La cattiva stella La cattiva stella

La cattiva stella

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Non è detto che il turista da banane sia mal vestito, anzi spesso indosserà capi di buon taglio, vestigia di un guardaroba lussuoso. Sono americani, cechi, tedeschi, francesi... Alcuni hanno conosciuto un momento di gloria, altri si sono limitati a mangiarsi il patrimonio di famiglia o le rendite. Finché un giorno, quando già erano stufi della mediocrità o spaventati dalla miseria incombente, qualcuno ha detto loro: « Sulle isole del Pacifico si può ancora vivere come nel paradiso terrestre, senza soldi, senza vestiti, senza preoccuparsi del futuro... ». Per pagarsi la traversata hanno venduto tutto quello che avevano. Allo sbarco le autorità locali, prudenti e spesso scottate, pretendono a titolo di cauzione il versamento del costo del biglietto di ritorno. Capite? L’indomani ogni buon turista da banane ha già comprato un pareo e un cappello di paglia intrecciata. Seminudo, sdegnando la città e i coloni che indossano completi bianchi e camicie con il colletto rigido, si dirige di buon passo verso le lunghissime spiagge.



Recensione della Redazione QLibri

 
La cattiva stella 2019-12-13 12:20:55 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    13 Dicembre, 2019
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Storie di avventurieri

Vendo tutto e mi trasferisco su un'isola tropicale, aprirò un bar o qualche altra attività e mi godrò la vita in infradito, costume e una bevanda fresca in mano ammirando su una spiaggia bianchissima le tonalità di blu di un mare incontaminato. Lì la vita è più semplice, il costo della vita basso etc etc... Eh, in quanti non l'abbiamo pensato almeno una volta nella vita?! Pensiero frequente, soprattutto nei momenti più difficoltosi in cui si vuole cambiare radicalmente la propria vita... ecco, se dovesse far nuovamente capolino questo pensiero intimo, leggete questa breve raccolta di racconti e presto cambierete idea. Apprezzerete le difficoltà attuali e sicuramente vi aiuterà a reputarvi fortunati.

"Sono storie di gente che quando era partita era piena di entusiasmo, di vita, di speranze, di progetti, e che i tropici hanno ridotto in uno stato che... Che cercherò di spiegarvi più avanti! Capite allora perché, durante i miei viaggi, mi è rimasto un debole per gli adorabili falliti in Francia? Quasi dei falliti da commedia, falliti fortunati, insomma, in confronto ai falliti dell'inferno..."

Con uno stile asciutto ma anche agghindato di immagini poetiche e nostalgiche, la presente raccolta di Simenon, frutto dei suoi viaggi "esotici" in cui è stato testimone diretto o indiretto delle sventure raccontate, si presenta come una raccolta molto compatta, quasi come se fosse un breve romanzo sviluppato sul tema della sfortuna (da cui si collega anche il titolo "La cattiva stella") che spesso accompagna chi si avventura in queste imprese, infatti l'autore preferisce chiamarli avventurieri e non falliti perché "Erano uomini che aspiravano a una vita più vasta, più libera, e che non hanno esitato a lasciare tutto per tentare l'avventura.". In molti scritti oppure nelle leggende, questi avventurieri tornano in patria ricchi, da eroi insomma ma nei suoi viaggi Simenon non ne ha incontrati nemmeno uno, anzi, tutto il contrario.

"Non c'è niente di più triste per me che vedere, in una regione popolata di negri, di indios o di canachi, un bianco, uno dei nostri, ridotto in uno stato più miserabile del più miserabile degli indigeni. In questi casi si crea una solidarietà di razza. Ti vergogni per l'Europa, per te stesso."

Una sorta di inno agli illusi avventurieri che, nonostante il coraggio e la tenacia, non hanno minimamente realizzato i loro progetti ma sono andati o andranno incontro a una morte ignobile. Un velo di tristezza alleggia dunque tra le righe ma riesce a essere smorzato da situazioni che risultano comiche perché paradossali e grottesche, come ad esempio l'usanza delle donne indigene (tra l'altro bruttissime) di salire in cima a una palma per far vedere le loro "grazie" nel minimo dettaglio per conquistare l'uomo che desiderano, che a sua volta dovrebbe arrampicarsi a raggiungerle. C'è anche del macabro in alcune scene e l'ambientazione si presenta spesso soffocante dall'umidità e dalla calura, fitta di foreste impenetrabili e di insetti inclementi che non danno mai tregua, un ambiente respingente e selvaggio contro il quale è difficile vincere. Non solo l'ambiente è ostile ma lo è anche la società che seppur selvaggia è comunque presente, costituita da leggi, gendarmi ed esattori e tu da straniero parti svantaggiato. C'è chi ce l'ha fatta, ma molto pochi e la differenza rispetto a chi fallisce a Parigi o a Londra è che nel primo caso il fallito è morto, impazzito o rinchiuso in qualche galera tropicale, nel secondo caso magari non farà grande carriera ma almeno potrà diventare un uscire o un venditore di biglietti autobus e vivere in una città colorata da luci di caffé, godere del sorriso di una bella ragazza e contemplare una bella giornata primaverile.

"Ecco ciò che più mi premeva dire, ciò che secondo me bisogna dire: è finita l'epoca in cui il mondo era troppo grande per l'uomo. Il mondo è diventato troppo piccolo, e in Africa come in Asia, nel Pacifico come in pampa, l'avventuriero si sente stretto all'angolo. Gendarme ed esattore! Tutto il resto è letteratura, e cattiva letteratura perché manda allo sbaraglio tanti bravi ragazzi, che meriterebbero di meglio."

Un penna sapiente quella di Simenon che crea il giusto equilibrio tra descrizioni ambientali, approfondimenti psicologici e sociali, personaggi ben descritti a volte in pochissime righe ma molto incisive, utilizzando una prosa limpida e priva di retorica.

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La cattiva stella 2020-01-10 11:16:48 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    10 Gennaio, 2020
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Sognatori non falliti.

“La cattiva stella” (La mauvaise étoile) è una raccolta di undici racconti originariamente pubblicata in forma raggruppata da Gallimard nel 1938 ma di fatto comparsa dal 12 al 25 giugno sul giornale Paris-Soir. Oggetto di questa collezione sono le avventure di uomini e donne che sono nati o si sono ritrovati sotto una “cattiva stella”. Tanti sono i personaggi delineati che vanno da dilapidatori di patrimoni a medici con il vizio del gioco e del bere ma, a prescindere dalle apparenze di una vita dissoluta e marchiata, ciascuno racchiude nel suo essere peculiarità tali da indurre il lettore alla riflessione. Perché è vero che tutti almeno una volta nella vita abbiamo pensato di andarcene e di trasferirci su qualche isola deserta o su qualche montagna sperduta per abbracciare un’esistenza più semplice e leggera, ma è davvero così? Forse no. Perché forse “non è tutto oro quello che luccica”. Leggendo queste storie è proprio questo ciò che si fissa nella mente del lettore. E questi avventurieri, mai definiti falliti seppur possano sembrarlo, ne sono i portavoce.
Al tutto si somma quel giusto velo di malinconia e di nostalgia e quello stile preciso ma diretto proprio dell’autore. Simenon già in “Mediterraneo in barca” ha dedicato spazio agli incontri avuti nei suoi viaggi (e ai luoghi visitati) quale cronista e anche in questa opera non si smentisce riuscendo a far trasparire la voglia di libertà, un desiderio che un po’ tutti coviamo nel cuore.
La sua è una narrazione colma, ben ponderata, mai eccessiva. Tra moralità, aspetto psicologico e descrizioni vi è sempre un perfetto bilanciamento.

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