La città delle ossa
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Peccati passati tormentano il presente di Bosch
Il detective Harry Bosch, sta godendosi qualche giorno di meritato riposo, quando, proprio il primo dell’anno, riceve una telefonata dall'ufficio: pare che un cane, durante la consueta passeggiata serale con il suo padrone, sia tornato indietro da una fitta macchia d’alberi recando in bocca un osso che, a un primo esame, pare appartenere a un bambino. Recatosi sul luogo assieme al padrone dell’animale, un medico in pensione, scoprirà che, effettivamente, sotto un sottile strato di terra, è sepolto ciò che resta di un bimbo dell’apparente età di dodici anni. Il giorno successivo, delimitato con cura il luogo del ritrovamento, terminata la macabra ricerca dei resti ed esaminate le poche cose che la scientifica è riuscita a recuperare, il bilancio è sconfortante. Non c’è davvero molto su cui indagare: un vecchio scheletro incompleto, con tracce di numerose fratture succedutesi nel tempo, e uno zainetto con all'interno pochi effetti personali, del tutto anonimi e in gran parte degradati dal tempo.
Inizia così una difficoltosa ricerca per dare un nome a quei resti e per scoprire chi, almeno vent'anni prima, maltrattò per anni e, poi, uccise quel povero innocente.
Anche a causa della scarsità di dati su cui lavorare, prima di individuare la giusta direzione Bosch e il collega Jerry Edgar imboccheranno tante false piste che contribuiranno solo a sollevare un indesiderato polverone e a svelare troppe brutte storie del passato che travolgeranno duramente con i loro fantasmi e i loro strascichi le persone implicate.
Alla fine quasi tutto verrà spiegato, ma nel frattempo altri luttuosi eventi si saranno aggiunti alla lunga lista di ciò con cui l’anima tormentata di Bosch deve fare i conti.
Gli archeologi e i paleontologi chiamano “città delle ossa” il reticolato con cui suddividono il luogo di uno scavo per catalogare esattamente la posizione di ogni reperto. In questo caso, però, la definizione del titolo si fa metafora e, oltre a ricordarci la leggenda in base alla quale Los Angeles sarebbe stata fondata proprio sopra a un cimitero, ci ammonisce che testimonianze di oscure morti, di delitti o di antiche colpe si possono trovare ovunque, basta aver la pazienza di scavare a fondo.
Se c’è una qualità che deve essere riconosciuta al Connelly è la capacità di scrivere romanzi che odorano di verità. Le indagini poliziesche che racconta non procedono mai verso la soluzione degli enigmi diritte su binari ben tracciati, ma, come avviene usualmente nella realtà, stentano a partire, arrancano, tentennano, imboccano strade impervie e, talvolta, completamente sbagliate. Inoltre i risultati possono risultare altamente indesiderabili se non proprio deleteri.
I poliziotti non sono tutti perfetti ed integerrimi tutori della legge e dell’ordine, ma, a volte sono invidiosi o stupidi, a volte commettono errori oppure, essi stessi, sono sleali e disonesti, e le loro mende possono portare a tragiche conseguenze.
Il bene e il male non sono separati da un vallo insormontabile, ma l’uno si contamina nell'altro: ogni personaggio ha le sue colpe, i suoi scheletri nell'armadio che gli gravano sulla coscienza e che, invece di veder sfumare i loro effetti nel tempo, a volte li ingigantiscono e moltiplicano sino a conseguenze disastrose. Basta scavare nella città delle ossa.
Nei libri di Connelly la trama poliziesca non è il fine ultimo, ma solo il mezzo attraverso il quale l’A. può indagare sulla psiche dei protagonisti, mettendone a nudo le caratteristiche e studiarne le umane reazioni e debolezze, scavando nella città delle ossa…
Proprio perché il romanzo non è un semplice giallo con enigma da svelare, le sue pagine ci danno materiale su cui riflettere e, in fondo, è un’occasione per rielaborare il nostro stesso sentire.
A impreziosire la trama, come al solito, c’è la personalità di Bosch, complessa e intricata quanto i quadri del suo omonimo fiammingo. In effetti, in questo libro l’A. si dilunga meno che in passato sull'indole dell’investigatore, fiducioso del fatto che il lettore affezionato già ne comprenda bene i vari risvolti psicologici. Ma l’umanità, la fragilità, i sensi di colpa (veri o solo amplificati), il suo tormentato mondo interiore sono sempre l’elemento portante di tutta la costruzione narrativa.
Quindi, in definitiva, un ottimo libro da leggere e meditare.
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Città di angeli ed ossa
“La città delle ossa” è un romanzo noir ambientato nell’odierna Los Angeles. Il detective Hieronymus “Harry” Bosch deve indagare sul ritrovamento di alcune ossa in cima ad una collina: appartengono ad un bambino, ucciso vent’anni prima. Il caso è complicato ed il Dipartimento ha i fondi limitati: Harry deve dipanare la matassa e scoprire l’assassino in fretta, perché il tempo a sua disposizione è breve. Facendosi strada tra attori falliti, padri alcolizzati e madri fuggitive, Harry si addentrerà in una storia di crudele quotidianità.
È il primo libro che leggo di Michael Connelly e ha la mia approvazione. Lo stile è semplice, non prolisso, tipico del genere noir, ma non per questo è ridotto all’osso. Le descrizioni, anche se contenute, ci sono e spesso le poche parole scelte dall’autore fanno sì che colui che legge veda mentalmente un luogo od un gesto od ancora un’espressione dei personaggi. Il linguaggio fluido rende l’opera leggera e fruibile da chiunque.
La trama è fondamentalmente semplice, ma regge ed il lettore, pagina dopo pagina, è incuriosito di conoscere il nome ed il volto dell’assassino. Per un noir, dunque, l’intreccio e l’ambientazione sono azzeccate.
Il punto forte di questo romanzo, per me, è proprio la conclusione dell’indagine, la motivazione che ha spinto l’assassino a compiere quel macabro gesto: un movente così quotidiano, così sciocco che raggela il lettore, che viene catapultato in una dimensione tanto realistica da chiedersi se tutto ciò che ha letto non può essere accaduto nella sua stessa città od addirittura nel suo stesso quartiere.
Una nota negativa, invece, va ad alcuni immancabili cliché del noir, uno tra tutte la relazione illecita tra un veterano delle forze di Polizia e la bella recluta appena distaccata. Ma ciò non deturpa, comunque, il quadro generale.
Lo consiglierei? Sì. Pur essendo una lettura poco impegnativa, stuzzica comunque il lettore e lo tiene incollato sino all’ultima, inevitabile pagina.
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Quelle ossa continuano a reclamare giustizia
Il romanzo che vede per l'ottava volta il det. Harry Bosch come protagonista non delude le aspettative.
Il romanzo prende le mosse dal ritrovamento dei resti di un bambino ucciso venti anni prima che è l'incipit per dare avvio ad un romanzo in pieno stile Connelly, adrenalinico, pieno di colpi di scena e mai scontato.
La trama, come di consueto, scorre veloce senza troppi fronzoli grazie ad una sapiente commistione di elementi descrittivi ed elementi narrativi. Il tutto impreziosito da uno stile di scrittura mai pensante, scorrevole e piacevole. L'unica nota dolente - a mio modesto parere, amante dei gialli ad incastro - è il finale: non è un finale deludente, sia chiaro, ma mi sembra un po' sbrigativo. Un discernimento maggiore delle dinamiche che hanno portato all'omicidio avrebbero sicuramente reso il romanzo, già molto buono sotto tutti i punti di vista, perfetto.
Inoltre questo romanzo strizza l'occhio al successivo "Lame di luce" in quanto ne anticipa la tematica (la risoluzione di un omicidio avvenuto molti anni prima) e l'introspezione psicologica del protagonista che, mentre in "La città delle ossa" è accennata, in quest'ultimo viene approfondita e diventa parte fondamentale della narrazione se non il punto focale della stessa.
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POCHE OSSA E UNO ZAINETTO
Sulle colline di Hollywood, durante una passeggiata di routine, Calamity, lasciata libera per una corsetta serale, ritorna verso casa con qualcosa in bocca: un ramo? No, un osso. In un primo momento sembra trattarsi di resti animali, ma dopo un’attenta osservazione, il padrone del labrador, un dottore in pensione, riconosce che si tratta di ossa umane, più precisamente di un ragazzino …. deceduto probabilmente molti anni fa e seppellito in una fossa non tanto profonda, assieme al suo zainetto.
Harry Bosch e il suo partner Jerry Edgar, dovranno scoprire a chi appartengano quei pochi resti ritrovati in un luogo alquanto impervio, chi sia stato a interrompere così brutalmente una giovane vita e per quale assurdo motivo.
Tra arresti, confessioni, sparatorie, interrogatori e vicende personali che si intrecciano alla sfera lavorativa, i due riusciranno a dipanare la matassa di questo delitto e a scoprirne il vero autore… che è riuscito a rimanere nell'ombra per più di vent'anni.
Connelly scrive molto bene, in maniera scorrevole e descrittiva, senza appesantire mai il racconto con vicende fuori luogo, ma tenendo l’attenzione del lettore sempre allerta; è insomma un autore di thriller da tenere monitorato!
Buona lettura!