La cavalcata dei morti
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 8
Un piacevole giallo in stile Vargas
Fred Vargas, pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau, è nota per la precisione stilistica insita nei suoi gialli nonché per le peculiari caratterizzazioni dei suoi personaggi che tendono ad essere personalità atipiche e con passati tumultuosi ma mai disposti ad arrendersi alle avversità. A distinguerla, ancora dagli autori connazionali appartenenti al filone, è il suo dedicarsi a storie costruite su un intreccio forte e credibile dove le pagine di sangue e violenza sono ridotte al minimo indispensabile.
Ne “La cavalcata dei morti” le vicende si aprono in Normandia nel paesino di Ordebec dove un Sire con la sua Schiera si diletta a punire coloro che nel corso della propria vita hanno tenuto un comportamento malvagio, scorretto. Il commissario Jean-Baptiste Adamsberg verrà chiamato ad indagare su questo presunto Sovrano nonché su altri due casi aventi ad oggetto un piccione legato per le zampette e la morte di un ricco industriale.
Fred Vargas ci propone quindi uno scritto articolato su tre circostanze diverse, con quella giusta dose di azione e con misteri che incuriosiscono e che invogliano a giungere sino all’epilogo. Un libro che si confà all’impostazione narrativa a cui ci ha abituati, che si conclude in brevissimo tempo e che è adatto a tutti coloro che amano il genere e che cercano un testo non impegnativo, curioso e con cui trascorrere qualche ora in tranquillità.
Indicazioni utili
LA SCHIERA CURIOSA
Ho trovato ispirazione nella lettura, come spesso mi capita, leggendo le recensioni di questo sito (qlibri). Premetto che non mi piacciono i gialli e neppure i polizieschi, ma per la voglia di cambiare ho provato…ed ho fatto bene. Una lettura piacevole per un romanzo lontano dai canoni del genere.
Ci si innamora più che della storia, dei personaggi che la animano che per inciso non conoscevo prima d’ora. Personaggi stravaganti e senza pretese, così come la storia narrata nel romanzo…non leggetela se cercate colpi di scena o intrighi da spionaggio, ma certo non riuscirete a capire chi è l’assassino fino alla fine della narrazione. Ad ogni modo credo che leggerò la storia precedente a questa…voglio scoprire come ha fatto Jean-Batipste a trovare Zerk e soprattutto chi è il dottor Hellenbaud.
Indicazioni utili
MI ASPETTAVO MEGLIO,MA...
Devo dire che questo è il primo libro di Vargas che ho letto, la trama m'ispirava davvero molto e anche la copertina ha avuto un certo fascino. Il modo di scrivere presente nel libro non mi è dispiaciuto affatto, scorrevole e simpatico al tempo stesso, persino la creazione dei vari personaggi mi è piaciuta, sopratutto Adamsberg con le sue manie e il suo modo stravagante di fare. Il libro è stato piacevole nel complesso, ma, arrivata alla fine, purtroppo, non mi ha lasciato niente se non commozione per il personaggio di Leo e l'amicizia (se cosi vogliamo chiamarla) tra l'investigatore ec Mo. Mi sono mancate scene forti, storie di azione....ce ne sono si, ma il tutto si riassumeva in una pagina qua e là...Forse perchè, paragonandolo ad altri libri di questo genere, questo libro, sul finale, mi ha dato veramente poco....
Indicazioni utili
LA SCHIERA FURIOSA DEL SIRE HELLEQUIN
“Fra i miei uomini, capitano, ce n'è uno affetto da ipersonnia che crolla addormentato sul più bello, uno zoologo specialista in pesci, di fiume soprattutto, una bulimica che scompare per fare scorta di cibo, un vecchio airone esperto di leggende, un mostro di cultura che non si schioda dal vino bianco, e via di seguito. Non possono permettersi di formalizzarsi troppo.
- E lavorate?
- Molto”.
Siamo in Normandia, in un tranquillo paesino, Ordebec, circondato da boschi e da distese di pascoli, dove le mucche sembrano non muoversi mai, nemmeno di un millimetro;
su un sentiero poco frequentato, Lina, una giovane ragazza del luogo, vede la Schiera furiosa che porta con sé quattro “ghermiti”, persone che nel corso della loro vita si sono rese autrici di azioni malvagie e che proprio per questo verranno punite dal Sire Hellequin in persona, che li ucciderà uno dopo l'altro in maniera violenta e brutale... solo leggenda o mera realtà?
Ed è proprio a questo punto che entra in scena il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, il quale, assieme ai suoi quanto mai originali colleghi, dovrà riuscire a capire se ci sia veramente un Sire che con la sua Schiera punisce coloro che si sono macchiati di crimini efferati oppure se vi sia un “semplice” omicida che si protegge dietro la leggendaria armata fantasma per compiere la sua vendetta personale.
Contemporaneamente Adamsberg dovrà risolvere altri due casi: deve infatti trovare chi ha legato le zampette a un piccione, ribattezzato Hellebaud, rischiando di farlo morire, se non fosse stato per le amorevoli cure elargite dal tenente Retancourt e poi da Zerk (il figlio ventisettenne del commissario, che si è da poco scoperto padre) e il responsabile dell'omicidio di un anziano magnate dell'industria e della finanza, morto carbonizzato nell'incendio della sua auto, per cui si sospetta Mo, un giovane già conosciuto dalla polizia per le sue bravate “incendiarie”.
Un giallo ricco di azione, di dialoghi davvero gustosi e di personaggi bizzarri e fuori dal comune: da Antonin che si crede fatto di argilla friabile, a Hippolyte che parla capovolgendo le parole lettera per lettera, alla vecchia Lèo che sa tutto di tutti e al suo cane Flem, che alle sei precise richiede puntuale la sua zolletta di zucchero quotidiana.
Un giallo in cui non ci si annoia mai, grazie ai dialoghi, alle descrizioni dei luoghi e dei personaggi, (tutti ben delineati nonostante questo non sia il primo romanzo in cui compaiano) e alle numerose traversie che quest'ultimi si troveranno ad affrontare nel corso della storia.
Se al tutto si unisce un finale inaspettato... si ottiene un ottimo libro!
“Dell'aquila stramazza il rampollo orgoglioso, folle, lui che sognò di cogliere gli allori”.
Indicazioni utili
Giallo ma non solo
Capita spesso di leggere storie intriganti scritte (e rovinate...) da autori che dovrebbero dedicarsi ad altre cose tipo il giardinaggio o la pesca (con il dovuto rispetto per queste nobili attività). In questo libro della Vargas ho riscontrato l'esatto contrario, cioè come un giallo ben scritto può guadagnare punti pur non essendo in assoluto niente di eclatante come trama e suspance.
L'autrice è bravissima nella caratterizzazione dei personaggi, dei loro dubbi e dei loro piccoli grandi drammi interiori. Tutti gli agenti della squadra di Adamsberg sono rappresentati con attenzione alle loro particolarità. Un pò troppo "agile" il modo in cui Adamsberg risolve tre casi in pochi giorni , due davvero facili e quello più complesso con un'intuizione esagerata . Romanzo comunque apprezzabile perchè alla fine non è un semplice "giallo".
Indicazioni utili
Accattivante
J.B. Adamsberg nella sua forma migliore, centro gravitazionale di storie piccole e grandi, arcane e quotidiane, direi nella piena ed ormai accettata consapevolezza che le proprie virtù appartengano ad una indeterminatezza solo apparente: perchè non giudica mai ma assorbe tutto di chi gli sta di fronte; non si sottrae alla propria incapacità di cogliere immediatamente il contesto, il razionale, l'evidenza, anzi accetta questa debolezza e si affida a collaboratori dotati di menti e strumenti logiche ed equilibrati ma, in fondo, ciechi di fronte ad incoerenze decisive che nascondono personalità anche mostruose.
Lui le sente quasi fossero un ostacolo sotterraneo che rende difficoltoso lo scorrere naturale del flusso indistinto di pensieri e sentimenti provocati dalle storie alle spalle delle persone che incontra. Così, come per lui è necessario questo contatto con la realtà, altrettanto irresisitibilemente attratte da lui sono le persone che lo incontrano, che devono per forza avvolgerlo del proprio sentire e delle loro ragioni.
La ricerca dell'intralcio è come un ballo dal ritmo lento, dolce e magnetico(avete presente "Dancing" di Elisa?), come gli indimenticabili paesaggi color pastello dell'incantata Normandia nella luce piena dell'estate.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un romanzo complesso e intrigante
Un bel romanzo, che definire “giallo” sarebbe riduttivo. La Vargas, scrittrice, archeologa di grande valore, sceneggiatrice, politicamente impegnata in molte battaglie, ripresenta ne “ La cavalcata dei morti” uno dei suoi personaggi meglio riusciti, il pigro e apparentemente confuso commissario Adamsberg, che, con l’aiuto del suo vice Danglard, è chiamato a dipanare in una località fuori dalla sua giurisdizione un’intricata vicenda in cui credenze popolari si mescolano ad efferati delitti. Il romanzo ha un suo finale a sorpresa, il colpevole è assicurato alla giustizia, altre vicende concomitanti hanno una loro soluzione che mette in risalto l’abilità investigativa fondata su improvvise folgorazioni geniali del simpatico commissario. La Vargas combina nell’evolversi delle varie situazioni il clima di suspence con un’introspezione psicologica di rara bravura dei suoi personaggi, tutti tipicamente della provincia francese. L’atmosfera è resa magistralmente, tanto che sembra a tratti di assistere a certi famosi film polizieschi tipici della cinematografia francese del secolo scorso, in cui l’azione si alternava al grigio dei paesi ed alle nebbie della campagna. Se cè un difetto nell’evento narrativo, lo si deve cercare , soprattutto nella parte finale del romanzo, nella complessità delle situazioni e dei rapporti tra i (numerosi !) personaggi. Un lettore disattento può perdere la bussola, se non segue il filo del racconto e gli spostamenti frequenti dei protagonisti. Dove poi la Vargas eccelle è nelle minuziose descrizioni dei caratteri, delle situazioni, delle atmosfere: si badi ad esempio alla tipizzazione dei collaboratori del commissario ( la gigantesca e razionale Retancourt, il tenente Mercadet sofferente di ipersonnia, il fedele e pragmatico Danglard) o dei compomenti la famiglia Vendermot ( la prosperosa e dolce Lina,l’intelligente Hippolyte con le dita mutilate dal padre e la capacità di parlare capovolgendo le parole,il fragile Antonin, Martin che si nutre di insetti) ; da non dimenticare poi la commovente vicenda del piccione Hellebaud,che, ferito alle zampe, viene salvato e curato giorno dopo giorno da Adamsberg fino alla guarigione ed al ritorno al volo ed al suo mondo. Un romanzo, insomma, pieno di sfaccettature, intrigante e ben costruito : da consigliare senz’altro a chi ancora non l’ha letto.
Indicazioni utili
Affascinante Normandia
Adamsberg questa volta è completamente a proprio agio; con la consueta flemma, che tanto irrita il vice Danglard, affronta il caso dell'assassino fantasma, sgusciato direttamente da una leggenda medievale normanna, che divide tra increduli e convinti gli abitanti della campagna attorno a Lisieux. Approfitta dell'omicidio commesso in Normandia per fuggire da Parigi, dove un caso, decisamente troppo facile per i suoi ragionamenti contorti, ha già un colpevole, o forse un capro espiatorio. Fa evadere l'indiziato e, con l'aiuto del figlio, di cui ha recentemente scoperto l'esistenza, lo porta in Normandia. Lì, tra foreste brumose e case abbandonate, destreggiandosi con abilità in mezzo a guarigioni miracolose e gesta eroiche, il nostro commissario veleggia tra le sue nuvole e scopre un legame con il figlio Zerk, fatto di silenzi e sguardi.
Un romanzo surreale e onirico nelle descrizioni di vacche immobili e schiere urlanti, ma profondo e realistico quando il protagonista è il sentimento. Amore, gelosie, invidie e tradimenti più che umani sono la spiegazione di tutto.