L'ossessione
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Recensione della Redazione QLibri
REQUIEM
Mark Behrendt, due vite disgiunte da un grave trauma: lo stimato psichiatra del prima, l’alcolizzato privato del suo titolo del dopo.
Lara Baumann, due personalità scisse da una tragica perdita: la quasi più giovane primaria della Waldklinik del prima, la commessa del planetario del dopo.
Il ragazzo riposa in stato di shock, viene svegliato da un rumore insolito per quel reparto silenzioso. Vede muoversi qualcosa sotto il letto vuoto accanto al suo. I piedini frusciano, lentamente una bambina carponi scivola allo scoperto, sembra stia cercando qualcosa…poi si gira.
A casa di Doreen, acqua fredda in bottiglia ed antipasti italiani. Il campanello, il vuoto, un dolore pungente al collo, poi buio.
Due giorni. Nove ore. Ventitré minuti.
Questo è il tempo che hai a disposizione per trovare qualcuno, non sai chi e non sai dove, una chiave in tasca. Uccidilo, altrimenti lei morirà.
Wulf Dorn riesce in un’impresa veramente incredibile, scrivere un perfetto requiem dei colpi di scena. Li stermina con un accanimento sbalorditivo, che il Dio del thriller abbia pietà di lui.
Badate, non deve essere stato facile, perché la trama è fitta ed i soggetti interessanti, ma senza suspense questo genere non sfonda.
La lettura è stata noiosa e a tratti mortificante perché ogni tasto si rivela a corde scoperte, ci si ritrova a sapere cosa succederà senza nemmeno leggere, in questa maledettissima scelta di prevedibilità. Un colpo di coda sul finale schiaffeggia brioso il lettore dormiente, ma darne un giudizio è complicatissimo. Ci sono contenuti di pregio, ma il razzo non decolla e verso Wulf Dorn io sono pretenziosa.
Benino ma non benissimo.
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L'ossessione della vendetta
SPOILER:
Con questo libro Dorn, inizia a unire i puntini delle storie precedenti che erano rimaste in sospeso. Ritroviamo l’ex psichiatra Mark Behrendt ormai diviso tra la sua vita passata e il suo presente da ormai ex alcolista grazie al supporto dell’amica Doreen e dei gruppi di aiuto. Nonostante ciò, il tarlo del passato è ancora lì: Tanja, il suo amore è stata uccisa da un folle e ancora non è riuscito a mettere un punto sulla questione che lo dilania ormai da troppo tempo; ma nonostante tutto la vita continua ad andare avanti finchè non accade qualcosa di totalmente folle e inaspettato. Durante una cena, Doreen scompare, Mark si risveglia dopo essere stato narcotizzato; una chiamata gli spiegherà le prossime mosse che deve fare: se vuole rivedere l’amica, lui deve trovare qualcuno, senza indizi, e ha 2 giorni, 9 ore, 23 minuti per risolvere il rebus. Ed è qui che ricompare la figura di Ellen Roth, protagonista de “La psichiatra”, una donna che ormai non esiste più perché frutto di una crisi dissociativa in conseguenza e un trauma enorme che la donna (Lara Baumann) ha subito da bambina e che poi ha portato a un’escalation di eventi tragici. Ed è proprio così che i due si ritroveranno, ma solo perchè Mark ha il compito di ucciderla. Passo a passo i pezzi del puzzle iniziano ad incastrarsi e si scopre che il folle responsabile della morte di Tanja è esattamente lo stesso psicopatico che sta minacciando di uccidere Doreen. Ma qual è la ragione? Bisogna risalire al passato, a una concatenazione di sfortunati eventi di cui Ellen sembra essere responsabile. Come al solito Dorn, è in grado di raccontare storie in cui la follia è davvero all’estremo e di come, un trauma irrisolto e davvero tragico, possa poi sfociare in un’ossessione estrema e la vendetta una missione macabra dove non importa il male fatto, ma solo il narcisistico risultato, senza pietà. Di Dorn, amo la capacità di descrivere con accuratezza i traumi e la malattia mentale di ogni personaggio con una estrema veridicità. Le sue storie sono sempre ben costruite e piene di colpi di scena e le connessioni tra i dettagli per poi risolvere il “dilemma” sono sempre ben riuscite.