L'uomo che inseguiva la sua ombra. Millennium 5
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Recensione della Redazione QLibri
Nuove avventure per Lisbeth e Mikael
Quinto episodio della serie dedicata alla saga di “Millennium” nonché seconda opera a firma David Lagercrantz, “L’uomo che inseguiva la sua ombra. Millennium 5” è un elaborato fluente che sin dalle prime battute sa conquistare il lettore.
Lisbeth Salander è detenuta all’interno del carcere di massima sicurezza di Flodberga quando i fatti hanno inizio. Essa, è stata infatti condannata a due mesi di reclusione per sottrazione di minore e condotta negligente e pericolosa a seguito del suo coinvolgimento nella vicenda seguita all’omicidio del professor Frans Balder e più precisamente per aver, di propria iniziativa, nascosto un bambino autistico di anni otto e dunque avendogli salvato la vita. All’interno della struttura detentiva la vita non è semplice e a pagarne i danni sono sempre le persone più deboli. In particolare, oggetto di vessazioni e persecuzioni è Faria Kazi, giovane donna originaria di Dacca e la cui condanna ha a che vedere con l’appartenenza, del suo nucleo familiare, ad una branca estremista della religione islamica. Detentrice del potere e delle prevaricazioni è invece Beatrice, detta “Benito” (in onore del noto dittatore che non ha bisogno di presentazioni), Andersson.
Ovviamente la nostra eroina dal tatuaggio del drago non si lascerà sopraffare dalle prepotenze della leader del penitenziario ed anzi, farà di tutto per aiutare la giovane in difficoltà. Ma non si fermerà qui. Verrà a conoscenza, a seguito di un colloquio con Holger Palmgren di una serie di nuovi documenti attinenti al suo passato e, da lì verrà ad apprendere del nome di Leo Mannheimer. Dell’indagare verrà investito niente meno che l’affezionato – e sempre amato – Mikael Blomkvist, il quale, nel disseppellire gli scheletri nell'armadio incapperà in hackeraggio, crisi finanziarie, titoli, borsa, finanza, e chi più ne ha più ne metta..
Non mancheranno, ancora, di essere trattate tematiche di grande attualità quanto, appunto, la condizione della donna nell’ambito della religione islamica e non saranno da meno, ancora, gli intrighi e gli intrecci a cui siamo stati abituati.
Dal punto di vista stilistico, il testo si presenta fluido, di facile lettura, altamente descrittivo di luoghi e circostanze, e non è carente nemmeno per quel che riguarda l’aspetto di caratterizzazione dei personaggi, “nuovi e vecchi” che siano.
Ne consiglio la lettura a chi ami i thriller ben strutturati e con una trama solida e funzionante.
Un piccolo avvertimento. Non cercate Larsson nel testo. E’ vero che Lagercrantz riesce a ricreare le atmosfere proprie del primo autore, ma per ovvie ragioni, la storia non può ripercorrere le stesse fila dei primi tre capitoli poiché gli eventi ad essi legati sono con questi medesimi terminati. Se anche Stieg fosse sopravvissuto ed avesse continuato a scrivere, avrebbe a prescindere dato un taglio diverso alla storia, proprio per delinearne un’evoluzione e proprio per evidenziarne una nuova connotazione. A tal proposito, ritengo superflui, evitabili, ed eccessivi i rimandi al passato o i tentativi di incentrare lo sviluppo della medesima sul trascorso della Salander. L’argomento è, semplicemente, esaurito.
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Un nuovo capitolo della saga Millennium
"A quasi due anni precisi di distanza dal precedente capitolo Marsilio pubblica L’uomo che inseguiva la sua ombra, quinto volume della serie Millennium, portata alla fama dall’indimenticabile Stieg Larsson quindi proseguita da David Lagercrantz.
Il libro può essere considerata come una sorta di prova del nove per l’autore: il suo precedente Quello che non uccide, non era riuscito a convincere completamente i fan della serie. Fra i motivi principali una notevole differenza di stile rispetto al compianto maestra svedese, ma anche un certo distacco rispetto ai temi sociali che, a prescindere dalla trama della trilogia iniziale avevano reso così particolari i romanzi di Larsson. Non che manchi di mestiere: è un solido professionista, ma non è riuscito per ora a dare personalità alla sua opera e il precedente volume mancava di identità precisa, avrebbe potuto essere ambientato più o meno in qualsiasi Paese occidentale, impiegando personaggi generici. Ma forse in quest’ultima sua fatica le cose sono destinate a cambiare, complice una maggiore attenzione nei confronti dei due perni imprescindibili di Millennium: Mikael Blomkvist e, ancor di più, Lisbeth Salander. E’ proprio intorno a Lisbeth che ruota questo libro: la giovane hacker è attualmente in prigione e gran parte del suo passato le rimane ancora oscuro. Ma pian piano i tasselli del puzzle si aggiungeranno e andranno a formare un quadro più preciso nella memoria della ragazza, che avrà a sua disposizione più mezzi per indagare nella sua storia personale.
Infatti dopo che Lisbeth ha aiutato Mikael a trovare lo scoop del decennio e restituito alla rivista Millenium una certa rilevanza presso il pubblico, dopo aver salvato la vita ad un bambino e portato alla luce un intrigo criminale internazionale, la ragazza si trova nel carcere di massima sicurezza di Floderga. Qui non passa certo inosservata, la sua fama la procede, ma riesce a farsi rispettare anche dalla temibile detenuta Benito, che ha il controllo dell’intero istituto correttivo, grazie alle armi del terrore e della corruzione. Lisbeth in fondo vuole solo essere lasciata stare, vuole seguire i suoi studi specialistici. La svolta decisiva avviene però quando Holger Palmgreen, tutore che le era stato assegnato all’epoca in cui era considerata una psicopatica, giunge nel carcere per una visita apparentemente innocua. Una cosa però la disturba: il racconto di una visita da parte di una donna chiamata Maj-Britt Torrell che ha consegnato delle carte interessanti all’anziano tutore. Segni particolari della donna: un drago tatuato sul collo. Un particolare che ricorda a Lisbeth il Registro per lo studio della genetica e dell’ambiente di Uppsala. Un particolare che la spinge ad indagare nel suo torbido ed oscuro passato. Naturalmente con l’aiuto di Mikael.
Lo stile di David Lagercrantz non si discosta molto da quello adottato dal creatore della trilogia originale Millenium, Stieg Larsson, scomparso nel 2004. La narrazione si mantiene sempre vivida e tesa, le pagine si leggono con curiosità ed apprensione l’una dopo l’altra, e le vicende proseguono la storyline originale, con colpi di scena e rivelazioni clamorose. Il “passaggio di consegne” è avvenuto senza particolari traumi e i lettori di Larrsson non potranno rimanere delusi da questo nuovo capitolo della saga. "
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Un po' troppo lontani dall'inizio
Ho aspettato questo secondo libro scritto da Lagercrantz, quinto della saga Millennium, prima di scrivere una recensione; perche' volevo avere conferme.
La storia e' plausibile, interessante, coerente con i libri precedenti (viene spiegata la storia del drago tatuato, ritroviamo i nostri vecchi amici come palmgren, bublansky ecc.. ) ma si sente piu' che mai la mancanza del vecchio autore. I primi tre libri della saga mi sono piaciuti non solo per la storia, ma anche per la descrizione del lavoro giornalistico dei personaggi: come si scrive un articolo tenendo conto delle fonti, come funziona una rivista, i vari consigli di amministrazione, le reazioni agli articoli di mikael ... tutte cose che negli ultimi due libri non esistono. Certo, l'autore precedente era un giornalista e parlava con cognizione di causa, ma come Lagercranz fa ricerche su haker, informatica e genetica potrebbe farle sul giornalismo, ed ecco che i 5 libri si somiglierebbero molto di piu'. In realta' e' come leggere due saghe diverse, purtroppo.
La lettura e' certamente consigliata, ma non a chi ha amato millennium per i motivi che ho elencato.