L'ultimo cavaliere
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Falsa partenza
Negli ultimi anni sto cercando di affrontare di volta in volta alcune serie particolarmente lunghe che mi intimidiscono per la loro fama o per la mole dei volumi, impegnandomi a completarle entro dicembre così da non trascinare la stessa storia per troppo tempo. Per il 2023 la scelta è ricaduta su The Dark Tower -visto che ho da poco recuperato anche l'ultimo romanzo nella stessa edizione dei precedenti- e sono partita a bomba con "L'ultimo cavaliere", ben consapevole che da molti è considerato un inizio fiacco, incapace di rendere giustizia al resto della saga; e direi che questo è anche il mio pensiero, almeno rigardo la prima parte della frase non avendo ancora letto i seguiti.
La trama alla base di questa narrazione sembra abbastanza lineare: il pistolero solitario Roland Deschain vaga in una landa desertica sulle tracce di un misterioso individuo, chiamato semplicemente l'uomo in nero. Durante il suo viaggio Roland incontra John "Jake" Chambers, un ragazzino finito in questa realtà post-apocalittica a seguito di un incidente capitatogli nel nostro mondo. Mentre i due continuano ad inseguire l'uomo in nero, la narrazione si sofferma su diversi flashback che vanno a mostrare principalmente il passato del pistolero e come sia cambiato il cosiddetto Medio-Mondo negli ultimi decenni.
Questa narrazione frammentata è uno dei motivi per cui il volume risulta caotico e non proprio semplice da decifrare nel suo contenuto, a dispetto della brevità; una motivazione però c'è: in origine questa era una serie di racconti distinti, poi raccolti in un solo volume. Ed in realtà, quella che troviamo pubblicata oggi è una versione riveduta e corretta dallo stesso King vent'anni dopo, per motivi di continuità con il resto della serie. Questo non toglie sia un punto a sfavore della godibilità della lettura, al pari del sistema magico che pare incredibilmente nebuloso: un buon esempio in questo senso è l'uomo in nero, che ha la capacità di spostarsi tra realtà parallele, eppure scappa a piedi da Roland; allo stesso modo il pistolero -pur ripetendo in più occasioni di non essere un mago- dimostra di possedere tantissime nozioni legate al soprannaturale e pratica in prima persona dei rituali magici.
Gli altri elementi che reputo poco efficaci nel romanzo sono legati in realtà al mio gusto personale, ed in particolare alla mia insofferenza verso alcuni cliché davvero vecchi. Mi riferisco in primis alla caratterizzazione dei protagonisti, decisamente scontata e basata su ruoli già visti in migliaia di altri libri; la loro evoluzione di conseguenza è a dir poco prevedibile, e credo non siano caratteri che riescano a stupire e distinguersi. Stendiamo poi un immaginario velo pietoso sull'immotivata sessualizzazione di ogni personaggio femminile -e in alcuni casi si tratta di ragazzine, con scene ai limiti della pedofilia- e sull'ennesimo caso di moglie nel freezer, un espediente narrativo che sono davvero stanca di leggere.
Non ho però solo aspre critiche per questo titolo. Troviamo infatti un'ambientazione decisamente inusuale, che sono curiosa di esplorare di più, ed una prosa arcaica, come se si stesse raccontando una storia epica d'altri tempi, molto adatta alla narrazione in cui vengono ripresi elementi biblici e del ciclo arturiano. Ho trovato poi carino il rapporto tra Roland e Jake, nonostante sembri svilupparsi in maniera un po' troppo veloce per i miei gusti. La lettura è inoltre arricchita da alcune illustrazioni molto belle, capaci di rappresentare bene i momenti più salienti.
Nonostante la narrazione caotica e gli stereotipi per me più che superati, il romanzo presenta degli elementi di originalità, considerando l'epoca di pubblicazione; inoltre, le ultime pagine mi hanno decisamente colpita, e ora sono interessata a capire come continuerà la storia nei prossimi volumi.
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The gunslinger
Mi sono accostato alla celeberrima saga de La Torre Nera incredibilmente affascinato e, devo ammetterlo, attirato dalla prossima uscita del film(anche se a quanto pare avrà poco a che vedere col libro).
"L'ultimo cavaliere" è per stessa ammissione di King un libro scritto da un autore ancora alle prime armi, con tutti i difetti che questo comporta. Però devo dire che già si intravede la genialità e la fantasia che hanno fatto di King uno dei più grandi autori contemporanei. La storia de la Torre Nera è affascinante e nel suo primo capitolo non fa altro che introdurci in un mondo oscuro e tutto da scoprire.
"L'ultimo cavaliere" non è un capitolo da mandibola spalancata, anzi, devo dire che se non fosse per una seconda parte avvicncente e un finale davvero meraviglioso sarebbe risultato un po' piatto. A conti fatti però, si rivela la premessa perfetta per una saga che si preannuncia epica. Da acquolina in bocca.
"L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì": quale incipit migliore per racchiudere le vicende de "L'ultimo cavaliere"? (Tralasciamo l'indegna traduzione dal titolo originale "The Gunslinger"). In fondo, le vicende raccontate nel libro non sono che questo: un inseguimento. Ma ridurre tutto a questo sarebbe decisamente riduttivo. Roland Deschain è l'ultimo dei pistoleri, una stirpe di uomini che si sono distinti per il proprio coraggio e le proprie abilità, ma della cui fine non verremo ancora a conoscenza. Sappiamo solo che Roland ne è l'ultimo superstite, che la sua missione primaria è quella di raggiungere la Torre Nera e che inseguire l'Uomo in Nero è quello che deve fare per perseguire il suo scopo.
Nel corso del suo pellegrinaggio-inseguimento, Roland intraprenderà un percorso che lo porterà a scoprire lati nascosti del suo animo e a riscoprire sentimenti seppelliti ormai da troppo tempo; un passato quasi dimenticato. In quel mondo desolato incontrerà una serie di personaggi che lo guideranno nel suo viaggio fisico e spirituale, che raggiungerà il suo snodo cruciale nell'incontro con Jake, un ragazzo proveniente da un mondo a Roland sconosciuto ma stranamente familiare. Tra le sabbie del deserto e montagne da scalare esploreremo questa dimensione in rovina, scavando nel suo passato, presente e futuro, e scoprendo che ha tante cose da dire e innumerevoli lati oscuri e misteriosi su cui potremo far luce soltanto proseguendo la lettura di questa promettentissima saga.
"Quando i traditori vengono proclamati eroi (o gli eroi traditori, ipotizzò nella sua grave cadenza meditativa), dev'essere segno di tempi. Tempi davvero bui."
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Dentro la mia testa, dentro le mie vene.
L'uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì
«The man in black fled across the desert and the gunslinger followed»
Così comincia il romanzo che apre il ciclo della "Torre nera".
Magico. Potente. Affascinante.
Questo romanzo è riuscito a carpirmi e trascinarmi nel mondo di Roland tantissime volte.
Avevo 14 anni quando ho rubato questo libro,e con il mio Fifty Top Mix rosso metallizzato, ed il libro dentro la cintura, nascosto sotto la maglietta, mi sentivo male per aver peccato, e mi sentivo eccitato per lo stesso gesto.
L'adrenalina mi pompava forte, quando arrivato a casa seduto in riva a un fosso, ho iniziato a leggere un romanzo che come un grande amore mi è entrato dentro, e come una droga non mi ha più lasciato in pace.
Al tempo i seguiti disponibili erano due "La chiamata dei tre" e "Terre desolate", li ho presi (stavolta pagandoli) e li ho divorati.
Anzi no sono loro che hanno divorato me.
Perchè questa storia mi è entrata nella testa, continuava a girarmi dentro come una canzone azzeccata, come "Sweet Child O' Mine" dei Guns, un delirio, un tormento bellissimo, un pensiero fisso, come l'amore a sedici anni.
Un grande amore, troppo forte, un amore che ti spezza le gambe, un amore che ti lascia senza fiato.
Faccio sempre molta fatica a scrivere la mia opinione sui miei romanzi preferiti, perchè non mi sembra mai all'atezza, continuo a scrivere e cancellare, riscrivere, rileggere e cancellare di nuovo, tutto quello che scrivo mi sembra inadeguato ad un opera così terribilmente bella!
Ho riletto questo romanzo almeno una decina di volte, e la sua magia, mi è sempre entrata dentro, ogni volta mi immergo nella sua trama, ed il mio personaggio affiora tra le sue righe. Io sono lì con loro. Io aiuto Roland nella sua ricerca spasmodica.
Ogni volta che veniva annunciato un seguito, l'ansia mi prendeva, e mi preparavo ad accoglierlo rileggendo quelli che avevo già.
"Figura enigmatica di eroe solitario alla ricerca della Torre nera"
Roland è Clint Eastwood, nella trilogia del dollaro, ma con ancora più carisma e determinazione, con più forza e magnetismo.
Lui ti trascina nella sua ricerca, ti strappa dalla tua realtà e ti catapulta nel deserto con lui.
La ricerca ti segna e ti lascia ogni volta lacerato dentro e fuori, sanguinante, ma pieno di forze per continuare la battaglia.
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Opus magnum
Volevo leggere un libro del grande Stephen King e finalmente un suo libro ho letto. Ma, stranamente, mi sono imbattuto in un romanzo che tratta qualcosa di inedito per il Re, inedito perfino per i suoi numerosissimi fan: un fantasy. Di un fantasy diverso dagli altri pero si tratta: crudo, maturo, insolito, folle (come afferma lo stesso King nella note finali) e dalle tinte Western: un "hard fantasy". Questa sua particolare diversità, personalmente, l'ho apprezzata molto trovandola come un punto a suo favore. Dunque, il libro è un libro che ha saputo catturare la mia attenzione, calamitandomi a tal punto da voler andare avanti senza perdere tempo alcuno.
La storia narrata, composta da una serie di flashback che alternano la ricerca con immagini dell'infanzia del protagonista, sa intrigare nella sua strana enigmaticità e, la sua impronta simile ad un racconto post-apocalittico, mi ha conquistato dimostrandosi come un'ottima introduzione del lungo racconto de "La Torre Nera" (saga composta da ben 7 tomi).
Mi piacciono i misteri e ritrovarmi proiettato in un mondo decaduto, diverso e cambiato, ma non sono questi elementi, a dire il vero, che mi hanno spronato a concludere il libro. Ce stato un qualcosa, non tanto nel contenuto in se del romanzo, ma proprio nello stile fluido e avvincente di S. King e di questa corsa affascinante da lui narrata dal sapore antico dove vediamo coinvolto questo pistolero all'inseguimento dell'uomo in nero. Forse questi elementi hanno saputo innescare in me quella scintilla che ha acceso ed infiammato il mio interesse spingendomi a divorare un capitolo dopo l'altro fino arrivare ad un finale che ho trovato pazzesco e turbinoso per le tematiche trascendenti esposte ed affrontate in un confronto bizzarro tra i due acerrimi avversari.
Proprio il protagonista richiama fin chiaramente quella figura del pistolero freddo, taciturno, imperscrutabile, duro ricordando quasi quel gran Clint Eastwood simbolo della trilogia famosissima del dollaro del mitico Sergio Leone. L'ho trovato affascinante e carismatico.
"L'ultimo Cavaliere" mi è piaciuto molto e ho trovato gusto nel leggerlo rimanendo davvero colpito dall'ultimo capitolo che ha saputo generare un vortice di pensieri oltre l'umana comprensione. Per questo motivo mi permetto di dargli il massimo del voto per quanto riguarda la piacevolezza, poiché mai è stato noioso e la voglia di leggere i capitoli successivi c'era sempre (senza contare che è riuscito ad incontrare, in qualche modo, i miei personali gusti).
In conclusione, sappiatelo:
Mi sono immerso nelle pagine di questo libro ritrovandomi di un tratto in un immenso e desolato deserto di granito che si estendeva a perdita d'occhio. Ho accompagnato con lo sguardo "il pistolero” alla sua accanita rincorsa de “l’Uomo in Nero”, figura misteriosa e al contempo perfida.
Sulla via torrida abbagliata da un sole cocente, abbiamo incontrato aiuto, appoggio ed ostacoli e... beh, non vi resta che vivere la Vostra esperienza ora...
Buon Viaggio!
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SPERO NON SIA TUTTO QUI
Se il buon giorno si vede dal mattino, non oso pensare al proseguo della famosa saga “La torre nera”. A parte le battute, spero che gli altri romanzi siamo decisamente migliori di questo che ho appena letto.
Purtroppo non ho ritrovato lo Stephen King che conoscevo; lui stesso nella prefazione, spiega come ha dovuto sistemare questo primo romanzo, in quanto scritto quando ancora era molto giovane ed inesperto. Sembra quasi si voglia scusare per quello che ha combinato!
Ho trovato la storia coinvolgente solo in alcuni momenti. Spesso ho perso il senso della narrazione, smarrendomi anch’io nel deserto descritto nel libro. Mi sarei aspettato un romanzo più avvincente, con qualche colpo di scena; invece la storia scorre abbastanza piatta verso la ricerca dell’uomo nero, senza ben specificare il fine. L’aspettativa per l’obbiettivo finale, il ritrovamento della Torre Nera, non è secondo il mio parere ben motivato ed alimentato da una narrazione molto spesso spenta e disordinata.
Spero che leggendo già il secondo libro possa cambiare la mia opinione, non su questo scrittore, comunque fra i miei preferiti, ma sulla saga della “La Torre Nera”, visto il successo che ha ottenuto in tutti questi anni.
Voto 3 sulla fiducia.
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Poetico fantasy-western
Un fantasy che lascia di stucco...Mi ha ammaliato fin dalla prima riga, con uno stile a dir poco poetico...
Stephen King ha superato sé stesso , reinventando e amalgamamdo 2 generi, il fantasy e il western , che non hanno niente da spartire l'uno con l'altro...e invece...
Premetto che non ho mai sopportato il genere western,ma stavolta sono rimasta sconcertata da quanto qquesto racconto mi avesse catturato.
Un pistolero insegue un fantomatico Uomo Nero, simbolo del male interre desolate e riarse dal sole, dove la terra si screpola sotto i piedi e il sole implacabile bricia ogni cosa...ma il pistolero ha una missione ed è l'ultimo in grado di poterlo sconfiggere..o forse no.
Lo scenario è apocalittico, forse siamo in nel passato, forse nel futuro, forse in una realtà parallela... e il nostro protagonista si troverà di fronte a delle scelte e dei sacrifici che vanno al di sopra della sua volontà...
Il primo libro di una saga che è composta da 7 volumi, ma che può benissimo essre letto come un romanzo autoconclusivo.
Magico.