L'ultimo lupo mannaro
Editore
Glen Duncan è nato a Bolton, in Inghilterra, nel 1965 e ha studiato filosofia e letteratura alla Lancaster University. Il suo primo romanzo, Hope, è stato pubblicato nel 1997, seguito da altri sei romanzi: Love Remains, 666. Io sono il diavolo (Newton Compton), Weathercock, Morte di un uomo qualunque (Fazi), The Bloodstone Papers e A Day and a Night and a Day. Vive a Londra. L’ultimo lupo mannaro è il primo libro di una trilogia.
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
L'ultimo lupo mannaro - Vol. 1
Ho letto le tre recensioni precedenti alla mia e sono rimasta delusa. Dalle recensioni.
Sì, perché io questo romanzo l'ho adorato, l'ho bevuto invece che leggerlo, mi ci sono tuffata e ne sono riemersa con un ghigno soddisfatto.
Partiamo dallo stile. Ricchissimo, a tratti può pure sembrare pesante, ma considerato che adoro la letteratura corposamente scritta, per me è stato una manna dal cielo. Come lo sono state le innumerevoli divagazioni mentali e considerazioni filosofiche di Marlowe, considerato che l'approfondimento psicologico dei personaggi e lo humor nerissimo che pervade tutte le pagine sono una delle caratteristiche che apprezzo di più. Ma tant'è, i gusti sono gusti, quindi...
Contenuto: be', è una storia sull'ultimo lupo mannaro, che ci sarà di nuovo, direte voi. Eh, ce n'è, ce n'è, perché questo vive e scorazza ai nostri giorni, dopo 167 anni di vita lupesca e non, ricco sfondato e con agganci e intrallazzi nelle più fosche organizzazioni segrete. E' disilluso, stanco, demoralizzato e ben deciso a farla finita, nonostante praticamente illimitate possibilità economiche, e a farsi quindi catturare dai Cacciatori (organizzazione che ha tenuto costante il numero di lupi mannari solo per divertirsi a dargli la caccia) per concludere quella che oramai è un'esistenza vuota e triste, solitaria e sfiancante. Ma... qui arriva il bello. Non è più l'ultimo, troverà qualcuno che lo farà ricredere su tutti i propositi di abbandono all'inevitabile fine.
Piacevolezza. Come detto all'inizio, me lo sono goduto immensamente, sia per la vena di disincanto nero che pervade praticamente ogni pagina, sia per lo svolgersi degli eventi.
Non credo di essere di bocca buona, affatto, ma potreste pensarlo, dopo aver letto in pratica tre stroncature e un solo parere positivo. Io credo sia un romanzo che vale la pena leggere, ma nessuno è nella testa di un altro, quindi ritengo che almeno un'occhiatina la si possa dare, e poi decidere autonomamente.
Indicazioni utili
L'ultimo lupo mannaro, vol. 1
Ho iniziato la lettura di questo romanzo con le migliori intenzioni e anzi, con la quasi convinzione che mi sarebbe piaciuto. Niente di più sbagliato. Un buco nell'acqua totale. Già da subito si nota che qualcosa non va. Lo stile di scrittura, seppur scorrevole, risulta freddo e distaccato e la prima domanda che mi sono fatta è stata: potrò mai appassionarmi ad una storia così algida? Ciò nonostante durante la prima parte del libro ho continuato a nutrire qualche aspettativa perché speravo che almeno la vicenda decollasse. Le premesse per estrapolare dallo scheletro della trama un qualcosa di interessante ci sarebbero state, ma la verità è che in 474 pagine l'autore non è riuscito a mettere insieme una storia che valesse la pena leggere. Non accade mai nulla. Molte scene di sesso, molte divagazioni, molte frasi volutamente volgari con aggettivi rozzi buttati lì con finta disinvoltura, come a dimostrare (rimarcandolo esageratamente) che questo romanzo non è il solito urban fantasy edulcorato per ragazzine, ma il risultato è patetico, non si riesce a scorgere un minimo di spontaneità. Inutile dire che da lettrice non sono riuscita per niente ad interessarmi alla storia, i personaggi sono stereotipati e non empatici, e questa situazione va addirittura a peggiorare esponenzialmente con l'avanzare della lettura. La qualità del romanzo crolla verso in basso come un diagramma discendente, se inizialmente non ne ero entusiasta ma potevo concedere una sufficienza stiracchiata, continuando la lettura la mia opinione è peggiorata moltissimo, fino ad arrivare ad un finale talmente stupido e scontato che mi ha fatto gravemente rimpiangere la fiducia concessa. Per semplificare, la trama potrebbe benissimo essere sintetizzata così: "c'era una volta un lupo mannaro brutto cattivo e perennemente arrapato. Era l'ultimo lupo mannaro rimasto". Stop. Davvero, potete limitarvi a leggere queste due frasi ed evitarvi le 474 pagine, perché non aggiungono nulla di più. E ne hanno anche fatto una trilogia!!! Rabbrividisco al solo pensiero di leggere i seguiti.
Indicazioni utili
Un libro a molla
474 pagine.....vero succo della storia nelle ultime 100.
374 è la lunghezza della molla tirata al massimo....lasciata andare, torna a 100!!! Totale: una fatica fisica e mentale non indifferente. Immaginavo avendo letto molto sui lupi mannari e sui vampiri, che i primi fossero più posati e riflessivi, ma non che potessero soffrire di "elucubrazioni mentali" all'ennesima potenza! Un libro "pensato", l'azione peraltro neanche tanto adrenalinica si affaccia nelle ultime 30 pagine.....anche quando il mannaro si nutre, lo fa al rallentatore! Dopo l'impresa della lettura, chiudo il libro e scopro dalla quarta di copertina che è una trilogia!!! Mi viene spontaneo elucubrare: i prossimi saranno stirati fino a 600 pagine?
La storia sarebbe anche interessante se i personaggi fossero meno depressi e meno riflessivi anche quando espletano i bisogni fisiologici più elementari. Il centro della storia sta nelle ultime pagine che si interrompono sul più bello per lasciare aperto il finale al secondo libro, che a questo punto ci si ritrova più o meno costretti a leggere per sapere come va a finire la faccenda. Un libro che non mi sento certo di consigliare, ma se ci fosse qualcuno che ormai lo ha sul comodino, sappia che è il racconto di un uomo divenuto lupo mannaro in seguito ad un morso accidentale 167 anni prima; della sua storia raccontata a ritroso, delle persone che sono entrate ed uscite dalla sua vita, di tutte quelle mangiate e di quelle che gli danno la caccia perchè lui è l'ultimo della sua specie.....o almeno crede. Fino a quando (guarda che magnifica fortuna!!!)non incontra (casualmente???)una lupa mannara e la sua vita anonima riprende quota ma solo fugacemente....il resto lo lascio all'immaginazione di chi sta per iniziare a leggerlo.
Indicazioni utili
Un lupo troppo "umano"
Prima di avere in mano questo libro ero carica di aspettative. Mi sono detta: finalmente la storia di un essere “non umano” che si comporta come tale e fa cose brutte-brutte, tipo che mangia le persone, una bella novità rispetto a vampiri anemici troppo corretti. Insomma horror in vecchio stile.
Ma le cose non sono andate esattamente come mi aspettavo…
Cominciamo dall’inizio. Il lupo è in realtà Jack Marlowe . E’ l’ultimo della sua specie, e siccome non ne può più, dopo 200 anni di solitudine, decide di concludere la sua vita di mostro lasciandosi catturare alla prossima luna piena. Ma è sempre mezzo umano (e forse anche se diverso in modo terribile, si sente comunque speciale) e vuole lasciare ai posteri il suo diario. E così ci racconta i fatti salienti della sua vita: la trasformazione (per me la parte migliore del libro), l'amicizia con l’unico uomo a cui ha salvato la vita (forse perché già sazio dopo lo spuntino di mezzanotte), la ricerca spasmodica del codice che rivelerebbe l’origine della sua specie, i suoi rapporti con questi ambigui cacciatori di essere soprannaturali che prima lo vogliono morto, poi lo vogliono vivo, poi morto…, e alla fine anche l’amore.
E fin quando l’autore si sofferma a raccontare, va tutto bene: c’è appunto l’horror e anche un pochino di azione, quello che personalmente cercavo in questo libro.
Il punto è che tra un fatto e l’altro ci sono pagine e pagine e pagine di riflessioni filosofiche sul fatto di essere un mostro che veramente appesantiscono troppo. Si entra nella psicologia del personaggio attraverso le sue riflessioni mentali (.. riflessioni!…), e questo va bene, ma qui si esagera e alla fine, per quanto abbia desiderato rimanere agganciata al racconto e mi sia sforzata di farmi convincere da questo libro, non ce l’ho fatta, mi sono arresa… Peccato, perché anche il finale secondo me è valido, ma se l’autore non si sforzerà di tenere a bada questa sua vena introspettiva, non so se leggerò il seguito.
Indicazioni utili
- sì
- no