La donna che visse due volte
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Ma voglia di volare (o strangolare)
Dopo aver completato miracolosamente un'epopea di puntini lunga quasi settecento pagine, non capisco perché il karma debba infierire sulla sottoscritta con un altro libro composto da una quantità indegna di frasi lasciate in sospeso. Per lo meno il celebre titolo del duo composto da Pierre Boileau e Thomas Narcejac è parecchio più compatto rispetto a "La torre dell'alba"! Questo non mi ha impedito di alzare più volte gli occhi al cielo durante la lettura de "La donna che visse due volte", un romanzo con tante qualità, una buona parte delle quali non rientra purtroppo nei miei gusti.
La narrazione ci trasporta inizialmente nella Parigi della strana guerra, con la popolazione francese che affronta in modi molto diversi la minaccia dell'invasione nazista: c'è chi lascia la città in preda al panico e chi continua ad ignorare gli allarmi notturni. È in questo momento storico che si ritrovano due vecchi amici, ovvero l'imprenditore di successo Paul Gévigne e l'ex poliziotto diventato avvocato Roger Flavières; il primo incarica il secondo di avviare un'indagine nei confronti di sua moglie Madeleine, che da qualche tempo si comporta in modo bizzarro. Flavières inizia così a pedinare la donna, scoprendo il suo inspiegabile interesse nei confronti della bisnonna Pauline Lagerlac, e diventandone a sua volta ossessionato.
L'intreccio mystery si può già indovinare da queste poche righe, ma nei fatti lo sviluppo della trama è ben più ampio ed intricato, mescolando con attenzione tocchi di noir, thriller ed horror fino ad arrivare alla rivelazione finale. Una rivelazione che ammetto sia riuscita a stupirmi, nonostante i suoi settant'anni! un po' per merito della poca affidabilità del POV scelto, un po' perché non ho mai avuto l'occasione di vedere l'adattamento diretto da Hitchcock. La narrazione è stata inoltre supportata in maniera efficacie dai suoi protagonisti, a dispetto dei loro caratteri poco definiti.
Tra i pregi del volume posso far poi rientrare l'ambientazione, sia a livello storico (perché i periodi scelti riflettono bene lo stato d'animo dei personaggi in scena) sia nelle descrizioni dei singoli ambienti o paesaggi: il duo Boileau-Narcejac dimostra un vero talento nel delineare delle immagini evocative nella loro semplicità, nonché capaci di adattarsi bene all'atmosfera greve che permea l'intero romanzo. Il senso di disagio provato dal protagonista si estende infatti al lettore, che allo stesso modo non è più certo di quanto ci sia di reale nelle vicende descritte, né quale genere di sentimenti gli trasmetta il comportamento di Flavières.
Per mia preferenza, questo è stato invece un punto non propriamente a favore: la prospettiva del protagonista mi è risultata davvero spiacevole da seguire; inoltre non sono una grande fan delle narrazioni in cui la chiarezza si fa desiderare. E se è vero che l'epilogo fornisce una risposta al mistero in generale, alcuni aspetti specifici continuano a sembrarmi forzati ed approssimativi. Un difetto un po' più soggettivo è individuabile verso il finale, dove sono presenti diversi confronti molto importanti, per i quali non viene fornita poi una conclusione soddisfacente: ho avuto quasi la sensazione di essermi persa delle scene, tanto da dover tornare indietro a controllare e rileggere! In fondo, chi mai passerebbe dal rifiutare le avances di uno sconosciuto al frequentarlo stabilmente da una pagina all'altra?
Indicazioni utili
Dimenticate Sir Alfred
Roger, ex poliziotto dal passato doloroso, viene incaricato da un amico di pedinare la moglie Madeleine. L'uomo instaura con la sorvegliata un rapporto amichevole, almeno fino a quando questa si uccide gettandosi da un campanile. Ma un giorno un incontro casuale sconvolge le certezze di Roger. Madeleine è viva?
Alla base di una delle pietre miliari della filmografia di Hitchcock c'è questo splendido romanzo firmato da due autori francesi, ritenuti all'epoca, a ragione, i principi del noir europeo. Seppur il film di Sir Alfred abbia superato in fama il lavoro di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, "La donna che visse due volte" è un libro imperdibile per gli amanti del genere; è la storia di un amor fou venata da digressioni di natura soprannaturale che solo un finale sorprendente chiarirà se essere frutto di morbose fantasie o di un machiavellico piano destinato a sconvolgere le vite dei protagonisti. Avvincente, forte di una caratterizzazione precisa dei personaggi, ricco di depistaggi e soprattutto di un tema come quello del dualismo esposto in tutta la sua forza mistificatrice, il lavoro di Boileau e Narcejac ammalia con la sua prosa elegante e un gioco d'incastri in grado di alimentare e soddisfare con sapienza la crescente curiosità del lettore. Mi sento di consigliarlo anche ai conoscitori della pellicola, ci sono infatti intriganti differenze tra le due opere che le rendono a loro modo uniche. Se avete in mente la luminosa bellezza di Kim Novak e il fascino dell'aitante James Stewart, ci vorrà poco per resettare tutto, ripartendo dall'eterno binomio amore/morte sviscerato in modo eccellente, attraverso raffinati dualismi intrisi di suggestioni oscure.