L'uomo di Siviglia
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
vecchi debiti
Ci troviamo a Siviglia nella Semana Santa: la settimana che precede Pasqua con tutti i suoi rituali religiosi un po' mistici, un po' macabri. In quest'aria piena di tensione religiosa viene rinvenuto il cadavere di un ricco ristoratore. Un delitto fa parte della realtà di una grande città, ma ciò che turba gli investigatori è la tortura a cui è stata sottoposta la vittima. In particolare è Javer Falcon, il capo delle indagini, ad essere toccato in profondità. nonostante abbia visto di tutto, la rimozione delle palpebre fatta per obbligare la vittima a edere un qualche filmato, non lo lascia dormire. Iniziano così delle indagini piuttosto strane. Da un lato seguiamo gli investigatori attraverso la vita del ristoratore, dall'altro accompagniamo Falcon dentro la sua mente in subbuglio. Scopriamo che la vittima conosceva in passato il padre di Falcon. Niente di strano si trattava di un famoso pittore. Ma le cose si fanno strano quando Façon decide finalmente di riaprire lo studio di suo padre sbarrato alla sua morte. Qui inizia a leggere i suoi diari che pur incompleti ci raccontano le sue esperienze di guerra, il momento dell'incontro con sua madre, e poi lo aiutano a trovare l'assassino.
Questo libro, peraltro piuttosto lungo mi ha dato del filo da torcere per portarlo fino alla fine. Dopo averlo finito devo ammettere che la trama è interessane, la soluzione del delitto non era per niente scontato i personaggi sono diversificati e descritti abbastanza a fondo. E' tutto il complesso, la continua rincorsa tra il passato e il presente, le incursioni dentro la mente malata di Falcon che rendono il libro pesante e macchinoso. Secondo me in un giallo, che dovrebbe cercare di tenere in tensione il lettore sono troppe le pagine del diario del padre che ci sono state propinate. Lo sono a maggior ragione se molte sono quelle che ci raccontano le esperienze tristi, e drammatiche vissuta in battaglia dall'uomo. Sono queste le occasioni in cui viene voglia di abbandonare il libro perché distratti da una marea di informazioni si perde il filo conduttore che dovrebbe essere sapere chi ha ucciso chi e perché..
Indicazioni utili
- sì
- no
L'UOMO DI SIVIGLIA
Raúl Jimenéz viene trovato morto di infarto nel suo appartamento. Qualcuno gli ha asportato le palpebre per costringerlo, fino a far cedere il suo cuore, a guardare una videocassetta che non avrebbe mai voluto vedere. L’ispettore capo Javier Falcòn si trova, in una calda Siviglia animata dalla “Feria” di maggio, ad indagare sull’atroce delitto, che immediatamente lo sconvolge. Le certezze dell’ispettore cominciano a vacillare… E forse anche la sua sanità mentale. Proprio in questo clima di confusione compare il diario del padre, il famoso pittore Francisco Falcòn, che ci accompagna nel tempo… dalla guerra civile spagnola, al secondo conflitto mondiale, alla Tangeri del dopoguerra. Ed un dubbio strisciante ma sempre più insinuante si fa strada nella mente del lettore: esiste davvero un collegamento fra l’omicidio di Raúl Jimenéz ed i vecchi diari del defunto Francisco Falcòn? Un thriller di vero impatto. Coinvolgente, insinuante ed accattivante. Il ritmo degli avvenimenti però non è quello “nordico” a cui ci hanno abituato i grandi autori che svettano nelle classifiche negli ultimi anni. Il ritmo è tutto mediterraneo… c’è il sole, c’è caldissimo, c’è incertezza… gli eventi scorrono fluidi ma a velocità ridotta, facendo sì che il lettore faccia suo lo stato d’animo del protagonista e si appassioni alla doppia storia: quella dei diari del pittore, e quella ai giorni nostri dell’ispettore Falcòn. Il finale inaspettato è degno di un Thriller con la T maiuscola. Buona lettura..