La deviazione
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Recensione della Redazione QLibri
OCHE ALLA DERIVA
Una donna. Una famiglia. Una casa. Una vita. Dieci oche grasse in cortile.
Una donna sola. Una famiglia lontana da cui si è allontanata. Una casa sperduta in un paese sconosciuto. Sette oche grasse in cortile.
Una donna con le sue pastiglie, le sue domande, i suoi perchè e le risposte ai suoi interrogativi. Una casa che sa di vecchia, della vecchia che ci abitava prima; una casa che sta iniziando a rinnovare, a partire dal giardino. Sei oche in cortile.
Una donna che si taglia i capelli per non essere riconosciuta, ma da chi, visto che nessuno la conosce in quel paese? Una casa che ora ha due nuovi inquilini, un ragazzo e un cane, Sam, che la tratta come una sua simile. Cinque oche.
Natale. Un albero addobbato con palline e luci natalizie. Una cena da preparare, un regalo sotto l'albero. Quattro oche.
Una cartolina con una scritta: Arrivo.
Una donna che nasconde e cancella ogni sua traccia.
Una donna sola su un materasso. Quattro oche in riverente attesa.
Un libro veloce, schietto, insolito. Un libro che non ti aspetti, un finale non narrato che lascia l'amaro in bocca, la voglia di combattere che piano piano si perde per strada, nostalgia, malinconia, tristezza, delusione, forza, coraggio... tutto in un'unica donna.
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Opinioni inserite: 1
STANCHEVOLISSIMEVOLMENTE
Il libro inizia in un modo curioso parlando di questa donna, che si rivela poi la protagonista, la donna dei tassi, che sembra essere fuggita non si sa bene se da qualcuno o da qualcosa e si ritrova a vivere in un posto un po’ isolato, un po’ in mezzo alla natura ed agli animali e qualcosa (ma solo qualcosa…) sembra ricordare le atmosfere del Walden di Thoreau. Proseguendo la lettura ti accorgi però che quella curiosità iniziale che il libro aveva suscitato in te va via via scemando, perché il libro sembra proprio trascinato e stanco, tanto che ti stanchi sempre di più anche tu di mano in mano che giri le pagine, oltre ad essere disseminato di “tam-tam” che, oltre che inutili, diventano fin fastidiosi, come quello della presenza delle oche o quello ancora peggiore dell’”odore di vecchia” che ossessiona la protagonista e di cui non ne puoi veramente più quando arrivi alla fine. L’unica cosa positiva è la capacità dell’autore di far intuire come una persona può essere vulnerabile quando non sa più cosa fare, come andare avanti o indietro. Forse anche l’autore non sapeva bene cosa scrivere, né prima né durante né dopo.