L'occhio di Osiride
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L'occhio di Osiride
La vicenda ha luogo nella Londra della prima decade del 1900; un famoso egittologo, John Bellingham, scompare, misteriosamente, tempo dopo aver fatto testamento a favore del fratello Geoffrey e del cugino Hurst; ma il testamento, redatto dal notaio di fiducia, contiene alcune clausole tali da non permettere immediatamente l’esecuzione testamentaria. Alla faccenda sono chiamati a interessarsi un medico legale, un suo assistente, dottor Berkeley, che avrà un posizione di ampio rilievo in tutta la narrazione, e altri personaggi tra cui il responsabile del British Museum e le stesse mummie, manufatti e idoli conservati nella sezione “Egitto” del museo stesso.
Dalla lettura, a parer mio molto scorrevole, si evince come anche in quel periodo storico, nel quale la scienza, le tecniche e la patologia forense erano agli albori, l’acume, l’impegno e la passione di alcune persone è di precipuo fondamento per addivenire a una plausibile soluzione.
I passaggi investigativi sono molteplici e legati tra loro da una sequenza razionale e innovativa. Lo stesso “Occhio di Osiride”, simbolo magico e importante per gli antichi egizi, agisce in maniera complementare a tutta l’investigazione.
In definitiva un giallo-classico che ho letto con piacere.