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L'istituto

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È notte fonda a Minneapolis, quando un misterioso gruppo di persone si introduce in casa di Luke Ellis, uccide i suoi genitori e lo porta via in un SUV nero. Bastano due minuti, sprofondati nel silenzio irreale di una tranquilla strada di periferia, per sconvolgere la vita di Luke, per sempre. Quando si sveglia, il ragazzo si trova in una camera del tutto simile alla sua, ma senza finestre, nel famigerato Istituto dove sono rinchiusi altri bambini come lui. Dietro porte tutte uguali, lungo corridoi illuminati da luci spettrali, si trovano piccoli geni con poteri speciali – telepatia, telecinesi. Appena arrivati, sono destinati alla Prima Casa, dove Luke trova infatti i compagni Kalisha, Nick, George, Iris e Avery Dixon, che ha solo dieci anni. Poi, qualcuno finisce nella Seconda Casa. «È come il motel di un film dell'orrore», dice Kalisha. «Chi prende una stanza non ne esce più.» Sono le regole della feroce signora Sigsby, direttrice dell'Istituto, convinta di poter estrarre i loro doni: con qualunque mezzo, a qualunque costo. Chi non si adegua subisce punizioni implacabili. E così, uno alla volta, i compagni di Luke spariscono, mentre lui cerca disperatamente una via d'uscita. Solo che nessuno, finora, è mai riuscito a evadere dall'Istituto.



Recensione della Redazione QLibri

 
L'istituto 2019-10-04 20:36:16 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    04 Ottobre, 2019
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Che stia davvero tornando il King di una volta?

Intendiamoci, "L'istituto" non è un'opera esente da difetti e probabilmente non è neanche lontanamente accostabile a quei capolavori che sono "Il miglio verde", "22/11/'63" oppure "It"; ma è comunque un romanzo che ci fa risentire il sapore del King migliore, quello che l'ha portato a essere quello che è.
Mentre in seguito alla lettura di "The Outsider" poteva sussistere il dubbio che fosse solo una buona uscita in mezzo alle tante recenti delusioni, la lettura di quest'ultimo romanzo ci rivela un King in grande spolvero e fa recuperare speranze ai suoi fan che sperano in altri capolavori che siano al livello delle opere del passato, anche perché a rigor di logica un autore dovrebbe essere come il vino e migliorare col passare degli anni. Ai tempi di della trilogia che aveva inizio con "Mr. Mercedes" sembrava che questo discorso non si applicasse in questo caso, e che il Re fosse precipitato in un rovinoso declino senza uscita.
Questo timore potrebbe essere infondato.
Lo stile di King è coinvolgente e scorrevole come sempre, capace in certi tratti di tenerti incollato alle pagine, anche se ci sono dei momenti in cui la storia tende a rallentare e l'autore a ripetersi. L'originalità della storia e il mistero che la impregna, tuttavia, riescono a stimolare la curiosità del lettore e a spingerlo a non demordere anche nei tratti più lenti.
Come dicevo all'inizio però, quest'opera non è esente da difetti; anzi, direi che ce n'è uno piuttosto evidente che nella mia testa ha un po' sminuito il valore di tutta la storia, perché è su questo presupposto che si regge tutta la trama tessuta dall'autore. Non posso essere più specifico, altrimenti rischierei la lapidazione per "spoileraggio" acuto, ma posso dirvi che un lettore attento e più schizzinoso di me che si accorga della stessa incrinatura narrativa, potrebbe avere una reazione molto meno pacata della mia, che mi sono limitato ad abbassare di un'unità il voto al contenuto.

La storia si concentra su Luke Ellis, ragazzino dodicenne dall'intelligenza talmente straordinaria da portarlo anche a una così giovane età, a presentarsi per i test d'ingresso di due importanti università. Contemporaneamente.
L'intelligenza, tuttavia, non è l'unica peculiarità a rendere speciale questo ragazzino, e saranno proprio le sue altre doti a spingere una squadra di rapitori a uccidere i suoi genitori, rapirlo e portarlo in una struttura detta "L'istituto". Luke si risveglierà in una stanza in tutto e per tutto simile alla sua, se non fosse per la totale assenza di finestre.
In questo Istituto Luke conoscerà tanti altri ragazzi come lui, che vengono sottoposti ai trattamenti più brutali pur di far emergere le loro capacità, che a quanto sostengono i direttori di quell'inferno vengono utilizzati per "il bene della nazione". Cosa può capirne un bambino, per quanto dotato, del bene di una nazione? Come può un bambino anche solo pensare di sacrificare la propria spensieratezza nel nome di qualcosa che non è ancora in grado di capire?
King mette in piedi una storia originale, che potrebbe concludersi con questo tomo o anche dipanarsi in nuove pubblicazioni. Certo, occorrerà impegno per dare nuova linfa a una storia che sembra averci già detto molto di quel che aveva da dire, ma potrebbe valerne la pena.

"C'era un aggettivo per definire le persone come lei, ed era: fanatica. Eichmann, Mengele e Rauff erano scappati, seguendo la loro natura di codardi e di opportunisti, ma quel fanatico del loro Führer era rimasto e aveva preferito suicidarsi. Luke era quasi certo che, avendone l'opportunità, quella donna avrebbe fatto altrettanto."

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L'istituto 2022-09-09 08:46:09 La Lettrice Raffinata
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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    09 Settembre, 2022
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È quasi magia Lukey

Mi trovo decisamente combattuta all'idea di assegnare una valutazione a "L'istituto", perché si tratta di una lettura che mi ha sicuramente intrattenuto, ma anche trasmesso emozioni molto contrastanti; di conseguenza mi vedo costretta a calcolare una sorta di media tra la prima e la seconda metà del romanzo. È una soluzione necessaria che però non mi convince appieno: se penso a come sono stati malsfruttati alcuni personaggi mi sembra di essere stata fin troppo generosa, e per contro ci sono delle scene che potrebbero ambire alle cinque stelline, specialmente quelle con protagonista Avery "Avester" Dixon. Essendo un libro così lungo e denso di avvenimenti, mi sembra anche comprensibile ispiri sentimenti diversi.
La trama di base non ha nulla di troppo complesso, e segue principalmente il dodicenne Luke "Lukey" Ellis, ragazzo geniale nonché dotato di lievi poteri telecinetici; proprio a causa di questa abilità, Luke verrà rapito e portato nella Prima Casa del cosiddetto istituto, una struttura paramilitare nel Maine in cui vengono rinchiusi diversi ragazzini con poteri psichici. La ragione dietro l'esistenza di una simile struttura non è troppo difficile da indovinare, così come si può intuire anche quale sia il collegamento tra la storia di Luke e quella di Tim Jamieson, ex poliziotto reinventatosi come guardiano notturno in una cittadina del South Carolina del quale ci viene mostrato il percorso nei primi capitoli del romanzo.
Nonostante la relativa semplicità il volume si dimostra ben ritmato, specialmente quando Luke inizia attivamente ad elaborare un piano per fuggire dall'istituto insieme ai ragazzi con i quali ha stretto amicizia nel frattempo. Anche la risoluzione finale mi ha convinta a livello concettuale, seppur pecchi un po' di ripetitività a tratti: forse il caro Stephen voleva essere certo di aver spiegato al meglio la contrapposizione tra il modo di pensare di Luke e quello dei suoi antagonisti.
Oltre ad un concept di base molto interessante da analizzare ed al sempre ottimo stile narrativo di King, questo romanzo presenta anche una serie di valide relazioni tra i personaggi -soprattutto in fatto di amicizie e rapporti familiari non convenzionali- nonché delle riflessioni su temi etici non scontate. In particolare, il romanzo vuole proporre un versione più complessa dell'esperimento mentale noto come il problema del carrello ferroviario, potendo da un lato un ipotetico bene superiore e dall'altro la sofferenza certa di migliaia di ragazzini.
Per quanto riguarda invece gli aspetti che non mi hanno convinta, mi potrei dilungare in tanti piccoli difetti (come la presenza di un numero eccessivo di comprimari o la totale assenza di tensione per buona parte del libro) me penso sia possibile includere quasi tutti sotto il grande ombrello degli antagonisti. I vari responsabili e dipendenti dell'istituto dimostrano un grado di incapacità imbarazzante in un'organizzazione che da decenni si occupa di rapimenti, torture ed omicidi; come non bastasse, ci sono moltissimi capitoli dal loro punto di vista, e questo rende impossibile per il lettore preoccuparsi realmente per le sorti dei protagonisti, visto che già sa cosa i presunti cattivi stanno macchinando.
Un altro elemento per me non riuscito è l'arco narrativo dedicato a Maureen "Mo" Alvorson, un personaggio che l'autore tenta in ogni modo di mostrare come patetico per rendere giustificabili le sue azioni, spingendo perfino Luke a vederla soltanto in una luce positiva. Non escludo che a qualcuno Maureen possa ispirare compassione, ma personalmente non ho proprio digerito il suo comportamento, anzi: più dettagli venivano aggiunti alla sua storia, meno la trovato degna di redenzione.
Tutto considerato, questo romanzo avrebbe potuto regalare una storia più emozionante, viste le ottime idee alla base. Rimane comunque una buona lettura, capace di coinvolgere e spingere anche ad alcune riflessioni interessanti.

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L'istituto 2020-06-28 08:03:22 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Giugno, 2020
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Questo autore mi sembra di conoscerlo

Sono stata una grande appassionata di Stephen King: per parecchi anni, ho aspettato il nuovo libro in uscita e poi l'ho divorato in pochi giorni. Poi ha iniziato ad annoiarmi. Non condivido ma sono intrigata dalla teoria semicomplottistica secondo cui fosse qualcun altro a scrivere per suo conto. Mi sono quindi approcciata a questo romanzo con cautela, dopo essermi rifatta una scorpacciata di quelli del passato. Invece ho avuto un ottima sorpresa, Non c'è l'attrattiva di quelli dei primi tempi: non mi sono fatta prendere dalla tentazione di controllare sotto il letto, però stiamo andando decisamente meglio. La storia ci racconta di un istituto. Qualcosa a metà strada tra un carcere minorile e un centro di internamento. Alcuni ragazzini che sono dotti e livelli diversi di capacità cinetiche vengono rapiti e sottoposti a esperimenti che sconfinano nelle sevizie e nelle torture. Poco alla volta scopriremo che anche questo posto inaccessibile, sconosciuto ai più ha delle debolezze che piano piano, con coraggio, inventiva e coesione di gruppo possono essere attaccate. Un libro scritto bene con la dovizia di particolari che caratterizza King. I personaggi ci vengono presentati poco alla volta facendoci conoscere i loro segreti man mano ce la storia va avanti. Le ambientazioni sono credibili e ben descritte. insomma tutto al suo posto. infine la trama: coinvolgente capace di incuriosire, divertire ma anche piena di sunti per chi voglia farsi delle domande.

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L'istituto 2020-05-11 09:11:02 martaquick
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martaquick Opinione inserita da martaquick    11 Mag, 2020
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INSIEME SIAMO PIù FORTI

Mi sento fiera di dare il mio apprezzamento a quest'ultimo romanzo di Stephen King perchè mi è davvero piaciuto, e molto!
Devo dire che ho letto diverse opere dell'autore ma la maggior parte sono quelle scritte agli albori della sua carriera, capolavori come It, The Strand e Shining, famosissimi, ma anche i meno conosciuti come Cell (che è uno dei miei preferiti) o la Lunga Marcia.
Terminata la lettura de L'istituto ho colto come un grande mix tra tutti questi suoi lavori, ma senza pensare a un riciclo di vecchi temi già utilizzati, anzi.
King è un mago quando si tratta di paranormale come di horror, ma è anche un grande analista dell'amicizia soprattutto in giovane età; una caratteristica dello scrittore è descrivere personaggi carichi di sentimenti, circondati da persone che supportano la crescita spirituale e caratteriale, sia nel bene che nel male.
In questo romanzo ci sono tanti bambini, e si sa che sono un punto "debole" di King, debole nel senso che ci è molto affezionato. I ragazzini possono fare di tutto: sconfiggere un pagliaccio assassino, affrontare una marcia sino alla morte, uccidere un malvagio Hotel...ma senza nulla togliere agli adulti, che sia nella veste di buoni sia in quella dei cattivi, fanno la loro parte.
In questo Istituto vengono rinchiusi dei bambini speciali che hanno poteri paranormali. Chi più chi meno.
Luke è super intelligente e ogni tanto anche qualcosa di più. Quando si risveglia in una stanza che sembra la sua ma non lo è, capisce subito che c'è qualcosa che non va.
Incontrando altri "ospiti", altri ragazzini speciali, ottiene diverse inquietanti informazioni, ossia che in quell'istituto si fanno esperimenti, ci sono varie fasi di sperimentazione e sembrerebbe che la conclusione per tutti sia di finire nella Seconda Casa, in un reparto particolare...
Se il romanzo parte in modo soft, che incuriosisce il lettore e lo tiene incollato alle pagine con i misteri della struttura, prosegue poi con un lato macabro, l'immagine che si crea quando si scoprono delle nuove informazioni sul percorso delle vittime, è davvero agghiacciante.
Ma i medici e i dottori dell'istituto non avevano fatto conto dell'amicizia tra i bambini, dell'intelligenza di Luke, degli effetti collaterali delle iniezioni sui bambini e anche che quando si è troppo sicuri di sè, si abbassa la guardia e si rischia di perdere tutto.
Una storia davvero bella, ve la consiglio.

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L'istituto 2020-04-27 17:08:07 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    27 Aprile, 2020
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Un grande paese

Gira e rigira, poi si finisce per tornare sulla strada di casa, a fare le cose che ti riescono meglio.
Questo è quanto è accaduto di recente a Stephen King, il re della letteratura horror, famoso per aver riportato in auge, ambientandoli direttamente ai nostri giorni, nei tempi moderni, i mostri “classici”, vampiri e similari orribili scherzi della natura.
Quelli che abbiamo sempre conosciuto, per esempio, leggendo autori come Bram Stoker e Mary Shelley, portati nell'immaginario visivo dalle fattezze di attori divenuti famosi proprio interpretandoli in film a basso costo.
Davvero un colpo di genio, quello dello scrittore del Maine di riproporre e riportare quei miti dell’horror ai tempi correnti.
Questo, e il suo talento, sono quelli che hanno fatto la sua fortuna di pubblico e di critica non preconcetta.
Perché per King l’horror è qualcosa che scuote, e spaventa, e quindi ti spinge affannosamente a riflettere e a trovare una spiegazione, escogitare un rimedio a un simile orrore, a prescindere dall'aspetto che assume.
Può essere un demonio, o un talento innato tanto misterioso quanto indesiderato, o anche un mostro antico rifugiato nelle fogne e di periodica ricomparsa.
Rilevando, nel frattempo, quasi di straforo, distrattamente, che magari altri fenomeni altrettanto mostruosi, forse di più, eppure paradossalmente considerati nella norma, i fenomeni moderni come la pedofilia e il femminicidio, appaiono molto più truculenti, e orridi, di un qualsiasi vecchio conte con i canini appuntiti o di un decerebrato ululante alla luna.
Dopo un periodo di…divagazioni, essendosi cimentato in una trilogia di police procedural books, con solo un sottofondo alquanto contorto e nebuloso di fenomeni orrorifici più all'acqua di rose, lo scrittore del Maine torna a raccontarci di temi che conosce meglio, e in cui eccelle.
Ci parla qui innanzitutto della sua America, quella più vera e più diffusa, fuori dalle luci della ribalta della grande città, la provincia americana, la stessa, dove è nato e ha vissuto.
King s’inoltra e ci immerge pari pari, grazie alla sua valente abilità descrittiva, nelle strade, nelle consuetudini, nell'intimo delle piccole cittadine sparse negli ampi spazi tra una metropoli e l’altra degli Stati Uniti.
Ci porta nel vivo del tessuto connettivo degli States, nei luoghi piccoli o medi, operosi, vitali, coesi, di valore, che sono le stazioni di sosta, i gangli di smistamento dell’energia, della forza lavoro, delle idee e dei valori che fanno dell’America un grande paese.
Una provincia dove il buon senso, la solidarietà, la compartecipazione, tutto sommato la fanno ancora da protagonisti essenziali, sono sempre l’anima più autentica della nazione.
Dove l’ordine regna sovrano in una realtà affatto sonnacchiosa, e la legge è fatta rispettare più appellandosi ai valori civici, patriottici ed etici dei cittadini, che alla forza pubblica di per sé.
Dove è nata la dichiarazione di Indipendenza, la tradizione del tacchino ripieno per il ringraziamento, la torta di mele e il drive inn, e il codice dei diritti è insito nel DNA di ognuno insieme alla libertà e al rispetto delle regole.
Dove ognuno è pronto a imbracciare il fucile contro i cattivi, a fianco dello sceriffo, e a dividere la torta di mele appena sfornata con i vicini, senza omettere di serbarne una fetta per l’homeless della cittadina.
E infine, King torna a cimentarsi incantandosi e incantandoci con il racconto di un materiale magico e altisonante insieme, che plasmato dalla sua arte letteraria si erge a materia guizzante, puntiforme, ridondante di emozioni vive e genuine, palpitanti, proprio perché rilevate al loro iniziale nascere e primitivo divenire.
Stephen King eccelle, come sempre ha eccelso, quando si cimenta a ricamare letterariamente l’anima dei suoi protagonisti prediletti: i ragazzini della prima infanzia.
Quelli che provano i brividi più intensi, magnifici, trepidanti e impressionabili nei confronti dei comuni eventi della propria crescita fisica, sentimentale, ormonale.
Proprio perché non ne hanno ancora nozione alcuna.
Sono sensazioni nuove, pure, pulite, incantevoli, mai più ne proveranno di simili, sono singolari per definizione, appartengono a quell'età, e non più ad altre, per quanti sforzi adopererai.
Come si emozionano, come trepidano, come si porgono i preadolescenti davanti alle prime emozioni forti, i primi batticuori, i primi turbamenti, è materia delicata e suadente insieme, coinvolge, commuove, trascina in un turbine di ricordi dolci e deliziosi, carezzevoli sul cuore con una piuma. Perché ciascuno ritrova se stesso, rivive le stesse emozioni che ha provato davanti al primo amore, alle prime amicizie, alle prime emozioni non più ludiche ma già spirituali, pure, intense, non intaccate ancora dal materialismo del vivere e del crescere.
King è un maestro in questo, su questo ha basato la sua fortuna, a questo ritorna.
Dove possiamo trovare dei preadolescenti? In un istituto, per esempio.
Un istituto dove però sono costretti a forza.
Perché si tratta di preadolescenti particolari, provvisti loro malgrado di un potere, un’intelligenza particolare, qualche capacità di telepatia, di telecinesi, di premonizione, che ne fa dei diversi, quindi dei mostri. Quando talora non è che l’estrinsecazione di una sensibilità sublimata all'estremo.
In realtà, i veri mostri sono coloro che in questo istituto li hanno rinchiusi, strappandoli crudelmente alle loro famiglie, al loro ambiente, manipolandoli brutalmente per fini criminali, nascosti dal paravento di una presunta superiore necessità nazionale, operante tramite organismi segreti infiltrati come un veleno nelle istituzioni.
Una velata critica del democratico King alla deriva reazionaria della politica trumpiana.
Tocca alla provincia, alla parte buona del paese, alla brava gente della provincia americana, rimettere le cose a posto, assicurare un futuro ai teneri ragazzini coinvolti loro malgrado, troppo presto, nelle lordure degli adulti.
Stephen King, come altre volte, rende omaggio al suo Paese, è, in effetti, un democratico, e un fervido patriota. Sa che l’America, in fondo, è un istituto, non altro; dove vigono regole, che se condivise unanimemente, permettono il regolare decorso dell’esistenza civile, con rispetto, lavoro, sacrificio, e regole di relax e buonumore, sport, feste e ballo di fine anno, come in una qualsiasi high school di una media cittadina americana.
Tutto sta a scegliere bene i gestori dell’istituto, il corpo docente, insomma.
Lui lo sa, è stato giovane allievo, bravo insegnante, bibliotecario appassionato: e si vede.

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L'istituto 2020-02-20 11:35:01 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    20 Febbraio, 2020
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Luci e puntini

In principio qualche decina di pagine piatte, non mi convince e mi instilla il dubbio di avere commesso un errore, controllo il titolo del libro, ancora e di nuovo.
Proseguo, quasi mi spavento, BOOOOOM! E’ proprio Stephen King, il Re è tra noi e noi siamo folli e scalmanati e balliamo fino a consumarci la pianta dei piedi sul nudo cemento.

-Luci e puntini-
Ho dodici anni e sono un bambino speciale, geniale, dicono. Ho appena superato i test di ingresso di due prestigiose università che frequenterò in contemporanea. Ho sempre sete, una sete indomabile di conoscenza.

-Tp e Tk, telepatia e telecinesi-
A volte la teglia della pizza cade a terra, ma solo se vuota. Sto dormendo nella mia cameretta, sento un rumore, mi spavento e sussurro: Mamma? Degli estranei, svengo, al risveglio sono di nuovo in camera mia. Stessa tappezzeria, stessi mobili, stessi giochi. La mia finestra, manca la finestra nella mia stanza… LA STANZA, questa e’ LA STANZA. Mi chiamo Luke Ellis, un volto sorridente mi informa che inizia un altro giorno in paradiso.

Tortura; non siete prigionieri, siete in missione.
Avester è il piu’ piccolo e potente, non ha mai avuto amici fuori di qui.
-Luci e puntini-

Prorompente e a perdifiato, sono bastati pochi capitoli per trasformarmi in un personaggio guizzato da una tavola di Walt Disney. I bulbi oculari in una spinta estatica che si allungano un paio di spanne oltre il cranio e una turbina quelle gambe che incitano la testa verso gli occhi troppo veloci. Stephen King ci sposa all’assurdo rendendolo credibile o, come lui stesso sostiene, rende plausibile l’impossibile.
Beata la sua narrativa e maledetti i suoi mostri, era dai tempi di Lisbeth Salander che non mi ritrovavo alle tre del mattino – pigiama verde bigodini rosa e quelle povere doghe imploranti - ad ululare vendetta e rivoluzione, incitando le masse coi pugni vorticanti al cielo.
I capelli grigi scarmigliati, poi punto le armi: Attenti a voi, questo e’ il sud.

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L'istituto 2020-02-18 16:19:42 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    18 Febbraio, 2020
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Questa non è l'America.

C’è sempre un buon motivo per torturare e uccidere. Le guerre forniscono nemici da odiare, giustificazioni digeribili. In tempo di pace, invece, per sacrificare dei bambini innocenti occorre un fine più grande, gigantesco, enorme. La salvezza del mondo, per esempio.
“Siete qui per servire non solo il vostro Paese, ma il mondo intero.”
Il sacrificio di pochi per salvare tutti: un baratto necessario, nobile. Invece, di nobile non c’è niente. Se i bambini soffrono e muoiono per salvare il mondo, dovrebbero almeno essere trattati con rispetto. Invece, sono calpestati, derisi, odiati, puniti. E, soprattutto, colpevolizzati.
“Voi ragazzini credete di essere i padroni del mondo, eh?”
Stephen King è tornato a narrare la nobiltà e la tragedia dell’infanzia, e con lo stile inimitabile di un tempo ci propone una storia che incalza fino all’ultima riga, popolata da eroi e mostri radicati nella carne viva contemporanea. A questo proposito, l’orientamento dell’autore brilla con chiarezza.
“Trump e i suoi compari si dono ripresi tutto. Non comprendono la cultura più di quanto un asino capisca l’algebra.”
IT è tornato, più feroce che mai. La maschera da clown non gli serve più.

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