La contessa nera
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L'idea di giustizia della Contessa Dracula
Aprite Google e digitate “Incubo” di Johann Heinrich Füssli: è il titolo di un dipinto risalente al 1781. Non riesco a descriverlo adeguatamente, quindi se ne avrete voglia, potreste perdere un minuto per guardare con i vostri occhi. Tutto questo per dirvi che il mio primo pensiero leggendo questo libro è andato a questo quadro.
Di solito, ad ogni lettura, nella mia mente, faccio corrispondere un’opera d’arte che possa racchiudere, nello spazio di un’immagine, tutte le peculiarità della trama; ho associato perciò “La contessa nera” a “Incubo” perché gli aggettivi che mi sono venuti in mente leggendo, sono gli stessi che ricordo di aver pensato quando ho studiato per la prima volta il dipinto: inquietante, cupo, contortamente sensuale, orripilante ma allo stesso modo ammaliante.
Se però nel quadro l’attenzione dell’osservatore viene catturata dalla luminosa figura della fanciulla, il libro invece trascina la mente del lettore verso le pieghe oscure della visione mostruosa, che nel nostro caso è la figura di Erzsébet Báthory, la protagonista e la voce narrante del libro.
Vorrei provare a raccontare la trama in un modo diverso, associando ad ogni aggettivo che ho trovato adatto al libro una citazione estrapolata direttamente dal testo (senza esagerare, così da non svelare troppo), cosicché ognuno di voi possa decidere cosa pensare, e se leggere o meno questa pseudo autobiografia.
Inquietante: “Ma sempre, e ripeto sempre, per mantenere la pace dentro casa, ero costretta a punire qualche domestica che era diventata più incontrollabile. Quell’anno passai molte ore nelle segrete a battere le più sfaticate o insolenti con la frusta e il bastone. Poco prima che arrivassero gli ospiti, per una settimana intera trascorsi tutte le sere nei sotterranei, le braccia doloranti a furia di dare bastonate, i vestiti tutti insanguinati.”
Cupo: “Quasi tutte tolleravano bene le punizioni, guarivano in pochi giorni e tornavano al lavoro con rinnovata umiltà, ma ogni tanto capitava qualche ragazza cagionevole che si ammalava dopo il mio trattamento e finiva al cimitero. Non mi facevano per niente pena, perché almeno così mi risparmiavano il tempo e le spese per farle tornare in salute.”
Contortamente sensuale: “Dissi a Darvulia di portare un vaso di miele e glielo feci versare addosso mentre le guardie la tenevano ferma. Il miele le finì sulla testa, sulle spalle, sul seno, gocciolava alla luce del sole, ricoprendola d’oro. Prim’ancora che le guardie la lasciassero libera, il miele aveva attirato tutti gli insetti di Sárvár. Mosche, api e moscerini si accanirono contro di lei, mordendola e pizzicandola ovunque.”
Orripilante ma ammaliante: “Non ho fatto nulla che non mi spettasse per diritto di sangue e di titolo, né al conte palatino né a nessun altro. Erzsébet Báthory, vedova di Ferenc Nádasdy, figlia della più antica e nobile casata d’Ungheria, non è una strega, una pazza, un’assassina o una criminale. E non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il suo destino.”
La maggior parte del fascino e dell’indignazione che ho provato nei confronti della contessa sta tutto in quest’inghippo: lei era davvero convinta di essere nel giusto, che quelle svergognate delle sue servette fossero delle ingrate, delle pettegole, e che meritassero tutto quello che lei faceva.
Nonostante il tono esplicito del racconto, l’autrice attenua di parecchio la vena folle della protagonista, forse giustificandola perché nata da un padre violento, sposata ad un marito violento e vissuta in una terra violenta. Tutto questo, unito al fatto che soffrisse di disturbi della personalità, di scatti d’ira e di un’innata propensione al sadismo, ha creato quella che oggi viene ricordata come La Contessa Sanguinaria.
Trovo splendida la copertina che, con quell’aria un po’ onirica, dà la giusta dose di mistero e inquietudine alla figura della contessa e che, non so perché, mi ha fatto pensare ad una vedova nera.
A voi l’ardua decisione se leggere o meno il libro. Io l’ho adorato.
Soprattutto perché Erzsébet è realmente vissuta.
Una curiosità: nello stemma della famiglia Bathory compare un drago, come pure in quello della famiglia Dracula....
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Storia di una donna, storia di una assassina
Girando in libreria mi sono casualmente imbattuto in questo romanzo storico che già dalla copertina sembra ammiccare al lettore.
Spesso l'estetica dell'edizione si rivela uno specchietto per le allodole, un buon involucro che poi nasconde un romanzo mediocre.
Non è questo il caso, per fortuna.
Siamo nell'Ungheria del XVII secolo, secolo colmo d'arte e di sangue, dove, tra le pieghe della Storia più burrascosa, ha giocato un ruolo una donna che le cronache dell'epoca hanno bollato come la Contessa Dracula : Erzsèbet Bàthory.
Qual è la vera storia di Erzsèbet, nota per aver ucciso centinaia di servi e ragazze? E' davvero meritata la qualifica di "la più spietata serial killer donna della storia d'Europa" ?
Sono queste le domande a cui il romanzo mira a rispondere, fornendo un accurato racconto della vita della Contessa, dall'infanzia e la gioventù, spese nei lussi della mitteleuropa, fino alla prigionia estrema, murata viva in una stanza del castello di Csejthe.
L'autrice passa in rassegna le vicende personali della Bàthory con estrema accuratezza. Le violenze subite, gli amori vissuti e il contesto storico burrascoso e senza pietà con cui Erzsebèt si trova a dover convivere sono confezionati in modo molto coinvolgente. L'assassinio diviene un'arma per difendersi, diviene indispensabile, diviene quasi un piacere.
Servi, amanti e familiari cadono sotto la scure della Contessa, per poi cadere, lei stessa, sotto la mannaia della Giustizia che la marchierà con i titoli infamanti con cui oggi è ricordata.
Forse è vero che il male subito porta a provocare altro male. Forse questa non è una giustificazione valida per il sangue di cui ci si macchia le mani.
Non sono uno storico e tantomeno sono esperto della storia ungherese ed austriaca. Non posso sapere con certezza se il tratto sicuro e spedito con cui la John tratteggia la figura altera della Contessa Bàthory sia troppo indulgente e superficiale.
Il romanzo sembra tentare quasi di trovare un'attenuante ai delitti commessi dalla donna, descrivendo le vicende che l'hanno coinvolta in una chiave più umana, comprensibile, priva delle leggende e del folklore che una figura così discussa si è inevitabilmente attirata.
Se ciò corrisponda a realtà o meno non spetta a me dirlo, probabilmente qualche ricostruzione psicologica è un po' scricchiolante ma alla fine non importa.
Ne risulta una lettura piacevole, avvincente e mai banale. " La contessa nera" fa riflettere, intrattiene e incuriosisce.
Non è forse questa la missione di un libro?
Affascinante.
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VAMPIRA O SEMPLICE ASSASSINA ?
Patito come sono - chiaramente a livello letterario - di vampirismo , atmosfere gotiche e se vogliamo anche di un certo esoterismo, e dopo aver letto la saga de “I diari della famiglia Dracula” di Jeanne Kalogridis ,vi potete immaginare il mio disappunto sin dalle prime pagine della lettura de “La Contessa Nera”. In effetti l’intero libro non è altro che una ricostruzione , seppur in parte romanzata credo, della vita reale della contessa Elizabeth …… anzi Erzsébet Báthory , usando il suo nome nella sua lingua natale. Certo, sin dall’inizio la delusione è stata grande perché pensavo che, da un momento all’altro la donna tutta d’un pezzo interprete delle vicende , si trasformasse in un feroce vampiro, o che al limite si facesse spuntare qualche canino per azzannare le sue giovani prede e fare un bagno purificatore nel loro sangue. Niente di tutto ciò; si assiste semplicemente alla vita di una nobile ungherese che nel XVII secolo, dovette essere madre , moglie ed amante per poter assolvere nel migliore dei modi a quell’incarico naturale che Dio conferisce alla nobiltà. E la contessa era consapevole che per mantenere titoli nobiliari, privilegi, terre, ricchezze e sistemare al meglio i propri figli , doveva circondarsi di poche persone fidate, non abbassare mai la guardia ed esercitare un feroce controllo militare su tutto ciò che le gira intorno e ciò poteva essere ottenuto, non facendosi rispettare, bensì facendosi temere…….e così fu. A farne le spese , secondo la scrittrice e anche secondo le leggende più inverosimili , furono soprattutto le servitrici che accorrevano a lavorare al suo castello, finché un giorno , dopo l’ennesimo avvertimento non rispettato, la contessa venne imprigionata in una cella della torre del castello di Csejthe, laddove era nata, ad opera del suo ultimo facoltoso amante Thurzó. Senz’altro l’autrice del romanzo , concorre a mitigare ed in qualche modo perfino a giustificare le accuse rivolte nei confronti di quella donna che tuttavia la storia ha già “promosso” come la prima serial killer donna della storia dell’umanità. L’autrice del libro in questo senso , si muove con precisione scientifica e con dovizia di particolari spezza una lancia a favore della cosi detta “Contessa sanguinaria” o “Contessa nera”. Il suo risultato è comunque assai interessante ed apprezzabile e credo che celato nelle pagine del libro, si nasconda il forte messaggio dell’autrice che rivendica così la verità storica a scapito di qualsiasi scelta o suggestione inverosimile : “Ecco come una semplice assassina sia diventata una vampira sanguinaria attraverso secoli di invenzioni e menzogne”. Bel romanzo, consigliato agli amanti del genere.
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LA CONTESSA DOLCE NERA
Un libro che si presta a due differenti metri di valutazione. Se consideriamo l’aspetto tecnico direi che siamo di fronte a una scrittura ben strutturata con un linguaggio molto scorrevole e ricco di ricostruzioni storiche della vita del tempo. Se invece valutiamo il libro dal punto di vista esclusivamente biografico sulla vita di Erzsébet Báthory, lascia un pò a desiderare. La versione addolcita della contessa non rispecchia quelle che le cronache dell’epoca definivano una serial killer da qualche centinaio di vittime. Questa scelta da parte dell’autrice è stata sicuramente ponderata, ma mi chiedo da quali motivazioni sono sostenute. Anche il fatto di impostare il racconto in prima persona, facendo raccontare alla contessa stessa la propria vita, ha contribuito a presentarci questo personaggio in maniera non così spietata come invece la immaginavamo. Penso che chiunque di noi abbia un interpretazione del proprio carattere e delle proprie azioni diversa dalle persone che ci circondano, e quindi sarebbe stato più giusto raccontare la storia in un altro modo. Anche personaggi come Hitler e Stalin avrebbero sicuramente giustificato le loro malvagità, e se ci fossimo fatti raccontare la loro vita basandoci solamente sui loro racconti, avremmo avuto un versione non certo realistica.
Quello che invece ho apprezzato molto, che non ho ritrovato in altri libri, è la ricostruzione ambientale e comportamentale delle fasi che precedono i matrimoni della nobiltà, sempre molto sfarzosi ma nello stesso tempo attenti alle strategie per garantire al proprio figlio/a la massima convenienza. Queste bambine, promesse spose ad una età ancora troppo giovane, fanno impressione e tenerezza e questo Rebecca Johns è stata molto brava a metterlo in evidenza nel suo libro.
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La contessa nera - bello con riserva
Il libro in se non ha nulla per cui essere rimproverato: è scorrevole, è ben scritto, è piuttosto documentato e credibile. Un ottimo romanzo storico, spunto per approfondire alcune conoscenze geografiche e storiche sull'Europa dell'est. La mia riserva è dovuta al potenziale che l'autrice non ha sfruttato. Con una protagonista come la contessa Bathory sarebbero potute svilupparsi situazioni intriganti e ambientazioni noir di tutto rispetto e invece la scelta stilistica su cui è improntato tutto il romanzo nega a priori ogni accenno alla leggendaria crudeltà della protagonista.
La lettera dal carcere indirizzata al figlio non può che contenere un tentativo di discolparsi, di minimizzare e nascondere i fatti più truci e di captatio benevolentia da parte della madre. Così tutta la narrazione in prima persona è permeata del vittimismo di Erzebeth: tradita dal marito, derisa dalle serve che le mancano di rispetto, tradita dagli amici e dagli amanti. Tutti ingrati nei suoi confronti, che la costringono a rivalersi in qualche modo. Le sevizie ai danni delle servette non sono altro che uno sfogo di una rabbia incontenibile che offusca la mente della Bathory mentre perpetua le violenze.
Narrativamente tutto ciò è di grande effetto, ma è assai poco credibile vista la fama della "contessa dracula" per essere stata la prima vera serial killer della storia. Centinaia di omicidi provati, feroci quanto futili i suoi, che sarebbero stati, tra leggenda e verità, ottimo spunto letterario e che evidentemente sono stati sprecati.
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La contessa Bathory
La Johns propone al pubblico una ricostruzione del tutto personale fuori dai soliti schemi noir della vita della contessa Bathory, passata alla storia per gli innumerevoli omicidi commessi tra le mura dei propri castelli.
Prende vita un romanzo che non vuole essere né biografico in senso stretto né di pura indagine criminologica per stuzzicare le curiosità degli amanti del genere thriller; dopo i primi momenti di smarrimento in cui il lettore non comprende quale taglio voglia dare la scrittrice alla narrazione, con lo scorrere delle pagine prende corpo un racconto affascinante, ricco di puntuali riferimenti storici e di un'accurata descrizione del modus vivendi nel XVII secolo presso le corti e nel contado, nelle zone comprese tra l'attuale Ungheria, l'Austria e la Transilvania.
La figura di Elisabeth viene scandagliata in modo piuttosto approfondito, mettendone in risalto le peculiarità caratteriali possedute fin da bambina e quelle acquisite strada facendo,a lei imposte dal ruolo sociale rivestito e dalle avversità incontrate sul proprio cammino. Ne esce il ritratto di una donna dal temperamento forte e risoluto, pronta a prendersi cura di se stessa e della propria famiglia, destreggiandosi tra le difficoltà ed i pericoli di un'epoca in cui si muore di peste oppure di fame se i raccolti non danno frutti o si rischia di essere spogliati delle proprie terre in seguito a sovvertimenti politici.
E' un romanzo che colpisce perché viene colto tutto il dramma dell'essere donna in un simile contesto storico, dall'essere promessa in sposa ad undici anni per rinsaldare alleanze politiche, alla necessità di garantire eredi maschi, al rischio di ritrovarsi vedove ed essere derubate delle proprie terre dai figli stessi: un mondo orribile, ottimamente reso dal puntuale lavoro di indagine storica che è sotteso alla stesura del romanzo.
Lo stile narrativo è agile e scorrevole sia nelle parti descrittive sia in quelle dialogate, regalando una lettura piacevole e dal ritmo incalzante.
Il merito della Johns sta nel creare un forte legame tra il personaggio e il lettore, una sorta di immersione totale all'interno della vita di una donna, di cui, oltre alle nefandezze compiute, sembra esserci altro da conoscere e da ricordare.
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Bathory: una epopea
Elisabeth Bathory ha suscitato per quattro secoli enorme scalpore intorno a sè.
Si ritiene infatti che sia stata la prima e più cruenta omicida seriale della storia, e le vengono attribuite oltre 600 vittime, tutte giovani domestiche o contadine alle sue dipendenze. La ragione dei suoi delitti: bagnarsi nel sangue di queste giovani, che credeva un miracoloso rimedio all’invecchiamento. La contessa venne riconosciuta colpevole di questi crimini, e murata viva nella torre di un suo castello, a Csejthe, in Ungheria, dove morì in solitudine, nel 1614.
Molti film, biografie e canzoni hanno narrato le terribili gesta di Elisabeth Bathory; questo libro invece contiene la storia raccontata direttamente dalla protagonista, che narra i suoi sogni, i suoi amori, le preoccupazioni per i figli.
E’ un punto di vista originale rispetto alla storia a noi pervenuta; ben poco spazio viene lasciato alla descrizione dei fatti di sangue o delle vittime, che vengono “punite” dalla contessa perchè ree di aver oziato, rubato o fornicato. Completamente assente ogni riferimento al sangue come miracoloso unguento della giovinezza.
E’ un libro piacevole, intrigante, avvincente, che traccia un vivido affresco del XVI secolo, fra invasioni turche, la peste, la Riforma, e le vicende di una nobildonna che forse fu vittima di una congiura di palazzo, e ruvidamente condannata dalla Storia.
Garzanti, euro 18,60
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La contessa
Un libro scritto in maniera scorrevole e raffinata, un incantevole affresco storico, anche se non l'ho trovato uno dei migliori nella tipologia dei romanzi storici.
Molto affascinanti sono le descrizioni dei luoghi dell’Ungheria e la ricostruzione degli eventi e usanze dell’epoca.
La narrazione in prima persona vincola la storia dal punto di vista della contessa Erzsebet Bathory, che scrive un diario per il figlio Pal, durante i suoi anni di prigionia nella torre di Csejthe.
Ne emerge un ritratto di una dama seicentesca, premurosa e affabile. Una donna incompresa, sempre alla ricerca dell’amore e dell’affetto delle persone che la circondano, che crede in valori come l’onestà, il rispetto e la devozione. Un personaggio quindi, ben lontano dalla storica figura che la ritiene la più famosa serial-killer ungherese attribuendogli più di 300 vittime, forse questo è il punto debole della narrazione. Nel complesso un bel libro, appassionante e travolgente, anche se lo definirei più un romanzo appartenente al genere storico che al genere giallo-thriller.
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Salvatemi...
Più che un horror o un thriller, lo definirei una discesa nel profondo dell'anima di una donna disperata e crudele.Le vicende della prima donna serial killer della storia sono ben note a tutti( vi rimando al capitolo sulla contessa Bathory nel libro Assassine di Cinzia Tani):un numero imprecisato di giovani servette seviziate e uccise con ferocia bestiale...eppure nel libro tutto questo viene accennato in maniera molto blanda dalla stessa Erzsbeth, che ormai sola e tradita dai suoi cari, è stata murata viva nella torre dove è destinata a morire.La contessa nera ,in una lettera diario al figlio prediletto,si racconta con amarezza,facendo un bilancio della propria vita dall'infanzia all prigionia:Fin da bambina,addestrata per essere una moglie e padrona di casa, ma anche vittima delle aspirazioni politiche dei genitori,che la usano come merce di scambio per la loro ascesa sociale.Assetata di amore e di calore, ma circondata dalla crudeltà,si ritrova in balia di una suocera insensibile e un marito che la ignorerà finchè lei non si dimostrerà altrettanto crudele con la servitù,"un branco di stupide,inutili,scansafatiche e fornicatrici". Un cuore indurito dalla mancanza di affetto e dai continui tradimenti dei propri cari,dai genitori al marito, all'amante che la rinchiuderà lui stesso nella torre..
Un romanzo psicologico, dove l'autrice indaga anche su temi cari al movimento naturalista di metà 8oo:gli esseri umani sono vittime degli eventi e dei fattori ambientali? e il corredo genetico è uno delle cause scatenanti delle azioni più o meno scellerate?Viene quasi da pensare che la Contessa sia una vittima,ma quale vittima riesce a falciare così tante vite senza rimorsi di coscienza?
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Erzsébet Báthory - La contessa Dracula
Madre. Amante. Strega. Assassina.
Agghiacciante romanzo tratto da una storia vera: la vita della prima serial killer della storia, Erzsébet Báthory, una donna soprannominata "la contessa Dracula" o "contessa sanguinaria".
Sapere che è realmente esistita e non solo un personaggio macabro e sadico di un romanzo, rende questo libro ancora più suggestivo.
E' il diario scritto dalla contessa, ormai donna anziana, che rinchiusa in prigione vuole lasciare la sua ultima testimonianza al figlio ultimogenito.
Si scopre così il mondo in cui questa nobildonna è cresciuta: comandato dallo strapotere maschile, dalla violenza, dalla morte e dalla sofferenza. La piccola Erzsébet, costretta a lasciare la famiglia in giovanissima età per diventare la moglie di un uomo freddo, sadico e distaccato, è abbandonata da quest'ultimo, sempre impegnato in guerra, ad amministrare le proprietà di famiglia.
Inizia così a sfogare i suoi istinti sadici sulle povere servette di corte, le tortura a morte, aizzata anche dal marito, credendo di insegnare loro ad avere rispetto per la loro padrona.
Ma è anche un resoconto della vita di corte, del desiderio di amore e potere di questa donna, dei suoi dolori privati, del suo affetto per i figli e del clima politico del tempo che la vedrà ridotta in prigione fino alla fine dei suoi giorni.
Consigliato.