libri di questo genere, credo che alcuni passaggi della narrazione, siano simili ad altri romanzi che ho già letto.
Ci sono dei momenti in cui l'autrice spiega dei dettagli che non sono fondamentali per la trama e il romanzo perde un po' la scorrevolezza delle prime pagine.
**INIZIO SPOILER **
Non ho capito come mai l'autrice all'inizio si soffermi nel raccontarci il furto che Lo subisce, ma questo fatto non sembra avere un collegamento con quello che succede dopo, come mai l'ha inserito all'inizio? Perché non è collegato al resto del libro? Forse Ruth Ware vuole farci credere che ci sia un legame ma in realtà non c'è?
Lei non ce lo spiega e a me questa cosa non mi è andata molto a genio, mi aspettavo che ci fosse questo nesso al resto della trama, altrimenti perché inserirlo?
**FINE SPOILER**
Si poteva sicuramente sfruttare meglio la situazione che aveva creato, cioè quella di confinare delle persone in uno yacht, che diventa il luogo dove avviene un crimine, non vi ricorda qualcosa? Non lo dico tanto sapete di che scrittrice famosa sto parlando.
Credo che scoprire chi sia il responsabile dell'omicidio prima della fine sia un male e forse intuirlo prima che l'autrice ce lo racconti, sia ancora peggio.
Sicuramente dovrò recuperare altri libri dell'autrice, per capire se effettivamente mi possa piacere come scrittrice di thriller.
Mi aspettavo molto e alla fine sono rimasta un po' delusa, è un vero peccato.
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Leentoo
Lo è giornalista in una rivista di viaggi, dove si limita a fare del copia incolla e a svolgere funzioni da assistente per il suo capo. L'occasione della vita arriva quando le chiedono di sostituire una collega nel viaggio inaugurale di una, tanto piccola nelle dimensioni quanto immensamente grande nel lusso, nave da crociera. Con un passato psicologico difficile, dipendente dai farmaci, facile a consolarsi con gli alcoolici questo stress non può che metterla in difficoltà. e ancora di più la metterà in difficoltà un tentativo di furto messo in atto mete lei è in casa. Si presenterà quindi all'imbarco con un bel corredo di lividi, una sbornia non ancora smaltita e la tendenza a vedere ombre minacciose ovunque. L'incontro casuale con la vicina di cabina la porterà a sospettare e denunciare al personale di bordo che si sia verificato un delitto. Non creduta si improvviserà investigatrice.
Nel complesso trovo che questo romanzo sia poco credibile. Le varie vicende in cui Lo si trova invischiata sono ben più che irrealistiche e non sono neppure supportate da una trana accattivante che incuriosisca e coinvolga il lettore. I personaggi sono deboli, tratteggiati in modo frettoloso e con poco carisma. Difficile provare simpatia anche per la protagonista e crederle anche di fronte all'evidenza. La storia, poi si dipana con una tale lentezza che anche quelli che dovrebbero essere colpi di scena colpiscono ben poco. Finale in fin dei conti abbastanza scontato.
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Mi aspettavo chissà cosa
La donna della cabina numero 10 è il nuovo thriller di Ruth Ware, conosciuta in Italia per il libro L'Invito. Ho deciso di iniziare da questo perché mi piacciono i thriller ma soprattutto ad ambientazione in luoghi circoscritti. La storia è raccontata in prima persona dal punto di vista di Lo, una giornalista che si occupa di viaggi. Dopo aver subito un furto in casa, decide di accettare un incarico sull'Aurora, un'imbarcazione lussuosa al suo primo viaggio. Durante la traversata, però, accade qualcosa di strano, Lo assiste all'omicidio di una donna ma sembra l'unica ad averla vista. Lo pur apparendo forte nelle parti finali, per quasi tutto il romanzo è un personaggio debole, lamentoso e insicuro. Ci sono decisamente troppi drammi: subisce un furto con lei in casa, soffre di attacchi di panico, ha bisogno di predere medicinali per la forte ansia che cura da dopo l'università, tende a bere alcolici mischiandoli alle medicine e per finire assiste ad un omicidio e nessuno le crede. Ho trovato davvero difficile mettermi nei suoi panni. Inizialmente il romanzo è scorrevole e coinvolgente perché l'idea generale aveva del potenziale ma poi l'autrice comincia a perdersi in dettagli di cui e situazioni di cui si potrebbe fare a meno. I possibili sospettati non si arriva a conoscerli meglio. Durante la narrazione degli eventi l'autrice aggiunge email, articoli di giornali, chat, estratti tratti da forum senza far aumentare in alcun modo la suspense. Inoltre la soluzione stessa del mistero lascia la sensazione di "già visto" e s'intuisce molto prima che ci arrivi la protagonista del libro. E non ho capito il motivo della mancanza di confronto tra la protagonista e l'assassino. L'espediente del gruppo di persone confinate in un luogo dove avviene un omicidio ricorda Agatha Christie ma in questo caso poteva essere sfruttato meglio. Da quest'autrice mi aspettavo di più dopo tutta la pubblicità che ne era stata fatta