La donna che fugge
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Un intrigo gastronomico
Petra Delicado e Firmin Garzon sono alle prese con una nuova indagine nell’ambito dello street food. Cristophe, cuoco e socio di Bob Castillo, muore assassinato, nel loro food truck di gastronomia francese, colpito al cuore con una lama di coltello.
Dopo vari sopralluoghi e alcuni interrogatori agli altri proprietari di camion ristorante che spesso partecipavano insieme agli stessi eventi, la coppia di detective scopre che in realtà Cristophe viveva in Spagna sotto mentite spoglie, fuggito dal suo paese perché ricercato, e aveva un “affaire” di droga e sesso con una donna francese misteriosa che appare e scompare per tutto il tempo del romanzo, la donna che fugge appunto.
Inizialmente le indagini si svolgono quindi intorno al narcotraffico, anche se Petra non è del tutto convinta della pista che stanno seguendo.
E così tra altre vittime, ombre e false verità, i due si impantanano in un intrigo così difficile da dipanare che alla fine il tutto si svela da solo.
Ma la Bartlett non si ferma al giallo, che pure è coinvolgente, ma va ben oltre, come è solita fare, e non manca di dire le sue opinioni, attraverso i suoi personaggi, sulla vita, sul corso del tempo, sulla società.
“Dopo la pandemia la gente si era divisa in due gruppi. Da una parte c’erano le persone che non vedevano l’ora di riprendere la vita di prima, addirittura intensificando le occasioni piacevoli che erano state proibite per ragioni sanitarie: viaggi, mangiate nei ristoranti, feste con amici... un frenetico carpe diem volto a recuperare gli anni perduti. E dall’altra c’erano, non so in quale percentuale, perché erano meno visibili, quelli che sostenevano di avere imparato la lezione. Loro cercavano l’isolamento, la pace della campagna, la meditazione, la vita sana e il contatto con la natura.”
Così il romanzo diventa oltre che svago anche spunto di riflessione per il lettore.
Preziose sono le battute tra Petra e Garzon, durante le pause dal lavoro alla Jarra de Oro: davanti a una birra, i due si confrontano e si sostengono a vicenda in un mondo che sembra andare al contrario, dove il rispetto e i sentimenti vengono meno di fronte al vile denaro, un mondo che sempre più si fonda sull’apparenza, sul dover essere giovani e belli a tutti i costi, un mondo che non comprendono e che non li capisce più, ma al quale si devono comunque adeguare
“Anche a me dava enormemente fastidio che un cameriere di vent’anni ci chiamasse «ragazzi». Non attribuivo quell’appellativo a una mancanza di rispetto, ma alle ridicole tendenze del momento. Tutto si infantilizzava, tutto diventava una commedia. … In fondo, la mia visione era molto più allarmante di quella del viceispettore. Lui si ribellava alla scarsa considerazione nei confronti dell’età, mentre io pensavo che tutto fosse ormai decadenza e regressione. Difficile dire chi fosse il più dinosauro dei due.”
Non manca la consueta visione pessimistica dell’A. sull’amore e sui rapporti di coppia, che non sono mai fedeli e duraturi. Petra è infatti al terzo matrimonio e vive ancora una volta una profonda crisi di coppia, che inizialmente sembra avere causa nella sua totale dedizione al lavoro che le assorbe gran parte del giorno e anche della notte, e non le dà la possibilità di avere una vita privata, ma i malumori del marito non sfuggono alla sensibilità di Petra, che non riesce ad archiviare e giustificare tutto così…E infatti la crisi si rivelerà più profonda del previsto e anche stavolta la nostra protagonista si rifugerà nell’unico legame, vero e profondo, della sua vita, quello col suo fedele collega ma prima di tutto, amico, Garzon.
Il romanzo ha un finale molto amaro, che ci lascia un po’ stupiti, ma che conferma il pensiero cardine della Bartlett che è un po’ il leit motiv anche di questo romanzo, e cioè l’imprevidibilità della vita e l’ineluttabilità della morte.
“In fondo siamo tutti perdenti, Fermín. Perdiamo le cose a poco a poco finché con la morte perdiamo tutto.”
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Barcellona, gastronomia e omicidi
Torna in libreria Alicia Gimenez-Barlett e lo fa con un nuovo capitolo della serie ambientata a Barcellona che vede quale protagonista Petra Delicado e il fedele Fermìn Garzon. “La donna che fugge” è un romanzo che si sviluppa con una narrazione dal ritmo incalzante e rapido, gli scenari sono vividi e le sequenze ben cadenzate. Crimine e gastronomia si fondono tra loro riportandoci ad assaporare le avventure di una coppia di detective che non lesina azione ma che si riflette nel pubblico anche per la complessità umana che ciascuno rappresenta.
La storia prende inizio in un’atmosfera di festa. Siamo nella settima giornata gastronomica, siamo nella plaza del Nord. I food truck offrono delizie culinarie, i colori rendono vivido ogni angolo, è festa ovunque. Tuttavia, in questo contesto di pace e serenità, relax e divertimento, accade l’impensabile: Christophe Dufur viene rivenuto privo di vita. È un giovane chef francese, il suo corpo viene rinvenuto nei pressi del camion ristorante. Petra Delicado viene investita del caso e sin da subito si rende conto che non si trova davanti a un fatto semplice, al contrario. Il caso che si è aperto innanzi ai suoi occhi è estremamente complesso e nulla è come appare.
E mentre Fermìm Garzon assaggia le varie prelibatezze, Petra segue la pista della misteriosa donna francese che pare essere stata vista con la vittima per ultima. Ma non è ancora finita perché emergono anche legami con una rete di narcotraffico. Sempre più debole è l’ipotesi della vendetta personale ma anche quella di un omicidio dettato da un raptus di gelosia.
La Barlett ci ha però abituati anche a una componente emotiva che esula dal mero giallo. Questa in “La donna giusta” è data dalle riflessioni di Petra relativamente al proprio matrimonio, alla sua stabilità, alla tensione emotiva che la caratterizza.
L’opera ultima della Gimenez-Barlett è ancora caratterizzata da un ritmo serrato che non lascia spazio a pause e a respiri e che conduce a un doppio finale che rimescola le carte senza mai perdere di intensità. Al tutto si sommano le descrizioni di Barcellona e il fascino delle varie ambientazioni e dei prodotti culinari.
In conclusione, “La donna che fugge” non delude le aspettative degli appassionati della serie e si propone al lettore come un thriller ricco di colpi di scena ma anche di profondità.
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Petra: delitti e matrimonio in crisi.
Un'indagine molto complicata quella che attende Petra Delicado, la brava ispettrice della polizia spagnola, protagonista della lunga e fortunata serie di romanzi di Alicia Giménez-Bartlett. Questa volta, sempre coadiuvata dal fedele vice Fermin Garzon, la troviamo nella famosa plaza del Nord di Barcellona deve si sta svolgendo, con la presenza di numerosi camion ristoranti, una rinomata e frequentatissima settimana gastronomica. In uno di questi viene rinvenuto, colpito a morte da due coltellate al cuore, un ambiguo personaggio, Christophe Dufour, un francese trentottenne, cuoco con precedenti di spaccio e con passaporto (si saprà poi) falso. Con lui c'è, come aiutante, uno strano individuo, Eduardo Castlllo, un quarantenne magro, emotivo, logorroico: piange e si dispera durante l'interrogatorio, confermando di non aver visto nè intuito nulla. Petra e Garzon iniziano ad indagare, scoprono che la vittima aveva rapporti con una donna francese affascinante, Martine, nota come figura di spicco nel traffico di droga, anche lei con passaporto falso: più volte arrestata in passato e sospettata del delitto, viene notata aggirarsi nei dintorni dei furgoni scomparendo poi senza lasciare tracce. Petra e socio indagano su alcuni locali indiziati di spaccio, un bar, un centro sociale ed una drogheria: risposte evasive, omertà, nulla che possa chiarire l'identità dell'assassino. Accadono intanto fatti strani: vetri in frantumi in un bar, devastazione di un locale, distruzione del furgone del cuoco ucciso, lasciando il compagno Eduardo senza mezzi di sussistenza, tanto da indurlo al suicidio. Per non parlare del comportamento sfuggente di due ristoratori vegetariani del camion parcheggiato vicino a quello del morto: due giovani strani, lui chimico, lei una biondina evanescente, qualcosa sanno sicuramente ma rispondono in modo vago e ambiguo, scomparendo poi a bordo del loro furgone. L'indagine brancola nel buio, ostacolata anche da interventi inopportuni e troppo invasivi di un giovane tenente di polizia: si sospetta un traffico di cocaina dal Marocco alla Spagna e qui, prima della spedizione in Francia, un taglio della droga che provoca un intervento punitivo. Complicheranno ancor più le indagini, ma saranno utili per chiarire le idee, altri due omicidi, sempre a coltellate, ed una confessione finale da chi proprio non te l'aspetti, esauriente e risolutiva, un vero magistrale colpo di scena.
Petra e Garzon, finalmente soddisfatti, saranno complimentati dal commissario Coronas. La vicenda, un complicato intreccio tra traffico di droga e insospettabili rapporti sentimentali coinvolgenti vari personaggi, ha messo a dura prova l'abilità investigativa dei due poliziotti, caratterizzati in modo convincente ed accurato dall'autrice. I due, amanti della buona tavola, devono anche affrontare una vita familiare non facile: Garzon non ha rapporti idilliaci con Beatriz, e Petra, con tre matrimoni alle spalle, deve vedersela con tre figli non suoi e con il marito Marcos, un tipo sfuggente, invaghitosi di un'altra e con il sogno represso di una casetta in campagna. Alla fine, un evento traumatico convincerà Petra che solo il suo collega Garzon sarebbe stato " l'unico conforto che avrebbe avuto per anni, forse l'unico,in realtà".
Un poliziesco scritto con stile preciso, accurato, che concede grande spazio allo studio introspettivo dei principali personaggi, soprattutto di Petra e Garzon, un duo inscindibile, tenace e caparbio nelle indagini, ironico e piacevole nei momenti di tregua.
Vorrei segnalare alla fine una riflessione dell'autrice che mi ha colpito. "Mi era già capitato di pensare che gli uomini deboli fossero intelligenti. Erano molte le domande che mi suscitava questa constatazione. La debolezza induce ad affinare l'intelligenza per compensare la mancanza di carattere? La debolezza può arrivare ad essere un'arma potente in mano a chi sa usarla?". Una riflessione che fa pensare e incrina molte certezze.