L'uomo delle castagne
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Opinioni inserite: 3
La fattoria degli orrori
Thriller ad alta tensione, intrigante, ammaliante, emozionante. Gli omini di castagne sono la firma di un assassino che commette azioni efferate. Il ritmo è altissimo e ad ogni capitolo cambi idea sul possibile volto colpevole su cui stai, di volta in volta, puntando il dito. Alcune parti sono crude, ma realistiche perché la presenza della violenza nel mondo è purtroppo innegabile ed assume le forme più diverse. Alcune parti sono tanto forti da farti capire quanto il male può far perdere la ragione e la capacità di giudizio anche alle persone più equilibrate. Nel libro però c’è anche tutta la bellezza dei sentimenti, dell’amore di una madre e di un padre per una figlia, così come dell’amicizia più vera. Perché se è vero che un dolore è un amore rimasto senza dimora, è anche vero che bisogna convivere col dolore ed autocostringersi ad andare avanti.
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Scandinavi tormentati e tormentanti
Premetto che le recensioni del sottoscritto son naturalmente parziali e personali, condizionate da gusti opinabili..ma tant'è... In questo senso il contenuto di questo lavoro è veramente scarso e stereotipato, con luoghi comuni, personaggi scontati e una trama che proprio non mi ha emozionato. Il senso del "già visto" permea tutto il narrato, a partire dall'incipit perso nel passato con il via a una vicenda trita e ritrita di disagio familiare in stile Läckberg. I due poliziotti incaricati dell'indagine sugli omini di castagne ricalcano figure già note (vedasi Lars Kepler con l'ispettore Linna o Harry Hole di Nesbo) costituite dalla parte maschile Hess e da quella femminile Thulin. Naturalmente lei non è contenta di lavorare con lui ma per poter ambire ad una promozione e trasferimento fa buon viso; lui sembra svagato perché ha alle spalle il solito dramma scandinavo quindi vive trasandato, non rispetta le regole, e appartenendo all'Interpol inizialmente si strania dall'indagine. Lei essendo la parte femminile è iperattiva, autonoma, con legami familiari complicati ma ovviamente unica mente brillante in un gruppo di poliziotti burocrati, incompetenti e incapaci di fare due più due. Questi si alternano a politici e politiche che sono al servizio del popolo e però hanno qualche segreto (sempre d'infanzia) del quale sono inconsapevoli così presi dal loro ruolo di integerrimi rappresentanti del cittadino scandinavo. La trama si svolge con rapimenti di bambini, giovani capri espiatori con problemi sociali e di droga, finti colpevoli naturalmente pazzi emuli di assassini più feroci di loro, mutilazioni (se non ci sono elementi sanguinolenti non siamo in scandinavia) e un killer imprendibile che è sempre un passo avanti alla Polizia, aggira ogni posto di blocco, inserisce omini di castagne il cui significato solo i due eletti investigatori sviscereranno ed è guidato da un senso di vendetta che soltanto al termine del libro emerge (e quando si comprenderà chi è l'assassino, che ovviamente non svelo, cascano le braccia senza bisogno delle amputazioni perpetrate dallo stesso.....). Sinceramente queste figure di delinquenti assolutamente imprendibili e algidi irrita. Già mi sono stancato di leggere Kepler per la ripetitività di questo meccanismo, con assassini che sembrano morti ma ovviamente rinascono dalle loro ceneri perché il male, si sa , non muore mai: quindi non ho intenzione di leggere il prevedibile sequel di questo lavoro danese, evidentemente mirato a divenire presto un serial televisivo poi riedito con produzione USA ecc ecc ecc.....
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Un buon esordio
Copenaghen. C’è qualcosa che non va. In campagna, e più precisamente presso la fattoria del vecchio Orum, un maiale morto lasciato sul luogo del decesso è un qualcosa di inconcepibile di normale, figurarsi se ad osservare la scena è Marius Larsen, un agente di polizia con tanti anni di lavoro alle spalle, a una settimana dalla pensione e con mille dubbi su quel cambiamento di vita ormai sempre più vicino e ostico come il più pesante dei fardelli. È questione di un attimo. Non resistere all’impulso, aprire quella porta socchiusa e trovarsi di fronte a corpi mutilati, cadaveri da scavalcare fino a loro; centinaia di “omini” fatti di castagne e fiammiferi, dalle forme deformi e incomplete, dalle fattezze infantili e dagli occhi ciechi. Occhi non tutti ciechi, però. Perché lui, l’assassino, si sta godendo la scena. Sta osservando i frutti del suo operato di morte e desolazione, si sta gustando le reazioni, si sta nutrendo di quelle sensazioni di paura, disgusto e terrore che aleggiano nell’aria.
Saranno Naia Thulin e Mark Hess ad indagare sul caso e a cercare di fermare quel male sadico che non perdona, che non concede attenuanti e che non offre spazio alcuno alla speranza. Ma non sarà semplice per loro fermare i piani di un uomo mosso da un qualcosa di così forte da anestetizzare ogni forma di scrupolo. Perché “L’uomo delle castagne” ha pensato a tutto, la sua vendetta sarà inarrestabile.
C’è poco da dire, quello di Søren Sveistrup è un esordio in grande stile, che funziona tanto per intreccio narrativo che per caratterizzazione dei personaggi. Soffre purtroppo però della presenza di qualche stereotipo comune (che funziona meglio sugli schermi che nelle parole scritte) quale ad esempio il canonico poliziotto tormentato ma le cui intuizioni sono geniali, la collaboratrice “pepata” che eviterebbe volentieri di affiancarlo e, ancora, il classico capo che è più preoccupato della visibilità mediatica che della risoluzione delle efferatezze. L’opera racchiude al suo interno molteplici generi letterari offrendosi agli appassionati come un volume che non è soltanto thriller quanto anche noir e poliziesco. Plurimi sono anche gli aspetti psicologici e gli elementi criminologici ivi inseriti.
Al tutto si somma uno stile narrativo fluido, composto da brevi capitoli, con un giusto carico di aspettative e cinematografico. Non dimentichiamoci, infatti, che lo scrittore nasce come sceneggiatore e per la precisione è ricordato dal pubblico del piccolo schermo per “The Killing” e il pubblico del grande schermo per aver curato la trasposizione de “L’uomo di neve” di cui all’opera di Jo Nesbo.
Il finale lascia ben ipotizzare la scrittura di un successivo capitolo delle avventure. Consigliato agli amanti del genere, a chi ama il brivido e a chi cerca un romanzo con cui staccare qualche ora, non particolarmente impegnativo nonché a chi ama le serie televisive.