La città dorme
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Un po' anch'io
Elvis Cole: un investigatore privato di Los Angeles viene chiamato per un lavoro che potrebbe dare una bella spinta all’attività del suo studio. Chiamato al cospetto nientepopodimeno che di Peter Alan Nelsen un regista tanto potente quanto maleducato e pieno di sé. Il lavoro che gli affida non dovrebbe creare troppi problemi: si tratta di rintracciare la sua ex moglie e il figlio dodicenne che non ha mai visto. In effetti in pochi giorni i due vengono individuati e contattati. Le cose si complicano quando Karen dapprima si rifiuta di incontrare l’ex coniuge e poi, messa sotto pressione, confida a Cole di essersi invischiata in una situazione dalla quale è poco probabile uscire vivi. Il volume a questo punto, da romanzo investigativo si trasforma in libro di azione con sparatorie, omicidi e contorni vari.
Questo volume mi è piaciuto abbastanza nella prima parte. Curata la presentazione dei personaggi, credibili le ambientazioni e le indagini. Nella seconda parte; quella dove c’è la resa dei conti con i cattivi il tutto diventa un polpettone riempito di armi, criminali di tutti i tipi, poliziotti accondiscendenti, Credo di non aver mai trovato tanti luoghi comuni tutti assieme sulle famiglie mafiose. Robert Crais vira decisamente vero il poco verosimile fino ad arrivare pericolosamente vicino all’incredibile raccontandoci di sparatorie due contro tutti oppure di accordi con mafiosi fatti con la classica stretta di mano. Per non parlare di una capacità di insabbiamento dimostrata dalla polizia statunitense degna solo di un cucciolo che sotterra il suo osso. Nel complesso è comunque scritto con uno stile agile e facile da seguire e quindi gradevole se il lettore ci si avvicina senza troppe aspettative.
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La famiglia
Quanto è egoista questo regista che assolda il miglior investigatore privato che c'è sulla piazza per ritrovare l'ex moglie ed il figlio, abbandonati dieci anni fa, per inseguire il proprio successo. Quanto è arrogante, supponente ed egocentrico, lui e la sua mania di mangiare snack. L'investigatore ritrova la moglie e contemporaneamente scopre anche che è coinvolta in affari di mafia, che decide di sistemare per farla vivere in modo più tranquillo. Ritmo avvincente e coinvolgente. Buono lo stile, secco e portatore di suspence. Peccato per la storia, che davvero non è un granchè.
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Non molto convincente...
Los Angeles.
Elvis Cole è nel suo ufficio, sdraiato sul divanetto, rilassato, con la sua maglietta di Topolino sporca di senape. Presto però (troppo presto), squilla il telefono: è una ragazza che conosce, la quale lavora nel mondo del cinema. Lei ha un lavoro per il nostro protagonista e il lavoro coinvolge niente popò di meno che il regista Peter Alan Nelsen, l'uomo del momento, il quale vuole ritrovare la sua famiglia.
Cole si presenta agli studi di registrazione a Hollywood. L'incontro con Nelsen non è dei migliori, quasi viene alle mani con uno dei suoi gorilla; Cole non è uno che nasconde ciò che pensa, anzi è molto sincero e diretto. E questo Peter Alan Nelsen non gli piace; tuttavia è anche consapevole che un lavoro sia un lavoro, pertanto accetta l'incarico, il quale consiste nel ritrovare la famiglia perduta del signor Nelsen.
Il compito sembra esser più complesso del previsto: l'ex-moglie ed il figlio hanno fatto di tutto per non lasciare tracce.
Sono dieci anni che il regista non li vede, da quando si è lasciato alle spalle gli impegni di marito e di padre per seguire la sua carriera, per inseguire il successo, i soldi e quant'altro. Ed ora? Ora vuole il suo bambino, vuole fare il padre, improvvisamente; un repentino cambio dovuto a cosa? Alla mancanza di altri divertimenti? Alla volontà di togliersi il personale sfizio di tentare di fare il padre?
Ma questo non riguarda il nostro detective; presto Cole trova una pista che lo conduce a New York. Dicono che la fortuna è cieca, ma nel caso di Cole, ci vede benissimo: ed ecco che, seguendo la pista di un timbro postale e recatosi proprio nel luogo indicato in quel timbro, Cole riesce immediatamente a trovare la donna, ex moglie del noto regista. Si trova a conoscere una signora molto meno sprovveduta di quanto pensasse, una donna che ha studiato, si è laureata e che ora è direttrice della banca locale, membro del consiglio scolastico, nonché una madre.
Tutto sembra già portato a termine: l'ex moglie del regista è stata trovata e l'indagine conclusa. Ma la sera stessa dopo il ritrovamento di lei, Cole viene pestato da alcuni loschi figuri che lo braccano mentre sta raggiungendo la sua stanza al Motel.
Cosa nasconde una tranquilla madre e una professionista dalla fedina penale immacolata? Gli aggressori di Cole sono persone preparate, che sanno fare il loro lavoro, che sanno come spaventare la gente; eppure quella donna non sembra pericolosa…
Questo romanzo è il primo di Robert Crais che leggo: un giorno per caso ho trovato una piccola collezione (tre romanzi in un unico volume) e ho voluto tentare la sorte. Non so come definirmi: poco soddisfatta? Delusa?
Non posso certamente affermare che il romanzo non mi sia piaciuto: è abbastanza ironico, il ritmo piuttosto incalzanze, eppure....eppure non lo so.
Forse non c'è molto da dire, non ci sono grandi giustificazioni da cercare quando un libro, semplicemente, non ti è andato del tutto a genio.
Forse è perchè non mi ha lasciato niente, forse perché non mi sono sentita mai parte della storia; ci sono mille "forse", ma non so quale sia il più calzante.
Fatto sta che non lo so se vi consiglierei la lettura. Circa questo libro, ho un grosso, enorme punto di domanda sopra la testa...........
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