L'ombra cinese
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
Ritorno a Parigi
Il ritorno di Maigret a un’indagine completamente metropolitana segna l’aggiunta di un tocco di claustrofobia in più alle consuete tematiche dei sepolcri imbiancati, della borghesia bacata, delle vite bruciate dalla bramosia di denaro. Un piccolo imprenditore viene ucciso nel suo ufficio a Place de Vosges: il commissario scopre che ha una moglie, un’amante e un’ex-consorte che vive assieme a un secondo marito dalla debole personalità nello stesso stabile dove è sita l’azienda del defunto. Per non farsi mancare nulla, c’è anche un figlio debosciato che si rovina con le droghe: sarebbe il sospettato ideale, ma uno strano testamento che divide l’eredità fra le tre donne convince Maigret che la pista dei soldi sia sempre la migliore. Con pazienza, la rete viene tesa in un continuo gioco di nervi che conduce all’inevitabile passo falso se non del colpevole, almeno del complice: se è vero che l’intuizione di base giunge attraverso una circostanza non molto verosimile – i franchi nella Senna – la costruzione psicologica della trappola ha una sua sorniona efficacia fino a giungere a una conclusione che lascia – more solito – con l’amaro in bocca. Oltre all’intreccio giallo propriamente detto, lo scrittore ci offre un vivace spaccato di quotidianità parigina inserendo un personaggio non fondamentale quanto di grande incisività come la portinaia del palazzo in cui avviene il delitto, divorata dalla curiosità, ma nel medesimo tempo tutta impegnata a difendere il buon nome del caseggiato e la tranquillità degli inquilini più rispettabili.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un uomo, tre donne
In questo giallo c’è un morto ammazzato, il signor Couchet, colpito dal proiettile di una pistola sparato da non più di tre metri di distanza, le sue tre donne, cioè la prima moglie, da cui è divorziato da tempo, la sua attuale consorte, ora vedova, e la sua amante, nonchè un piccolo uomo, un travet, marito, secondo marito per l’esattezza, della prima. Il delitto è stato commesso nell’ufficio della vittima, un facoltoso industriale in campo farmaceutico, che ha brigato tutta la vita per arricchirsi, quasi sempre andando incontro a degli insuccessi, ma che con il preparato del dottor Riviere ha finalmente raggiunto il suo scopo e ora ha soldi, tanti soldi, di cui i 360.000 franchi sottratti dalla sua cassaforte, benché per nulla disprezzabili, paiono ben poca cosa.
Parrebbe un’indagine non particolarmente complessa, ma il commissario Maigret, per quanto capace, non riesce a farsi un’idea precisa dell’accaduto, dei suoi retroscena e del movente del delitto, tanto più che alcuni elementi lascerebbero supporre che chi ha rubato il denaro non sia l’assassino, una complicazione in più che rende assai difficile l’esito dell’inchiesta, tanto più che i personaggi hanno caratteristiche tali da poter essere tutti sospettati, fatta eccezione per la seconda moglie. Un Maigret di poche parole brancola a tratti nel buio, ma poi, come sempre succede in questi casi, basta un’intuizione per sbrogliare la matassa e allora il nostro commissario pende a giocare come il gatto con il topo, anche se arrivando a scoprire il colpevole gli resterà l’amaro in bocca e dimostrerà una volta di più quel senso di pietà che gli è proprio nel caso di particolari rei.
L’ombra cinese si svolge a Parigi, in un quartiere centrale, in un grosso palazzone, che è un campionario di varia umanità (indimenticabili le due anziane sorelle, di cui una pazza e l’altra che sta sempre a origliare dietro la porta dei vicini), in un’atmosfera grigia, tetra, opprimente, in cui la tensione cresce pagina dopo pagina fino ad arrivare ad un punto tale da sembrare un elastico lì lì per spezzarsi, e infatti su romperà grazie a Maigret, ancora una volta vincitore, ma senza soddisfazione.
Bello, forse uno dei migliori con protagonista il celebre commissario e quindi non posso che consigliarne la lettura-
Indicazioni utili
L'ombra cinese
Più leggo Georges Simenon e più mi rendo conto del suo stile sottile ma allo stesso tempo sincero, nel narrare le trame dei suoi gialli.
Più leggo le vicende che raccontano di Maigret e più mi rendo conto di quanto questo personaggio sia burbero, cinico e solitario ma altrettanto profondo conoscitore della psiche umana e si, posso riscontrare in questo personaggio un uomo di tutti i giorni, dedito al suo lavoro ed altrettanto caratteristico per la sua umanità.
In questo classico dalle sfumature estremamente classiche di genere, il Commissario Maigret si ritrova invisciato nelle indagini per un omicidio avvenuto nei locali di una società, collocati all'interno di un palazzo attraverso le cui finestre si possono osservare le ombre delle persone che vi sono oltre.
E' attraverso questo gioco di ombre, ombre cinesi per richiamare il titolo dell'opera, che la trama si ingarbuglierà ma non solo perchè il nostro autore abbonda nell'uso di personaggi che distrarranno ed interesseranno allo stesso tempo Maigret, di certo non rendendogli la vita difficile.
Leggendo con estrema attenzione si può arrivare tranquillamente alla soluzione del caso ma occhio, perchè Simenon non è un autore da sottovalutare.
Buona lettura a tutti.
Syd